Economia
NVIDIA CEO: indipendenza USA nei Chip fra 10-20 anni. Huawei intanto sbaraglia
Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti potrebbero impiegare da 10 a 20 anni per raggiungere l’indipendenza nella fornitura di chip. Questa affermazione evidenzia la complessità della catena di approvvigionamento globale dei chip e le sfide che gli USA devono affrontare per ridurre la dipendenza dalla produzione estera di semiconduttori.
Complessità della catena di approvvigionamento globale
La catena di approvvigionamento globale dei chip è estremamente complessa, con diversi componenti prodotti in vari paesi. Taiwan gioca un ruolo chiave nella produzione di chip, in particolare per la tecnologia avanzata dei semiconduttori. Questa complessità significa che nessun marchio possiede tutti gli elementi necessari, portando i marchi statunitensi a dipendere da diversi paesi per vari aspetti del processo di produzione dei chip.
Sforzi degli USA per ridurre la dipendenza
Gli Stati Uniti stanno lavorando per ridurre la loro dipendenza dalla produzione estera di chip, soprattutto alla luce delle tensioni geopolitiche e delle preoccupazioni per la sicurezza nazionale. L’amministrazione Biden ha sottolineato la necessità di rafforzare la catena di approvvigionamento dei chip del paese per garantirne la resilienza e la sicurezza. Raggiungere l’indipendenza dei chip è cruciale per gli USA, poiché ridurrebbe il rischio di interruzioni della catena di approvvigionamento e potenziali minacce alla sicurezza nazionale, oltre a rafforzare la leadership tecnologica e la competitività del paese nel mercato globale.
Proiezioni del CEO di NVIDIA
Jensen Huang ha fornito una valutazione realistica della tempistica per l’indipendenza dei chip negli USA. Sottolinea la complessità della catena di approvvigionamento e le sfide coinvolte nel rimodellarla. Per lavorare verso l’indipendenza dei chip, gli USA dovranno investire nella produzione nazionale di semiconduttori e dedicare molti fondi alla ricerca e allo sviluppo. La collaborazione tra governo, industria e mondo accademico sarà fondamentale per guidare l’innovazione e costruire una catena di approvvigionamento di chip robusta e sicura.
Il percorso verso l’indipendenza dei chip è un’impresa complessa e a lungo termine che richiede pianificazione strategica, investimenti e collaborazione. Sebbene gli USA affrontino sfide significative nel rimodellare la loro catena di approvvigionamento di chip, i potenziali benefici del raggiungimento dell’indipendenza sono sostanziali, sia in termini di sicurezza nazionale che di leadership tecnologica.
Huawei supera le sanzioni USA con il chip Kirin 9000S
Huawei, una delle principali aziende tecnologiche cinesi, ha recentemente sorpreso gli Stati Uniti e il mondo con il lancio del suo nuovo chip Kirin 9000S, nonostante le sanzioni imposte dall’amministrazione Trump. Questo sviluppo rappresenta un importante passo avanti per la Cina nel campo della produzione di semiconduttori e solleva interrogativi sulla capacità del paese di competere a livello globale nonostante le restrizioni.
Sfide e soluzioni di Huawei alle sanzioni USA
Dopo essere stata colpita da sanzioni che la tagliavano fuori dalle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori, Huawei ha stretto un accordo con la Semiconductor Manufacturing International Corporation (SMIC), una fonderia cinese sostenuta dallo stato. SMIC ha proposto un metodo per produrre chip avanzati utilizzando attrezzature datate, sebbene con costi più elevati e tempi di produzione più lunghi rispetto al fornitore precedente di Huawei, Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC).
Kirin 9000S
Nonostante le sfide, Huawei ha lanciato il Mate 60 series, alimentato dal chip Kirin 9000S (precedentemente noto come Charlotte). Il Kirin 9000S ha offerto prestazioni paragonabili a chip di 1 o 2 anni fa di Qualcomm, secondo vari team di test. Il Mate 60 ha riscosso un grande successo in Cina, segnando il ritorno dei chip Huawei dopo anni di sanzioni.
Reazioni e implicazioni
Negli Stati Uniti, c’è stata confusione su come Huawei sia riuscita a superare le sanzioni per produrre il Kirin 9000S. Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha dichiarato che l’America ha bisogno di “ottenere più informazioni” sul chip. Gregory Allen, direttore del Wadhwani Center for AI and Advanced Technologies, ha osservato che molti leader del governo statunitense sembravano sorpresi dal successo di Huawei.
Supporto dello stato Cinese e risorse impiegate
Huawei e SMIC hanno investito ingenti risorse nel progetto, con il sostegno dello stato cinese, per mantenere la quota di mercato e ora hanno aperto la strada a progressi nella produzione di chip AI all’avanguardia. Se riusciranno a mantenere questo slancio, determinerà se la Cina può sostenere la sua industria dei semiconduttori e raggiungere la supremazia tecnologica globale nonostante le sfide geopolitiche.
