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Inchieste

Social Network: dopo dati gratis, ora sono bancarelle del torrone

Tempo di lettura: 7 minuti. I social cambiano registro e si fanno pagare. Cala il loro potere, ma aumenta la censura per gli utenti in cambio di una profilazione sempre più accurata che alimenta i motori di intelligenza artificiale da loro sviluppati

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Il mondo dei social network ha finalmente subito la trasformazione che tutti aspettavamo ed assumono sempre più le sembianze di imprese che esigono di monetizzare al massimo i contenuti ed i servizi offerti sulle proprie piattaforme.

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E’ una scelta dovuta dopo che tanti anni, piattaforme come Facebook, Twitter LinkedIn e Snapchat non hanno trovato più centralità nell’individuare nei loro utenti la vera fonte di ricchezza. Se prima le piattaforme erano completamente gratuite tutto questo è stato possibile perché conveniva acquisire dati e rivenderli mentre oggi l’oro blu del nuovo secolo in realtà è una fonte simile di cui si ha bisogno ma in un modo sempre più calibrato per evitare confusione negli algoritmi futuri.

Bisogna perfezionare la profilazione

Proprio questo è il motivo per il quale sono tante, troppe, le aziende che possiedono i dati di nuovi utenti e che sono costrette a perfezionare la profilazione in modo effettivo ed accurato. Proprio per questo motivo sono disposte anche a rinunciare ad utenti saltuari che non sono fidelizzati al servizio offerto.

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Altro aspetto da non sottovalutare è proprio questo, i costi sostenuti dalle piattaforme in giro per il mondo sul controllo dei contenuti non valgono la pena dal punto di vista economico e le stesse piattaforme hanno mostrato poca capacità nel contenere pericoli come il compimento di crimini informatici e la tutela dei minori spesso fallita proprio grazie agli algoritmi sbagliati.

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Lo scenario al quale stiamo assistendo è quello dove le piattaforme hanno iniziato a copiarsi tra loro ed a provare di fornire servizi simili. Il caso di Meta è lampante: Una società che per anni ha spinto il Metaverso, solo oggi si è resa conto che la realtà attuale è ben distante da quella virtuale dove il visionario Zuckerberg vorrebbe che ognuno degli utenti del suo social possegga visori per entrare nel suo mondo “aumentato” ed ha iniziato ad implementare il suo ambiente social con spezzoni di codice presi da una parte e dall’altra dei competitor.

Che cos’è il metaverso?

L’informazione censurata perchè problematica ed irrilevante

Mettiamoci anche il contesto geopolitico attuale dove una situazione di guerra ai confini con l’occidente, sia geofisici sia economici, necessità maggiore controllo delle informazioni e questo rende una attuazione di norme sempre più stringenti per quel che concerne la gestione dei contenuti di informazione e che hanno evidenziato un sistema di censura ad oggi visibile, seppur sia emerso dopo diverse inchieste giornalistiche che hanno scoperto algoritmi capaci di gettare nell’oblio i contenuti sgraditi a determinati indirizzi politici oppure sono apparsi in seguito ad attacchi hacker o soffiate dall’interno dei pannelli di gestione utente che hanno evidenziato più volte la capacità delle piattaforme di interagire manualmente su pressione delle agenzie di sicurezza governative.

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Ad accelerare questo processo di taglia e cuci è responsabile il Digital Services Act varato dall’Unione Europea che, oltre all’area territoriale dei cinque occhi (Canada, Nuova Zelanda, Australia, USA e Australia), rappresenta il mercato più florido per le big tech statunitensi nel campo dei social media stessi. Il primo effetto è stato quello di assistere alla congiunta operazione di marketing sia di Meta sia di Twitter sia di Snapchat nell’iniziare a vendere la verifica del profilo in cambio della spunta blu.

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E non è una pura coincidenza il fatto che a garantire maggior controllo sui propri profili, da parte di attacchi informatici alle stelle, e maggiore moderazione dei contenuti sia un servizio “reso in modo “venduto” come garantito proprio a coloro che pagano la quota mensile di iscrizione alla piattaforma.

Quello che però non è chiaro è se le regole di visibilità saranno eque oppure se vi saranno utenti graditi ed altri meno che oggi non pagano, ma che in futuro saranno costretti a farlo per non restare confinati nella loro cerchia.

