Telegram bloccato in alcune regioni della Russia: prima volta nella storia

La Russia blocca Telegram in Dagestan e Cecenia per motivi di sicurezza. Il governo teme un uso improprio della piattaforma, ma il dibattito sulla privacy rimane aperto.

di Redazione
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Il popolare servizio di messaggistica Telegram è stato ufficialmente bloccato nelle regioni russe di Dagestan e Cecenia, con il governo che giustifica la decisione per motivi di sicurezza nazionale. Le autorità sostengono che la piattaforma sia utilizzata da gruppi estremisti per pianificare attacchi, citando un episodio del 2023 come prova del suo utilizzo per scopi dannosi.

Motivi del blocco e posizione delle autorità russe

Le restrizioni imposte su Telegram derivano da un presunto aumento delle attività estremiste nelle regioni del Caucaso russo. Secondo le autorità, il servizio di messaggistica garantisce anonimato e crittografia end-to-end, rendendo difficile il monitoraggio delle comunicazioni tra gruppi ritenuti una minaccia per la sicurezza dello Stato.

Il governo russo ha consigliato ai cittadini di passare ad alternative più controllabili, senza fornire dettagli su un possibile sblocco futuro.

Non è la prima volta che Telegram entra in conflitto con il Cremlino. Già in passato, le autorità avevano cercato di limitare l’accesso all’app, vedendola come una minaccia per la sicurezza nazionale, ma il servizio è sempre riuscito a eludere i divieti grazie alle VPN e ad altri metodi di aggiramento delle restrizioni.

Le pressioni legali su Telegram e il cambiamento di rotta

Il fondatore di Telegram, Pavel Durov, ha affrontato diverse accuse legali per il presunto ruolo della piattaforma nella facilitazione di attività criminali. Nel 2024, Durov è stato arrestato in Francia con l’accusa di aver permesso alla criminalità organizzata di operare attraverso Telegram.

Per anni, la piattaforma ha resistito alle pressioni governative per condividere dati sensibili degli utenti. Tuttavia, a seguito di crescenti minacce di sanzioni e blocchi, Telegram ha modificato la propria politica dichiarando che avrebbe fornito indirizzi IP e numeri di telefono su richiesta delle autorità.

Questa svolta ha scatenato un acceso dibattito tra gli utenti, divisi tra chi appoggia una maggiore trasparenza e chi vede questa decisione come un tradimento dell’impegno iniziale di Telegram per la privacy assoluta.

Telegram: strumento di libertà o minaccia alla sicurezza?

Il dibattito sull’uso di Telegram non riguarda solo la Russia. Da tempo, governi di diversi Paesi hanno espresso preoccupazioni riguardo all’uso della piattaforma per diffondere contenuti estremisti, organizzare proteste e gestire traffici illeciti.

Allo stesso tempo, Telegram rimane una risorsa fondamentale per attivisti, giornalisti e utenti comuni, offrendo un livello di sicurezza e libertà di espressione superiore rispetto ad altre app di messaggistica più controllate.

Il fatto che la Russia, spesso accusata di usare Telegram per la sua propaganda, abbia deciso di bandirlo in alcune delle sue stesse regioni, alimenta le speculazioni sul vero ruolo della piattaforma. Il blocco di Telegram in Dagestan e Cecenia rappresenta un nuovo capitolo nella lunga battaglia tra privacy, sicurezza nazionale e controllo governativo sulle piattaforme digitali.

Mentre alcuni vedono questa mossa come una necessità per combattere l’estremismo, altri la interpretano come un tentativo di limitare la libertà di comunicazione. Con il continuo evolversi della situazione, resta da vedere se il blocco sarà temporaneo o se rappresenterà un cambiamento più ampio nella strategia russa nei confronti delle app crittografate.

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