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Editoriali

Darknet e la privacy

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Nel corso dell’ultimo decennio, la popolarità dell’uso di Darknet è aumentata vertiginosamente rispetto alla preoccupazione del pubblico in merito alla privacy e all’anonimato su Internet. La maggior parte degli studi di ricerca che approfondiscono le caratteristiche strutturali delle comunità darknet negli ultimi anni, hanno concluso che la maggior parte delle attività che si svolgono in varie comunità darknet sono più o meno illegali. Tuttavia, più recentemente, molti hanno iniziato a credere che questo non sia completamente vero.

I ricercatori che esaminano le comunità darknet utilizzano le informazioni derivate dalla scansione mediante l’algoritmo di scansione di Breadth First Search (BFS). Sebbene il crawling rappresenti un metodo ideale per studiare la struttura semantica e topologica di varie comunità darknet, l’algoritmo specifico utilizzato per eseguire la scansione delle darknet determina in larga misura quanto accurate siano le conoscenze ottenute da queste parti del deep web.

Con l’obiettivo di valutare i risultati di studi di ricerca che hanno esaminato la struttura delle attuali comunità darknet, una tesi recentemente pubblicata ha analizzato il modo in cui vari algoritmi di scansione analizzano le comunità darknet e come questo influenza le informazioni che conosciamo su di loro. La tesi illustrava i limiti della BFS; l’algoritmo di scansione principale utilizzato per esaminare le comunità darknet e ha presentato una vista dettagliata della rete tramite l’utilizzo di due ulteriori algoritmi di scansione per BFS; Prima ricerca casuale (RFS) e profondità prima ricerca (DFS). Come tale, la struttura topologica delle comunità darknet è stata ottenuta tramite l’implementazione di tre algoritmi di scansione; DFS, BFS e RFS, mentre la struttura semantica di queste comunità è stata esaminata tramite uno speciale algoritmo probabilistico noto come “Latent Dirichlet Allocation” (LDA).

Risultati interessanti che possono cambiare Come il mondo vede le comunità di Darknet:

La tesi includeva un’analisi comparativa degli algoritmi di scansione utilizzati durante lo studio della darknet. L’analisi ha concluso che qualsiasi studio futuro deve considerare l’utilizzo di una combinazione di più algoritmi di scansione come DFS, BFS e RFS per aumentare l’accuratezza dei risultati. Attraverso l’utilizzo di modelli tematici, la tesi ha concluso che BFS fornisce una varietà di argomenti relativamente più piccola, mentre DFS presenta una varietà di argomenti più ampia, a causa della differenza tra il metodo di funzionalità di ciascun algoritmo.

La tesi ha illustrato come la vista strutturale di varie comunità darknet può variare a seconda del punto di partenza utilizzato per condurre le procedure di scansione. Pertanto, per ottenere visualizzazioni più accurate della struttura di varie darknet, i ricercatori dovrebbero analizzare la rete utilizzando più punti di partenza per la scansione e quindi combinando i risultati di tutte le ricerche per indicizzazione con esito positivo per ulteriori analisi.

La tesi ha anche proposto un metodo per ottenere una visione accurata delle caratteristiche strutturali delle comunità darknet. Le informazioni relative alla distribuzione degli argomenti per pagina web sono state utilizzate come metrica per raggiungere questo obiettivo. Sono stati utilizzati cinquanta punti di partenza scelti a caso per eseguire la scansione per ogni 300 link e è stata osservata la media della distribuzione degli argomenti per ciascun algoritmo di scansione utilizzato. Come tale, l’analisi ha concluso che la RFS mostra una convergenza relativamente stabile al valore reale della rete, se confrontata con BFS e DFS. DFS ha prodotto valori più alti per le medie di distribuzione degli argomenti, mentre BFS ha prodotto valori più bassi. In base al comportamento degli algoritmi di scansione, è stato dimostrato che per DFS produrre risultati accurati, l’82% delle pagine Web darknet deve essere sottoposto a scansione, mentre il 100% delle pagine Web darknet deve essere sottoposto a scansione da BFS per ottenere risultati accurati e significativi. Di conseguenza, possiamo affermare chiaramente che qualsiasi risultato, per quanto riguarda la visione strutturale delle comunità darknet, derivato da studi di ricerca che hanno ignorato questi risultati sono per lo più inaccurati.

Nonostante non sia possibile ottenere solide conclusioni sulla struttura delle comunità darknet di oggi attraverso i risultati di questa tesi, rappresenta una tabella di marcia che può guidare gli studi futuri e cambiare totalmente il modo in cui il mondo vede la darknet e il web profondo in generale. Lo studio apre le porte a una miriade di argomenti di ricerca che possono formulare una migliore comprensione delle varie comunità darknet. Quindi, se la maggior parte degli studi precedenti ha dimostrato che la maggior parte delle attività su darknet sono illegali, sulla base dei risultati di questa tesi, si è dimostrato che questa è una conclusione imprecisa mediante l’analisi degli approcci striscianti utilizzati per trarre questa conclusione.

Editoriali

Ferragni pagliaccio: l’indignazione della rete alla prima dell’Espresso

Tempo di lettura: 2 minuti. La copertina de L’Espresso su Chiara Ferragni vestita da pagliaccio ha scatenato diverse reazioni, ma chi ha letto l’inchiesta?

