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Inchieste

Crosetto vittima di un mitomane o di Servizi e magistratura?

Tempo di lettura: 6 minuti. Guido Crosetto, Ministro della Difesa del Governo Italiano, ha denunciato attività di dossieraggio. Trovato il presunto colpevole, ma non il mandante.

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Guido Crosetto
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I quotidiani in questi giorni sembrano sconvolti dall’indagine in corso presso la Procura di Perugia ai danni di un finanziere che avrebbe avuto accesso ai sistemi informatici dello Stato per effettuare visure patrimoniali in danno di vip e politici. Nulla di grave, o forse sì, visto che le informazioni sensibili sono finite sui quotidiani.

Hanno pestato i piedi alla persona sbagliata

Appena nominato, Matrice Digitale ha dedicato un approfondimento al ministro Guido Crosetto, Ministro della Difesa che per incarico di governo è costantemente in dialogo anche con l’ala dei Servizi Segreti Militari del paese. Gli stessi Servizi usati spesso per attività di dossieraggio ai danni di persone famose e di spicco della società che hanno bloccato nel migliori dei casi affari o nomine pubbliche, mentre nei peggiori hanno ucciso la vita sociale dei malcapitati.

E questo, si ricordi sempre, in una società democratica equivale alla pena di morte.

Cosa c’entra il ruolo dei Servizi con quello della Magistratura?

Chiedere a un magistrato del rapporto tra magistratura e servizi è come domandare se ha il diabete o meno e confermarne un livello di rapporti equivale a fargli confermare che il Vesuvio si trovi a Napoli, ma vi risponderà che in realtà è collocato a Milano. Con una zoomata più ampia sulla questione, l’affaire Crosetto è in realtà collegato a un gioco di potere che ha costruito carriere negli ultimi 5 anni nei palazzi delle Istituzioni grazie a pezzi di magistratura che ha avuto dalla propria parte non solo l’attività inquirente, ma anche a disposizione un database statale sempre più forbito e spese sempre in crescendo per l’uso di Trojan che infettavano i dispositivi degli indagati e non garantivano sempre un funzionamento in garanzia dei diritti previsti dalla Costituzione. Quando si sente parlare di Trojan di Stato non può che emergere il caso Palamara e l’utilizzo del malware dalla componente politica che l’ha sbattuto fuori dalla magistratura nonostante fosse stato fino al giorno prima il “Cencelli” delle toghe italiane nell’ultimo decennio. Perchè il caso di Palamara coinvolge un altro, e alto, magistrato in contrapposizione nello scacchiere politico italiano che risponde al nome di Davigo. Secondo la Commissione Giustizia del Senato, dopo aver interpellato diversi esperti tecnici sul funzionamento del software malevolo utilizzato dalla magistratura per perfezionare le indagini, il commento descrittivo utilizzato è stato quello di «Un fucile che spara da solo». Si accendeva e si spegneva. E resta memorabile il fatto che nell’incontro tra Palamara e Davigo fosse spento e non abbia registrato cosa si siano detti le due parti e quando Matrice Digitale ha chiesto a Palamara se fosse stato fatto fuori da un mondo grigio, la risposta è stata “non lo escludo, lo sto accertando”.

Che esista un mondo grigio dietro i dossieraggi?

La storia di Davigo apre però un mondo ancora più sotterraneo caratterizzato dall’evento della Loggia Ungheria. Fantomatica o meno non è dato saperlo, ma anche in questo caso a farne le spese è stato un consulente chiacchierato delle Big statali come l’avv. Amara e di un “povero” magistrato che ha commesso l’errore di spifferare l’interrogatorio a Davigo informandolo sul caso perchè “dalla Procura di Milano si è manifestata da subito la volontà di non proseguire l’indagine per non disturbare il processo ENI – Nigeria dove la gola profonda era implicata“. La peculiarità di questa fantomatica loggia era che si decidevano le sorti di indagini e processi con una commistione tra mondo della giustizia e quello dell’imprenditoria ed è singolare il fatto che uno dei più grandi giustizialisti del nostro paese non abbia voluto procedere nelle indagini boicottando il collega. Cambiato il Governo, Davigo è stato condannato in primo grado per rivelazione del segreto d’ufficio rendendo giustizia al PM Storari che si era affidato a lui per autotutelarsi dalle pressioni che aveva ricevuto pur di non continuare ad andare avanti. Amara e Crosetto hanno nulla in comune, che si sappia almeno, se non le consulenze in società di Stato molto vicine al mondo dell’intelligence sotto vari aspetti.

