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La Rai attiva il canale 4K e Mediaset testa il DVB-I

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Qualcosa si muove nel panorama delle trasmissioni del Digitale Terrestre. Sia la Rai che Mediaset provano a portare elementi interessanti in un settore dove, da troppo tempo, si parla solo del cambio standard.

Novità interessanti arrivano nel panorama nazionale delle trasmissioni del digitale terrestre DDT. Lo switch-off è in corso e prevede il passaggio dallo standard DVB-T al DVB-T2 secondo le tempistiche aggiornate e consultabili qui.

Il tema è quello che abbiamo dettagliato già lo scorso anno e prevede il passaggio alla codifica MPEG-4. Lo scopo è rendere più efficiente la trasmissione dei dati e quindi utilizzare una quantità minore di banda nelle nuove frequenze dedicate al digitale terrestre. Si parla di nuove frequenze perché una parte di quelle utilizzate è stata ceduta agli operatori mobili del 5G.

Il dettaglio in questo approfondimento.

Andiamo con ordine e approfondiamo prima il caso Rai e poi quello Mediaset, tecnicamente diversi e anche in concorrenza in futuro.

Rai4K sul canale 101

Partiamo dicendo che tutto inizia con la decisione della Rai di trasmettere i Mondiali di calcio in Qatar in 4K su un canale del digitale terrestre, il 101 e non come canale 4K integrato nell’App Rai Play. I requisiti per vedere il canale 101 in 4K sono diversi. Si tratta infatti di un canale Digitale Terrestre che però sfrutta la connessione internet del TV per scaricare i contenuti. Ecco quindi che è necessario avere una TV connessa, ma non basta. Devono infatti essere soddisfatti i seguenti requisiti:

  • il TV deve essere compatibile con HbbTV 2.0.1;
  • deve supportare l’HEVC tramite HbbTV
  • deve essere identificato dal player Rai come TV 4K;
  • deve supportare tutti i DRM di protezione utilizzati.

Il primo requisito è soddisfatto dai TV più recenti almeno in teoria, ma può capitare di leggere nelle specifiche tecniche la conferma di compatibilità HbbTV senza la specifica esatta della versione. Purtroppo, per esempio, nei casi in cui la versione sia la 1.0.0 non sarà possibile vedere il canale Rai 4K perché è dalla versione 2.0.0 in poi che sono supportati i DRM, cioè la gestione dei diritti di visione che la Rai utilizza per la trasmissione delle partite dei Mondiali di Calcio.

Prima di arrivare alla questione DRM c’è da chiarire il tema HbbTV. Partiamo dalla codifica HEVC attraverso la piattaforma HbbTV. Tale codifica infatti è normalmente gestita dalla piattaforma Smart dei TV (quella sempre più aggiornata visto che gestisce le App di streaming più famose). Non è per nulla scontato che la TV sia in grado di decodificare il flusso video attraverso la (poco utilizzata) piattaforma HbbTV. Questo spiega perché alcuni utenti sono in grado di sentire l’audio della trasmissione 4K ma non vedono il video.

Un canale HbbTV è di fatto un’applicazione HTML che gira all’interno del browser del TV. Nel Browser c’è il cosiddetto User Agent che serve per identificare il TV. Se lo User Agent del TV non identifica il TV stesso come 4K il canale Rai non attiverà la visione. Purtroppo, ed è qui il nodo della questione, la Rai sta gestendo a mano la verifica sulle parole chiave presenti nello User Agent dei TV 4K. La lista è quindi in continua evoluzione. Se il vostro TV, alla data attuale, non vede il canale 4K il motivo potrebbe essere questo e non bisogna perdere le speranze.

Veniamo al quarto requisito, quello legato ai DRM.

Al momento della presentazione del canale Rai 4K sul canale 101 la Rai non utilizzava i DRM necessari per la trasmissione delle partite di calcio. Da quando ha inserito i DRM una grande percentuale di TV, che fino a quel momento consentivano la visione del canale, hanno smesso di farlo.

