L'Altra Bolla
Guerra tra Israele e Hamas: X inquisito dall’UE e Meta risponde sui rischi
Tempo di lettura: 2 minuti. Mentre la tensione cresce in Medio Oriente, Meta si adatta rapidamente per affrontare i rischi emergenti sulle sue piattaforme, ma sarà sufficiente per soddisfare le richieste dell’UE?
Dopo un avvertimento sulla moderazione dei contenuti da parte dei regolatori dell’Unione Europea all’inizio di questa settimana, Meta ha pubblicato una panoramica su come sta rispondendo ai rischi sulle sue piattaforme di social media derivanti dalla guerra tra Israele e Hamas. Il post sul blog copre quello che definisce “sforzi in corso”, con alcune politiche e strumenti esistenti per gli utenti rivisitati. Tuttavia, l’azienda conferma di aver apportato alcune modifiche alla luce degli eventi in rapido movimento in Israele e Gaza. Queste includono una temporanea espansione della sua politica sulla violenza e l’incitamento per dare priorità alla sicurezza degli israeliani rapiti da Hamas. Meta sta anche dando priorità ai controlli sulle funzioni di trasmissione in diretta su Facebook e Instagram. Altre misure adottate da Meta includono rendere meno probabile che i suoi sistemi raccomandino contenuti potenzialmente violatori o al limite e ridurre la visibilità di commenti potenzialmente offensivi. Meta ha anche stabilito un centro operativo speciale con esperti, tra cui parlanti arabi ed ebrei, per aumentare la sua capacità di rispondere rapidamente ai rapporti sui contenuti.
Il caso X
L’Unione Europea sta aumentando la pressione su X, di proprietà di Elon Musk. Giovedì scorso, la Commissione ha inviato all’azienda una richiesta formale di ulteriori informazioni, a seguito di un avvertimento pubblico riguardante segnalazioni che contenuti illegali e disinformazione legati alla guerra tra Israele e Hamas circolano sulla piattaforma. Questa mossa potrebbe preludere all’apertura di un’indagine formale su X in base al regolamento dell’UE sulla moderazione dei contenuti, il Digital Services Act (DSA).
In caso di non conformità alle regole del DSA, X potrebbe incorrere in multe fino al 6% del fatturato annuo, oltre alla potenziale interruzione del servizio per ripetute violazioni. Elon Musk aveva previsto ricavi di circa 3 miliardi di dollari per quest’anno, il che potrebbe tradursi in una multa fino a 180 milioni di dollari.
Un’indagine fornirà anche una maggiore trasparenza su come X viene utilizzato. Da quando Musk ha acquisito Twitter, l’azienda non produce più rapporti trimestrali sui guadagni.
La Commissione sta esaminando la conformità di X al DSA in diversi settori, tra cui le sue politiche e pratiche relative alle notifiche su contenuti illegali, la gestione dei reclami e le misure per mitigare i rischi identificati.
Dopo gli attacchi di sabato in Israele, sono stati identificati post falsi in circolazione su X. La capacità di X di rispondere internamente alle segnalazioni di problemi di contenuto è stata drasticamente ridotta dopo l’acquisizione di Musk, che ha visto importanti licenziamenti, incluso nella moderazione dei contenuti.
In risposta all’avvertimento dell’UE, la CEO di X, Linda Yaccarino, ha rilasciato una lettera affermando che un gruppo di leadership era stato convocato per considerare la risposta di X e che “decine di migliaia” di contenuti erano stati rimossi.
X ha fino al 18 ottobre per fornire all’UE informazioni sul “protocollo di risposta alle crisi” e fino al 31 ottobre per rispondere alle altre richieste.
L'Altra Bolla
X sotto indagine dell’Unione Europea
Tempo di lettura: 2 minuti. L’Unione Europea sta intensificando l’indagine su X per la moderazione dei contenuti e rischi legati ai deepfake
L’Unione Europea ha intensificato la sua indagine sulla rete sociale X, di proprietà di Elon Musk, che era stata aperta a dicembre sotto il regime di regolamentazione e moderazione dei contenuti online, il Digital Services Act (DSA). Le violazioni confermate potrebbero essere costose per Musk, poiché gli enti regolatori hanno il potere di imporre multe fino al 6% del fatturato annuo globale dell’azienda.
