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Inchieste

Italia, Meta usa metodi cinesi e censura i giornalisti, diffamandoli

Tempo di lettura: 9 minuti. Sanzioni delle sanzioni alle foto del figlio del presidente Biden, offese di disinformazione ai professionisti con errori di interpretazione da parte dell’intelligenza artificiale. O si cambia dall’interno come in USA con Trump oppure questo andazzo va sulla coscienza di politici, Istituzioni e dipendenti italiani di un social in profonda crisi di soldi e di identità

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Facebook
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Per chi non ha tempo:

  • Meta censura giornalisti e utenti sui social accusandoli di spargere disinformazione, compiere reati e di essere soggetti pericolosi
  • Non offre agli utenti la possibilità di appellarsi secondo un trattamento equilibrato che qualsiasi governo Democratico propone nelle sue Carte dei Valori
  • Il sistema di intelligenza artificiale non solo è fallace, ma discrimina la stessa tecnologia in uso da una delle principali aziende informatiche del pianeta, che ne perde di credibilità non solo valoriale, anche tecnica.
  • L’inchiesta è stata possibile stressando con dichiarazioni forti su due piattaforme la “pazienza” del social (leggere avviso in basso).
  • La conclusione è che Facebook dovrebbe moderare i suoi contenuti secondo standard democratici, chiari, ed deve essere libera da lottizzazioni politiche. Altrimenti dovrebbe rappresentare tutte le voci politiche accreditate in ogni singolo paese dove esercita con dei board permanenti h24.

Avviso sui toni di alcuni post dell’autore dell’articolo

E’ chiaro che Meta non sia una società criminale, è ancora più chiaro che i dipendenti non sono responsabili delle policy aziendali, ma quello espresso nell’articolo deve far riflettere invece su come la stessa Meta tratti i suoi utenti ed i professionisti dell’informazione etichettandoli frettolosamente come “pericolosi” per la società, disinformatori e autori di reati come quello della diffusione di materiale intimo.

Inoltre, si precisa ai dipendenti di Meta tirati in ballo, che anche chi ha condiviso il post sul figlio di Biden è stato sanzionato senza appello.

Facebook, la piattaforma social media del gruppo Meta nata per prima su larga scala globale, oggi è una piazza virtuale in decadenza con un titolo in borsa crollato dell’80 per cento ed ha fatto investimenti troppo pioneristici per lanciare il Metaverso, provando a monopolizzare anticipatamente la scena mondiale dell’universo parallelo che animerà il futuro delle società occidentali. Facebook in questi anni ha dichiarato di non essere un media, ma di ospitare contenuti e di voler continuare ad evitare di entrare nelle beghe dei singoli utenti e dei dibattiti che ci sono su di essi, ma questo non è stato possibile perché la politica ha fatto sempre la sua parte e non solo quella italiana, bensì anche quella statunitense. Seppur Zuckerberg sia sommessamente associato ai conservatori americani, intervistato in una trasmissione pro Trumpiana ha dichiarato di aver ricevuto pressioni dall’FBI per nascondere le foto del figlio di Biden mentre era in corsa alla casa Bianca.