Copiarsi a vicenda per “ingabbiare” i propri utenti

Twitter in questi giorni sta subendo una grande trasformazione con un riposizionamento che comprende un potente rebranding del marchio in X, sia Facebook che Snapchat hanno in realtà iniziato ad occupare aree di mercato che prima contraddistinguevano altre piattaforme replicandosi. La stessa Twitter, ad esempio, da una forma testuale è passato a prediligere maggiore priorità ai contenuti audio-video ed ha assunto la carica di CEO una donna, Linda Yaccarino, che proviene dal mondo della pubblicità televisiva proprio per incamerare quanti più sponsor da associare a contenuti esclusivi in dotazione alla piattaforma come nel caso dell’ex anchor man di Fox News Tucker Carlson. La stessa Facebook in questi anni ha consentito che sulle proprie pagine venissero consentiti solo determinati contenuti che rispondevano a dei principi ideologici spacciati sottoforma di “idoneità” e che in queste ore ha lanciato un programma di monetizzazione dei contenuti in favore dei suoi creators.

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Anche per i programmi di messaggistica come Telegram e WhatsApp, c’è una corsa ad essere quasi sempre più simili. Il caso dell’app di Meta è lampante perchè nell’ultimo anno ha annunciato nuovi servizi scopiazzati da Telegram e su cui c’è un dibattito acceso basato sulle provocazioni degli americani che riguardano il servizio di crittografia venduto come sicuro dal russo.

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I social scaricano l’informazione dopo averla impoverita

Parliamo della stessa monetizzazione che può essere interrotta secondo gli ultimi dispositivi di legge sia del Digital Service Act sia del Codice di Condotta di Informazione che addirittura va a colpire le testate giornalistiche regolarmente registrate e che svolgono un’attività di informazione spesso bollata come controinformazione o addirittura falsa perchè “destituita di fondamento”.

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Un cambiamento radicale necessario per stabilire quel confine dove le piattaforme social non possono più lavarsi le mani dei contenuti che ospitano ed allo stesso tempo guadagnano maggiore potere nel bollarli come disinformazione o addirittura necessitano di essere censurati preventivamente perchè le informazioni che riportano, seppur argomentate, minano quelli che oggi vengono definiti interessi di sicurezza nazionale nei quali ricade l’omologazione del messaggio governativo per il “bene della popolazione”.

Gli esperimenti sono partiti con il Covid e le elezioni americane per poi stabilire un confine netto con la guerra abolendo di fatto il concetto secondo cui si può dire tutto quello che si pensa sui social network.

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Eppure il sogno di Mark Zuckerberg è sempre stato quello di non occuparsi della gestione delle notizie che circolano sul suo social, ma se fosse realmente così sarebbe addirittura un toccasana per il mondo dell’informazione che ha in questi anni vissuto una vera e propria dipendenza dalla visibilità delle piattaforme social dove si sono annidati degli organi di controllo, a tratti censori, composti dai cacciatori di bufale meglio definiti come Fact Checkers. E’ preoccupante il fatto che per anni i media abbiano dovuto investire attraverso queste piattaforme per la propria visibilità pagando delle sponsorizzate che costano più di quanto si riesce ad incamerare dal punto di vista pubblicitario se ci si occupa di informazione legata alla politica, internazionale e locale, e alla cronaca.

Per quelli che fanno dell’informazione la missione prima ancora di un business, la vita sarà molto più difficile i prossimi anni e questo è un chiaro messaggio per coloro che non vogliono assolutamente cedere ai contenuti sponsorizzati o a televendite mascherate da articoli con cui cedono la propria linea editoriale ad un mercato pubblicitario indirizzato a valori che non sempre richiedono una ricerca della verità, a tratti scomoda, bensì al prodotto da vendere.

Dopo i nostri dati è il momento delle nostre personalità

E mentre noi attendiamo l’inserimento di applicativi più stringenti di intelligenza artificiale, non siamo consapevoli del fatto che in realtà stiamo già cedendo il nostro modo di essere ad algoritmi capaci di poter acquisire i nostri linguaggi variegati per fornire un prodotto sempre più “attento “umano”. La dimostrazione di quanto scritto sta nel fatto che Elon Musk ha “chiuso” Twtitter X alla comunità OSINT per bloccare le attività di scraping dei tweet, utili ai grossi colossi come Google e OpenAI per immettere nei loro modelli di addestramento miliardi di dati utili a rendere fluido e discorsivo il LLM che restituisce un linguaggio naturale e umano ai fruitori dei loro sevizi di chat bot.

