La guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti entra in una nuova fase strategica, dove l’energia e la sovranità digitale diventano le vere armi di competizione. Pechino impone un divieto retroattivo sui chip Nvidia, AMD e Intel nei data center statali e introduce sussidi energetici massicci per favorire i produttori locali di semiconduttori. Nel frattempo, Nvidia affronta accuse negli USA per legami con Huawei e il suo CEO Jensen Huang ammette che la Cina è ormai “nanosecondi dietro” all’America nell’intelligenza artificiale, ma vincerà grazie a energia più economica e politiche coordinate.
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Guerra AI e energia: l’arma segreta di Pechino
Durante una conferenza, Huang ha espresso preoccupazione per il costo dell’elettricità negli Stati Uniti, affermando che “la Cina vincerà la corsa all’AI non per i chip, ma per la corrente elettrica”. Mentre in America i prezzi industriali restano elevati e soggetti a regolamentazioni statali variabili, province cinesi come Gansu, Guizhou e Inner Mongolia offrono sconti del 50% sull’energia per data center AI che utilizzano chip domestici, riducendo il costo a 0,05 euro per kWh.
Queste politiche incentivano aziende come ByteDance, Alibaba e Tencent a sostituire le GPU Nvidia con soluzioni locali, accelerando l’autonomia tecnologica nazionale. Nel primo semestre del 2025 la Cina ha installato più energia solare di quanta gli Stati Uniti abbiano prodotto nella loro storia, sostenendo data center alimentati da nucleare e idroelettrico. Mentre Microsoft denuncia GPU inutilizzate per mancanza di elettricità e Elon Musk compra turbine a gas per alimentare i propri server, la Cina lancia il Big Fund III da 91,7 miliardi di euro, concentrando investimenti nella filiera dei semiconduttori e nella costruzione di un ecosistema AI autosufficiente.
Il ban cinese sui chip stranieri
La nuova direttiva di Pechino, pubblicata a fine ottobre, vieta l’uso di chip AI stranieri in tutti i data center finanziati o gestiti da enti statali, imponendo la rimozione immediata dell’hardware estero da progetti con avanzamento inferiore al 30%. Anche modelli “compliant” come le GPU Nvidia H20, progettate per rispettare i limiti USA di export, rientrano nel blocco. Il bando, descritto come “retroattivo e totale”, colpisce Nvidia, AMD e Intel, cancellando la quota di mercato americana in Cina. I regolatori cinesi hanno ordinato la sostituzione dei chip con alternative di Huawei, Cambricon ed Enflame, sostenute dal governo. Il provvedimento segna la fine dei “canali grigi” che consentivano l’importazione non ufficiale di GPU ad alte prestazioni e consolida il controllo statale sulle infrastrutture di calcolo. Le aziende locali ricevono incentivi diretti per sviluppare silicio sovrano e adattare i software ai nuovi standard, riducendo la dipendenza dal framework CUDA di Nvidia in favore dello stack CANN open-source di Huawei.
Le accuse USA a Nvidia per legami con Huawei
Negli Stati Uniti, la tensione cresce. Il Select Committee on China della Camera accusa Nvidia di aver condiviso per anni un campus a Santa Clara con Futurewei Technologies, sussidiaria americana di Huawei bandita dal commercio con l’Occidente. Il comitato sostiene che la co-locazione fisica possa aver favorito scambi informali di ricerca e know-how tra personale, sollevando il sospetto di spionaggio industriale. Secondo documenti interni, Futurewei avrebbe continuato a fornire a Huawei supporto tecnico e accesso a standard tecnologici americani anche dopo il ban commerciale.
Pur non accusando direttamente Nvidia di complicità, la commissione denuncia “una vicinanza inaccettabile tra un’azienda chiave della sicurezza tecnologica USA e un’entità sotto sanzione”. Huang non ha rilasciato dichiarazioni, ma ha ribadito che “l’AI non ha confini politici” e che Nvidia “fornisce strumenti globali di innovazione”. Tuttavia, a Washington cresce la convinzione che le esportazioni di GPU rappresentino una minaccia strategica, poiché facilitano gli sviluppi civili e militari di Pechino.
Michael Burry e la scommessa contro la bolla AI
Sul fronte finanziario, Michael Burry, il famoso “profeta della crisi del 2008”, ha aperto posizioni short contro i colossi dell’intelligenza artificiale, con opzioni put su Nvidia e Palantir per un valore nominale complessivo di 917 milioni di euro. Attraverso Scion Asset Management, Burry scommette su un imminente raffreddamento del mercato AI, paragonandolo alla bolla dot-com dei primi anni Duemila.
Sometimes, we see bubbles.
— Cassandra Unchained (@michaeljburry) October 31, 2025
Sometimes, there is something to do about it.
Sometimes, the only winning move is not to play. pic.twitter.com/xNBSvjGgvs
Le azioni Nvidia hanno perso il 2,2% dopo la disclosure, Palantir il 6,7%, mentre il gestore ha definito su X la situazione attuale come “una spirale di autoalimentazione finanziaria”. Gli investitori temono che la combinazione di investimenti circolari — come il deal da 18,3 miliardi di euro tra Nvidia e xAI — e l’incertezza sulla monetizzazione effettiva dell’AI possa gonfiare un mercato dipendente più dall’hype che dai risultati concreti.
Implicazioni geopolitiche della guerra AI
La guerra dell’intelligenza artificiale tra USA e Cina non è più soltanto una corsa alla potenza di calcolo: è una battaglia per il controllo dell’energia, dei materiali e degli standard globali. Mentre Washington impone nuove restrizioni all’export e valuta oltre 50 regolamentazioni aggiuntive sull’AI, Pechino centralizza il potere decisionale e coordina investimenti energetici e tecnologici come leve di sovranità.
Il Big Fund III cinese e il blocco dei chip stranieri rappresentano la risposta più decisa al tentativo americano di isolare Huawei e le sue filiere. Secondo le stime di Goldman Sachs, la Cina investirà oltre 64,2 miliardi di euro in data center AI entro il 2026, consolidando una struttura economica parallela e indipendente dal mercato occidentale. Nvidia, intanto, perde la sua più grande piazza estera e si trova al centro di una tensione geopolitica che trasforma l’AI nel terreno simbolico di una nuova guerra fredda tecnologica, dove energia e calcolo diventano sinonimi di potere globale.