Leonardo Maria Del Vecchio da Equalize a Il Giornale con il 30% e ridisegna l’editoria italiana

di Redazione
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Leonardo Maria Del Vecchio entra nel capitale de Il Giornale con una quota del 30%, acquisita per circa 30 milioni di euro dalla Tosinvest della famiglia Angelucci, segnando uno degli snodi più rilevanti dell’editoria italiana degli ultimi anni. L’operazione colloca il quartogenito del fondatore di Luxottica, scomparso nel 2022, al centro di una strategia industriale che combina capitale nazionale, aggregazione editoriale e trasformazione digitale. La famiglia Angelucci mantiene il controllo con il 65%, mentre Paolo Berlusconi riduce la propria partecipazione al 5% dopo aver ceduto il 25% a Tosinvest. L’ingresso avviene tramite LMDV Capital, veicolo separato dalla holding familiare Delfin, e apre una fase nuova per una testata storica fondata nel 1974 da Indro Montanelli, oggi chiamata a confrontarsi con sostenibilità economica, piattaforme digitali e indipendenza editoriale.

L’operazione non rappresenta un investimento finanziario isolato. Leonardo Maria Del Vecchio si muove come investitore di lungo periodo, con l’obiettivo dichiarato di costruire un polo editoriale competitivo, capace di aggregare quotidiani, piattaforme digitali, app, podcast e modelli di abbonamento, riducendo la dipendenza dalle grandi piattaforme estere e dagli algoritmi. In questo quadro, Il Giornale diventa il primo tassello visibile di una strategia più ampia che guarda all’intero sistema informativo italiano.

L’ingresso nel capitale de Il Giornale e la nuova governance

L’acquisizione del 30% de Il Giornale avviene in un assetto societario già ridisegnato nel 2023, quando la famiglia Angelucci ha assunto il controllo della testata attraverso Tosinvest. Con questa operazione, Leonardo Maria Del Vecchio entra come socio rilevante ma non di controllo, consolidando una partnership industriale che punta a sinergie operative e tecnologiche. La riduzione della quota di Paolo Berlusconi, oggi al 5%, chiude definitivamente la fase storica legata alla famiglia Berlusconi, aprendo a un nuovo equilibrio tra editoria, capitale e management.

Leonardo Maria Del Vecchio opera al di fuori di Delfin, la cassaforte che controlla asset strategici come EssilorLuxottica e UniCredit, per mantenere una netta separazione tra la complessa partita ereditaria e i propri investimenti personali. LMDV Capital diventa così lo strumento per sviluppare un progetto autonomo nel mondo dei media, senza sovrapposizioni con la governance familiare.

La presenza di un investitore giovane, con una visione industriale orientata alla tecnologia, introduce elementi di modernizzazione nella struttura de Il Giornale. L’obiettivo dichiarato non è la sostituzione del lavoro giornalistico, ma il rafforzamento delle redazioni attraverso strumenti digitali avanzati, uso dei dati e intelligenza artificiale come supporto ai processi editoriali.

Un progetto di polo editoriale nazionale

L’ingresso ne Il Giornale si inserisce in una strategia più ampia che punta alla creazione di un polo editoriale italiano. Leonardo Maria Del Vecchio ha sottoscritto un’esclusiva per l’acquisizione della maggioranza di un gruppo editoriale con quotidiani e piattaforme digitali, con trattative che coinvolgono QN – Quotidiano Nazionale del gruppo Monrif, che include Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino, controllato dalla famiglia Monti Riffeser.

L’idea è quella di aggregare testate storiche, mantenendone l’identità, ma condividendo infrastrutture tecnologiche, sistemi di abbonamento, piattaforme pubblicitarie e sviluppo digitale. Questo modello mira a creare economie di scala in un settore frammentato, contrastando la perdita di valore che deriva dalla dipendenza da intermediari globali.

Leonardo Maria Del Vecchio punta a integrare siti, app, podcast e video, sviluppando un ecosistema in cui i contenuti di qualità restano centrali, ma vengono distribuiti attraverso canali proprietari. L’uso dei dati serve a comprendere meglio il pubblico, non a inseguire metriche di breve periodo. In questa visione, la sostenibilità economica passa dagli abbonamenti digitali e da una relazione diretta con i lettori.

Capitale nazionale e indipendenza editoriale

Uno degli elementi più rilevanti dell’operazione è il richiamo esplicito al capitale italiano. In una fase in cui l’editoria europea subisce pressioni crescenti da parte di gruppi internazionali e piattaforme tecnologiche, l’ingresso di Leonardo Maria Del Vecchio viene letto come un tentativo di rafforzare l’indipendenza editoriale attraverso risorse nazionali.

La strategia mira a ridurre l’esposizione agli algoritmi di distribuzione esterni, promuovendo modelli proprietari e un rapporto diretto con i lettori. Questo approccio contrasta la progressiva disintermediazione che ha indebolito molte testate, restituendo centralità alla qualità dei contenuti e alla capacità di produrre approfondimenti.