Non sarà la Loggia Ungheria, ma chi voleva fare fuori Crosetto ed il Governo appena formato?

Mentre l’indagine sulla Loggia Ungheria si è arenata, c’è però una domanda che contraddistingue le analisi di settore, comprese le inchieste giudiziare, e precisamente “cui prodest?” A chi giova? Le parole di Crosetto al Corriere sono lapidarie: boicottare un Governo legittimo nella fase di costituzione della sua squadra di ministri con informazioni borderline mina agli interessi del paese. Proprio questo è il problema, proprio questo è in realtà un metodo che, dinanzi ad una ipotesi di una presunta lobby (non necessariamente massonica) bisognerebbe poi capire quali tipi di rapporti si sarebbero andati a sfavorire, favorendone allo stesso tempo altri. Proprio per questo motivo, alcune delle indagini avute nel nostro paese spesso sono state sottovalutate per gli effetti che hanno avuto sulla politica internazionale e sulle logiche geopolitiche, soprattutto quando si parla di società carrozzoni pubblico privati che curano intere filiere di commesse come Eni o la Leonardo di cui Crosetto è stato un consulente. Troppo facile credere che sia stato un magistrato non allineato a qualche potere o a qualche finanziere mosso dalla voglia di emergere andando oltre i suoi compiti. Proprio per questo, il Ministro della Difesa ha detto di volerci vedere chiaro fino alla fine presentando una seconda denuncia e calcando la mano sulle indagini pur di tutelare un servitore dello stato che si è prestato o è stato costretto ad andare oltre. Capire perché l’ha fatto, non solo tutela il presunto autore di un accesso abusivo ad un sistema informatico statale, ma inizia a dare un colore più definito a quel mondo grigio denunciato da Crosetto e scoperto da Cantone come un vaso di Pandora proprio perché l’attuale ministro del Governo italiano non è l’unico ad essere finito nel tritacarne mediatico.

La stampa sotto osservazione e la posizione del Quirinale

La storia di Crosetto trova attenzioni oggi dalla stessa stampa che fino a ieri ha pubblicato il nome di un non ancora indagato per stupro solo perchè figlio del Presidente del Senato La Russa, tra l’altro non coinvolto personalmente nel caso di presunto stupro da parte del figlio. La stessa stampa che si è data una regola di buona condotta dove le generalità dei condannati, e non presunti indagati, per reati simili, o ben più gravi, spesso non figurano negli articoli che riportano le notizie di sentenze definitive. L’aspetto più curioso della stampa italiana è proprio il fatto che oggi mentre parla delle indagini di Cantone e dell’affaire Crosetto ha dimenticato di essere sempre pronta in prima linea nel diffondere intercettazioni, dati sensibili ed informazioni ritenendole spesso una forma di diritto a diffondere la verità. O perchè si hanno le esclusive che potrebbero essere soffiate da altri o perchè altrimenti si “bucano” le notizie pubblicate da chi ha fatto l’esclusiva. Non esiste quindi un problema di stampa di destra o di sinistra ed è facile notarlo da alcune reazioni anomale alla vicenda che mettono d’accordo media di differente estrazione politica. Pubblicare una intervista di Casalino sulla vicenda non cancella in realtà l’articolo che si è dedicato in passato ai suoi dati fiscali sensibili. Proprio queste adesso sono le insidie che potrebbero arenare con il classico metodo dello “scurdammoce o passat” l’attenzione che c’è sulla vicenda. Sotto osservazione anche la posizione del Quirinale che avrebbe molto da dire e da intervenire sulla questione della magistratura e invece non ha voluto infierire sulla questione di Palamara e della Loggia Ungheria. Disinteresse vero oppure finto ed in questo caso il frutto delle indagini e degli scandali a spot nella magistratura siano in realtà un regolamento di conti che l’Ufficio della Presidenza della Repubblica contribuisce a portare avanti in silenzio.