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Internet diventa sempre più piccolo

Un dato questo che passa inosservato agli utenti, annebbiati da blocchi inutili come quello delle Autorità Garanti sulla Protezione dei Dati sia perchè inefficaci sia perchè arrivati come sempre in ritardo quando molti applicativi sono stati già formati. Se l’intelligenza artificiale è la nuova frontiera, la battaglia ai grandi schemi prosegue il processo di cinturificazione di Internet, che restringe lo spazio cibernetico ai suoi utenti costretti oramai a scegliere la nave da frequentare e a cui affidarsi senza salpare nel mare più profondo. Proprio per questo, Elon Musk prova a creare una bancarella del torrone stile cinese dove fornirà tutti i servizi possibili, compresi i pagamenti elettronici e le semplici telefonate, mentre Mark Zuckerberg ha in caldo il progetto del Metaverso ad oggi impossibile per via della scarsa diffusione dei visori e della penuria di materie prime che servono a realizzarne a milioni con il fine di aumentare la penetrazione del suo prodotto e renderlo di massa. Immaginate uno spazio sempre più ristretto dove cercare informazioni su un motore di ricerca diventa sempre più difficile, dove le notizie diventano sempre più risicate dal punto di vista storico e si viene costretti a frequentare luoghi chiusi dove girano notizie scelte a monte e informazioni utili a non destabilizzare le attività politiche in essere nella vita reale.

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Conclusioni

Come tutti i grandi processi decisi dall’1% della popolazione, il restante 99% non potrà nulla dinanzi alle “sfide” che cambieranno una volta e per sempre il mondo di Internet. Da fonte di informazione ad ambiente sempre più ristretto con la scusa della sicurezza garantita da crimini e da informazioni false. C’è sempre però una domanda:

chi controlla il controllore?

Inchieste

Terrore in Campania: dati sanitari di SynLab nel dark web

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Synlab Campania BlackBasta
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BlackBasta ha pubblicato i dati esfiltrati nell’attacco informatico riuscito contro Synlab Italia dove il colosso tedesco è stato colpito nelle sedi della Campania ed i dati dei pazienti sono stati resi disponibili dalla ransomware gang russa. Un disastro annunciato dopo che si è appresa la volontà della multinazionale di non pagare riscatto così come previsto dalla procedura internazionale che vieta alle vittime di recuperare i propri dati alimentando il crimine informatico globale.

Matrice Digitale ha dedicato una serie di approfondimenti sulla vicenda e, pur non essendo entrata in possesso dei dati visualizzati già da circa 4000 persone all’interno della piattaforma dark web dei criminali, ha potuto constatare che la maggior parte delle informazioni riguardano le sedi della Campania sia lato sedi sia fornitori sia pazienti. Un’altra informazione che potrebbe essere utile ed anche allo stesso tempo rincuorante per tutti i pazienti coinvolti, è che la dimensione dei dati non è scaricabile da chiunque visto il tera e mezzo di gigabyte necessari per portare a termine il download completo. Un altro punto di favore in questa terribile vicenda è il fatto che il server sembrerebbe essere poco capace di distribuire simultaneamente la grande mole di informazioni che BlackBasta ha messo a disposizione di tutti coloro che ne hanno accesso attraverso il link dark web.

Qual è stata la reazione dell’azienda ?

SynLab ha annunciato di non voler pagare il riscatto e di essere stata vittima da di un attacco matrice russa, aspetto ininfluente quando si parla di crimine informatico, e di essere in contatto costantemente con le Autorità. Almeno loro hanno acquisito tutte le informazioni esfiltrate dagli aguzzini. L’azienda promette e si impegna nel comunicare, così come previsto da legge vigente, ad ogni singolo paziente l’eventuale esposizione in rete. I risvolti della vicenda però non sono positivi per l’azienda nonostante abbia agito secondo procedure. Dal punto di vista della credibilità e della fiducia dei clienti, quest’ultimi continueranno ad avvalersi delle prestazioni private e convenzionate, ma all’orizzonte si configura una sanzione salata da parte del Garante della Privacy che si spera sia utile nel sensibilizzare gli altri colossi del nostro paese nel correre ai ripari prima di un attacco informatico.

Non basteranno, purtroppo, gli avvisi dell’azienda circa la perseguibilità penale di coloro che entreranno in possesso dei dati per motivi di ricerca, di business o di ulteriori crimini informatici.

