Linux Desktop: Cinnamon 6.6 rivoluziona i menu e KDE Plasma 6.5.4 corregge i bug

di Redazione
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L’ecosistema open-source vive una settimana di intensi aggiornamenti che toccano sia l’esperienza utente desktop che le infrastrutture per l’intelligenza artificiale. Al centro dell’attenzione c’è il rilascio di Cinnamon 6.6, l’ambiente grafico che prepara il terreno per la futura Linux Mint, accompagnato da una release di manutenzione critica per KDE Plasma e da mosse strategiche di Canonical per facilitare il lavoro degli sviluppatori AI su hardware AMD. Queste novità confermano la tendenza del mondo Linux a bilanciare innovazione estetica e stabilità strutturale.

Il redesign di Cinnamon 6.6 e il menu applicazioni

Il team di sviluppo ha rilasciato ufficialmente Cinnamon 6.6, introducendo cambiamenti sostanziali all’interfaccia utente. La modifica più evidente riguarda il menu delle applicazioni, completamente ridisegnato per supportare icone simboliche e a colori nelle categorie, offrendo agli utenti una maggiore personalizzazione nella gestione di Places e Bookmarks. L’interazione è stata resa più fluida con l’attivazione di pulsanti colorati al passaggio del mouse e l’integrazione di shortcut diretti per il cambio del layout della tastiera.

Sotto il cofano, l’aggiornamento porta un nuovo modulo per la gestione dei dispositivi Thunderbolt direttamente nelle impostazioni e migliora la gestione energetica con opzioni di sospensione critica per la batteria. Anche la tastiera virtuale è stata modernizzata con un pulsante dedicato per il layout e un effetto di dissolvenza in apertura. Gli sviluppatori hanno inoltre rimosso la dipendenza da NetworkManager in fase di compilazione, rendendo l’ambiente più modulare e facilitando il porting su distribuzioni come Arch Linux.

Correzioni critiche in KDE Plasma 6.5.4

Sul fronte KDE, il rilascio della versione Plasma 6.5.4 si concentra sulla stabilità operativa, risolvendo diverse regressioni segnalate dalla community. Il gestore delle finestre KWin ora salva immediatamente i livelli di zoom per prevenire errori grafici dopo eventuali crash, mentre sono stati risolti i fastidiosi memory leak legati alla clipboard.

L’aggiornamento migliora notevolmente l’esperienza multi-monitor: il pannello ora posiziona correttamente i selettori di dimensione sullo schermo attivo e le icone desktop non subiscono più spostamenti indesiderati. Anche il supporto per le periferiche di input ha ricevuto attenzione, con correzioni per i tablet grafici Wacom e una gestione più precisa del focus nel Task Manager. La roadmap prevede già il rilascio della versione 6.5.5 per il 13 gennaio 2026.

AMD ROCm nativo su Ubuntu per l’AI

Una svolta importante per gli sviluppatori di intelligenza artificiale arriva da Canonical, che ha annunciato l’integrazione ufficiale della piattaforma AMD ROCm nei repository di Ubuntu. Questa mossa democratizza l’accesso all’accelerazione hardware su GPU Radeon e Instinct, permettendo l’installazione dell’intero stack software (driver, compilatori e librerie) tramite il semplice comando apt install.

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Il supporto è garantito per 15 anni tramite Ubuntu Pro LTS e copre un ampio spettro di utilizzi, dai data center alle workstation, fino agli ambienti WSL. Questa integrazione elimina la necessità di configurazioni manuali complesse, rendendo Ubuntu una piattaforma di riferimento per il machine learning su hardware AMD a partire dalla versione 26.04 LTS.

Parrot 7.0 Beta e Raspberry Pi Imager 2.0.2

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Nel panorama delle distribuzioni, Parrot 7.0 Beta segna un cambio di rotta storico abbandonando MATE in favore di KDE Plasma 6.3.6 come desktop environment predefinito per le edizioni dedicate all’hacking etico. La nuova versione introduce anche il montaggio della directory /tmp in RAM tramite tmpfs, una scelta tecnica che aumenta le prestazioni e riduce l’usura degli SSD. Infine, la Raspberry Pi Foundation ha aggiornato il suo tool di flashing alla versione Imager 2.0.2. L’aggiornamento introduce il supporto per chiavi SSH multiple e ottimizza drasticamente le prestazioni di scrittura grazie a un buffer zero-copy e al bypass dell’I/O diretto, riducendo la pressione sulla memoria durante la preparazione delle schede SD per i microcomputer.