In poche parole, è stato vietato ai cittadini americani di sapere che il figlio del loro futuro presidente non solo curasse gli affari di famiglia in Ucraina, ma che fosse anche un tossicodipendente. Se l’avessero saputo in molti negli States, di certo non si sarebbero stupiti quando il neo presidente degli USA appena eletto, Joe, dichiarò che Putin fosse un criminale e nemmeno si sarebbero stupiti apprendendo che gli USA puntano ad una guerra di sfinimento contro la Russia senza nessuna volontà di negoziazione per la pace. Il New York Post ha subito diverse censure e chi ha fornito assistenza tecnica al PC di Hunter è stato diffamato dalla stampa USA individuato come una spia dei russi o un uomo pagato da Trump per rovinare il figlio del rivale politico. Dopo l’ammissione di Zuck, dopo il siluramento di Musk dell’advisor legale di Twitter, che aveva acconsentito a questa attività di censura, e dopo che il commerciante che aveva segnalato all’FBI di detenere un pc con materiale scottante a cui aveva avuto accesso quando il suo proprietario non l’aveva rivendicato dopo tre mesi ha iniziato a querelare la stampa, è stato chiaro per molti che le piattaforme social si sono prestate non solo ad una attività di censura, ma hanno prestato il fianco ad attività di diffamazione a giornalisti e singoli cittadini con delle azioni di doppiopesismo e di censura della libertà di stampa e del diritto di parola, favorendo di fatto un candidato politico rispetto ad un altro. Mentre gli USA correvano al voto, i dipendenti LGBTQ+ e vicini alla comunità AfroAmericana hanno chiesto più volte di cacciare Trump dal social. Scelta che Zuckerberg non ha fatto per non perdere il miliardo di dollari di sponsorizzazioni sui social, aspettando lo scandalo di Capital Hill che ha poi dato il là all’esclusione dell’eversivo oramai ex presidente degli USA sconfitto al voto dopo 4 anni.

La foto del figlio tossicodipendente di Biden ad oggi continua ad essere censurata dal social con policy americane che vengono lasciate fare qui in Italia in barba alla Costituzione e a giudici che interpretano una materia che spesso non parte da un presupposto: quello che avviene dentro Facebook deve rispettare i principi della Costituzione. Quindi Facebook dovrebbe iniziare a dare spiegazioni sul perché di una policy di social scoring degli utenti, gestita non da esseri umani bensì da un motore di intelligenza artificiale, e deve spiegare anche perché questa intelligenza artificiale è strutturata per togliere voce e spazio ai giornalisti con regole diverse tra loro ed il caso del figlio di Biden è lampante così come è lampante la questione dell’ironia che spesso viene travisata e mette le persone in fallo negandole di fruire di un servizio che non prescritto un medico, sia chiaro, ma che ha acquisito una importanza di pubblica utilità.

La prova della tossicodipendenza del figlio di Biden la danno sempre le testate considerate autorevoli dal gruppo Meta

Si può sostenere che Berlusconi è un pedofilo, diffondere la notizia di Meloni che è figlia di un criminale, ma non pubblicare la foto di un tossicodipendente perché figlio del presidente degli USA e invischiato in affari riconducibili al padre

Il primo caso di restrizioni di queste sanzioni è quello della foto di Biden pubblicata in data 14 agosto che dimostra come un personaggio influente della scena politica mondiale sia coinvolto in una condizione di tossicodipendenza e curi degli affari di famiglia nel campo delle armi, e peggio anche nel gas in Ucraina, venga considerata da Facebook una foto intima. No, non lo è, perché dietro questa foto, censurata con i quadrettini, non c’è solo un tizio che si droga e frequenta prostitute, bensì il figlio del presidente degli USA e questo rappresenterebbe un problema di conflitto di interessi in tutte le democrazie che contano. Il primo giro di sanzioni giunge in data 21 settembre fino al giorno 13 ottobre quando Meta chiede scusa per la sanzione:

POST DI AGOSTO SANZIONATO IL 21 SETTEMBRE, RIMOSSO E “SCUSATO” IL 21 SETTEMBRE

In data 29 ottobre giunge una nuova sanzione per la stessa foto, che Facebook aveva rimosso già dalla bacheca nonostante si sia scusata, come è evidente, a cui è seguito un ulteriore blocco alle attività del profilo grazie alla valutazione dell’intelligenza artificiale sulla foto e non sul contenuto testuale che ovviamente è assolutamente contestabile.

Quindi Facebook ha sanzionato 2 volte un utente, un giornalista, per la stessa foto vera e di rilevanza informativa?

