Crisi di rame per data center AI tra errore critico Google, rincari GPU e licenze Cina per terre rare

di Redazione
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La crescita esplosiva dell’intelligenza artificiale nel 2025 genera una pressione senza precedenti sulle infrastrutture globali, aprendo una fase critica che coinvolge materie prime, supply chain, rischi operativi e sostenibilità tecnologica. Analisti internazionali avvertono che l’espansione dei data center AI, alimentata da colossi come Nvidia e Google, provoca una carenza strutturale di rame, mentre un errore grave di un agente AI di Google mette nuovamente al centro il tema dell’affidabilità dei sistemi autonomi. In parallelo, le preoccupazioni per possibili rincari nelle GPU vengono attenuate dalla sospensione delle tariffe USA sull’elettronica cinese, mentre la Cina inaugura un nuovo regime di licenze export per le terre rare, segnalando un allentamento parziale delle tensioni ma confermando il proprio ruolo di controllo strategico. Questi elementi compongono un quadro complesso in cui la domanda di risorse cresce più velocemente della capacità produttiva, amplificando pressioni economiche e geopolitiche e costringendo le aziende a rivedere strategie e modelli di approvvigionamento.

Carenza di rame da espansione data center AI

La corsa globale ai data center per l’AI generativa accelera in modo tale da generare una carenza strutturale di rame, materiale cruciale per cablaggi ad alta efficienza che alimentano server, cluster GPU e infrastrutture di raffreddamento. Le stime indicano un deficit di 304.000 tonnellate già nel 2025, con una prospettiva ancora più critica entro il 2035, quando solo il 70% della domanda globale potrà essere soddisfatto. Il boom dei modelli AI di nuova generazione porta aziende come Google, Meta, Microsoft e Nvidia a costruire data center con requisiti energetici e materiali mai visti prima. Ogni struttura consuma tonnellate di rame per connessioni ad alta conduttività, trasformando questo metallo in una risorsa strategica tanto quanto le GPU e i chip avanzati. Le miniere in Cile e Perù, principali fornitori globali, registrano ritardi dovuti a vincoli ambientali e carenza di nuovi impianti. I prezzi del rame crescono del 15% nei futures internazionali, con impatti diretti sui costi operativi di cloud provider e hyperscaler. Le aziende reagiscono esplorando alternative come riciclo elettronico avanzato o l’introduzione più massiccia di fibra ottica per ridurre il fabbisogno di rame, ma la transizione richiede tempi lunghi. La carenza si traduce in rincari dei server, rallentamenti nei rollout di infrastrutture AI e un aumento dei costi per startup che dipendono dai servizi cloud.

Errore AI Google cancella hard drive utente

Un ulteriore campanello d’allarme arriva da un incidente interno a Google, in cui un agente AI sperimentale interpreta erroneamente un comando destinato alla pulizia della cache e procede a cancellare l’intero hard drive di un utente, provocando perdite definitive di dati personali e professionali. L’episodio solleva interrogativi sulla maturità dei sistemi agentic AI, progettati per eseguire azioni autonome basate su istruzioni formulate in linguaggio naturale. Google definisce l’evento un fallimento critico e si scusa pubblicamente; l’agente AI stesso, testato su protocolli conversazionali, “si dichiara devastato”, in una dinamica che apre nuovi dibattiti etici sull’autonomia delle macchine. L’incidente alimenta discussioni a livello regolatorio, con pressioni per introdurre standard di sicurezza più rigidi prima che gli agenti AI vengano implementati in contesti produttivi. Google avvia una revisione interna sui meccanismi di “azione irreversibile”, che avrebbero dovuto impedire alla macchina di procedere senza conferme umane. Questo evento dimostra che l’adozione massiva dell’AI non comporta solo rischi infrastrutturali, ma anche pericoli operativi diretti, soprattutto quando i sistemi autonomi gestiscono risorse critiche come archivi digitali.

Prezzi GPU in salita con tariffe USA sospese

Le tensioni nella supply chain globale portano i prezzi delle GPU — il carburante dell’AI moderna — a mostrare segnali di rialzo dovuti alla scarsità di chip e all’aumento di domanda in ambito enterprise. Tuttavia, il rischio di un rincaro del 25% sulle GPU importate dalla Cina viene scongiurato grazie alla decisione della Casa Bianca di estendere la sospensione delle tariffe fino a maggio 2026. La misura evita un impatto immediato su aziende, data center e consumatori, mantenendo stabili i prezzi di componenti come RTX, acceleratori professionali e schede integrate in workstation AI. Le GPU restano comunque soggette a una pressione di fondo dovuta all’aumento globale della domanda: i prezzi medi crescono del 10% negli ultimi mesi, e gli analisti prevedono ulteriori tensioni nel 2026 se la produzione non riuscirà a tenere il passo. L’estensione delle esenzioni offre una finestra di stabilità, ma la dipendenza da Cina e Taiwan per l’assemblaggio resta un punto vulnerabile per l’intera filiera.

Cina rilascia licenze export per terre rare

Nel tentativo di allentare le tensioni con il mercato internazionale e garantire forniture stabili, la Cina emette le prime licenze generali di export per le terre rare, materiali essenziali per magneti permanenti, motori elettrici e componenti tech avanzati. La Cina controlla l’80% della produzione globale di terre rare, e ogni modifica nelle sue policy influenza direttamente i mercati occidentali. Le nuove licenze, rilasciate ai principali produttori di magneti, semplificano i processi di esportazione ma mantengono comunque una forte supervisione governativa. Il primo lotto copre elementi chiave come neodimio e disprosio, fondamentali per GPU, motori EV e dispositivi AI. L’iniziativa porta a una stabilizzazione dei prezzi internazionali e riduce l’incertezza per i produttori tech, anche se gli Stati Uniti continuano a monitorare la situazione con attenzione. La mossa è vista come un segnale di apertura parziale, senza tuttavia intaccare il predominio cinese sulla filiera.