Cosa abbiamo imparato da quest’attacco?

Tra le varie criticità emerse in queste settimane c’è quella di attivarsi predisponendo al meglio le proprie infrastrutture per ripristinare quanto prima i servizi dopo un attacco informatico, a maggior ragione quando riguardano settori vitali, ma allo stesso tempo c’è l’esigenza di implementare tecnicamente una infrastruttura di rete che in caso negativo possa essere penetrata in parte perché strutturalmente composta da più sezioni. Da quello che è accaduto, non è ancora chiaro se solo l’intera Campania sia stata compromessa da BlackBasta nell’attacco a Synlab, in attesa di ulteriori risvolti potenzialmente possibili anche in altre regioni dove la società multinazionale tedesca ha ereditato anamnesi intere di una buona fetta della popolazione italiana attraverso in seguito alle acquisizioni di quelli che un tempo erano i centri di analisi e diagnostica più importanti del territorio.

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Inchieste

Melinda lascia la Bill Gates Foundation e ritira 12,5 Miliardi di Dollari

Tempo di lettura: 5 minuti. Melinda French Gates lascia la Gates Foundation, portando con sé 12,5 miliardi di dollari per le sue iniziative filantropiche

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Melinda French, Bill Gates, Epstein
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Melinda French Gates ha annunciato il suo ritiro dalla Bill and Melinda Gates Foundation, portando con sé un capitale di 12,5 miliardi di dollari. Questa decisione arriva tre anni dopo il suo annuncio di separazione da Bill Gates, il cofondatore di Microsoft.

Dettagli della transazione

Melinda ha comunicato che investirà i 12,5 miliardi di dollari in iniziative filantropiche personali, focalizzate principalmente sul supporto a donne e famiglie. Le disposizioni per questo trasferimento di fondi sono state già messe in atto. In seguito alla sua uscita, la fondazione subirà anche un cambio di nome da Bill and Melinda Gates Foundation a Gates Foundation, un titolo già in uso non ufficiale per brevità e chiarezza. Bill Gates rimarrà l’unico amministratore della fondazione.

Impatto e prospettive future

La Gates Foundation, una delle maggiori organizzazioni filantropiche private del mondo, detiene un patrimonio di 75,2 miliardi di dollari e ha contribuito con 77,6 miliardi di dollari a vari progetti nel corso di quasi tre decenni, con un focus particolare su progetti medici. Melinda French Gates, dal canto suo, continua il suo impegno per la promozione delle opportunità per donne e minoranze negli Stati Uniti tramite la sua iniziativa Pivotal Ventures, fondata nel 2015.

Dalla medicina alla rappresentanza femminile

Pivotal Ventures è un’impresa di investimento e incubazione fondata da Melinda French Gates nel 2015. La missione di questa organizzazione è accelerare il progresso sociale negli Stati Uniti, rimuovendo le barriere che impediscono alle persone di realizzare il loro pieno potenziale. Pivotal Ventures opera attraverso investimenti ad alto impatto, partenariati e iniziative di advocacy, focalizzandosi in particolare sul potenziamento delle donne e delle minoranze.

Le attività di Pivotal Ventures sono diverse e comprendono sia il sostegno a iniziative volte a promuovere la diversità e l’inclusione nei settori della tecnologia e della politica, sia l’investimento in soluzioni innovative che mirano a risolvere problemi sociali complessi. L’organizzazione lavora in stretta collaborazione con altri filantropi, fondazioni e aziende per creare un impatto duraturo e significativo. Tra le iniziative di spicco vi sono programmi per aumentare la rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership e per sviluppare strumenti educativi e risorse che supportano i giovani svantaggiati. Pivotal Ventures si impegna così a creare un futuro più equo e inclusivo, utilizzando una combinazione di capitali privati e collaborazione pubblica per catalizzare il cambiamento sociale.

Filantropia o elusione fiscale?

Non ci sono informazioni specifiche sulle cifre esatte del risparmio fiscale di Bill e Melinda Gates attraverso le loro fondazioni. Tuttavia, possiamo discutere di come funzionano generalmente le fondazioni private e il loro impatto fiscale negli Stati Uniti.