Sì ed ed è occorsa anche una coincidenza. Il giorno prima, 28 ottobre, sul profilo Twitter sono stati pubblicati diversi post contro Meta:

https://twitter.com/liviovarriale/status/1586096208505888780

Parole dure e chissà se siano state all’origine di una sanzione della sanzione già in vigore sulla piattaforma social. A questo punto, si è andati avanti con la fase di test, alzando sempre più il tiro in data 29 ottobre:

Il giorno dopo, in data 30 ottobre, si è pubblicato un post così articolato con le fonti inserite in questo articolo a conferma delle dichiarazioni in esso contenuto:

Buongiorno a tutti, al Ministro della Salute che ha la sua Università nel progetto delle terapie geniche di Pavia.

FONTE MIUR

700 milioni di investimento con i soldi in prestito dell’Europa dove c’è anche un certo signor Von der Leyen che non è parente a Ursula bensì ne è il marito.

Ma come? L’Europa che sfida il patriarcato, che dice alle donne di prendersi il cognome dei figli, ha la sua presidente che incarna i principi di meritocrazia e di patriarcato del nazismo a lei caro?

Preside dell’Università di Tor Vergata, grande sostenitore di Greenpass, vaccini a MRNA seppur sperimentali, la prima dichiarazione fatta qual è stata?

Pacificazione con medici NoVax e via dispositivi sanitari da ospedali ed altro ancora

Questo denota lo spessore di un ministro tecnico, preso dal mondo accademico. Uno che ieri faceva il leone ed oggi presta il fianco a quelli che definiva cogl***.

Quanti altri virologi ci siamo sorbiti che virologi non erano e gli è stato dato il verbo della scienza per denigrare, delegittimare non solo semplici cittadini bensì medici che di pazienti ne hanno visitati quotidianamente e in tanti.

Pregliasco non è virologo
Crisanti non è virologo

Adesso che sono emersi conflitti di interesse, gli affari privati, si sentono presi per le palle ed il fattore più interessante è che di faccia manifestano con supponenza degli H-index farlocchi, ma in realtà sono più accattoni di chi chiede l’elemosina in tangenziale.

Voi mi dite: ma è di destra perché sta nel governo Meloni. No, questo l’ha messo Mattarella mentre questi fascisti con il lasciapassare della medicina accademica hanno avuto gran risalto grazie alla società Meta che non solo ha apposto un bollino di qualità ai nostri post, ma ci ha bloccato, bannato e sanzionato con il metodo cinese.

Fascisti e criminali, loro ed i loro dipendenti.

Dopo nemmeno 2 minuti arriva il blocco totale di Meta al profilo con una sfilza di sanzioni che si aggiungono a quelle della sera precedente:

La sanzione della sanzione alla foto di Biden erano i 58 giorni di pubblicità e dirette ai quali si sono aggiunti blocco della pubblicazione, visibilità dei post in basso, attività gruppo vietata.

La motivazione?

Secondo la piattaforma sarebbero state divulgate informazioni false che addirittura potrebbero causare danni fisici perchè potrebbero spingere le persone a non cercare cure mediche e rimanda ai link dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il post, però, non parla di medicina, nemmeno di cure mediche, anzi, riporta delle notizie verificabili su ogni fonte giornalistica di quelle accreditate dalla stessa piattaforma META.

Quindi Meta, blocca il profilo quando avrebbe dovuto chiudere i profili di mezza stampa italiana per DISINFORMAZIONE, pericolosa per l’incolumità dei suoi utenti.

Cosa ancora più interessante è che esegue un’azione inappellabile perché l’unica scelta è ovviamente quella di ACCETTARE la punizione senza poter fare appello

E prende anche per il sedere ringraziando per aver accettato l’unica scelta disponibile

Se questo non è un metodo censorio dell’attività di un utente e del suo diritto di espressione e anche del giornalista nell’esercitare il suo diritto di informazione e i dipendenti dell’azienda, compresi i dirigenti, approvano questo senza opporsi, manifestano connivenza mista a sudditanza, con lo schema che lede e di molto gli individualismi sociali ed i diritti umani delle democrazie moderne.