Un caso che potrebbe riformare la Giustizia italiana

Se c’è un effetto che l’affaire Crosetto ha portato alla ribalta, è proprio una riflessione, l’ennesima e atavica, sulla Riforma della Giustizia. Se le questioni di Crosetto sono confermate, se il mondo grigio (termine usato per collegare il mondo dell’antistato a quello dello Stato attraverso mediatori in diversi settori, anche qui le parole del Ministro hanno avuto un peso specifico), la politica potrà mobilitarsi per accelerare il processo di riforma della Giustizia. Nel frattempo, l’ala politica governativa attraverso l’avv. Buongiorno procede spedita nella commissione giustizia per vederci chiaro su come funzionano i Trojan. Il Copasir in mano a Renzi, un altro con il dente avvelenato e pizzicato in una attività di simil spionaggio ai suoi danni su Report, ha avviato una indagine e l’inchiesta di Cantone che dovrebbe garantire imparzialità su un procedimento che vede coinvolti apparati della Giustizia e facilmente depistabile su pressioni interne di presunti magistrati e presunte squadre di agenti della polizia giudiziaria.

Oppure il caso del presunto artefice solitario, di cui non scriviamo il nome perchè Matrice Digitale ha una idea di garantismo diversa dagli altri e ci sono indagini in corso, in realtà sia la storia di un agente specializzato della Guardia di Finanza che voleva farsi giustizia da solo oppure vendeva dati sensibili ai giornalisti per guadagnare qualche extra?

Il rischio è proprio che finisca così e che resterà tutto immobile come come spesso avviene nel mondo degli apparati degni delle migliori cronache da barbe finte.

Inchieste

Terrore in Campania: dati sanitari di SynLab nel dark web

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Synlab Campania BlackBasta
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BlackBasta ha pubblicato i dati esfiltrati nell’attacco informatico riuscito contro Synlab Italia dove il colosso tedesco è stato colpito nelle sedi della Campania ed i dati dei pazienti sono stati resi disponibili dalla ransomware gang russa. Un disastro annunciato dopo che si è appresa la volontà della multinazionale di non pagare riscatto così come previsto dalla procedura internazionale che vieta alle vittime di recuperare i propri dati alimentando il crimine informatico globale.

Matrice Digitale ha dedicato una serie di approfondimenti sulla vicenda e, pur non essendo entrata in possesso dei dati visualizzati già da circa 4000 persone all’interno della piattaforma dark web dei criminali, ha potuto constatare che la maggior parte delle informazioni riguardano le sedi della Campania sia lato sedi sia fornitori sia pazienti. Un’altra informazione che potrebbe essere utile ed anche allo stesso tempo rincuorante per tutti i pazienti coinvolti, è che la dimensione dei dati non è scaricabile da chiunque visto il tera e mezzo di gigabyte necessari per portare a termine il download completo. Un altro punto di favore in questa terribile vicenda è il fatto che il server sembrerebbe essere poco capace di distribuire simultaneamente la grande mole di informazioni che BlackBasta ha messo a disposizione di tutti coloro che ne hanno accesso attraverso il link dark web.

Qual è stata la reazione dell’azienda ?

SynLab ha annunciato di non voler pagare il riscatto e di essere stata vittima da di un attacco matrice russa, aspetto ininfluente quando si parla di crimine informatico, e di essere in contatto costantemente con le Autorità. Almeno loro hanno acquisito tutte le informazioni esfiltrate dagli aguzzini. L’azienda promette e si impegna nel comunicare, così come previsto da legge vigente, ad ogni singolo paziente l’eventuale esposizione in rete. I risvolti della vicenda però non sono positivi per l’azienda nonostante abbia agito secondo procedure. Dal punto di vista della credibilità e della fiducia dei clienti, quest’ultimi continueranno ad avvalersi delle prestazioni private e convenzionate, ma all’orizzonte si configura una sanzione salata da parte del Garante della Privacy che si spera sia utile nel sensibilizzare gli altri colossi del nostro paese nel correre ai ripari prima di un attacco informatico.

Non basteranno, purtroppo, gli avvisi dell’azienda circa la perseguibilità penale di coloro che entreranno in possesso dei dati per motivi di ricerca, di business o di ulteriori crimini informatici.

Cosa abbiamo imparato da quest’attacco?

