Sicurezza Informatica
ACN e il viaggio in Israele: speriamo abbia studiato il “modello” cibernetico
L’ACN ha raggiunto un obiettivo di primissimo ordine dal punto di vista delle relazioni internazionali. L’Ente Governativo è stato invitato a sedere in un panel al convegno annuale Cyber di Tel Aviv. Non solo un viaggio di studio e di piacere, ma un posto sul palco tra le migliori aziende del mondo e soprattutto nella capitale dell’intelligence cibernetica mondiale. Non solo software scandalosi che hanno messo in difficoltà le Big Tech statunitensi, ma anche le speciali infrastrutture cibernetiche al servizio del paese dilaniato da anni da conflitti interni ed una guerra oltre ogni limite.
Quello che sorprende più di tutti non è solo il modello di business e di contrasto al terrorismo messo in piedi dal prezioso sistema di intelligence, ma è il modo con cui viene trattata la cybersecurity. Un telefono matrix pronto a ricevere segnalazioni da parte dei cittadini, l’opposto di chi in Italia, invece, abbia messo
Una mappa delle minacce informatiche in tempo reale, con informazioni lampeggianti su potenziali attacchi in tutto il mondo, viene visualizzata su un grande schermo in una stanza di Be’er Sheva, una città biblica nel sud di Israele che ora è un centro di sicurezza informatica ad alta tecnologia del Paese. Da qui funziona l’Israeli Cyber Emergency Response Team (CERT-IL), che combatte le minacce e gli attacchi informatici. L’unità opera sotto la Direzione nazionale israeliana per la cibernetica, incaricata di proteggere il cyberspazio di Israele. L’INCD è il consulente del Primo Ministro israeliano per tutte le questioni relative al cyber.
Cupola cibernetica in costruzione
La cupola di ferro di Israele è stata un’armatura contro i razzi lanciati da Hamas. Ora il Paese sta progettando uno scudo per proteggere il suo spazio cibernetico da attacchi mortali nel mondo virtuale in grado di paralizzare le infrastrutture critiche e i servizi essenziali. Il robusto meccanismo che fungerà da scudo virtuale è stato chiamato “cupola cibernetica”. Spiegando il concetto, Gaby Portnoy, direttore generale della Direzione nazionale israeliana per la cibernetica, ha dichiarato a India Today: “Questo meccanismo migliorerà la sicurezza informatica a livello nazionale. Tutte le organizzazioni, pubbliche e private, lavoreranno insieme. Il mio obiettivo non è costruire la nostra cupola cibernetica, ma cupole cibernetiche per il mondo. È uno sforzo nazionale e internazionale”.
Linea di assistenza informatica 24×7
Nell’ambito della strategia di lotta agli attacchi informatici, Israele dispone di una linea telefonica 119, alla quale i civili possono rivolgersi per registrare i reclami relativi agli attacchi informatici. L’organismo lavora in piena collaborazione con l’industria e i civili. “Riceviamo quasi 20.000 chiamate all’anno. Per un Paese come l’India non sono molte, ma per noi sono tantissime. Diventa un punto di partenza per indagare sui casi di attacco informatico”, ha detto Portnoy. Il punto di vista della cooperazione internazionale in questo campo è condiviso da altri. Robert Silvers, sottosegretario per le politiche del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti, intervenendo a una delle sessioni del Cybertech, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di un cambiamento radicale, non possiamo farlo da soli. È indispensabile la collaborazione tra i diversi governi e tra questi e l’industria”.
L’Israel National Cyber Directorate ha sventato circa 1.000 grandi attacchi informatici che avrebbero potuto causare danni diffusi e sostanziali all’economia israeliana, ha dichiarato Portnoy intervenendo all’evento annuale CyberTech Global a Tel Aviv. “Il cyberspazio israeliano subisce attacchi come gli altri Paesi del mondo, con la differenza che noi abbiamo anche l’Iran. Abbiamo l’Iran in cima a tutti, che conduce una campagna aggressiva e orchestrata contro il cyberspazio di Israele. Ma la nostra difesa è forte come sempre. Vediamo come funzionano, spesso senza successo”, ha dichiarato durante l’evento che ha visto la partecipazione di oltre 20.000 persone provenienti da 90 Paesi e 257 relatori.
“Come nel mondo dell’antiterrorismo e del controspionaggio”, ha detto Portnoy, “il pubblico in generale non sa degli attacchi che interrompiamo e degli aggressori che subiscono il colpo. Il nostro lavoro consiste nel prevenire migliaia di attacchi all’anno che, se avessero successo, causerebbero danni per milioni di dollari. Per la maggior parte del tempo, il nostro lavoro viene svolto dietro le quinte”. I funzionari attribuiscono l’individuazione degli attacchi informatici alla linea telefonica 119, alla solida ricerca condotta dal mondo accademico e dalle forze armate israeliane e alla sinergia tra il governo e l’industria privata che lavorano sulla sicurezza informatica. L’impulso alla sicurezza informatica ha fatto sì che oltre il 40% degli investimenti delle aziende informatiche nel mondo sia in Israele.