Le fondazioni private, come la Bill & Melinda Gates Foundation, sono organizzazioni filantropiche esenti da tasse federali sul reddito. Queste fondazioni beneficiano di diversi incentivi fiscali, che includono la deducibilità delle donazioni e l’esenzione da tasse sui redditi d’investimento, soggetti a una tassa di excise dello 1,39%. Questi vantaggi fiscali incentivano la creazione e il sostegno di fondazioni filantropiche, consentendo ai donatori, come Bill e Melinda Gates, di detrarre le donazioni dalle loro imposte personali.

Il processo funziona così: quando i Gates donano denaro o altri beni alla loro fondazione, possono ricevere una detrazione fiscale significativa. Questo riduce l’imposta sul reddito che devono pagare. Inoltre, le risorse trasferite alla fondazione crescono e vengono utilizzate esentasse, permettendo alla fondazione di aumentare il suo impatto filantropico. Tuttavia, le fondazioni sono obbligate a distribuire almeno il 5% del loro patrimonio netto medio di mercato ogni anno per scopi caritatevoli per mantenere il loro status di esenzione fiscale.

Perchè c’è del marcio in questa operazione?

Negli Stati Uniti, il trasferimento di capitali tra fondazioni, come nel caso di donazioni da una fondazione privata a un’altra entità caritatevole, è regolato da specifiche normative fiscali che mirano a incoraggiare le attività filantropiche pur mantenendo un certo livello di controllo sugli abusi.

Quando una fondazione privata effettua una donazione a un’altra organizzazione esentasse, come un’altra fondazione privata, un’università o un ente di beneficenza, queste donazioni sono generalmente deducibili dalle tasse della fondazione donante. Ciò significa che tali trasferimenti possono ridurre l’ammontare del reddito imponibile della fondazione donante, diminuendo così l’ammontare delle tasse dovute, a patto che l’organizzazione ricevente sia riconosciuta dal Servizio delle Entrate Interne (IRS) come un’entità esente da tasse.

Aspetti chiave della regolamentazione:

  1. Status di Esenzione Fiscale: Perché i trasferimenti siano deducibili, entrambe le fondazioni devono mantenere lo status di esenzione fiscale sotto l’Internal Revenue Code Section 501(c)(3). L’organizzazione ricevente deve essere qualificata come esente da tasse e non deve operare per il profitto personale dei suoi membri.
  2. Distribuzione Minima Richiesta: Le fondazioni private sono soggette a una regola di distribuzione minima annuale, che richiede loro di distribuire almeno il 5% del valore del loro patrimonio netto non caritativo per scopi caritativi ogni anno. I trasferimenti a altre organizzazioni caritative possono essere utilizzati per soddisfare questo requisito.
  3. Documentazione e Conformità: Le fondazioni devono mantenere una documentazione accurata di tutte le donazioni per garantire la conformità con le regole IRS. Questo include la conservazione dei record che confermano lo status di esenzione fiscale dell’organizzazione beneficiaria.
  4. Evitare Benefici Personali: È essenziale che i trasferimenti di fondi non risultino in benefici personali per i dirigenti o i donatori della fondazione. Le regole di auto-dealing dell’IRS cercano di prevenire situazioni in cui i fondi delle fondazioni sono usati per benefici personali piuttosto che per scopi caritativi.

Queste regolazioni aiutano a garantire che il trasferimento di fondi tra fondazioni sia utilizzato per promuovere effettivamente attività filantropiche e non per eludere gli obblighi fiscali o per fini personali. L’IRS monitora attentamente queste attività per prevenire abusi del sistema di esenzione fiscale.

L’amicizia tra Gates ed Epstein

Il divorzio tra Bill Gates e Melinda French Gates, annunciato nel maggio 2021, ha suscitato grande attenzione non solo per le sue implicazioni finanziarie, ma anche per i dettagli personali emersi, inclusi i rapporti di Bill Gates con Jeffrey Epstein. Secondo vari report, tra cui uno del New York Times, Melinda aveva espresso preoccupazioni riguardo alla relazione del marito con Epstein, un finanziere noto per le sue condanne per reati sessuali. Queste preoccupazioni sono emerse dopo che Bill Gates aveva partecipato a numerosi incontri con Epstein, che si sono protratti fino a tarda notte e sono stati descritti come tentativi di Epstein di lavorare con la fondazione Gates.

