Sommario
Nel mese di maggio l’analisi di Matrice Digitale, eseguita con la piattaforma Antares per l’estrazione dei tweet e con il motore Aldebaran per la misurazione del sentiment nelle lingue di provenienza dei protagonisti, ha monitorato l’attività su X di sette figure chiave della politica continentale: Emmanuel Macron, Donald Tusk, Giorgia Meloni, Viktor Orbán, Pedro Sánchez, Volodymyr Zelensky e Friedrich Merz.
Il campione raccolto ammonta a oltre 968.966 contenuti, capaci di produrre 26.726.346 di “mi piace”, 5.486.432 di condivisioni, poco meno di 383.972 citazioni e circa 2.694.700 di commenti.
Volume e interazioni: Macron primo per attività, Tusk sorprende nei commenti
Il profilo più attivo si conferma quello del presidente francese Emmanuel Macron, autore di 118 tweet accompagnati da 962 310 like e oltre 160 mila commenti. Alle sue spalle, con un terzo di pubblicazioni in meno, si piazza il premier polacco Donald Tusk: 66 tweet che hanno innescato una quantità di commenti analoga a quella raccolta dall’Eliseo, segno di un dibattito particolarmente acceso in patria.
Premier | Tweet | Like | Condivisioni | Citazioni | Commenti |
---|---|---|---|---|---|
Emmanuel Macron | 118 | 962.310 | 132.585 | 28.421 | 165.657 |
Donald Tusk | 66 | 832.001 | 150.793 | 12.741 | 160.357 |
Pedro Sánchez | 65 | 378.702 | 84.178 | 11.440 | 107.974 |
Giorgia Meloni | 51 | 501.341 | 61.170 | 4.322 | 41.815 |
Volodymyr Zelenskyy | 44 | 683.523 | 122.175 | 6.606 | 39.079 |
Orbán Viktor | 26 | 438.350 | 100.596 | 5.151 | 25.894 |
Friedrich Merz | 9 | 11.209 | 1.384 | 502 | 11.731 |
Il podio per volume di tweet si completa con il premier spagnolo Pedro Sánchez (65 post), mentre in coda restano il leader CDU Friedrich Merz e il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Nel mezzo, con frequenza intermedia, troviamo la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Indici sintetici: Orbán in testa per gradimento e viralità

Incrociando like e numero di pubblicazioni, l’indice di gradimento premia Viktor Orbán, seguito da Volodymyr Zelensky e dal polacco Donald Tusk; Giorgia Meloni si ferma ai piedi del podio, seguita da Emmanuel Macron e chiude la classifica Friedrich Merz.

L’indice di viralità (condivisioni più citazioni in rapporto ai tweet) conferma la leadership di Orbán, con Zelensky stabile al secondo posto e Tusk terzo. Nelle retrovie rimangono Macron, Meloni e, ancora, Merz.

L’indice di dibattito, basato sull’incidenza dei commenti, vede invece primeggiare Tusk, tallonato da Sánchez e da Macron; Meloni e Zelensky risultano meno discussi, segnale di un minore coinvolgimento emotivo del pubblico italiano e ucraino rispetto alla platea francese, polacca e spagnola.
Macron monopolizza, Meloni spicca con il messaggio per la festa della mamma
Tra i post più apprezzati spiccano cinque interventi di Macron su sei posizioni di vertice: il Presidente francese intercetta consenso soprattutto quando commenta la guerra in Ucraina o esprime solidarietà a Zelensky. L’unica eccezione è rappresentata dal tweet di Giorgia Meloni dedicato alla festa della mamma, capace di scalare la classifica e conquistare la community italiana.

Sul fronte delle condivisioni domina un post di Viktor Orbán a sostegno di Alice Weidel dell’AFD, mentre nella fascia “antagonista” circola un commento satirico sulla gaffe del “fazzoletto bianco” di Macron in treno con Keir Starmer e Merz e lo schiaffo subito da Brigitte.
Top like, menzioni e tweet virali

Il profilo istituzionale di Friedrich Merz è quello che – in rapporto al numero di post pubblicati – ha registrato la media più alta di like; lo seguono l’analista libanese Dr Malouf e la co‑leader di AfD Alice Weidel. In classifica figura anche il premier indiano Narendra Modi, mentre l’account italiano RadioGenoa, oggi con un pubblico internazionale di destra, è in fondo alla graduatoria.

Quanto alle menzioni, svettano Donald Tusk, Emmanuel Macron e Pedro Sánchez; subito dietro compaiono Merz e Giorgia Meloni. Il meno evocato è Volodymyr Zelensky, mentre in fondo appare persino Ursula von der Leyen.

Fra i tweet di maggiore risonanza si segnalano: il post di Meloni che chiede l’espulsione di un imam pachistano; il video virale dello “schiaffo” tra Macron e la moglie Brigitte; e la polemica, poi smentita, sul presunto fazzoletto bianco appoggiato da Macron in treno accanto a Keir Starmer e Merz.
Hashtag e temi: Gaza sostituisce Kyiv, Starmer l’uomo più citato

Fra gli argomenti, il conflitto a Gaza soppianta l’attenzione verso l’Ucraina, segnale di un cambio d’agenda che coincide con la posizione più critica assunta dall’Unione Europea nei confronti del governo israeliano. Emergono inoltre numerosi riferimenti alla elezione al cardiopalma per Merz e alla figura del laburista britannico Keir Starmer, protagonista di molte menzioni in combinazione con Macron e Merz.
Sentiment nazionale: Merz raccoglie i toni più favorevoli, Sánchez in coda

Sul versante interno, Friedrich Merz risulta il leader con la quota più alta di commenti positivi e neutrali, insidiato da un Orbán polarizzante ma in crescita fra i convinti sostenitori. Macron e Meloni condividono un profilo di medio gradimento, con percentuali analoghe di commenti neutri e negativi. In fondo alla classifica si collocano Pedro Sánchez, penalizzato dal fuoco incrociato dell’opposizione spagnola, e – sul versante negativo puro – Zelensky, la cui esposizione mediatica resta divisiva all’interno dell’opinione pubblica ucraina.
Analisi dell’autore: Ucraina defilata, Gaza al centro delle polemiche
Il quadro complessivo restituisce un’Europa che, almeno sul piano social, sposta il fuoco polemico da Kyiv a Gaza. L’indebolimento dell’agenda ucraina coincide con una maggiore attenzione alla crisi mediorientale, su cui Bruxelles, a fine maggio, ha espresso le prime condanne nette verso l’operato israeliano. In parallelo, l’onda lunga delle elezioni europee alimenta il dibattito sui leader nazionali: Macron resta un riferimento ma fatica a sfuggire alla tag “divisivo”; Orbán capitalizza il consenso ungherese; Zelensky raccoglie ancora simpatia fuori casa, meno in patria; Meloni perde terreno nei commenti; mentre Tusk e Sánchez si confermano i più “chiacchierati”.
Il sentiment altalenante suggerisce che la campagna elettorale continentale, seppur ancora sottotraccia, si stia già giocando a colpi di hashtag: chi saprà intercettare il nuovo equilibrio fra sicurezza, diritti e politica estera potrà arrivare al prossimo voto con un vantaggio competitivo nel consenso social, ormai specchio fedele – e spesso anticipatore – degli umori dentro i confini nazionali.