Il Giornale, in questo contesto, beneficia di investimenti in tecnologia e organizzazione, senza snaturare la propria linea editoriale. L’obiettivo è rendere la testata più solida dal punto di vista industriale, preservandone il ruolo nel dibattito pubblico.

La nomina di un manager dal gruppo Cairo

A supporto del progetto editoriale, Leonardo Maria Del Vecchio ha scelto di affidarsi a un dirigente proveniente dal gruppo Cairo, con esperienza nella gestione di asset editoriali complessi. La scelta segnala la volontà di adottare un modello manageriale strutturato, capace di coniugare controllo dei costi, sviluppo digitale e valorizzazione dei brand storici.

Il manager avrà il compito di coordinare gli investimenti editoriali, accelerando l’integrazione tecnologica e favorendo la crescita dei ricavi digitali. In questa impostazione, la governance resta separata dalla linea editoriale, ma fortemente orientata alla sostenibilità di lungo periodo.

Il significato storico per Il Giornale

Fondato nel 1974 da Indro Montanelli, Il Giornale ha attraversato mezzo secolo di storia politica e culturale italiana. L’ingresso di Leonardo Maria Del Vecchio segna un passaggio generazionale e industriale che potrebbe incidere profondamente sul futuro della testata.

La combinazione tra capitale, tecnologia e rispetto della tradizione editoriale rappresenta una scommessa ambiziosa. In un mercato in crisi strutturale, la capacità di innovare senza snaturare l’identità diventa la chiave per la sopravvivenza e il rilancio.

Il Giornale si trova oggi al centro di un progetto che va oltre la singola testata, mirando a ridefinire il ruolo dell’editoria italiana nell’era digitale, con un equilibrio tra approfondimento, sostenibilità e indipendenza.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale nelle redazioni

Uno degli aspetti più innovativi del progetto riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale a supporto delle redazioni. Leonardo Maria Del Vecchio ha più volte sottolineato che la tecnologia non sostituisce i giornalisti, ma li affianca, migliorando l’analisi dei dati, l’organizzazione dei contenuti e la distribuzione.

L’IA viene impiegata per ottimizzare flussi di lavoro, personalizzare l’esperienza utente e valorizzare archivi e approfondimenti. In questo modo, i giornalisti possono concentrarsi su inchieste, analisi e contesto, rafforzando il valore informativo delle testate.

Questo approccio si inserisce in una visione che privilegia la responsabilità tecnologica, evitando derive automatizzate e mantenendo il controllo umano sulle scelte editoriali.

Gli investimenti personali e il profilo industriale

Leonardo Maria Del Vecchio ha investito oltre 500 milioni di euro in settori reali come hospitality e fintech, costruendo un portafoglio diversificato che riflette una visione industriale di lungo periodo. L’interesse per l’editoria si affianca a tentativi precedenti, come l’offerta da 140 milioni di euro per Gedi, proprietaria di Repubblica e La Stampa, respinta da Exor.

Il rifiuto non ha arrestato il progetto, ma ha spinto verso percorsi alternativi, più coerenti con una strategia di aggregazione graduale e controllo industriale. Il Giornale rappresenta quindi un punto di partenza, non un punto di arrivo.

La complessa eredità Delfin e la separazione strategica

Sul piano familiare, Leonardo Maria Del Vecchio si muove in un contesto segnato da una disputa ereditaria complessa all’interno di Delfin, holding dal valore stimato di 50 miliardi di euro. Gli otto eredi detengono ciascuno il 12,5%, ma restano aperte questioni legate all’interpretazione del testamento del 2022.

Il caso del tentato trasferimento di quota da parte di Rocco Basilico, attraverso una holding lussemburghese, ha evidenziato tensioni significative. Leonardo Maria Del Vecchio ha contestato l’operazione, richiamando lo statuto che prevede diritti di prelazione e approvazione unanime dei soci. L’assemblea ha respinto il trasferimento, mantenendo la quota in una successione ancora aperta.

In questo quadro, la scelta di separare nettamente gli investimenti personali da Delfin assume un valore strategico. LMDV Capital consente a Leonardo Maria Del Vecchio di operare senza interferenze, preservando al contempo la governance della holding familiare.

Il caso Equalize e la tutela della reputazione

La figura di Leonardo Maria Del Vecchio è emersa anche in un contesto giudiziario legato al caso Equalize, società accusata di aver prodotto dossier e contenuti falsi attraverso l’uso di intelligenza artificiale. Del Vecchio ha dichiarato ai magistrati di essere stato vittima di una tentata estorsione, con la produzione di foto e materiali deepfake utilizzati per intimidire.

Le indagini hanno accertato la fabbricazione di immagini false e l’uso di tecniche di manipolazione digitale. Leonardo Maria Del Vecchio non risulta indagato e viene considerato parte lesa, rafforzando la propria posizione di difesa della privacy e della reputazione personale.

Questo episodio ha contribuito a consolidare l’attenzione verso un uso responsabile della tecnologia, tema centrale anche nella strategia editoriale che accompagna l’ingresso ne Il Giornale.