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Ferragni Espresso
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Chiara Ferragni compare truccata da pagliaccio in prima pagina de L’Espresso che ne descrive la scarsa trasparenza nella gestione societaria e si fa riferimento a scatole cinesi, manager indagati e dipendenti pagati poco.

Tutto legale fino ad oggi, sia chiaro, ma se questo è il modello di Business da studiare ad Harvard, si può ampiamente pensare che negli USA siano arrivati tardi. Ritornando con i piedi per terra e conscendo molte realtà statunitensi, sarebbe da stupidi mettere Chiara Ferragni al primo posto di come si gestisce un’azienda: non è la prima e nemmeno l’ultima.

Matrice Digitale è la testata che ha denunciato per prima l’affaire di Sanremo, che ha giudicato la Ferragni per quello che si è mostrata da Fazio: un’utile manichino senz’anima al servizio delle case di moda.

Non solo lo scandalo nella gestione della beneficenza, ma la delusione nelle risposte in una trasmissione accondiscendente come quella di Fazio stanno facendo cadere definitivamente l’alone di divinità di colei che ha saputo nascondersi dietro di post su delle pagine social creandosi un’icona immacolata.

Le reazioni alla copertina dell’Espresso

La copertina de L’Espresso è l’ultimo attacco a quel pezzo di credibilità rimasto alla Ferragni: la donna imprenditrice che vince perchè ha racimolato soldi. In pochi hanno letto le notizie diffuse sui media un pò di anni fa che vedevano il brand Ferragni essere messo in vendita sul mercato anche per una esposizione finanziaria dovuta da una situazione debitoria sulla carta di piccolo conto. Se però le cose stanno come dice L’Espresso, la realtà sullo stato di salute delle sue società potrebbe essere diversa.

Riflessioni alle reazioni

Molti hanno reagito alla copertina della Ferragni con stupore ed indignazione, ma fa riflettere in realtà il fatto che nessuno abbia letto l’articolo e soprattutto tutti, dinanzi ad una persona che si presenta in un modo e dimostra di essere diverso da come viene descritto, lo apostroferebbero come un pagliaccio.

E fa male essere presi per i fondelli da un pagliaccio … questo nessuno ha il coraggio di ammetterlo.

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Editoriali

Solo ora si accorgono del problema televoto e giornalismo musicale

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Amadeus Geolier Sanremo 2024
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Leggo molte critiche al “cartello di giornalisti” che ha boicottato la vittoria di Geolier a Sanremo. Sono davvero convinto che sia andata così, ma sono certo della tanta “colleganza” che oggi predica bene, ma ha sempre razzolato male per quel che concerne il discorso di “cartello”.

E non riguarda solo la musica, ma anche il calcio, la politica … quindi di cosa parliamo?

Qualche settimana fa fui molto chiaro: chi tratta moda, spettacolo, musica e gossip non si può considerare giornalista.

Chi lo fa dal punto di vista della critica diversamente lo è e vi assicuro che assistiamo a tanti giornalisti sportivi, che hanno visto milioni di partite, e non capiscono di calcio. Vediamo chi dei nostri farà un esposto all’Ordine per quel collega che ha commentato di non far votare la Campania.

Altra cosa: il 90% dei giornalisti che la criticano, non avrebbe avuto il coraggio di fare quell’indegna domanda, ma fondata, a Geolier sul risultato ottenuto “più per i suoi ospiti che per la sua performance”.

Così come hanno fatto più danni dei ladri di polli sanremesi quelli che hanno applaudito Presidenti del Consiglio e Ministri della Sanità nefasti.

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Editoriali

Geolier a Sanremo rutta in napoletano. Perchè è un problema per i nativi digitali

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Geolier Sanremo
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Parliamoci chiaramente, questo qui, Geolier, è diventato famoso per una canzone che descrive il livello di tamarraggine napoletana che si manifesta “rint a n’audi nera opaca” dove magari ci si sballa pure.

Nello stesso brano cita tutte marche di lusso … che rappresentano quello stile di vita a cui ambiscono le baby gang che ieri hanno occupato la prima del tg5 nonostante a Napoli siamo in un periodo d’oro rispetto al resto del paese.

Amadeus quest’anno farà come la De Filippi, punta sul lato più becero della napoletanità fatto di lusso a debito che poi si sposa con il mondo degli influencer e della moda. Conferma anche di sapersi nascondere bene dietro l’equazione “è seguito, quindi può anche essere pericoloso e di scarsa qualità, ma è forte

Che poi è il modello che i genitori evitano di caldeggiare per i propri figli, ma puntualmente vengono smentiti da social e tv. E la risposta è “il ragazzo fa numeri”.

Tra l’altro, il monologo in napoletano dell’anno scorso al festival ha anticipato la sua presenza ed era davvero pessimo, tanto da farmi prendere le distanze da un mio compaesano.

Questa non è Napoli e soprattutto non è l’evoluzione della napoletanità da tramandare alle nuove generazioni.

Perchè qui non si discute Geolier l’artista, che merita di fare il suo percorso e di vincere Sanremo, ma di Geolier che parla a nome dei napoletani. Ognuno si sceglie gli ambasciatori che merita, di certo non è una casa di moda o un affarista come Amadeus che decidono chi debba rappresentare un’intera città.

 

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