Tra le varie criticità emerse in queste settimane c’è quella di attivarsi predisponendo al meglio le proprie infrastrutture per ripristinare quanto prima i servizi dopo un attacco informatico, a maggior ragione quando riguardano settori vitali, ma allo stesso tempo c’è l’esigenza di implementare tecnicamente una infrastruttura di rete che in caso negativo possa essere penetrata in parte perché strutturalmente composta da più sezioni. Da quello che è accaduto, non è ancora chiaro se solo l’intera Campania sia stata compromessa da BlackBasta nell’attacco a Synlab, in attesa di ulteriori risvolti potenzialmente possibili anche in altre regioni dove la società multinazionale tedesca ha ereditato anamnesi intere di una buona fetta della popolazione italiana attraverso in seguito alle acquisizioni di quelli che un tempo erano i centri di analisi e diagnostica più importanti del territorio.

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Inchieste

Melinda lascia la Bill Gates Foundation e ritira 12,5 Miliardi di Dollari

Tempo di lettura: 5 minuti. Melinda French Gates lascia la Gates Foundation, portando con sé 12,5 miliardi di dollari per le sue iniziative filantropiche

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Melinda French, Bill Gates, Epstein
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Melinda French Gates ha annunciato il suo ritiro dalla Bill and Melinda Gates Foundation, portando con sé un capitale di 12,5 miliardi di dollari. Questa decisione arriva tre anni dopo il suo annuncio di separazione da Bill Gates, il cofondatore di Microsoft.

Dettagli della transazione

Melinda ha comunicato che investirà i 12,5 miliardi di dollari in iniziative filantropiche personali, focalizzate principalmente sul supporto a donne e famiglie. Le disposizioni per questo trasferimento di fondi sono state già messe in atto. In seguito alla sua uscita, la fondazione subirà anche un cambio di nome da Bill and Melinda Gates Foundation a Gates Foundation, un titolo già in uso non ufficiale per brevità e chiarezza. Bill Gates rimarrà l’unico amministratore della fondazione.

Impatto e prospettive future

La Gates Foundation, una delle maggiori organizzazioni filantropiche private del mondo, detiene un patrimonio di 75,2 miliardi di dollari e ha contribuito con 77,6 miliardi di dollari a vari progetti nel corso di quasi tre decenni, con un focus particolare su progetti medici. Melinda French Gates, dal canto suo, continua il suo impegno per la promozione delle opportunità per donne e minoranze negli Stati Uniti tramite la sua iniziativa Pivotal Ventures, fondata nel 2015.

Dalla medicina alla rappresentanza femminile

Pivotal Ventures è un’impresa di investimento e incubazione fondata da Melinda French Gates nel 2015. La missione di questa organizzazione è accelerare il progresso sociale negli Stati Uniti, rimuovendo le barriere che impediscono alle persone di realizzare il loro pieno potenziale. Pivotal Ventures opera attraverso investimenti ad alto impatto, partenariati e iniziative di advocacy, focalizzandosi in particolare sul potenziamento delle donne e delle minoranze.

Le attività di Pivotal Ventures sono diverse e comprendono sia il sostegno a iniziative volte a promuovere la diversità e l’inclusione nei settori della tecnologia e della politica, sia l’investimento in soluzioni innovative che mirano a risolvere problemi sociali complessi. L’organizzazione lavora in stretta collaborazione con altri filantropi, fondazioni e aziende per creare un impatto duraturo e significativo. Tra le iniziative di spicco vi sono programmi per aumentare la rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership e per sviluppare strumenti educativi e risorse che supportano i giovani svantaggiati. Pivotal Ventures si impegna così a creare un futuro più equo e inclusivo, utilizzando una combinazione di capitali privati e collaborazione pubblica per catalizzare il cambiamento sociale.

Filantropia o elusione fiscale?

Non ci sono informazioni specifiche sulle cifre esatte del risparmio fiscale di Bill e Melinda Gates attraverso le loro fondazioni. Tuttavia, possiamo discutere di come funzionano generalmente le fondazioni private e il loro impatto fiscale negli Stati Uniti.

Le fondazioni private, come la Bill & Melinda Gates Foundation, sono organizzazioni filantropiche esenti da tasse federali sul reddito. Queste fondazioni beneficiano di diversi incentivi fiscali, che includono la deducibilità delle donazioni e l’esenzione da tasse sui redditi d’investimento, soggetti a una tassa di excise dello 1,39%. Questi vantaggi fiscali incentivano la creazione e il sostegno di fondazioni filantropiche, consentendo ai donatori, come Bill e Melinda Gates, di detrarre le donazioni dalle loro imposte personali.

