Sommario
La ricerca condotta dall’Aalto University, in collaborazione con l’Università di Helsinki, mette in discussione il significato stesso di creatività applicato all’intelligenza artificiale. Il progetto, coordinato da Niki Pennanen e Christian Guckelsberger, ha indagato in che modo gli esseri umani valutano la creatività di un robot e come tale giudizio venga influenzato non solo dal risultato finale, ma anche dalla visibilità del processo e dall’apparenza del “creatore”.
Il ruolo del processo nella percezione della creatività
La metodologia dello studio si è basata su una progressiva esposizione al processo creativo. In una prima fase, i partecipanti hanno valutato la creatività di disegni realizzati da un presunto sistema di intelligenza artificiale, senza vedere né l’azione né l’autore. In realtà, i disegni erano stati creati da un artista umano, per neutralizzare la variabilità dei risultati ed esaminare esclusivamente il giudizio percettivo.
Successivamente, ai partecipanti è stato mostrato un video che illustrava il tracciamento delle linee mentre venivano disegnate, senza però rivelare la presenza del robot. Nella terza fase, veniva presentato anche il robot all’opera. I risultati hanno rivelato che più informazioni venivano fornite sul processo, maggiore era il grado di creatività attribuito al sistema.
Il giudizio cambia con la trasparenza del sistema
Secondo Guckelsberger, il valore dello studio risiede nella possibilità di distinguere e isolare le tre componenti della creatività: prodotto, processo e autore. I risultati suggeriscono che ciò che le persone percepiscono come creativo non è necessariamente collegato al valore intrinseco dell’opera, ma piuttosto alla trasparenza dell’atto creativo. Quando vengono rivelate le modalità con cui un robot produce qualcosa, l’osservatore tende a proiettare maggiore intenzionalità e quindi a riconoscere una creatività più autentica.
Questo ha implicazioni importanti per la progettazione di sistemi AI, specialmente in ambiti co-creativi. Aumentare la visibilità del processo, anche se il sistema agisce secondo schemi predeterminati, può migliorare l’engagement dell’utente. Tuttavia, sorge anche il problema etico: rendere un’intelligenza artificiale apparentemente più creativa senza una reale innovazione può costituire una forma di illusione percettiva.
La forma del robot non incide sulla valutazione
Un aspetto curioso dello studio riguarda il design del robot. I ricercatori hanno voluto verificare se la forma fisica del braccio robotico potesse influenzare la percezione della creatività. Sono stati quindi usati due modelli: uno più elegante e simile a un braccio umano, l’altro più meccanico e industriale. Contrariamente a quanto suggerito da studi precedenti, la forma non ha alterato in modo significativo il giudizio dei partecipanti. Questo risultato sorprendente sarà oggetto di ulteriori ricerche, volte a chiarire meglio quali fattori estetici o simbolici possano influenzare l’attribuzione di caratteristiche umane ai sistemi robotici.
Creatività come riflesso della coscienza dell’osservatore
Un interrogativo sollevato dagli autori riguarda l’estensione di questi risultati anche all’ambito umano. Se la percezione della creatività cambia in base a quanto si conosce del processo, lo stesso meccanismo può valere per la valutazione delle opere prodotte da altri esseri umani. Questo suggerisce che, più che una proprietà oggettiva, la creatività venga vissuta come un fenomeno relazionale, costruito attraverso l’interazione tra soggetto e osservatore.
Il lavoro si inserisce così in un dibattito filosofico e tecnico più ampio, che tocca la definizione stessa di creatività nell’era dell’intelligenza artificiale. Rendere i sistemi trasparenti, comprensibili e coerenti con il contesto in cui operano diventa una responsabilità progettuale, ma anche culturale.
Lo studio, pubblicato secondo pratiche di scienza aperta, offre strumenti per ripensare la valutazione comparativa dei sistemi creativi artificiali, stimolando nuovi modelli di sperimentazione basati sulla consapevolezza dei bias percettivi umani.