Il motivo è relativamente semplice: il flusso video viene codificato e protetto in partenza utilizzando come DRM PlayReady di Microsoft. Quando il segnale arriva sul TV il player web deve riprodurre il flusso della pagina internet con il browser del TV stesso. A conferma di ciò potete aprire da un PC/Mac il browser web ed andare a questo indirizzo:

http://www.replaytvmhp.rai.it/hbbtv/launcher/RemoteControl/index.html?delivery=2

Facendo salire il menù contestuale con la freccia si spostamento verso l’alto potrete navigare fino a trovare Rai4K e vedere da Browser cosa viene trasmesso. Insomma, per concludere, se manca il DRM giusto sulla TV, niente decodifica.

La gestione dei DRM

C’è anche da dire che la gestione dei DRM è tutt’altro che banale per i processori impiegati nelle SmartTV attuali. I DRM infatti in alcuni casi, anche se correttamente decodificati, danno origine a scatti molto fastidiosi nella trasmissione. Scatti che sono assenti, in assenza di DRM. Questi scatti sono inoltre proporzionali al bitrate della trasmissione. Per mitigare questo problema la Rai ha deciso di abbassare il bitrate con la conseguenza di degradare la qualità del segnale promesso. I processori dedicati a queste attività sulle moderne Smart TV non sono particolarmente evoluti e prestazionali e possiamo paragonarli a quelli di smartphone di fascia medio-bassa. Dargli in pasto anche queste attività, oltre alla gestione del sistema operativo, causa, come possiamo vedere, problemi diffusi.

Potrebbe sorgere in chi legge l’obiezione: ma se ho comprato un TV certificato con il bollino “lativù 4K” perché ho questi problemi? La risposta purtroppo è che il bollino certifica la compatibilità con lo standard utilizzato ma nel caso della Rai devono essere gestite delle accezioni attraverso lo User Agent, cosa non controllata dal rispetto dello standard. Sicuramente queste anomalie potranno essere sanate col tempo ma è un peccato non averle previste prima e fare una sperimentazione più ampia prima di pubblicizzare la novità.

Passiamo ora a quella che è appunto una sperimentazione da parte di Mediaset.

Mediaset testa il DVB-I

Durante la conferenza di Ultra HD Forum di Roma, Mediaset ha presentato il suo test del nuovo standard DVB-I. Si tratta di un sistema che consente una gestione ibrida dei canali miscelando nella stessa lista contenuti da digitale terrestre con altri in streaming da Internet.

Ma andiamo per gradi, partiamo dal fatto che Il DVB-I è lo standard della famiglia DVB per la distribuzione di contenuti via Internet. Mediaset aveva aderito alla sperimentazione iniziale. Possiamo pensare a questo standard come il concorrente del sistema utilizzato dalla Rai che abbiamo appena descritto. C’è però da dire che al momento non ci sono TV compatibili ecco perché la Rai ha fatto questa scelta.

Mediaset invece punta su questo standard per il futuro e vuole iniziare la sperimentazione nel 2023. Questi nuovi canali ibridi saranno integrati naturalmente nella lista canali al momento in cui effettueremo la sintonizzazione tradizionale dei canali TV. Una differenza interessante tra i due sistemi è che il DVB-I è in grado di funzionare anche senza collegare l’antenna mentre con l’HbbTV è necessario avere il segnale Digitale Terrestre per integrare lo streaming da internet. La sperimentazione, promette Mediaset, inizierà ad Aprile 2023 e saranno sicuramente coinvolti Canale 5, Italia 1 e Rete 4.

Dal punto di vista della qualità della trasmissione Mediaset conferma che non ci sono limiti se non la Banda a disposizione, quindi si prevede la risoluzione 4K con gamma dinamica HDR e l’audio anche Dolby Atmos.

Finalmente possiamo parlare di due novità tecniche nel panorama delle trasmissioni digitali terrestri italiane, vedremo quali saranno i frutti delle due diverse scelte tecniche. Quello che a nostro avviso conta di più è dare maggiori servizi all’utente e con minori barriere tecniche di accesso.


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Samsung svela il primo processore mobile da 3nm progettato con AI

Tempo di lettura: 2 minuti. Samsung ha introdotto il suo primo processore mobile da 3nm, utilizzando AI per migliorare il design e l’efficienza, promettendo rivoluzioni nelle prestazioni degli smartphone.