Il processo funziona così: quando i Gates donano denaro o altri beni alla loro fondazione, possono ricevere una detrazione fiscale significativa. Questo riduce l’imposta sul reddito che devono pagare. Inoltre, le risorse trasferite alla fondazione crescono e vengono utilizzate esentasse, permettendo alla fondazione di aumentare il suo impatto filantropico. Tuttavia, le fondazioni sono obbligate a distribuire almeno il 5% del loro patrimonio netto medio di mercato ogni anno per scopi caritatevoli per mantenere il loro status di esenzione fiscale.

Perchè c’è del marcio in questa operazione?

Negli Stati Uniti, il trasferimento di capitali tra fondazioni, come nel caso di donazioni da una fondazione privata a un’altra entità caritatevole, è regolato da specifiche normative fiscali che mirano a incoraggiare le attività filantropiche pur mantenendo un certo livello di controllo sugli abusi.

Quando una fondazione privata effettua una donazione a un’altra organizzazione esentasse, come un’altra fondazione privata, un’università o un ente di beneficenza, queste donazioni sono generalmente deducibili dalle tasse della fondazione donante. Ciò significa che tali trasferimenti possono ridurre l’ammontare del reddito imponibile della fondazione donante, diminuendo così l’ammontare delle tasse dovute, a patto che l’organizzazione ricevente sia riconosciuta dal Servizio delle Entrate Interne (IRS) come un’entità esente da tasse.

Aspetti chiave della regolamentazione:

  1. Status di Esenzione Fiscale: Perché i trasferimenti siano deducibili, entrambe le fondazioni devono mantenere lo status di esenzione fiscale sotto l’Internal Revenue Code Section 501(c)(3). L’organizzazione ricevente deve essere qualificata come esente da tasse e non deve operare per il profitto personale dei suoi membri.
  2. Distribuzione Minima Richiesta: Le fondazioni private sono soggette a una regola di distribuzione minima annuale, che richiede loro di distribuire almeno il 5% del valore del loro patrimonio netto non caritativo per scopi caritativi ogni anno. I trasferimenti a altre organizzazioni caritative possono essere utilizzati per soddisfare questo requisito.
  3. Documentazione e Conformità: Le fondazioni devono mantenere una documentazione accurata di tutte le donazioni per garantire la conformità con le regole IRS. Questo include la conservazione dei record che confermano lo status di esenzione fiscale dell’organizzazione beneficiaria.
  4. Evitare Benefici Personali: È essenziale che i trasferimenti di fondi non risultino in benefici personali per i dirigenti o i donatori della fondazione. Le regole di auto-dealing dell’IRS cercano di prevenire situazioni in cui i fondi delle fondazioni sono usati per benefici personali piuttosto che per scopi caritativi.

Queste regolazioni aiutano a garantire che il trasferimento di fondi tra fondazioni sia utilizzato per promuovere effettivamente attività filantropiche e non per eludere gli obblighi fiscali o per fini personali. L’IRS monitora attentamente queste attività per prevenire abusi del sistema di esenzione fiscale.

L’amicizia tra Gates ed Epstein

Il divorzio tra Bill Gates e Melinda French Gates, annunciato nel maggio 2021, ha suscitato grande attenzione non solo per le sue implicazioni finanziarie, ma anche per i dettagli personali emersi, inclusi i rapporti di Bill Gates con Jeffrey Epstein. Secondo vari report, tra cui uno del New York Times, Melinda aveva espresso preoccupazioni riguardo alla relazione del marito con Epstein, un finanziere noto per le sue condanne per reati sessuali. Queste preoccupazioni sono emerse dopo che Bill Gates aveva partecipato a numerosi incontri con Epstein, che si sono protratti fino a tarda notte e sono stati descritti come tentativi di Epstein di lavorare con la fondazione Gates.

Questi incontri sono avvenuti nonostante le precedenti condanne di Epstein e la sua reputazione discutibile, fatti che hanno aggravato le tensioni all’interno del matrimonio Gates. Melinda ha rivelato in un’intervista di aver avuto incubi dopo aver incontrato Epstein una volta, sottolineando che aveva chiarito a Bill la sua disapprovazione per qualsiasi ulteriore interazione con lui. Questi elementi hanno contribuito a creare un contesto complesso che ha influenzato la decisione di Melinda di procedere con il divorzio, un processo che, secondo le rivelazioni, era in preparazione da alcuni anni prima dell’annuncio ufficiale.

