Sommario
I ricercatori dell’Università di Bristol hanno sviluppato un nuovo paradigma nella progettazione dei robot sociali, ispirandosi al comportamento dei cavalli utilizzati negli interventi assistiti. Lo studio, presentato alla conferenza CHI ’25 a Yokohama, propone un’interazione uomo-robot fondata sulla regolazione emotiva, mutuata dalle dinamiche osservate tra esseri umani e cavalli da terapia.
Il modello etologico equino come riferimento progettuale
Nei contesti terapeutici, i cavalli dimostrano una sensibilità marcata allo stato emotivo dell’essere umano. Non rispondono automaticamente a comandi o interazioni, ma valutano in modo dinamico il linguaggio corporeo, la calma e l’intenzionalità del partner umano. Se la persona è agitata o non regolata emotivamente, il cavallo può evitare l’interazione. Se invece percepisce calma e coerenza nell’intenzione, risponde attivamente. Questa modalità di comunicazione implica un comportamento di tipo riflessivo e relazionale, non semplicemente reattivo.
Robot sociali come cooperatori attivi e non strumenti passivi
Il concetto proposto trasferisce la logica equina ai robot terapeutici. Invece di essere dispositivi programmati per rispondere automaticamente a ogni stimolo, i robot dovrebbero agire come “cooperatori attivi”, scegliendo di non rispondere quando rilevano segnali di disregolazione emotiva nell’utente. In questo modo, la macchina contribuisce a creare una relazione dinamica ed educativa, stimolando l’autoregolazione emotiva e la consapevolezza affettiva. I ricercatori sostengono che questo approccio possa generare benefici simili a quelli osservati nelle terapie assistite con animali.
Sfide tecnologiche per una reattività comportamentale etologica
Affinché i robot possano attuare una simile strategia, sono necessari progressi significativi nella rilevazione biometrica ed emotiva. Le macchine devono essere in grado di interpretare segnali complessi come tono muscolare, microespressioni, postura e fluttuazioni fisiologiche. L’implementazione di tali capacità richiede sistemi multisensoriali avanzati e algoritmi di apprendimento automatico capaci di adattarsi al profilo comportamentale dell’utente nel tempo.
Questioni etiche nella sostituzione di animali viventi
L’utilizzo dei cavalli come fonte ispirazionale pone inevitabilmente un quesito etico: è legittimo cercare di sostituire esseri senzienti con intelligenze artificiali, anche se motivate da finalità terapeutiche? I ricercatori di Bristol non propongono una sostituzione totale, ma evidenziano la necessità di trasferire l’essenza relazionale dell’interazione, senza banalizzare l’effetto terapeutico originario. Il rischio di standardizzare la risposta emotiva attraverso automi è concreto, ed è per questo che il modello equino rappresenta una risorsa critica per mantenere l’autenticità del legame, anche in contesti non biologici.
Biomimesi comportamentale applicata alla robotica sociale
L’approccio del team di Bristol rappresenta un’applicazione innovativa della biomimesi comportamentale. L’adozione di schemi di risposta non deterministici, ma fondati sulla qualità dell’interazione, apre nuove frontiere nella progettazione dei robot sociali. Se l’industria riuscirà a integrare sensori emotivi, apprendimento contestuale e un motore decisionale etologicamente ispirato, potrà nascere una nuova classe di robot terapeutici realmente efficaci, capaci non solo di rispondere, ma anche di educare emotivamente l’essere umano.