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Greenpass, contrabbando nelle farmacie: Procura di Napoli conferma la tesi di Matrice Digitale

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L’inchiesta della Procura di Napoli sui GreenPass falsi, ha reso ancora una volta giustizia al lavoro di informazione di Matrice Digitale. In data 6 novembre, abbiamo dato la notizia in esclusiva nazionale dove denunciavamo la presenza di 1000 green pass racchiusi in un file zip clonati da originali e perfettamente funzionanti.

In fase di analisi dei green pass, la strada da percorrere, secondo il parere degli esperti interpellati dalla redazione, l’origine di questi certificati erano le farmacie che effettuano quotidianamente tamponi e vaccini.

Farmacisti accusati ingiustamente

“Una talpa tra i farmacisti” sembrava essere la soluzione al caso, rivelatasi troppo scontata ed affrettata. Sono 15 le persone indagate, 120 green pass scoperti perché ottenuti senza effettuare il vaccino, emerse dopo 40 perquisizioni della Polizia Postale in diverse regioni del paese come Lazio, Lombardia, Campania, Puglia, Calabria e Veneto. Tra gli arrestati non figura nessun farmacista, bensì criminali informatici che hanno ottenuto l’accesso abusivo ai sistemi informatici delle regioni per emettersi i green pass a piacimento senza dare nell’occhio che questi erano rilasciati senza vaccinare o tamponare chi se li trovava intestati dopo aver sborsato 250 euro.

Un attacco hacker come si deve

La cronaca degli ultimi tempi ci ha portato a comprendere meglio l’esistenza di gruppi criminali che guadagnano dai riscatti dopo aver sequestrato i dati dei nostri pc. Molte volte si tratta di una possibilità non troppo difficile da concretizzarsi per di utenti distratti o non sappiamo se si sia sfruttato il bug di log4j. Nel caso specifico dei GreenPass, i presunti attori attaccanti sono stati capaci di eseguire un attacco informatico munito delle stesse tempistiche e metodiche impiegate da entità militari nella più complessa guerra cibernetica che interessa stati e non criminali. In primo luogo si sono avvicinate le farmacie tramite telefono o mail mirate, presentandosi come gli Uffici Regionali di appartenenza, che hanno indotto i farmacisti ad installare programmi di assistenza telematica che avrebbero garantito accesso ai dispositivi ogni qualvolta lo volessero. Una volta ottenuto accesso ai pc ed alle credenziali delle piattaforme regionali, ottenere un certificato vaccinale diventava un gioco da ragazzi.

La punta dell’iceberg

Molti riflettono sulla scarsa ricaduta che l’inchiesta della Procura di Napoli ha avuto sul fenomeno Greenpass fasulli, ma è pur vero che si tratta del primo business stanato in Italia che corrisponde all’acquisto di certificazioni verdi perfettamente funzionanti. In altri casi sono state invece riscontrate delle truffe dove chi voleva acquistare i greenpass ha perso i soldi e si è trovato anche ricattato, precipitando in un vortice della doppia estorsione: pagami o ti denuncio. C’è gente invece che ha guadagnato tanto dall’emissione dei certificati verdi, continuando a guadagnare, ma è chiaro che una inchiesta giornalistica, seguita da azioni della giustizia territoriale, può effettivamente iniziare a togliere ai criminali quel senso di impunità. Successivamente alla Procura di Napoli, quella di Genova è intervenuta scoprendo un’altra vicenda, nei prossimi mesi si registreranno altri casi simili ed è giusto attendere i risvolti sul contrasto al mercato più pericoloso negli ultimi periodi per un motivo in particolare: chi va in giro senza essersi vaccinato, rischia prima per se, e tanto, mettendo a repentaglio la salute pubblica del paese.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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