OpenAI entra nel 2025 in una fase di pressione strategica senza precedenti: Sam Altman dichiara un code red interno per migliorare ChatGPT, mentre la compagnia congela ogni sperimentazione legata a pubblicità, suggerimenti commerciali e agenti di shopping. Parallelamente, Apple vive un periodo di profonda instabilità organizzativa, con un esodo di ingegneri e designer che coinvolge figure di primo piano dell’hardware e dell’AI, incluso il possibile addio di Johny Srouji, l’architetto dei chip Apple Silicon. Questi eventi si intersecano in un contesto competitivo in cui Google Gemini 3 Pro supera ChatGPT nei benchmark e Anthropic consolida la propria presa sul mercato enterprise. Il settore AI vive dunque un riallineamento strutturale, con aziende che ridisegnano in corsa prodotti, modelli e leadership.
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OpenAI ritarda le pubblicità e riorganizza ChatGPT nel mezzo del code red
Il 30 novembre, Sam Altman convoca il team OpenAI e dichiara uno stato di code red, chiedendo un’accelerazione immediata sul miglioramento della qualità di ChatGPT. Le priorità vengono riallineate: stop agli esperimenti pubblicitari, rinvio dei test sugli agenti di shopping, sospensione dell’assistente Pulse e rimozione dei suggerimenti app che molti utenti paganti avevano percepito come una forma di pubblicità occulta.
OpenAI sposta tutte le risorse su tre assi centrali: personalizzazione dell’esperienza, velocità e affidabilità delle risposte, generazione immagini di nuova generazione. Il rischio competitivo è evidente: Gemini 3 Pro scalza ChatGPT nelle valutazioni pubbliche, mentre Claude di Anthropic conquista clienti enterprise grazie a stabilità e governance – elementi costanti di critica nei confronti di OpenAI. La questione pubblicitaria esplode quando utenti ChatGPT Plus iniziano a vedere suggerimenti contenenti marchi come Target e Peloton. Un utente, dopo aver chiesto informazioni su BitLocker, si ritrova un messaggio che include il logo Target sotto forma di “app consigliata”. La reazione è immediata: gli utenti paganti non accettano promozioni implicite all’interno di un servizio premium. Daniel McAuley smentisce la presenza di ads, parlando di test sulle app platform annunciata al DevDay. La versione ufficiale sostiene che si trattasse di suggerimenti organici per app sviluppate da partner e non di annunci sponsorizzati. Mark Chen ammette tuttavia errori di implementazione, riconoscendo che la percezione degli utenti conta quanto la realtà tecnica. OpenAI spegne i suggerimenti, promette nuovi controlli e ribadisce che nessun esperimento pubblicitario è attivo. In un contesto in cui ChatGPT rimane costoso da mantenere e poco redditizio, Altman punta tutto sul rilancio qualitativo: l’azienda prepara un nuovo modello di reasoning che nelle valutazioni interne “supera Gemini 3”, nel tentativo di invertire la narrativa pubblica e ristabilire leadership.
L’esodo dei talenti Apple e il rischio di perdere Johny Srouji
Sul fronte Apple, gli ultimi mesi segnano un vero e proprio terremoto interno. Johny Srouji, responsabile delle tecnologie hardware e mente dietro la rivoluzione Apple Silicon, comunica a Tim Cook di stare valutando una possibile uscita dall’azienda per unirsi a un concorrente. Cook tenta di trattenerlo con pacchetti retributivi eccezionali e con la possibilità di elevarlo al ruolo di chief technology officer, una posizione che lo renderebbe di fatto il secondo uomo più potente in Apple. Ma la promozione richiederebbe la nomina di John Ternus a CEO, un cambiamento che Srouji non sembra disposto ad accettare. Tra i possibili successori circolano i nomi di Zongjian Chen e Sribalan Santhanam, ma il solo rischio di perdere Srouji agita profondamente l’azienda. Lo scenario diventa ancora più fosco se inserito nella serie di uscite che Apple ha subìto in pochi mesi:
– Alan Dye, storico designer, passa a Meta
– John Giannandrea, chief AI, lascia l’azienda
– Kate Adams (general counsel) e Lisa Jackson (ambiente) si ritirano
– Jeff Williams e Luca Maestri escono dalla leadership
– Team chiave dell’AI abbandonano per Meta, OpenAI e startup emergenti
– Il reparto design hardware è quasi completamente svuotato
– Persino la Apple University perde il proprio dean, Richard Locke
Secondo Mark Gurman, Apple vive un fenomeno di brain drain senza precedenti, aggravato dalla mancanza di prodotti totalmente nuovi da oltre un decennio, dalla lentezza nel settore AI e dalla dipendenza crescente da tecnologie esterne come Gemini.
Collassi interni nella divisione AI e hardware di Apple
La crisi è particolarmente evidente nell’AI. Ruoming Pang, leader dei modelli AI, lascia assieme a colleghi come Tom Gunter e Frank Chu. Il supervisore di Siri, Robby Walker, abbandona, e il suo successore parte quasi subito per Meta. Una dozzina di ricercatori AI lascia Cupertino in pochi mesi, mentre il morale interno crolla di fronte alla percezione che Apple non riesca a competere con OpenAI, Google e Anthropic. Nel frattempo, figure chiave dell’hardware migrano verso startup AI e verso OpenAI stessa: Cheng Chen, responsabile ottiche Vision Pro, e Tang Tan, uno dei nomi più influenti nel design hardware, si uniscono a progetti AI esterni. Molti seguono Jony Ive nella sua LoveFrom o approdano in aziende emergenti focalizzate su dispositivi AI-first. L’azienda tenta di reagire aumentando gli sforzi di recruiting e rafforzando i programmi di retention, ma la percezione esterna è quella di una Apple in difficoltà e vulnerabile alle offerte dei rivali, particolarmente aggressivi nel reclutare talento per il settore AI.