Categorie
Inchieste

Guerra cibernetica, Madre Russia: modello perfetto di società della sorveglianza e stratega nella propaganda globale

Tempo di lettura: 6 minuti.

Dopo l’analisi delle minacce APT, iniziamo ad analizzare il contesto specifico dei paesi canaglia che si contraddistinguono storicamente nelle guerre informatiche. E’ doveroso incominciare dalla madre Russia perché quando c’è un attacco hacker, il primo sospetto è quello che siano stati i criminali informatici al soldo di Putin.

La guerra cibernetica targata Russia si contraddistingue per i suoi DDOS (diniego di servizio), attacchi di criminali informatici, oppure militari informatici con fenomeni di propaganda che utilizza molte volte l’arma della disinformazione, o con l’interessamento delle squadre sponsorizzate dallo Stato verso i blog politici. A queste azioni rivolte oltre i confini del Paese, si aggiunge il monitoraggio costante della rete internet attraverso la tecnologia SORM che porta nella maggior parte dei casi alla persecuzione dei cyber-dissidenti.

L’agenzia di sicurezza russa

Secondo gli analisti politici informati sul problema, l’attività di controllo e di attacco nella rete Internet dei paesi esteri è opera dell’FSB che ha ereditato l’attività lavorativa dal più noto KGB. La FSB non è altro che l’agenzia federale di sicurezza della Russia ed è stata costituita da Putin nel lontano 1995 ed ha al suo interno una sezione avanzata che si occupa di mettere in campo per lo più due strategie di azione e precisamente:

  • “Informativo-Tecnico” che comprende le operazioni di rete sia di difesa sia di attacco
  • “Informativo-Psicologico” che consiste nel cercare di manipolare il pensiero della popolazione a favore del governo russo contro gli obiettivi militari indicati dall’FSB con una attività di propaganda.

La propaganda

La propaganda è più efficace degli attacchi hacker quando si tratta di coinvolgere quante più persone nella vastità del globo.

Le principali attività svolte nel corso della storia hanno riguardato nella fattispecie fatti scientifici e geopolitici. Il primo sistema di manipolazione delle informazioni è avvenuto ai danni di Wikipedia, l’enciclopedia pubblica in rete, che ha comportato l’inserimento e la modifica di notizie scientifiche con il fine di distorcere in molti casi gli accadimenti di cronaca e le teorie accademiche. La soluzione per porre rimedio a questa tipologia di attacco è stata il rivedere le materie che avevano subito l’alterazione con descrizioni controverse e sono state modificate, imponendo successivamente un rigido regolamento per l’inserimento delle voci di libreria. Le notizie utilizzate per la propaganda sono state rettificate citando le indagini ufficiali approvate dal metodo accademico universale.

Un’altra azione nota nel contesto di manipolazione delle informazioni si è avuta durante il periodo della guerra cecena dove si inviavano articoli in favore delle azioni militari russe a quelle testate settoriali che li pubblicavano senza verificarli perché credevano nella buona fede dei corrispondenti ,spesso agenti dell’FSB sotto copertura che le inviavano. E’ anche vero però che la guerra cecena si svolgeva nel silenzio della stampa internazionale per via di un accordo di non belligeranza tra USA e Russia che prevedeva silenzio sulle attività statunitensi nel Medioriente in cambio dell’oscurantismo sovietico nella sua regione problematica.

Brexit: referendum popolare oppure manipolazione russa?

Quella che ha raggiunto l’obiettivo di dividere addirittura l’Europa è stata la campagna di disinformazione in occasione della Brexit. Nel 2016, in occasione del referendum sull’uscita dell’Inghilterra dalla zona euro, si è avviata una campagna di sponsorizzazione del sovranismo come forma di governo, portando ad esempio la Russia, o si delegittimava la politica dell’Unione Europea definita fallimentare e artefice di una cancel culture dei singoli stati annessi ai suoi confini.

L’uscita dall’EU da parte del Regno Unito ha però un’altra faccia così come testimonia l’inchiesta dell’Observer che ha fatto luce sulla società Cambridge Analytica : colpevole di aver manipolato la campagna social profilando e colpendo le popolazioni dell’entroterra. Questa strategia si è dimostrata efficace visti i risultati che hanno favorito una maggioranza di voti propensi all’uscita dall’Euro proprio nelle zone periferiche alla City londinese. L’inchiesta giornalistica ha dimostrato che la società anglo-americana è stata responsabile di aver profilato il pubblico secondo attività non proprio limpide anche agli occhi di Facebook, sebbene molti abbiano ritenuto che la società avesse volto lo sguardo dall’altra parte.

Indipendentemente dalla nazionalità della società che materialmente ha allestito tecnicamente la strategia, restano agli atti gli slogan social filo russi, tra cui un video in lingua madre sottotitolato in base alla nazionalità dove veniva indirizzata la campagna pubblicitaria. Vero anche che l’inchiesta dell’Observer era indirizzata a far saltare il banco del referendum per poter consentire al governo di tornare indietro sulle scelte sancite dal popolo. Si è inoltre sollevato un problema delle registrazioni degli utenti per il voto elettronico perché, a poche ore dalla scadenza del termine di iscrizione, il portale era irraggiungibile creando diversi disagi a chi voleva partecipare ed in alcuni casi ha anche desistito dal farlo. Sulle cause di quanto avvenuto, la prima teoria è stata quella dell’attacco hacker russo, ma non è mai stata confermata questa tesi ed è probabile che i server non fossero pronti nel reggere il carico di visite simultaneo generando quello che in Italia è oramai individuato come effetto INPS per via del malfunzionamento nel click day sotto la pandemia. Teoria questa che è stata ufficializzata dagli Uffici preposti al controllo della correttezza del voto.