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Samsung ha annunciato un significativo progresso nella tecnologia dei processori mobili con il lancio del suo primo chip da 3nm, un risultato notevole grazie all’uso intensivo di strumenti di intelligenza artificiale (AI) sviluppati da Synopsys. Questo rappresenta un grande passo avanti nell’uso dell’AI per semplificare lo sviluppo dei chip, con il potenziale di rivoluzionare il futuro della potenza di elaborazione mobile.

Innovazioni nel Design del Chip

Il nuovo processore di Samsung è il primo system-on-chip (SoC) mobile realizzato utilizzando la tecnologia di processo all’avanguardia a 3nm. Questa tecnologia sfrutta i transistor a effetto di campo con gate-all-around (GAAFET), che offrono miglioramenti significativi in termini di prestazioni ed efficienza rispetto alle generazioni precedenti. Tuttavia, l’aspetto più rivoluzionario risiede nel processo di design stesso.

Ruolo dell’AI nella progettazione

Samsung ha collaborato con Synopsys per utilizzare i loro strumenti di automazione della progettazione elettronica alimentati da AI, noti come Synopsys.ai. Questi strumenti impiegano algoritmi di machine learning per automatizzare varie fasi della progettazione dei chip, dall’architettura fisica alla verifica. Questi compiti, tradizionalmente gestiti interamente da ingegneri umani, possono ora essere ottimizzati significativamente.

Efficienza e prestazioni migliorate

Per il nuovo processore da 3nm di Samsung, l’AI ha giocato un ruolo cruciale nell’ottimizzazione del layout del chip. Il software Fusion Compiler di Synopsys ha semplificato questo processo, risparmiando potenzialmente settimane di lavoro manuale al team di Samsung. I risultati sono notevoli: il SoC progettato con AI vanta un aumento della frequenza della CPU di 300MHz e una riduzione del 10% nel consumo energetico, risultati impressionanti considerando le complessità della tecnologia a 3nm.

Prospettive Future nella Progettazione dei Chip

Questo sviluppo rappresenta un passo avanti significativo per Samsung e per l’industria dei semiconduttori nel suo complesso. Dimostra il potenziale dell’AI per accelerare i processi di progettazione di chip complessi, in particolare per tecnologie all’avanguardia come la fabbricazione GAAFET a 3nm. Mentre i dettagli specifici sulla tecnologia 3nm utilizzata rimangono non divulgati, si specula che potrebbe trattarsi di un nodo SF3 di seconda generazione. Quest’avanzamento promette di rivoluzionare le prestazioni e l’esperienza utente degli smartphone nei prossimi anni, segnando un’era nuova di potenza di elaborazione mobile ottimizzata dall’intelligenza artificiale.

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Perde una sessione FireFox di 7470 schede: salvato dalla community

Tempo di lettura: 2 minuti. Un utente di Firefox recupera oltre 7,470 schede grazie alla comunità online e alle efficaci funzionalità di gestione della memoria del browser.

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Una storia sorprendente è emersa recentemente da un utente di Firefox, Hazel, che ha perso una sessione di navigazione contenente oltre 7470 schede aperte negli ultimi due anni. Questo incidente potrebbe sembrare un incubo per molti, ma fortunatamente è stato risolto grazie alla comunità online che ha aiutato a recuperare i dati.

Il recupero dei Tab

Hazel ha descritto la sua esperienza come un viaggio nella memoria, dove le schede aperte rappresentavano un archivio delle sue attività, interessi e pensieri nel tempo. La perdita di queste schede è stata avvertita come la perdita di una parte di sé stessa, ma grazie al suggerimento di un membro della comunità su come ripristinare una sessione precedente dal cache dei profili di Firefox, è riuscita a recuperare tutto in meno di un minuto.

