Commissione europea multa X con 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act

di Redazione
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La Commissione europea impone una multa di 120 milioni di euro a X per violazioni del Digital Services Act, concentrandosi su tre aree critiche: inganno del blue checkmark, mancanza di trasparenza nel repository pubblicitario e ostacoli all’accesso ai dati pubblici per i ricercatori. Nel primo periodo emergono le parole chiave centrali: Commissione europea, X, Digital Services Act, blue checkmark, trasparenza, ricercatori, multa da 120 milioni di euro. La piattaforma viene accusata di pratiche fuorvianti che compromettono la fiducia degli utenti, ostacolano la ricerca indipendente e infrangono obblighi fondamentali del DSA. La decisione rappresenta la prima sanzione formale emessa nell’ambito di questo nuovo regime regolatorio europeo e stabilisce un precedente severo per le altre piattaforme di grandi dimensioni.

Inganno del blue checkmark su X

La Commissione identifica l’uso del blue checkmark come una delle violazioni più gravi del DSA, classificandola come pratica ingannevole. X assegna il simbolo di “account verificato” a chiunque paghi un abbonamento, senza effettuare una verifica significativa dell’identità, generando un contesto in cui gli utenti faticano a distinguere l’autenticità degli account. Ciò crea un ambiente fertile per frode di impersonificazione, diffusioni di disinformazione e manipolazioni da parte di attori maliziosi.
Il DSA non impone una verifica degli utenti, ma proibisce espressamente alle piattaforme di rivendicare falsamente una verifica non esistente. La Commissione sottolinea che questo design ingannevole compromette la fiducia degli utenti, rendendo il blue checkmark un simbolo di vulnerabilità anziché di affidabilità. La violazione è ritenuta estesa nel tempo e impattante su milioni di utenti europei. X ha ora 60 giorni lavorativi per comunicare alla Commissione le misure adottate per eliminare la pratica. Il mancato adeguamento comporterà penalità periodiche.

Mancanza di trasparenza nel repository pubblicitario

La Commissione accusa X di non rispettare gli obblighi di trasparenza pubblicitaria previsti dal DSA. Il repository degli annunci pubblicitari risulta incompleto, difficile da utilizzare e privo di elementi fondamentali come contenuto dell’annuncio, tema, e entità legale pagante. Secondo la Commissione, l’assenza di queste informazioni impedisce a ricercatori e società civile di individuare campagne ibride, annunci falsi, operazioni coordinate di informazione e tentativi di manipolazione.
La piattaforma viene inoltre criticata per aver implementato barriere di accesso, tra cui ritardi eccessivi nel processamento dei dati, che compromettono la funzione stessa del repository. Questa opacità contrasta con l’obiettivo del DSA di rendere la pubblicità online più trasparente e più facilmente scrutinabile. X deve presentare un piano d’azione entro 90 giorni per correggere le violazioni, che sarà sottoposto al parere del Board of Digital Services prima della decisione finale della Commissione. Anche in questo caso, il mancato adeguamento comporterà penalità ricorrenti.

Fallimento nell’accesso ai dati pubblici per i ricercatori

Il DSA richiede che piattaforme come X forniscano accesso adeguato ai dati pubblici a ricercatori qualificati, affinché possano studiare rischi sistemici come manipolazione dell’informazione, campagne ibride o amplificazione artificiale di contenuti. X, invece, impone termini di servizio restrittivi che vietano l’accesso indipendente ai dati, incluso lo scraping, rendendo impossibile una ricerca libera e completa.
I processi interni impongono ulteriori barriere inutili, rallentando o bloccando del tutto la possibilità di analizzare rischi per la sicurezza informativa nell’Unione europea. La Commissione ritiene questa violazione particolarmente grave perché mina gli strumenti di protezione democratica, impedendo agli studiosi di identificare minacce coordinative su larga scala. Anche per questa infrazione, X deve fornire un piano di adeguamento entro 90 giorni. Il Board of Digital Services fornirà la sua opinione entro un mese e la Commissione deciderà entro il mese successivo.

Calcolo della multa e prima decisione ufficiale sotto DSA

La multa di 120 milioni di euro deriva da una valutazione basata su natura, gravità e durata delle infrazioni, oltre al numero di utenti europei coinvolti. È una decisione storica: rappresenta la prima dichiarazione formale di non conformità e la prima sanzione applicata nell’ambito del Digital Services Act. La Commissione ribadisce che la protezione degli utenti online è una priorità assoluta e che i design ingannevoli, la mancanza di trasparenza e le barriere imposte ai ricercatori non hanno alcuno spazio nell’ecosistema digitale europeo. La sanzione invia un messaggio diretto a tutte le piattaforme: la non conformità non sarà tollerata e sarà punita in modo proporzionato ma severo.

Prossimi passi e obblighi per X

X deve informare la Commissione entro 60 giorni lavorativi sulle misure adottate per eliminare l’inganno del blue checkmark e presentare entro 90 giorni un piano d’azione relativo al repository pubblicitario e all’accesso ai dati. Il Board of Digital Services esprimerà il proprio parere entro un mese dalla ricezione del piano e la Commissione adotterà la sua decisione entro il mese successivo, imponendo un periodo ragionevole per l’implementazione. In caso di mancato rispetto degli obblighi, scatteranno penalità periodiche, con importi progressivi. Queste misure rientrano in un contesto più ampio: già dal 18 dicembre 2023, la Commissione aveva avviato procedimenti formali per valutare la conformità di X sulle misure contro la disseminazione di contenuti illegali e sulla manipolazione dell’informazione. L’indagine prosegue ancora oggi nelle aree non coperte dalla decisione attuale.