Il fatto che una piattaforma privata, con un metodo non compatibile con la Costituzione italiana, delegittimi anche formalmente la figura di una persona, un professionista, per aver espresso in modo forte delle opinioni basate su fatti veri inserendolo in un calderone “sociale” dove orbitano mondi oscuri, vedi novax e terrapiattisti, rende già idea della dimensione democratica della piattaforma che, nel fatto specifico, è riassumibile con:

  • Una sanzione di una sanzione su cui aveva chiesto anche scusa
  • L’accusa di aver fatto disinformazione medica in un post che non parlava di medicina
Non puoi investire con noi

In seguito a questo tipo di sanzione civile simile al social scoring cinese, resta il rammarico di non poter investire su una piattaforma, in calo anche nella soddisfazione dei suoi investitori, e dispiace davvero poter finanziare un modello sociale, prim’ancora di business, che ricorda molto quello cinese o, trovandoci in Italia, quello fascista. A differenza di Trump, dei diritti LGBTQ+ e delle popolazioni afrodiscendenti, c’è da domandarsi come mai i dipendenti della piattaforma si siano ricordati solo ora di “avere famiglia“.

Inchieste

Cloud Provider Italiani: quali sono le caratteristiche preferite dagli specialisti IT?

Tempo di lettura: 7 minuti. I Managed Service Providers (MSP) aiutano le aziende che desiderano esternalizzare la gestione della propria infrastruttura IT. Questo modello di outsourcing consente alle imprese di affidare le attività IT ad un partner esterno, garantendo efficienza, riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni.

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programmatrice sorridente
Tempo di lettura: 7 minuti.

Dopo aver approfondito attraverso una serie di inchieste lo stato del cloud in Italia concentrandoci sul mercato e sulle sue tendenze, Matrice Digitale termina l’inchiesta a puntate con un’analisi su un interrogativo che può sfuggire a molti ed interessarne a pochi: qual è il cloud che scelgono i professionisti it?

Perchè comprendere dove le aziende IT posizionano il loro cloud?

Le imprese italiane, in piena migrazione di in massa verso i servizi cloud, sono assistite da esperti del settore IT che quotidianamente disegnano e realizzano architetture informatiche di tipo pubblico, privato ed ibrido.

I fruitori del Cloud è possibile dividerli in tre categorie che rispecchiano il mercato IT:

  • Singoli utenti
  • Aziende
  • Pubblica Amministrazione

Secondo un’analisi effettuata da Matrice Digitale, l’offerta dei servizi proposta dalle aziende individuate come operatori rilevanti di servizi cloud, è suddivisa in 17 soggetti che hanno prodotti standard, complementari o simili (come approfondito in precedenza) e soprattutto rivolti generalmente ad un pubblico di ampio target.

Confronto Canali di Vendita

Confronto canali di vendita

FornitoreDiretti PrivatiDiretti AziendeDiretti Pubblica AmministrazioneCanale ICT (MSP, Rivenditori)
Aruba
Cdlan
CoreTech
Elmec
Fastweb
Hosting Solutions – Genesys informatica
Naquadria
Netalia
Netsons
Noovle (TIM)
Reevo – It.net
Register – Keliweb
Retelit
DHH (Seeweb ed altri)
ServerPlan
Tiscali
Vianova – Host.it

Un mercato in crescita rivolto a tutti, ma di pochi

Le offerte nel mondo del cloud computing sembrano tante, ma sono poche se poi si stringe il cerchio sulle reali capacità delle imprese che erogano i servizi sulla carta. Le aziende IT che si rivolgono al mondo delle PMI e medie imprese sono più orientate verso soluzioni distanti dalle multinazionali, soprattutto dopo che Broadcom ha rilevato VMware ed ha creato grande panico nei confronti di coloro che necessitano di virtualizzare i server per il loro business, aumentando di molto i costi delle licenze. Un ricatto costante, quello tecnologico, che ciclicamente vede le multinazionali falciare chi non ha un piano B pronto e dipende totalmente dal loro schema che diventa sempre più costoso con meno servizi inclusi.

