Google testa il “Piracy Shield”: blocco DNS mirato ai contenuti illeciti. Vittoria di Capitanio

di Livio Varriale
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Negli ultimi giorni emergono conferme che Google stia sperimentando il meccanismo chiamato “Piracy Shield, volto a rendere più efficace il blocco dei siti di pirateria digitale attraverso filtri DNS parziali, anziché la rimozione totale degli URL dai risultati di ricerca. Le fonti suggeriscono che si tratta ancora di un test limitato e non definitivo, ma il potenziale impatto sugli utenti è già sotto osservazione.

Il blocco DNS mirato: come funziona e perché è più efficace

Google sta valutando l’implementazione di un sistema che osserva le richieste di DNS, intercettando solo quelle dirette a domini o sottodomini specifici legati alla pirateria. Questo approccio consentirebbe di bloccare contenuti illeciti senza oscurare interi siti, riducendo le problematiche legate alla censura eccessiva e preservando l’esperienza web degli utenti. Al primo stadio sembra che il filtro affronti isolati sottodomini, lasciando attive sezioni legittime degli stessi siti.

Secondo fonti di settore, Google non sta al momento bloccando tutti gli indirizzi segnalati dai fornitori di contenuti, suggerendo che si tratti appunto di una fase di monitoraggio e test tecnico . La strategia proposta mira a contenere la pirateria mantenendo un equilibrio tra tutela del copyright e accesso al web libero.

Dati preliminari: oltre 55.000 blocchi DNS per contrastare la pirateria

Secondo le statistiche raccolte nel corso del test, il numero dei blocchi DNS attivi supera i 55.504, spaziando da video e serie TV di alto profilo a contenuti musicali, film e partite di Serie A . Questo volume indica un impegno significativo da parte di Google, anche se il filtro appare focalizzato su contenuti pirata molto specifici, non sull’intero dominio.

Ruolo dell’AGCOM e tutela degli utenti

In Italia, l’AGCOM ha accolto positivamente la novità, definendo il meccanismo “un passo avanti” nella lotta alla pirateria, ma ha sollevato la necessità di chiarire le garanzie per i cittadini, in particolare rispetto alla trasparenza delle liste d’indirizzi bloccati . Il rischio di falsi positivi e la mancanza di accesso agli utenti per controllare le motivazioni dei blocchi rendono necessario un quadro normativo e di vigilanza chiaro.

Il progetto “Piracy Shield” rappresenta una innovazione tecnica rilevante nella gestione della pirateria digitale. L’uso del blocco DNS mirato consente un approccio più raffinato rispetto alla rimozione totale via link, ma la sua efficacia dipenderà dalla quantità e criteri di aggiornamento delle liste, oltre al grado di trasparenza verso gli utenti finali. In ottica europea, sistemi simili potrebbero necessitare di un quadro di governance condiviso, utile a bilanciare copyright e libertà di informazione.

Un successo di Capitanio contro il vento delle Big tech e degli “attivisti da consulenze”

Massimo Capitanio - AgCom
Massimo Capitanio – AgCom

Massimiliano Capitanio sta ottenendo un notevole successo dopo gli attacchi ricevuti dalla stessa multinazionale che aveva messo in dubbio la validità del sistema Piracy Shield. Inizialmente si temeva che la misura – testata oggi da Google – potesse “rompere Internet”, ma i risultati hanno dimostrato che la rete può reggere senza la consulenza delle note cassandre del settore: la collaborazione del colosso statunitense aprirà la strada anche ad altri operatori, come Cloudflare, che pure aveva manifestato perplessità. Anche le altre CDN dovranno adeguarsi per non essere considerate fornitori compiacenti di servizi illegali. Sul fronte pirateria, gli effetti di Piracy Shield si faranno sentire anche sui cittadini, oggi penalizzati dall’aumento degli abbonamenti ai servizi di streaming; ciò non giustifica il fenomeno, sia chiaro, ma evidenzia il contesto sociale in cui è stata lanciata l’iniziativa. A differenza di molti colleghi nelle Authority, l’attività di Capitanio appare coerente e, sostenuta dal sistema calcio che fa da traino anche a cinema e videogiochi, ed ha portato alla collaborazione con la Guardia di Finanza e con l’Autorità Giudiziaria in generale per perseguire direttamente i fruitori del cosiddetto “pezzotto”. Il rischio di censura della rete è reale, ma, a tutela dell’industria, Capitanio ha operato per legge, favorendo di fatto dei mercati in crisi. Si attendono interventi più incisivi da altre autorità che, per anni, sono rimaste immobili sui rischi digitali e sulla privacy dei cittadini che Matrice Digitale ha classificato come Meta Accattoni.

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