Hub informatico
Il Cyber Park di Be’er Sheva, dove ha sede il CERT, è il cuore dell’ecosistema tra aziende high tech, università, governo e industria informatica. All’interno del cyber tech park sono presenti anche tre arene per l’innovazione, specificamente rivolte all’esplorazione di modi innovativi di affrontare le nuove minacce informatiche nei settori dei trasporti, del fintech e dell’energia.
Il CERT dispone di cinque sotto-centri dedicati a diversi settori e destinatari, che operano 24 ore su 24. Le informazioni fornite forniscono una visione macroscopica delle minacce e degli attacchi informatici in Israele.
Il centro principale è il centro nazionale di gestione degli incidenti. Il centro, che opera 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, riceve regolarmente rapporti su attacchi informatici, minacce e vulnerabilità.
Sicurezza Informatica
Operazione Polo Est: smantellato Gruppo di esperti in Truffe Online
Tempo di lettura: 2 minuti. La Polizia Postale smantella un gruppo criminale specializzato in truffe online attraverso email di spoofing. Scopri i dettagli dell’operazione Polo Est e le azioni intraprese.
La Polizia Postale, attraverso l’operazione “Polo Est”, ha smantellato un gruppo criminale specializzato in truffe online che utilizzava email di spoofing per ingannare le vittime con false accuse di reati gravi, come la gli abusi sui minori. L’operazione, coordinata dalla procura di Bergamo e condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica per la Lombardia, è scaturita dalla denuncia di un cittadino italiano residente in Cina, truffato per oltre 117mila euro.
Dettagli dell’operazione
L’indagine ha avuto origine dalla denuncia di una vittima che aveva ricevuto un’email recante il logo della Polizia Postale e la firma di un funzionario di polizia in pensione, accusandolo di reati di collegati all’abuso di minori online. Dopo aver subito vessazioni e temendo per la propria reputazione, la vittima ha pagato diverse “multe” per un totale di oltre 117mila euro prima di rendersi conto della truffa e rivolgersi alla Polizia Postale.
Smantellamento del Gruppo Criminale
L’operazione ha permesso di identificare i membri del gruppo criminale, con base logistica nella provincia di Bergamo. Gli investigatori hanno eseguito 12 perquisizioni nei confronti di un cittadino italiano e di altre 11 persone straniere, di età compresa tra i 25 e i 54 anni. Durante le perquisizioni, sono state sequestrate diverse documentazioni relative alle movimentazioni di denaro provenienti dalle vittime e attività di riciclaggio dei proventi illeciti.
Analisi dei Dispositivi Informatici
L’analisi dei dispositivi informatici, condotta sul posto dagli agenti della Polizia Postale di Milano, ha rivelato dettagli sulle conversazioni con le vittime e sui movimenti di denaro. Queste prove hanno confermato l’attività dei truffatori e la loro capacità di contattare le potenziali vittime utilizzando una falsa identità. L’operazione Polo Est rappresenta un significativo successo nella lotta contro le truffe online. Grazie all’intervento tempestivo della Polizia Postale, è stato possibile identificare e smantellare un gruppo criminale che operava attraverso sofisticate tecniche di spoofing via email, proteggendo così numerose potenziali vittime da ulteriori frodi.
Sicurezza Informatica
USA nordcoreani lavorano nell’IT e finanziano armi
Tempo di lettura: 2 minuti. Cinque individui accusati di schemi informatici per finanziare il programma di armi nucleari della Corea del Nord, con conseguenze legali significative. Scopri i dettagli delle accuse e delle sanzioni.
Le autorità statunitensi hanno incriminato cinque individui coinvolti in schemi informatici volti a generare entrate per il programma di armi nucleari della Corea del Nord. Questi schemi prevedevano la frode identitaria e l’infiltrazione nei mercati del lavoro statunitensi per ottenere lavori IT remoti. Tra gli arrestati, una cittadina americana, un uomo ucraino e tre cittadini stranieri sono accusati di diverse attività criminali, tra cui frode e riciclaggio di denaro.
Arizona: accusata di aiutare Nordcoreani per lavori IT remoti
Christina Marie Chapman, 49 anni, di Litchfield Park, Arizona, è stata accusata di aver aiutato cittadini nordcoreani a ottenere lavori IT remoti presso oltre 300 aziende statunitensi, generando milioni di dollari per il programma di missili balistici della Corea del Nord.