Anche il Cloud può essere Made in Italy

Il caso Broadcom non è isolato e soprattutto non è il primo nell’ambito informatico. Le aziende italiane che svolgono attività nel settore del cloud computing in opposizione alla forte concorrenza, spesso sleale che si nasconde dietro il concetto di economia di scala, sono quelle che preferiscono la nicchia al ventaglio di prodotti multiservizi. Solo Serverplan e CoreTech, con la differenza che la seconda si contraddistingue per la vendita al solo Canale di specialisti IT, svolgono questo tipo di attività come unica fonte di guadagno e di business. Molti imprenditori nel settore IT si affidano per i servizi cloud ad altri specialisti per continuare a produrre il proprio servizio o prodotto senza snaturare la propria impresa inglobando risorse materiali e umane ed i relativi costi per sostenerli che ne aumentano il rischio d’impresa. Per fronteggiare l’avanzata aggressiva delle Big Tech nel mercato Cloud, c’è chi gioca in favore come un qualsiasi rivenditore commerciale acquistando prodotti confezionati e chi invece si rivolge ad aziende di pari dimensione per ottenere prodotti che garantiscono servizi di assistenza meno freddi e forniscono prodotti di sicurezza inclusi come forma di garanzia di qualità di un prodotto. Non è un caso, infatti, che il mercato del lavoro attuale non solo richiede numerose figure specializzate in informatica, ma non apprezza quelle già presenti perché formate non secondo le esigenze della domanda nel settore. Questa mancanza di figure qualificate, mista all’insoddisfazione delle imprese, rende ancora più prezioso il lavoro di chi invece è altamente specializzato e preferisce rivolgersi ad una clientela di alto profilo.

Dubbio amletico sulla natura delle nuvole tricolori

Sulla base degli approfondimenti e delle riflessioni maturate attraverso questo lungo viaggio nel cloud italiano, Matrice Digitale si è immedesimata in un individuo che vuole acquistare in piena autonomia un servizio cloud ed ha scoperto che non tutte le aziende hanno la caratteristica di un servizio del tutto pubblico nonostante si promuovano in questo modo nella fase di posizionamento sul mercato.

Pricing trasparente

Prospettiva Pricing Trasparente

FornitorePubblicoNon presente su sito
Aruba
Cdlan
CoreTech
Elmec
Fastweb
Hosting Solutions – Genesys informatica
Naquadria
Netalia
Netsons
Noovle (TIM)
Reevo – It.net
Register – Keliweb
Retelit
DHH (Seeweb ed altri)
ServerPlan
Tiscali
Vianova – Host.it

Dalla ricerca effettuata da Matrice Digitale, la metà delle aziende presenti in lista (CdLan, Elmec, Fastweb, Netalia, NoovleTim, Retelit, Reevo, Tiscali, Vianova) non è munita di un listino prezzi consultabile liberamente online con annesso carrello elettronico per acquistare i servizi in ogni momento senza passare per un ufficio vendita-commerciale.

Le implicazioni di un pricing poco trasparente

Un fattore che fa riflettere sia in positivo perché si pensa ad un prodotto “su misura”, seppur odori di strategia di marketing, sia in negativo perché chi nel mondo IT cerca un prodotto come il cloud computing sa quali sono le sue esigenze, conosce anche i costi di mercato e riconosce chi espone i prezzi come un venditore specializzato in quel campo con un business già avviato e per nulla improvvisato. Inoltre, c’è anche il rischio che dinanzi ad alcune offerte di servizio ci sia chi fornisce il servizio di “housing” proponendolo al potenziale cliente come Cloud, ma nella pratica non farà altro che ospitare nella propria infrastruttura informatica un server fisico. Proprio per questo motivo, da profani apriamo una riflessione che rimettiamo al mercato sul se chi non espone i prezzi sia da considerare un “Cloud Pubblico” e non invece privato che offre successivamente lo spazio sui suoi server ai clienti che sottoscrivono un’offerta omnicomprensiva di servizi che spaziano dalla connettività fino ad arrivare alla fonia.

Qual è il cloud degli specialisti dell’IT?