Dettagli dell’indagine
Mercoledì, la Commissione ha inviato a X una richiesta formale di informazioni (RFI) sotto il DSA, cercando ulteriori dettagli riguardo agli aspetti dell’indagine in corso. L’indagine riguarda i rischi di contenuto illegale, il design manipolativo, le carenze nella trasparenza degli annunci e l’accesso ai dati della piattaforma da parte dei ricercatori.
Preoccupazioni specifiche
L’RFI mira anche ad alcune preoccupazioni emergenti, e l’UE sta interrogando X sulla sua attività di moderazione dei contenuti e sulle risorse a seguito del suo ultimo rapporto di trasparenza. Il rapporto ha rivelato che X ha ridotto del quasi un quinto (20%) il personale del suo team di moderazione dei contenuti rispetto al rapporto precedente di ottobre 2023. Inoltre, la copertura linguistica della moderazione dei contenuti all’interno dell’UE è stata ridotta da 11 lingue ufficiali a sette.
Preoccupazioni sull’IA Generativa
Un’altra preoccupazione recente riguarda l’approccio di X all’IA generativa. La Commissione ha dichiarato di cercare ulteriori dettagli su “valutazioni dei rischi e misure di mitigazione legate all’impatto degli strumenti IA generativi sui processi elettorali, sulla diffusione di contenuti illegali e sulla protezione dei diritti fondamentali.”
Scadenze e reazioni
L’ultima RFI a X concede alla piattaforma fino al 17 maggio per rispondere alle sue domande sulla moderazione dei contenuti e l’IA generativa. Deve fornire le altre informazioni richieste alla Commissione entro il 27 maggio. X non ha risposto alle richieste di commento.
Implicazioni
Questa intensificazione dell’indagine su X sottolinea la crescente attenzione dell’Unione Europea sui rischi associati alla moderazione dei contenuti e l’uso dell’IA, specialmente in vista delle prossime elezioni al Parlamento Europeo come anticipato da Matrice Digitale. L’intensificazione di questa indagine potrebbe portare a cambiamenti significativi nelle operazioni di X e influenzare come le piattaforme sociali gestiscono la moderazione dei contenuti e l’implementazione dell’intelligenza artificiale.
L'Altra Bolla
Meta testa la condivisione incrociata da Instagram a Threads
Tempo di lettura: < 1 minuto. Scopri la nuova funzionalità di Meta che permette di condividere post da Instagram a Threads, attualmente in fase di test globale.
Meta sta testando la nuova funzionalità “condivisione incrociata” che consente agli utenti di Instagram di condividere i propri post direttamente su Threads, la più recente rete sociale dell’azienda. Questa opzione, attualmente disponibile in una fase di test globale, mira a incrementare l’engagement su Threads.
Dettagli del Test
La funzione di condivisione incrociata è al momento limitata alle foto. Gli utenti di Instagram, sia su dispositivi iOS che Android, hanno segnalato di aver notato questa opzione nelle loro app. Un utente Android ha condiviso, “Sul mio account privato, posso vedere che è possibile postare da Instagram a Threads!” Anche gli utenti iOS hanno riscontrato questa possibilità.
Funzionalità della Condivisione
Quando gli utenti optano per la condivisione incrociata, il testo del post di Instagram diventa il testo del post su Threads, mentre gli hashtag vengono convertiti in testo normale. Questa è un’esperienza su base volontaria, con la possibilità di disattivare la funzione in qualsiasi momento.
Contesto e implicazioni
Questa mossa da parte di Meta potrebbe essere una strategia per migliorare la visibilità di Threads, considerando la crescente enfasi di Instagram verso il contenuto video. Tuttavia, attualmente, non è possibile condividere automaticamente i Reels su Threads.