Dettagli dello schema
Secondo l’accusa federale, Chapman ha raccolto 6,8 milioni di dollari in questo schema, fondi che sono stati incanalati verso il Dipartimento dell’Industria delle Munizioni della Corea del Nord, coinvolto nello sviluppo di missili balistici. Lo schema prevedeva l’uso delle identità di più di 60 persone residenti negli Stati Uniti per ottenere lavori IT per cittadini nordcoreani presso oltre 300 aziende statunitensi.
Metodi utilizzati
Chapman e i suoi co-cospiratori avrebbero utilizzato informazioni personali compromesse per ottenere questi lavori e hanno gestito un “laptop farm” presso una delle sue residenze per far sembrare che i dipendenti nordcoreani lavorassero dagli Stati Uniti. I laptop venivano forniti dai datori di lavoro e i lavoratori utilizzavano proxy e VPN per apparire come se si connettessero da indirizzi IP statunitensi. Chapman riceveva anche gli stipendi dei dipendenti presso la sua abitazione.
Impatto e conseguenze
Questo complotto ha colpito una varietà di settori, tra cui un’importante rete televisiva nazionale, una principale azienda tecnologica della Silicon Valley, un produttore di difesa aerospaziale, un’iconica casa automobilistica americana, una catena di vendita al dettaglio di alta gamma e una delle aziende di media e intrattenimento più riconoscibili al mondo, tutte Fortune 500.
Nicole Argentieri, capo della Divisione Criminale del Dipartimento di Giustizia, ha sottolineato che questi crimini hanno beneficiato il governo nordcoreano, fornendo un flusso di entrate e, in alcuni casi, informazioni proprietarie rubate dai co-cospiratori. Chapman è stata arrestata mercoledì e, se condannata, potrebbe affrontare fino a 97,5 anni di carcere. In un caso correlato, un uomo ucraino, Oleksandr Didenko, è stato accusato di un complotto simile e potrebbe affrontare fino a 67,5 anni di carcere.
Sicurezza Informatica
Norvegia raccomanda di sostituire le VPN SSL
Tempo di lettura: 2 minuti. Il Centro Nazionale per la Sicurezza Informatica della Norvegia raccomanda di sostituire le VPN SSL con IPsec per prevenire violazioni di sicurezza.
Il Centro Nazionale per la Sicurezza Informatica della Norvegia (NCSC) ha raccomandato di sostituire le soluzioni SSL VPN/Web VPN con alternative più sicure a causa della continua sfruttamento delle vulnerabilità associate a questi dispositivi di rete.
Raccomandazioni e tempistiche
L’NCSC consiglia alle organizzazioni di completare la transizione entro il 2025, mentre quelle soggette alla “Safety Act” o che operano in infrastrutture critiche dovrebbero adottare alternative più sicure entro la fine del 2024. La raccomandazione principale è di passare a Internet Protocol Security (IPsec) con Internet Key Exchange (IKEv2).
Problemi delle VPN SSL
Le VPN SSL/WebVPN forniscono accesso remoto sicuro utilizzando i protocolli SSL/TLS, creando un “tunnel di crittografia” tra il dispositivo dell’utente e il server VPN. Tuttavia, le implementazioni di SSLVPN non seguono uno standard unico, portando a numerose vulnerabilità sfruttate dai hacker per violare le reti. Esempi recenti includono le vulnerabilità di Fortinet e Cisco sfruttate da gruppi di hacker come Volt Typhoon e le operazioni di ransomware Akira e LockBit.
Vantaggi di IPsec con IKEv2
IPsec con IKEv2 offre maggiore sicurezza crittografando e autenticando ogni pacchetto di dati e riducendo il margine di errore di configurazione rispetto alle soluzioni SSLVPN. Anche se IPsec non è privo di difetti, rappresenta una riduzione significativa della superficie di attacco per incidenti di accesso remoto sicuro.
Misure proposte
Le misure proposte includono:
- Riconfigurazione o Sostituzione delle Soluzioni VPN Esistenti: Migrare tutti gli utenti e i sistemi al nuovo protocollo.
- Disabilitazione delle Funzionalità SSLVPN: Blocco del traffico TLS in ingresso.
- Autenticazione Basata su Certificati: Migliorare l’autenticazione per l’accesso remoto.
Misure temporanee
Per le organizzazioni che non possono adottare immediatamente IPsec con IKEv2, l’NCSC suggerisce misure temporanee come il logging centralizzato delle attività VPN, restrizioni geografiche rigorose e il blocco dell’accesso da provider VPN, nodi di uscita Tor e provider VPS.
L’NCSC ha emesso queste raccomandazioni per migliorare la sicurezza delle reti aziendali e prevenire ulteriori violazioni. L’adozione di soluzioni più sicure come IPsec con IKEv2 rappresenta un passo importante per proteggere le infrastrutture critiche e i dati sensibili dalle minacce informatiche.
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