Il precedente di Bezos e l’ex Lady Amazon

I divorzi nel mondo delle Big Tech sono stati spesso fonte di interesse pubblico, data la loro portata finanziaria e mediatica. Ad esempio, uno dei divorzi più noti è stato quello tra Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e MacKenzie Scott. Dopo 25 anni di matrimonio, la coppia si è separata nel 2019, con un accordo che ha visto MacKenzie Scott ricevere circa il 4% delle azioni di Amazon, valutate allora circa 36 miliardi di dollari. Questo accordo ha reso MacKenzie una delle donne più ricche del mondo.

L’uscita di Melinda French Gates dalla fondazione che ha co-fondato segna un nuovo capitolo sia per lei che per l’organizzazione. Questo movimento riflette un cambiamento significativo nel panorama filantropico globale e pone le basi per future iniziative indipendenti da parte di Melinda che continueranno a influenzare positivamente le comunità di tutto il mondo. Questi sviluppi rappresentano un momento significativo per la filantropia globale, evidenziando come anche i leader del settore possono evolvere e adattarsi a nuove realtà e sfide personali e professionali.

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Inchieste

Perchè il motore di ricerca OpenAI fa paura ai giornalisti?

Tempo di lettura: 4 minuti. OpenAI sfida Google con un nuovo motore di ricerca basato su ChatGPT, promettendo un’evoluzione nella ricerca online.

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OpenAI
Tempo di lettura: 4 minuti.

OpenAI sembra pronta a rivoluzionare il mondo della ricerca online lanciando un proprio motore di ricerca basato su ChatGPT, secondo quanto riportato da diverse fonti autorevoli. Il lancio di questo nuovo servizio è previsto per il 9 maggio e potrebbe segnare una svolta significativa nel modo in cui le informazioni vengono cercate e trovate su Internet secondo molti addetti ai lavori dell’informazione tecnologica, ignari che questo cambiamento sia già in corso.

Dettagli del lancio

Il nuovo motore di ricerca, indicato con il dominio https://search.chatgpt.com, è al centro di numerose discussioni e speculazioni. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha espresso in più occasioni l’intenzione di integrare i modelli linguistici avanzati (Large Language Models) nella ricerca web, proponendo un’alternativa all’approccio tradizionale di Google che presenta pagine di risultati piene di annunci e link.

Implicazioni di Mercato

Google, che domina il mercato dei motori di ricerca con una quota vicina al 90%, potrebbe trovarsi di fronte a una nuova concorrenza significativa. Non solo, Microsoft, uno dei principali finanziatori di OpenAI, potrebbe vedersi in una posizione complicata se OpenAI decidesse di competere direttamente con Bing, il suo motore di ricerca. Oppure il motore di ricerca firmato ChatGPT è il fumo negli occhi per evitare maggiori attenzioni delle indagini concorrenziali dei vari garanti del mercato in giro per il mondo?

Collaborazioni e competizioni

Anche Apple è menzionata come un possibile collaboratore di OpenAI, intensificando le trattative per integrare ChatGPT nei dispositivi iOS. Tuttavia, ciò potrebbe complicare le relazioni tra Apple e Google, che paga miliardi ogni anno per rimanere il motore di ricerca predefinito su dispositivi iOS.

Aspetti tecnologici e innovativi

Il motore di ricerca di OpenAI promette di utilizzare l’intelligenza artificiale per migliorare l’esperienza di ricerca degli utenti, fornendo risposte più contestualizzate e precise, sfruttando le capacità uniche dei modelli generativi di linguaggio. Il lancio del motore di ricerca di OpenAI rappresenta non solo un’evoluzione tecnologica significativa ma anche un potenziale cambio di paradigma nel settore dei motori di ricerca. Le implicazioni di questa mossa sono vastissime, influenzando non solo le aziende tecnologiche ma anche gli utenti e il modo in cui accedono alle informazioni online.

Google deve preoccuparsi?