Economia
Culture di lavoro a confronto: Meta vs Google
Tempo di lettura: 2 minuti. Scopri le differenze lavorative tra Meta e Google attraverso l’analisi di un insider sui compensi, la cultura e le opportunità di carriera.
Daniel McKinnon, con esperienze lavorative significative sia in Meta che in Google, offre uno sguardo dettagliato sulle differenze culturali e strutturali tra le due giganti della tecnologia. Le sue osservazioni forniscono intuizioni preziose per chiunque consideri opportunità di lavoro in queste aziende.
Differenze nelle strutture di compensazione
Sia Meta che Google offrono stipendi competitivi, bonus e partecipazioni azionarie (RSU) ai loro manager di prodotto, ma la modalità di distribuzione differisce notevolmente. Meta distribuisce le sue RSU uniformemente nel corso di quattro anni, mentre Google tende a concentrare il 70% delle azioni nei primi due anni di impiego. Questo può influenzare significativamente il guadagno annuale dei dipendenti, poiché Google offre “rinfreschi” azionari molto più modesti rispetto a Meta, rendendo il pacchetto compensativo di Google meno allettante nel lungo periodo.
Approccio ai Nuovi Progetti
Le differenze si estendono anche alle opportunità di progetto e all’innovazione. Entrambe le aziende sono note per una cultura “dal basso verso l’alto”, dove le idee emergono spesso da piccoli team. Tuttavia, la loro gestione differisce: Meta è descritta come più dinamica e pronta ad abbracciare rapidamente nuovi progetti, ma altrettanto veloce nel terminarli se non raggiungono gli obiettivi attesi. In contrasto, Google permette una maggiore longevità ai progetti, anche per decenni, senza interventi significativi della leadership, favorendo una maggiore stabilità ma anche potenziali frustrazioni per i PM più ambiziosi.
Trasparenza e espressione nel Lavoro
La trasparenza è un altro punto di distinzione. Meta preserva una cultura aperta, dove le sessioni settimanali di Q&A con il CEO e l’accesso ai forum interni permettono una maggiore visibilità tra i team. Invece, Google si avvale più di comunicazioni via email e chat, limitando la visibilità delle attività altrui. Sul fronte dell’espressione personale, Meta incoraggia il dissenso, promuovendo un ambiente che stimola il dibattito e la critica costruttiva, mentre Google mantiene un ambiente più riservato e meno propenso al confronto diretto.
Sviluppo professionale e sicurezza del lavoro
La progressione di carriera è più rapida in Meta, dove il merito può accelerare la crescita professionale, contrariamente alla struttura più basata sull’anzianità di Google. Tuttavia, la stabilità lavorativa può essere maggiore in Google, dove è meno probabile essere licenziati per scarse prestazioni rispetto a Meta.
Scegliere tra Meta e Google dipende dalle priorità personali riguardo alla compensazione, alla crescita professionale, alla cultura aziendale e alla stabilità del lavoro. Entrambe offrono ambienti in cui i talenti possono prosperare, ma con significative differenze nella gestione quotidiana e nella strategia a lungo termine.
Queste considerazioni forniscono una guida essenziale per navigare le decisioni di carriera nelle due potenze della Silicon Valley, evidenziando come le scelte personali e professionali possano essere influenzate dalla cultura interna di queste influenti aziende tecnologiche.
Economia
Investimenti in criptovalute: cosa c’è da sapere
Tempo di lettura: 2 minuti. Cosa c’è da sapere quando si effettuano investimenti in criptovalute? Risposte alle domande più comuni per evitare delusioni
Nate con lo scopo di offrire un’alternativa non governativa alle monete fiat, le criptovalute sono diventate, con il tempo, un vero e proprio strumento di investimento.
Chi decide di investire in questo settore, deve prestare attenzione a numerosi fattori e, se non possiede le giuste competenze, dovrebbe fare affidamento su un esperto del settore che sia in grado di fornire consigli e di indirizzare le scelte di investimento nel modo più opportuno. È infatti importante ricordare che, come tutti gli investimenti, anche quello in Crypto comporta dei rischi, primo fra tutti – ma certo non unico – il rischio di volatilità. Se volete conoscere il significato di volatilità e approfondire l’argomento, potete trovare materiale utile online, redatto da professionisti del settore.
In questo articolo andremo a scoprire come investire in criptovalute, quali altri rischi sono correlati a questo tipo di investimento e a chi rivolgersi per ottenere una consulenza adeguata.