Questi incontri sono avvenuti nonostante le precedenti condanne di Epstein e la sua reputazione discutibile, fatti che hanno aggravato le tensioni all’interno del matrimonio Gates. Melinda ha rivelato in un’intervista di aver avuto incubi dopo aver incontrato Epstein una volta, sottolineando che aveva chiarito a Bill la sua disapprovazione per qualsiasi ulteriore interazione con lui. Questi elementi hanno contribuito a creare un contesto complesso che ha influenzato la decisione di Melinda di procedere con il divorzio, un processo che, secondo le rivelazioni, era in preparazione da alcuni anni prima dell’annuncio ufficiale.

Il precedente di Bezos e l’ex Lady Amazon

I divorzi nel mondo delle Big Tech sono stati spesso fonte di interesse pubblico, data la loro portata finanziaria e mediatica. Ad esempio, uno dei divorzi più noti è stato quello tra Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e MacKenzie Scott. Dopo 25 anni di matrimonio, la coppia si è separata nel 2019, con un accordo che ha visto MacKenzie Scott ricevere circa il 4% delle azioni di Amazon, valutate allora circa 36 miliardi di dollari. Questo accordo ha reso MacKenzie una delle donne più ricche del mondo.

L’uscita di Melinda French Gates dalla fondazione che ha co-fondato segna un nuovo capitolo sia per lei che per l’organizzazione. Questo movimento riflette un cambiamento significativo nel panorama filantropico globale e pone le basi per future iniziative indipendenti da parte di Melinda che continueranno a influenzare positivamente le comunità di tutto il mondo. Questi sviluppi rappresentano un momento significativo per la filantropia globale, evidenziando come anche i leader del settore possono evolvere e adattarsi a nuove realtà e sfide personali e professionali.

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Inchieste

Perchè il motore di ricerca OpenAI fa paura ai giornalisti?

Tempo di lettura: 4 minuti. OpenAI sfida Google con un nuovo motore di ricerca basato su ChatGPT, promettendo un’evoluzione nella ricerca online.

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OpenAI
Tempo di lettura: 4 minuti.

OpenAI sembra pronta a rivoluzionare il mondo della ricerca online lanciando un proprio motore di ricerca basato su ChatGPT, secondo quanto riportato da diverse fonti autorevoli. Il lancio di questo nuovo servizio è previsto per il 9 maggio e potrebbe segnare una svolta significativa nel modo in cui le informazioni vengono cercate e trovate su Internet secondo molti addetti ai lavori dell’informazione tecnologica, ignari che questo cambiamento sia già in corso.

Dettagli del lancio

Il nuovo motore di ricerca, indicato con il dominio https://search.chatgpt.com, è al centro di numerose discussioni e speculazioni. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha espresso in più occasioni l’intenzione di integrare i modelli linguistici avanzati (Large Language Models) nella ricerca web, proponendo un’alternativa all’approccio tradizionale di Google che presenta pagine di risultati piene di annunci e link.

Implicazioni di Mercato

Google, che domina il mercato dei motori di ricerca con una quota vicina al 90%, potrebbe trovarsi di fronte a una nuova concorrenza significativa. Non solo, Microsoft, uno dei principali finanziatori di OpenAI, potrebbe vedersi in una posizione complicata se OpenAI decidesse di competere direttamente con Bing, il suo motore di ricerca. Oppure il motore di ricerca firmato ChatGPT è il fumo negli occhi per evitare maggiori attenzioni delle indagini concorrenziali dei vari garanti del mercato in giro per il mondo?

Collaborazioni e competizioni

Anche Apple è menzionata come un possibile collaboratore di OpenAI, intensificando le trattative per integrare ChatGPT nei dispositivi iOS. Tuttavia, ciò potrebbe complicare le relazioni tra Apple e Google, che paga miliardi ogni anno per rimanere il motore di ricerca predefinito su dispositivi iOS.

Aspetti tecnologici e innovativi

Il motore di ricerca di OpenAI promette di utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’esperienza di ricerca degli utenti, fornendo risposte più contestualizzate e precise, sfruttando le capacità uniche dei modelli generativi di linguaggio. Il lancio del motore di ricerca di OpenAI rappresenta non solo un’evoluzione tecnologica significativa ma anche un potenziale cambio di paradigma nel settore dei motori di ricerca. Le implicazioni di questa mossa sono vastissime, influenzando non solo le aziende tecnologiche ma anche gli utenti e il modo in cui accedono alle informazioni online.

Google deve preoccuparsi?