Risposta e futuro della Funzione
Meta ha già testato in passato la condivisione incrociata da Facebook a Threads. Non ci sono ancora dettagli su quando questa funzionalità sarà disponibile più ampiamente, dipenderà dal successo del test attuale. Questa innovazione potrebbe rappresentare un significativo sviluppo per Threads, attrarre nuovi utenti e aumentare l’interazione tra le piattaforme di Meta.
L'Altra Bolla
TikTok: azione legale contro Stati Uniti per bloccare il divieto
Tempo di lettura: 2 minuti. TikTok sfida una nuova legge degli Stati Uniti che minaccia di vietare l’app, sostenendo che viola la Costituzione e i diritti fondamentali alla libertà di espressione.
TikTok ha intrapreso un’azione legale contro il governo degli Stati Uniti per opporsi a una nuova legge che imporrebbe il divieto dell’app se la sua azienda madre, ByteDance, non la vendesse entro un anno. La legge, chiamata “Protecting Americans From Foreign Adversary Controlled Applications Act,” è stata firmata dal Presidente Biden due settimane fa come parte di un pacchetto legislativo che includeva anche aiuti per Ucraina e Israele.
Dettagli della causa
La causa presentata da TikTok sostiene che la legge violi la Costituzione degli Stati Uniti, in particolare il diritto alla libertà di espressione e alla libertà individuale. TikTok descrive la legge come un’azione senza precedenti contro una singola piattaforma di espressione, argomentando che essa impone un divieto permanente e nazionale, impedendo agli americani di partecipare a una comunità online unica che conta più di un miliardo di persone globalmente.
Argomentazioni di TikTok
TikTok contesta le affermazioni del governo statunitense riguardo ai rischi per la sicurezza nazionale, affermando che non ci sono prove concrete che sostengano tali preoccupazioni. La società afferma che il processo legislativo è stato affrettato e segreto, basato su speculazioni piuttosto che su prove concrete come richiederebbe il Primo Emendamento.
Sfide tecniche e politiche
La legge impone a ByteDance di vendere TikTok entro il 19 gennaio 2025, ma TikTok sostiene che tale vendita sia praticamente impossibile sia tecnicamente sia politicamente. Dal punto di vista tecnico, il trasferimento degli “algoritmi di TikTok” richiederebbe l’approvazione del governo cinese, che potrebbe bloccare la vendita. Inoltre, la migrazione di “milioni di linee di codice software” a un nuovo proprietario presenterebbe enormi sfide tecniche.
Implicazioni
Questa causa segna l’ultimo capitolo di una lunga disputa tra il governo degli USA e TikTok, che ha iniziato durante l’amministrazione Trump con tentativi falliti di vendere le operazioni americane dell’app a aziende statunitensi come Oracle, Microsoft e Walmart. ByteDance ha indicato che potrebbe preferire chiudere TikTok piuttosto che venderlo, sottolineando la complessità delle sfide che l’app affronta.
Questa battaglia legale non solo è cruciale per il futuro di TikTok negli Stati Uniti, ma solleva anche questioni significative su privacy, sicurezza e la regolamentazione di internet e delle tecnologie globali. Questo caso potrebbe avere implicazioni di vasta portata non solo per TikTok ma per l’intero settore tecnologico, influenzando come le applicazioni globali operano negli Stati Uniti sotto la supervisione di leggi e regolamenti nazionali.
- Inchieste2 settimane fa
Papa Francesco sarà al G7 e l’Italia festeggia il DDL AI
- Cyber Security2 settimane fa
ACN: tutto quello che c’è da sapere sulla relazione annuale 2023
- Robotica2 settimane fa
Perché i Robot non riescono a superare gli animali in corsa?
- L'Altra Bolla2 settimane fa
Reddit rivoluziona l’E-Commerce con Dynamic Product Ads
- Economia1 settimana fa
Apple, Regno Unito vuole più sicurezza informatica e l’Europa indica iPadOS Gatekeeper
- Editoriali7 giorni fa
Chip e smartphone cinesi ci avvisano del declino Occidentale
- L'Altra Bolla2 settimane fa
ByteDance “chiuderà TikTok negli USA piuttosto che venderlo”
- Economia6 giorni fa
Internet via satellite: progetto europeo IRIS² in grande difficoltà