Trump: il candidato social della Russia?

Nel 2016 anche gli USA sono andati al voto ed hanno lamentato più volte delle ingerenze russe come nel caso del rilascio di email hackerate attraverso DCLeaks e WikiLeaks, associato anche questo ad una attività criminale russa. La diffusione delle email è stata affibbiata ai sovietici, da cui sono partite diverse campagne di diffamazione che hanno colpito la Clinton, avversaria di Trump nella prima tornata elettorale, ed hanno acceso i riflettori sulla vicenda di John Podesta che ha dato il la alle teorie complottistiche di QAnon sulla vicenda della tratta di bambini e dell’estrazione dell’adrenocromo: una sostanza ricavata in fase di tortura dei piccoli ed utilizzata dagli uomini più influenti del mondo per ottenere l’eterna giovinezza. Una teoria che non solo non ha valenza scientifica, ma che è stata sbugiardata in tempi non sospetti da matricedigitale con una indagine OSINT apposita. Fatto sta che dopo questo evento, non solo si è aperto un conflitto interno tra CIA ed FBI, ma è stato chiesto di far luce sull’origine delle sponsorizzazioni effettuate sui social per verificare l’esistenza di fondi russi impegnati sulle piattaforme più note come Twitter e Facebook, scandagliando anche l’universo variegato di Google e dei suoi prodotti.

Germania

Anche la capitale economica dell’Europa, la Germania, sembrerebbe aver impattato con le strategie di propaganda degli hacker russi. Secondo Hans-Georg Maaben, capo dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione del paese, erano evidenti le prove di influenzare le elezioni che si sarebbero svolte da lì a poco nel 2017 tramite azioni di spionaggio informatico e diffusione di notizie poco credibili, responsabili di aver insinuato dei dubbi nell’elettorato. La stessa accusa è stata rivolta ai sovietici per quelle del 2021 appena svolte in territorio alemagno, ma questa volta i sospetti sono stati diffusi in prima persona dalla Commissione Europea.

Polonia

Una campagna di disinformazione filorussa su Facebook che ha coinvolto ben 4,5 milioni di polacchi è stata scoperta all’inizio del 2019 da OKO.press e Avaaz. La campagna promuoveva tre politici polacchi filorussi ed i loro siti web, propagando notizie false o strumentali alla loro attività politica. L’orientamento politico dei tre soggetti coinvolti, Adam Andruszkiewicz, Janusz Korwin-Mikke e Leszek Miller, spaziava dal comunismo all’ultranazionalismo. L’analisi svolta ha portato alla rimozione di alcune delle pagine social nelle quali si svolgeva l’attività di propaganda con notizie false, che ha poi colpito l’ecosistema di Facebook nel mondo, arrivando a chiudere molte pagine italiane collegate ai Cinque Stelle ed alla Lega.

Sputnik cura per il Covid19

La propaganda russa si è avvertita sui social network durante il periodo del Covid e precisamente quando hanno iniziato ad essere immessi sul mercato i vaccini per il contrasto al coronavirus. Nel corso della guerra commerciale farmacologica che prospettava dagli inizi la non accettazione del vaccino russo, denominato Sputnik, da parte dell’EMA, i social network hanno ospitato sponsorizzazioni del vaccino russo dove veniva riportata la validità del farmaco. Oltre a questo, nel periodo di maggiore picco mortale nel Paese della pandemia, vi erano diverse foto che giravano nella rete italiana dei social e ritraevano trionfalmente gli aiuti russi ai medici del Bel Paese.

La Russia come modello di società della sorveglianza

Oltre agli attacchi verso l’esterno, la Russia è il perfetto modello da sempre per gli appassionati della società della sorveglianza. Nel 1995 fu implementato il SORM: che rappresenta il programma di intercettazione legale delle reti telefoniche e di telecomunicazione che operano in terra sovietica. Nasce prevalentemente per consentire all’intelligence, FSB, di essere sempre aggiornata sulle comunicazioni telefoniche che avvengono nel paese, ma già tre anni dopo, 1998, si è esteso il controllo alla rete internet richiedendo agli Internet Service Providers di installare un hardware fornito dall’agenzia di sicurezza nazionale per poter monitorare i metadati e i contenuti delle comunicazioni degli utenti, dalle telefonate al traffico e-mail ed all’attività di navigazione web. Nel 2000 il sistema si è esteso al mobile ed alle reti wireless ed è stato abolito il procedimento di richiesta di accesso ai dati da parte dell’Intelligence ai Providers, che poteva essere costante e libero così come si è aperta la consultazione dei dati intercettati dal SORM anche ad altri enti statali come, Polizia fiscale, Polizia, Servizio federale di protezione, Pattuglia di confine e dogana, Ministero degli Affari Interni, Reggimento del Cremlino, Servizio di sicurezza presidenziale ed i Servizi di sicurezza parlamentare. Nel 2014 si è aggiornato l’hardware a disposizione e si è raggiunta la perfezione nel monitoraggio di ogni ambiente, Telefono-Internet-Mobile-Wireless, con cui ogni singolo abitante della Russia difficilmente non può essere intercettato e questo stato di controllo rappresenta la migliore arma della dittatura alla libera espressione democratica del paese e facilita l’arresto dei cyber-dissidenti.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version