India impone l’app Sanchar Saathi su nuovi smartphone entro 90 giorni

di Redazione
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Sanchar Saathi

L’India introduce un obbligo senza precedenti imponendo la preinstallazione indelebile dell’app Sanchar Saathi su tutti i nuovi smartphone distribuiti nel Paese. La direttiva, emessa il 28 novembre 2025 dal ministero delle telecomunicazioni, punta a contrastare frodi cyber, spoofing dell’IMEI, chiamate internazionali camuffate e fenomeni legati al misuse delle reti mobili. L’obbligo, che coinvolge produttori globali come Apple, Samsung, Vivo, Oppo e Xiaomi, richiede conformità entro 90 giorni, includendo anche aggiornamenti software forzati per i dispositivi già presenti nella supply chain. L’app statale, attiva dal 2023 e con oltre 11,4 milioni di installazioni, ha già bloccato più di 4,2 milioni di dispositivi persi, tracciato 2,6 milioni di unità, recuperato 723.638 telefoni e interrotto oltre 30 milioni di connessioni fraudolente. Tuttavia, l’obbligatorietà dell’app solleva forti preoccupazioni sulla privacy, con critici che paragonano la misura a iniziative di sorveglianza viste in altri Paesi. Nel frattempo il governo sostiene che l’app rappresenti un pilastro della sicurezza nazionale in un mercato da oltre 1,2 miliardi di abbonati e circa 735 milioni di smartphone attivi. Il confronto tra esigenze di sicurezza e tutela delle libertà digitali diventa così uno dei fronti più delicati nel panorama tecnologico globale.

Dettagli della direttiva governativa

La direttiva del ministero delle telecomunicazioni indiano introduce un obbligo immediato e non negoziabile: tutti i nuovi smartphone devono includere in modo irremovibile l’app Sanchar Saathi. Il requisito coinvolge l’intera filiera produttiva e impone ai produttori di aggiornare il software dei dispositivi già in circolazione nella supply chain attraverso patch dedicate. La scelta è motivata dall’aumento delle minacce legate a IMEI spoofati, chiamate fraudolente e network misuse, fenomeni che generano perdite economiche e rischi alla sicurezza nazionale. Le chiamate internazionali camuffate da numerazioni +91 rappresentano uno dei problemi più critici, poiché sfruttano gateway illegali e piattaforme di instradamento non autorizzate. Il governo sostiene che l’app sia indispensabile per contrastare questi schemi, consentendo segnalazioni dirette e interventi rapidi contro infrastrutture fraudolente. L’imposizione riguarda tutti i principali player del mercato, inclusi marchi che storicamente resistono alla preinstallazione di app terze. La misura colpisce un mercato enorme e strategico, con oltre 1,2 miliardi di abbonati mobili e una crescita continua di smartphone operativi. Il mancato coinvolgimento preliminare dell’industria genera tensioni, poiché la direttiva incide sui processi di produzione, sugli aggiornamenti OTA e sui costi di compliance. La decisione riflette però una volontà governativa di rafforzare rapidamente il proprio framework cyber.

Funzionalità chiave di Sanchar Saathi

L’app Sanchar Saathi rappresenta il fulcro della strategia nazionale contro frodi telecom e abusi di rete. Le sue funzionalità gravitano attorno al controllo dell’identità del dispositivo, alla protezione dell’utente e alla segnalazione di attività sospette. Gli utenti possono riportare frodi, spam, link maligni e truffe ricevute via chiamata, SMS o WhatsApp, ottenendo un canale diretto per interventi tempestivi. L’app consente inoltre di bloccare smartphone rubati a livello di rete, prevenire l’attivazione di dispositivi contraffatti e verificare la validità dell’IMEI, una funzione cruciale in un Paese dove il mercato nero degli smartphone è estremamente attivo. Disponibile dal maggio 2023, la piattaforma è accessibile via web e mobile, con un impatto verificabile: oltre 4,2 milioni di dispositivi persi bloccati, 2,6 milioni di unità tracciate, 723.638 telefoni recuperati e 30 milioni di connessioni fraudolente terminate. L’integrazione di un registro centrale facilita un tracciamento rapido da parte delle forze dell’ordine. La natura indelebile dell’app garantisce una copertura universale, eliminando il rischio che l’utente rimuova il tool o ne ignori le notifiche. Il governo sottolinea che la piattaforma contribuisce anche all’educazione sui rischi cyber, mentre gli aggiornamenti continui permettono di reagire rapidamente alle nuove minacce.

Implicazioni per privacy e sicurezza

L’obbligatorietà della preinstallazione solleva ampi dibattiti sul piano della privacy e del diritto all’autodeterminazione digitale. L’app, essendo indelebile, rimuove ogni forma di scelta per l’utente, introducendo un cambiamento significativo nella relazione tra cittadino e dispositivo personale. Personalità come Mishi Choudhary, nota per il suo impegno sui diritti digitali, criticano la mancanza di consenso e paventano un rischio di deriva verso forme invasive di sorveglianza statale. La capacità dell’app di tracciare dispositivi, connessioni e attività sospette viene interpretata da alcuni come uno strumento potenzialmente orientato al controllo più che alla protezione. I paralleli con la Russia, dove misure simili hanno portato alla preinstallazione dell’app MAX, alimentano ulteriori preoccupazioni. Il governo indiano, tuttavia, insiste sul fatto che l’app operi nell’interesse della sicurezza nazionale e del contrasto alle frodi telecom, sottolineando che i benefici per gli utenti superano i rischi percepiti. L’obbligo obbliga produttori e cittadini a confrontarsi con un equilibrio delicato: da un lato la necessità di mitigare minacce crescenti e sofisticate, dall’altro la tutela delle libertà digitali e della trasparenza nell’uso dei dati raccolti.

Reazioni da produttori e industria

La decisione governativa genera reazioni immediate e contrastanti nel settore tecnologico. I produttori lamentano la mancanza di una consultazione preliminare, evidenziando l’impatto della direttiva sui processi di produzione, sui test software e sull’intero ciclo di distribuzione. Apple, che storicamente resiste alla preinstallazione di app terze nei suoi dispositivi, esplora la possibilità di soluzioni alternative come nudge obbligatori all’installazione. Altri produttori, tra cui Samsung, Xiaomi, Vivo e Oppo, accelerano gli adeguamenti delle linee produttive e lo sviluppo di aggiornamenti OTA per garantire la conformità. I costi di compliance aumentano e le catene di fornitura affrontano pressioni significative, poiché il termine dei 90 giorni risulta estremamente sfidante per ridistribuire stock già prodotti. Tuttavia, l’enorme dimensione del mercato indiano rende la conformità una scelta inevitabile, coinvolgendo oltre 735 milioni di smartphone attivi. Le reazioni degli utenti sono miste: molti apprezzano la protezione aggiuntiva contro frodi e furti, mentre altri contestano la perdita di controllo sul proprio dispositivo. L’industria osserva con attenzione l’evoluzione di queste politiche, notando un trend globale verso la preinstallazione obbligatoria di applicazioni statali nei dispositivi mobili.