Al netto delle notizie che annunciano il nuovo motore di ricerca realizzato da OpenAI, gli acchiappa clic dell’informazione italica hanno intitolato che ad aver paura di questa iniziativa imprenditoriale di nuova generazione debba essere Google, da anni motore di ricerca, incontrastato con un monopolio di fatto nonostante ci siano diversi alternative e l’Europa stia andando verso una direzione rappresentativa dell’intero mercato. Seppur un nuovo competitor, con una tecnologia proprietaria all’avanguardia rispetto a tutto il resto del mercato, rappresenti una preoccupazione per il grande burattinaio della rete, a doversi preoccupare in realtà sono tutti gli attori impegnati oggi per pochi spiccioli a fornire contenuti alla materia oscura di Google. Questa preoccupazione, ad oggi, è comunque parte di un colosso che sta già agendo in questa direzione ed è possibile notarlo attraverso gli aggiornamenti oramai a cadenza semestrale che BIG sta facendo sottoforma di reindicizzazione della rete Internet.

Non è data sapere la metodica ed i criteri dell’algoritmo con cui Google sta provvedendo Nel riscrivere le regole della ricerca su Internet, ma tutti i siti Internet, a parte quelli inviso alla cupola della sezione News, stanno subendo dei cali vertiginosi proprio dagli indici di ricerca. Se Google nel suo ultimo aggiornamento si è concentrato nell’arginare i contenuti di intelligenza artificiale generati solo ed esclusivamente per imbrogliare l’algoritmo con il fine di indicizzare siti di cucina insieme a quelli di tecnologia per esempio, oggi sta iniziando a fornire direttamente le risposte e tutto questo va in danno ai link dei siti Internet che pubblicano le informazioni.

Davvero chi oggi descrive l’avvento del motori di ricerca di OpenAI in realtà non ha ancora compreso che tutto questo andrà a penalizzare un intero settore che non è più ristretto ai Media, ma all’intera generazione di contenuti su Internet?

Il fatto che le risposte generate da Google, seppur citino la fonte, fanno perdere tanto traffico ai siti dal punto di vista della ricerca organica, soprattutto in un’epoca dove l’utente è abituato a non approfondire, bensì a leggere velocemente soffermandosi sulle prime risposte senza avvertire la necessità di approfondire nel link d’origine.

Con ChatGPT ed il suo motore di ricerca questo procedimento si amplificherà di più a maggior ragione del fatto che la sua tecnologia è criticata proprio per essere irriconoscente nei confronti di coloro che generano contenuti e che li utilizza impropriamente per addestrare la il suo modello linguistico avanzato. Se Google ha dato, e sta dando, una mazzata notevole alla rete, OpenAI rischia di dare un colpo di grazia definitivo a tutti coloro che quotidianamente forniscono risposte ed informazioni ai quesiti degli utenti della rete mantenendoli aggiornati con il corso del tempo.

Il paradosso del Click

Quindi assistiamo al fatto che per catturare un singolo clic, le testate editoriali fanno riferimento alla paura di Google ignorando quei rischi che in realtà potrebbero definitivamente gli potrebbe far perdere clic e visualizzazioni in futuro difficili più di quanto stia avvenendo ora, sacrificando visualizzazioni ed in introiti pubblicitari. Non è un caso che la Commissione Editoria voluta dal governo abbia promosso un equo compenso per gli editori che verranno surclassati dalla tecnologia dell’intelligenza artificiale applicata nella generazione di informazioni e di risposte fornite dai motori di ricerca già alimentata da colossi del settore che intendono effettuare un passaggio strutturale definitivo concentrato all’impiego di contenuti generati attraverso applicativi di intelligenza artificiale.

E mentre la cupola dei grandi gruppi editoriali è stata garantita dall’immagine divina di padre Paolo Benanti e del curatore degli interessi della famiglia Berlusconi padre Alberto Barachini, sottosegretario all’editoria, se Google debba iniziare a preoccuparsi, lo sa bene anche la stessa Microsoft che si nasconde dietro ai progetti di OpenAI che stanno decretando una crescita improvvisa e smisurata della sua offerta tecnologica, ma ad essere a rischio non solo è la proprietà intellettuale, ma tutto un sistema di informazione che ovviamente assottiglia sempre di più la sua visibilità in un mercato che è tutt’altro che libero e che non offre le stesse possibilità di crescita: sempre che non si riesca a far parte della cupola di Governo in combutta con Google News ed altre realtà come le piattaforme social.

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