Gli specialisti del settore IT di lunga data non acquistano dai soliti rivenditori la tecnologia su cui costruire la nuvola per i propri clienti che, ricordiamo, per la maggiore sono Piccole o Piccole Medie Imprese. Molti MSP impiegano in forma esclusiva prodotti delle multinazionali svolgendo in primis un ruolo di rivenditori dei prodotti di terzi. Questa scelta potrebbe fornire più garanzie sulla carta, ma potrebbe rafforzare allo stesso tempo sistemi di potere già consolidati, traghettandoli verso una posizione monopolistica che riconosca un potere incontrastato nello stabilire un prezzo di mercato che con il tempo diventi insostenibile per le aziende. Oltre alla pura logica di mercato, c’è anche un problema identitario dell’azienda che subentra e dove è messo a rischio il brand del fornitore di servizi nel caso che il cliente continui ad interfacciarsi con prodotti di terze parti ignorando il valore del fornitore tanto da credere di poterlo sostituire perché tanto utilizza un prodotto di terze parti di marchi ben più noti e commerciali e facilmente sostituibile.

Se è consideriamo che l’87 per cento della spesa è riservata alle grandi imprese che sono più propense nel chiudere accordi con i grandi gruppi e spesso hanno uffici interni preposti all’Information Technology, c’è un tessuto produttivo composto da piccole e medie imprese che quotidianamente si affida al Canale composto dai già noti MSP (Managed Service Provider), sviluppatori e fornitori IT.

Cloud pubblico

Il Cloud Pubblico è un modello di cloud computing in cui i servizi e le infrastrutture sono ospitati da un provider di cloud e resi disponibili al pubblico o a grandi gruppi industriali tramite Internet. Queste risorse, come server e storage, sono di proprietà e gestite dal provider di cloud e condivise tra tutti i clienti. Gli utenti accedono ai servizi e li gestiscono tramite un browser web e pagano in base al consumo, senza dover investire in hardware o manutenzione. Ecco una lista dei cloud pubblici italiani in concorrenza con i big USA Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud Platform (GCP) che forniscono servizi Cloud, ma lo fanno da piattaforme fisiche dislocate all’estero.

FornitoreCloud PubblicoCloud PrivatoData Center-ColocationMSP/System IntegratorFornitore CyberSecurityFornitore ConnettivitàFornitore Telefonia
Aruba
Cdlan
CoreTech
Elmec
Fastweb
Hosting Solutions – Genesys informatica
Naquadria
Netalia
Netsons
Noovle (TIM)
Reevo – It.net
Register – Keliweb
Retelit
DHH (Seeweb ed altri)
ServerPlan
Tiscali
Vianova – Host.it

Anche il metodo di classificazione di un’azienda che fornisce servizi Cloud risulta difficile agli occhi degli utenti e delle imprese. Un’impresa che eroga il servizio di noleggio delle infrastrutture informatiche sulla “nuvola” non può essere confusa né con chi vende servizi di connettività né con chi offre uno spazio sui propri server ai siti Internet dei clienti come da usanza delle web agencies che li realizzano. Partire da 2 milioni di euro di fatturato è un giusto parametro per avere una garanzia sia sul core business e sia per intuire la presenza di una fidelizzazione della clientela nei confronti dei servizi offerti dal fornitore del servizio di Cloud Computing.

Chi sono gli utenti del Cloud?

Le grandi imprese rappresentano l’87% della spesa complessiva nel cloud, evidenziando come queste organizzazioni stiano guidando l’adozione del cloud in Italia. Tuttavia, anche le PMI stanno rapidamente abbracciando il cloud, con una crescita del 34% nella spesa per servizi in Public Cloud, raggiungendo i 478 milioni di euro. Oltre la metà delle applicazioni aziendali nelle grandi imprese (51%) risiede ora nel cloud, segnalando un punto di svolta nella digitalizzazione del settore aziendale italiano. Un settore in espansione che mette alla luce diverse criticità soprattutto se si considera che il bene fisico dove sono custoditi i dati spesso viene abbandonato e dato in pasto ad aziende estranee, così come l’acquisto di licenze software per l’ufficio è sempre più sotto forma di abbonamento che, una volta scaduto, potrebbe minare il processo produttivo dell’azienda e la custodia “pro manibus” dei propri dati allontanandola da una capacità di essere indipendente e proprietaria nel medio lungo periodo.