Al netto delle notizie che annunciano il nuovo motore di ricerca realizzato da OpenAI, gli acchiappa clic dell’informazione italica hanno intitolato che ad aver paura di questa iniziativa imprenditoriale di nuova generazione debba essere Google, da anni motore di ricerca, incontrastato con un monopolio di fatto nonostante ci siano diversi alternative e l’Europa stia andando verso una direzione rappresentativa dell’intero mercato. Seppur un nuovo competitor, con una tecnologia proprietaria all’avanguardia rispetto a tutto il resto del mercato, rappresenti una preoccupazione per il grande burattinaio della rete, a doversi preoccupare in realtà sono tutti gli attori impegnati oggi per pochi spiccioli a fornire contenuti alla materia oscura di Google. Questa preoccupazione, ad oggi, è comunque parte di un colosso che sta già agendo in questa direzione ed è possibile notarlo attraverso gli aggiornamenti oramai a cadenza semestrale che BIG sta facendo sottoforma di reindicizzazione della rete Internet.

Non è data sapere la metodica ed i criteri dell’algoritmo con cui Google sta provvedendo Nel riscrivere le regole della ricerca su Internet, ma tutti i siti Internet, a parte quelli inviso alla cupola della sezione News, stanno subendo dei cali vertiginosi proprio dagli indici di ricerca. Se Google nel suo ultimo aggiornamento si è concentrato nell’arginare i contenuti di intelligenza artificiale generati solo ed esclusivamente per imbrogliare l’algoritmo con il fine di indicizzare siti di cucina insieme a quelli di tecnologia per esempio, oggi sta iniziando a fornire direttamente le risposte e tutto questo va in danno ai link dei siti Internet che pubblicano le informazioni.

Davvero chi oggi descrive l’avvento del motori di ricerca di OpenAI in realtà non ha ancora compreso che tutto questo andrà a penalizzare un intero settore che non è più ristretto ai Media, ma all’intera generazione di contenuti su Internet?

Il fatto che le risposte generate da Google, seppur citino la fonte, fanno perdere tanto traffico ai siti dal punto di vista della ricerca organica, soprattutto in un’epoca dove l’utente è abituato a non approfondire, bensì a leggere velocemente soffermandosi sulle prime risposte senza avvertire la necessità di approfondire nel link d’origine.

Con ChatGPT ed il suo motore di ricerca questo procedimento si amplificherà di più a maggior ragione del fatto che la sua tecnologia è criticata proprio per essere irriconoscente nei confronti di coloro che generano contenuti e che li utilizza impropriamente per addestrare la il suo modello linguistico avanzato. Se Google ha dato, e sta dando, una mazzata notevole alla rete, OpenAI rischia di dare un colpo di grazia definitivo a tutti coloro che quotidianamente forniscono risposte ed informazioni ai quesiti degli utenti della rete mantenendoli aggiornati con il corso del tempo.

Il paradosso del Click

Quindi assistiamo al fatto che per catturare un singolo clic, le testate editoriali fanno riferimento alla paura di Google ignorando quei rischi che in realtà potrebbero definitivamente gli potrebbe far perdere clic e visualizzazioni in futuro difficili più di quanto stia avvenendo ora, sacrificando visualizzazioni ed in introiti pubblicitari. Non è un caso che la Commissione Editoria voluta dal governo abbia promosso un equo compenso per gli editori che verranno surclassati dalla tecnologia dell’intelligenza artificiale applicata nella generazione di informazioni e di risposte fornite dai motori di ricerca già alimentata da colossi del settore che intendono effettuare un passaggio strutturale definitivo concentrato all’impiego di contenuti generati attraverso applicativi di intelligenza artificiale.

E mentre la cupola dei grandi gruppi editoriali è stata garantita dall’immagine divina di padre Paolo Benanti e del curatore degli interessi della famiglia Berlusconi padre Alberto Barachini, sottosegretario all’editoria, se Google debba iniziare a preoccuparsi, lo sa bene anche la stessa Microsoft che si nasconde dietro ai progetti di OpenAI che stanno decretando una crescita improvvisa e smisurata della sua offerta tecnologica, ma ad essere a rischio non solo è la proprietà intellettuale, ma tutto un sistema di informazione che ovviamente assottiglia sempre di più la sua visibilità in un mercato che è tutt’altro che libero e che non offre le stesse possibilità di crescita: sempre che non si riesca a far parte della cupola di Governo in combutta con Google News ed altre realtà come le piattaforme social.

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