L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha concluso ufficialmente il procedimento contro Meta, accogliendo gli impegni presentati dalla società statunitense in merito alla gestione dei diritti musicali tutelati da Siae. La vertenza si era aperta nell’aprile 2023, in seguito all’interruzione del negoziato per il rinnovo della licenza che consentiva la diffusione delle opere protette sulle piattaforme Facebook e Instagram.
Il contenzioso era nato da un’accusa implicita di abuso di dipendenza economica, con Meta che aveva improvvisamente rimosso i brani Siae dalle sue piattaforme, provocando reazioni da parte della società di gestione collettiva, delle istituzioni e del mondo dell’informazione. Il comportamento della big tech era stato giudicato potenzialmente lesivo dei principi di buona fede negoziale e di trasparenza, aggravato dalla mancata condivisione di dati economici rilevanti per la determinazione della remunerazione.
La decisione dell’Antitrust, resa pubblica nel Bollettino del 12 maggio 2025, rappresenta un passaggio decisivo per il mercato dei diritti digitali. Gli impegni proposti da Meta, più volte modificati sulla base delle osservazioni di Siae e AFI, sono stati giudicati idonei a risolvere le criticità emerse in fase istruttoria. Secondo l’AGCM, essi permettono di garantire trasparenza, correttezza e condizioni eque nelle future trattative.
Meta si è formalmente impegnata a negoziare in buona fede e a rispettare tempistiche definite, anche attraverso la possibilità di stipulare accordi provvisori qualora una licenza giunga a scadenza senza che ne sia stata siglata una nuova. Inoltre, il gruppo statunitense ha previsto la possibilità di nominare un fiduciario indipendente in caso di impasse e ha garantito la condivisione di un set informativo minimo per facilitare il calcolo della remunerazione spettante.
Il provvedimento si estende ai cosiddetti diritti musicali italiani, includendo in modo esplicito anche i contenuti generati dagli utenti. Tuttavia, non è stato accolto l’auspicio avanzato da Siae di rendere questi impegni vincolanti in termini contrattuali, né quello di estenderli senza limiti temporali. Le misure resteranno dunque in vigore per un periodo definito di quattro anni.
Secondo l’Antitrust, la soluzione rappresenta un punto di equilibrio tra le esigenze della concorrenza e la tutela della creatività. La vicenda riflette un contesto più ampio in cui la regolazione dei mercati digitali europei si confronta con la crescente influenza delle piattaforme globali, obbligate a negoziare in modo più trasparente con gli organismi di gestione collettiva nazionali.
Resta aperta la possibilità, come sempre in questi casi, di ricorso al Tar da parte dei soggetti coinvolti. Tuttavia, la chiusura del procedimento con l’accoglimento degli impegni segna la fine di una fase di frizione che aveva raggiunto anche il livello politico. L’iniziale rottura tra Meta e Siae aveva infatti suscitato forte attenzione anche nei media, mettendo in luce il rischio di asimmetria nei rapporti tra big tech e società di gestione dei diritti.
L’intervento dell’AGCM e il risultato raggiunto stabiliscono ora un precedente rilevante per il futuro delle trattative sul licensing digitale in Italia e in Europa, in un momento storico in cui le opere dell’ingegno vengono sempre più veicolate attraverso canali digitali e user generated content, con modelli di business che rendono necessaria una supervisione normativa continua.
Un altro caso di Meta Accattoni
Matrice Digitale ha da subito espresso una forte critica all’operato di Meta sulla questione dei diritti musicali. La storia non scritta dai principali media è stata quella che il problema tra la piattaforma Facebook e Instagram e gli artisti fosse colpa della SIAE. Inutile dire che, con tutte le critiche che si possono rivolgere al sindacato degli artisti che, in questa occasione, quest’ultimo ha svolto un ottimo lavoro di rappresentanza respingendo al mittente la tentata svendita del patrimonio artistico musicale italiano, difendendo anche la sua posizione di rappresentanza che al tempo era subdolamente ricercata dalla FIMI sponsorizzata dai media vicini a Facebook, in particolar modo da quelli che vengono remunerati attraverso le piattaforme di fact-checking. Il Garante per la concorrenza del Mercato ha svolto un lavoro in punta di diritto ed a tutela del Mercato italiano predato ogni giorno dalle multinazionali in ogni suo aspetto e sotto diverse forme.