Cos’è un MSP?

I Managed Service Providers (MSP) aiutano le aziende che desiderano esternalizzare la gestione della propria infrastruttura IT. Questo modello di outsourcing consente alle imprese di affidare le attività IT ad un partner esterno, garantendo efficienza, riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni.

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Inchieste

Managed Service Providers in Italia: numeri di un mercato in crescita

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Tempo di lettura: 5 minuti.

Nel contesto italiano, caratterizzato da un tessuto imprenditoriale prevalentemente composto da piccole e medie imprese, gli MSP stanno emergendo come una componente importante per la trasformazione digitale dell’intero contesto produttivo del Bel Paese.

Cos’è un MSP?

I Managed Service Providers (MSP) aiutano le aziende che desiderano esternalizzare la gestione della propria infrastruttura IT in un modello di outsourcing che consente alle imprese di affidare le attività IT ad un partner esterno, garantendo efficienza, riduzione dei costi e miglioramento delle prestazioni delegando la gestione IT che con il tempo diventa sempre più complessa. L’attività degli MSP varia dalla normale amministrazione di tipo hardware e di rete fino all’offerta di una soluzione più complessa come quella di un cloud o di piattaforme software diverse sulla base ai settori di appartenenza dei propri clienti.

Un mercato in crescita

Con l’aumento della diffusione digitale nelle imprese, cresce anche l’esigenza di essere più completi e professionali da parte di coloro che lavorano nel settore IT. Questo fenomeno sta incidendo notevolmente sul fatturato degli MSP che tende a crescere in virtù della forte domanda di mercato e questo fa il paio con il bisogno costante di reperire nel mercato del lavoro personale altamente qualificato a cui sono richieste competenze spesso orizzontali e che rimane un ostacolo a causa della poca offerta lavorativa specializzata.

Costo del personale rispetto al fatturato

Secondo un’analisi emersa all’MSP Fest 2023 si è rivelato che il costo medio del personale nel settore ICT è del 30,8% del fatturato totale, un indicatore di quanto le aziende investono nelle loro risorse umane. Questo dato varia significativamente tra i diversi cluster:

Partner ERP (Enterprise Resource Planning), software che consente di gestire l’intera attività d’impresa, sostenendo l’automazione dai processi di finanza, risorse umane, produzione, supply chain, servizi, approvvigionamento e altro, mostrano una coerenza interna con un costo del personale che oscilla tra il 29% e il 33%.

MSP: registrano un costo inferiore, ridotto di circa 9-10 punti percentuali rispetto ai partner ERP, suggerendo una maggiore efficienza o un modello di business differente che minimizza i costi del personale.

Software House: presentano la variabilità più alta, con una media del 37% che in alcuni casi raggiunge il 70%, indicando un elevato investimento in capitale umano, tipico delle aziende che dipendono fortemente dalla manodopera qualificata.

Questi dati suggeriscono che le strutture aziendali, le strategie di outsourcing e l’automazione possono influenzare significativamente il rapporto tra costo del personale e fatturato.

Fatturato per dipendente

Passando alla produttività misurata come fatturato per dipendente, emergono ulteriori dettagli rilevanti:

Software House: alcune registrano cifre allarmanti come 50k€/anno per dipendente, un livello basso che potrebbe indicare margini ridotti e sostenibilità a lungo termine a rischio.

Media del settore: il fatturato medio per dipendente si attesta intorno ai 145k€, con punte superiori ai 200k€ in aziende più efficienti. Questo dato riflette una variazione sostanziale basata sulla natura del modello di business e sulla capacità di generare ricavi aggiuntivi attraverso la vendita di licenze software, servizi o hardware.