Come investire in criptovalute
Quando si parla di criptovalute, si pensa subito ai Bitcoin, la prima valuta crittografata basata sulle blockchain, lanciata nel 2009 da una persona la cui identità non è nota e che si è fatta chiamare con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. Oggi, a fianco ai Bitcoin, sono sorte numerose altre criptovalute, molte delle quali oggetto di transizioni tra gli investitori. Tra le migliaia possiamo ricordare, solo a titolo esemplificativo, Ether, Ripple e Litecoin.
Chi decide di investire in questo strumento finanziario, deve dunque, per prima cosa, definire su quale criptografia puntare. La scelta, naturalmente, deve essere preceduta da un attento studio e da un’accurata analisi dei dati disponibili, come l’andamento del mercato e le oscillazioni. Questo passaggio risulta fondamentale soprattutto se si decide di investire ricorrendo all’acquisto diretto della valuta crittografata, indipendentemente dal fatto che si decida di effettuare una rapida compravendita o di conservarla per un lungo periodo di tempo nel wallet.
Esistono però anche altri modi per investire in criptovalute. Ad esempio, si possono effettuare operazioni di trading, si possono acquistare azioni o obbligazioni di società operanti in questo settore oppure si può aderire a un fondo comune di investimento che includa, tra gli asset selezionati, le criptovalute.
Investire in criptovalute: i rischi più comuni
Gli investitori esperti sanno bene che non esiste investimento privo di rischi. Alcuni possono essere più sicuri rispetto ad altri, ma tutti, nessuno escluso, comportano alcuni rischi, i quali sono direttamente correlati al rendimento.
Per quanto riguarda l’investimento in crypto, i rischi più comuni riguardano, oltre alla già accennata volatilità, tipica di questo strumento finanziario:
- la perdita di accesso al wallet;
- le truffe;
- la mancanza di chiare regolamentazioni.
A chi rivolgersi per investire in criptovalute
Sebbene sia possibile effettuare compravendita e trading di crypto in totale autonomia, appoggiandosi alle piattaforme online, chi è privo di esperienza può trarre giovamento dall’aiuto di esperti del settore.
In particolare, per ridurre il rischio di effettuare investimenti troppo rischiosi rispetto alle proprie possibilità, è possibile rivolgersi a un consulente finanziario autonomo o a un’agenzia di consulenza finanziaria.
Economia
Intel riceve 30 Milioni di Euro dall’Irlanda per compensare le Bollette Energetiche UE
Tempo di lettura: 2 minuti. L’Irlanda supporta Intel con 30 milioni di euro per compensare l’aumento dei costi energetici, rafforzando una partnership di lunga data nel settore dei semiconduttori.
Intel ha ricevuto un sostegno finanziario significativo dall’Irlanda, pari a 30 milioni di euro, per mitigare l’incremento dei costi energetici causati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Questo sostegno fa parte di un investimento più ampio, di 100 milioni di euro, destinato ai produttori di microprocessori, confermato da IDA Ireland, l’agenzia irlandese per l’attrazione degli investimenti esteri.
Dettagli del supporto finanziario
Nel marzo 2023, la IDA Ireland ha deciso di investire 100 milioni di euro nell’industria tecnologica del paese, con l’approvazione della Commissione Europea. Questo finanziamento è stato descritto come “necessario, appropriato e proporzionato per rimediare a un grave disturbo nell’economia”, a seguito delle incertezze economiche e dell’aumento eccezionale dei prezzi, in particolare del gas naturale e dell’elettricità.
Impatto sull’Industria dei Chip
L’industria dei chip in Irlanda genera annualmente esportazioni per 8,7 miliardi di euro, rendendo la decisione di sovvenzionare parte dei costi energetici relativamente semplice per il governo irlandese. Intel, che afferma di contribuire annualmente con 2,75 miliardi di euro all’economia irlandese, beneficia inoltre di crediti d’imposta rimborsabili, sebbene l’ammontare totale di tali incentivi non sia noto.
Partenariato tra Irlanda e Intel
L’Irlanda e Intel godono di una solida partnership che si è rafforzata di recente con la costruzione della nuova Fab 34 nel campus irlandese di Intel, attiva dal 1989. Questa fabbrica produce in grande volume tramite il processo Intel 4, essendo uno degli unici due stabilimenti, insieme a quello di Hillsboro, a farlo. Intel ha investito 22 miliardi di dollari, equivalenti a circa 17 miliardi di euro, per costruire la Fab 34, con ulteriori 2 miliardi di dollari previsti per l’ammodernamento della fabbrica.
Il sostegno finanziario dell’Irlanda a Intel dimostra un impegno continuativo verso il mantenimento di un’eccellenza manifatturiera nel settore dei semiconduttori all’interno del paese. Questa collaborazione non solo sostiene Intel di fronte alle sfide economiche attuali ma rafforza anche la posizione dell’Irlanda come un hub tecnologico cruciale in Europa.
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