Prestazioni e Gestione della Memoria

Nonostante il numero elevato di schede, Hazel ha riferito che l’impatto sulla memoria del suo computer è marginale. Firefox gestisce efficientemente le schede non utilizzate mettendole in “sleep” per risparmiare memoria, una funzionalità chiamata “Tab Unloading” introdotta con Firefox 93 nel 2021 e riesce a tollerare anche più di 7470 schede aperte. Questo approccio contrasta con l’idea comune che avere molte schede aperte possa rallentare significativamente un sistema.

Innovazioni future e concorrenza

Mozilla ha annunciato l’introduzione di una nuova funzionalità di organizzazione dei tab che faciliterebbe la gestione di centinaia o migliaia di schede. Questo segue le orme di Chrome ed Edge, che hanno recentemente implementato funzionalità di organizzazione dei tab basate sull’intelligenza artificiale, permettendo agli utenti di raggruppare le schede aperte in base al loro contenuto con pochi clic.

Il caso di Hazel evidenzia non solo l’attaccamento emotivo che gli utenti possono avere con la loro esperienza di navigazione, ma anche l’efficacia delle funzionalità di gestione della memoria di Firefox. Mentre Mozilla si prepara a lanciare nuove funzionalità per migliorare ulteriormente l’esperienza utente, gli appassionati di tecnologia dovrebbero restare sintonizzati per vedere come queste innovazioni si confrontano con le offerte dei concorrenti.

Questo episodio dimostra l’importanza delle comunità online e della tecnologia sofisticata di gestione dei browser nella risoluzione di problemi che potrebbero sembrare insormontabili, evidenziando il valore dell’assistenza di una community e dell’innovazione tecnologica.

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Passkey di Google sostituiscono le Password

Tempo di lettura: 2 minuti. Google passkey promette un futuro senza password, offrendo un metodo di autenticazione più semplice e sicuro per gli utenti.

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Google Passkey
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Google ha compiuto un grande passo avanti nell’evoluzione dell’accesso sicuro con l’introduzione dei passkey, una nuova standardizzazione che promette di rendere l’autenticazione più semplice e sicura. Con oltre un miliardo di autenticazioni attraverso i passkey e più di 400 milioni di account Google che ne hanno fatto uso, questa innovazione si pone come un’alternativa concreta alle tradizionali password.

Che cos’è una Passkey?

La passkey è una forma di autenticazione che elimina la necessità di memorizzare e inserire password complesse. Google, in collaborazione con altri giganti tecnologici come Apple e Microsoft, ha sviluppato i passkey per facilitare un accesso sicuro e resistente al phishing, integrabile sia su dispositivi mobili che su desktop. Questa tecnologia consente agli utenti di autenticarsi tramite un PIN dello schermo del dispositivo o metodi biometrici come l’impronta digitale o il riconoscimento facciale.

Vantaggi dei Passkey rispetto alle Chiavi di Sicurezza

I passkey sono evoluti dalle chiavi di sicurezza, offrendo i medesimi benefici di sicurezza ma con un’esperienza utente semplificata. Possono fungere sia da primo che da secondo fattore di autenticazione, consentendo agli utenti di saltare l’inserimento della password. Questo significa che i passkey possono essere archiviati direttamente su una chiave di sicurezza, migliorando ulteriormente la postura di sicurezza.

Impatto sui Google Workspace e APP

Per gli amministratori di Google Workspace, è possibile configurare i passkey per gli account utente, mantenendo l’opzione di autenticazione della password come impostazione predefinita, ma con la possibilità di permettere l’accesso solo con passkey. Inoltre, i partecipanti al Programma di Protezione Avanzata (APP) possono ora utilizzare i passkey per l’iscrizione, pur mantenendo l’obbligatorietà di presentare due chiavi di sicurezza.

L’introduzione dei passkey da parte di Google segna un passo importante verso la fine dell’era delle password, spianando la strada a un futuro di autenticazione più sicuro e senza frizioni. Questa tecnologia non solo migliora la sicurezza degli utenti riducendo il rischio di phishing, ma semplifica anche l’accesso quotidiano a servizi e applicazioni.

L’evoluzione dei passkey di Google rappresenta un cambiamento significativo nel modo in cui gli utenti accederanno ai servizi online in futuro, rendendo l’esperienza non solo più sicura ma anche più intuitiva.

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