Questo indicatore è cruciale per valutare l’efficacia con cui le aziende utilizzano il loro personale. Un fatturato per dipendente elevato può indicare un’alta produttività e un modello di business efficace, mentre valori bassi possono segnalare la necessità di rivedere le strategie operative.

Più della metà degli MSP ad oggi tende a superare mediamente il milione di euro di fatturato, segnalando una maturazione del settore. Questo dato dimostra che ci si sta allontanando da un mercato composto prevalentemente da micro-imprese ed indica una tendenza verso una dimensione non più da incubatore di professionalità, bensì di aziende strutturate.

MSP a chi si rivolgono

I primi fruitori del mercato IT sono prevalentemente imprese produttive e studi professionali e questo consente di tracciare una linea di indirizzo generale sui prodotti necessari a garantire uno standard di qualità minimo ed uguale per tutti. Questo indirizzo operativo permette di affinare le offerte di servizi e di aumentare l’efficienza di gestione attraverso la standardizzazione e la personalizzazione delle soluzioni per i clienti di nicchia. Se prima ci si rivolgeva al negozio sotto l’ufficio o all’amico di famiglia più pratico con i computer, oggi la gestione delle reti informatiche e la manutenzione dei computer aziendali, compreso tutto l’aspetto che riguarda la complessa, quanto sentita, messa in sicurezza del perimetro cibernetico, sono gestiti dagli MSP che si presentano sul mercato con contratti annuali o con la possibilità di una tariffazione oraria. Un’altra capacità che è richiesta ai Managed Service Providers è l’affinare la propria scalabilità nella gestione di un numero di clienti che può aumentare anche repentinamente.

Tecnologia e innovazione

L’adozione di tecnologie avanzate come il monitoraggio remoto, l’automazione dei processi di servizio e la gestione avanzata dei ticket sta diventando sempre più comune rispetto alla telefonata amichevole di un tempo. Questi strumenti non solo migliorano l’efficienza operativa ma permettono agli MSP di offrire un livello di servizio superiore, indispensabile per competere in un mercato tecnologicamente avanzato ed in continua evoluzione sulla base delle esigenze del mercato. La convergenza tra la crescente necessità di servizi IT gestiti e le capacità avanzate offerte dagli MSP suggerisce un ruolo sempre più centrale per questi ultimi nel supportare le imprese italiane nel percorso di trasformazione digitale e questo richiede una formazione costante dei quadri dirigenziali e di tutto il personale e non solo attraverso la lettura di articoli tecnici. In aggiunta agli aggiornamenti generali del settore su riviste specializzate come Matrice digitale, gli MSP si concentrano su diversi campi specifici per il proprio sviluppo professionale, evidenziando le seguenti aree principali:

Cybersecurity

Con la crescente incidenza di minacce informatiche, la cybersecurity rimane un campo di primaria importanza. Gli MSP riconoscono la necessità di fortificare le proprie competenze in questo ambito per proteggere efficacemente le infrastrutture IT dei loro clienti.

Conoscenza dei prodotti utilizzati

Un’approfondita conoscenza dei prodotti è essenziale per gli MSP per garantire l’efficienza e l’efficacia delle soluzioni implementate. Questo include una comprensione dettagliata dei software e degli hardware impiegati nelle loro operazioni quotidiane.

Organizzazione e processi Aziendali

L’efficienza operativa attraverso l’organizzazione e la gestione ottimizzata dei processi aziendali è un altro pilastro fondamentale. Gli MSP investono in formazione per migliorare la gestione dei progetti, il flusso di lavoro, e le pratiche operative generali.

Sales & Marketing

Le competenze in vendita e marketing sono cruciali per gli MSP per attrarre e mantenere una clientela ampia. Questo aspetto della formazione è orientato a strategie di comunicazione efficaci, generazione di lead e tecniche di negoziazione.

Helpdesk e Customer Service

Queste aree sono vitali per il mantenimento delle relazioni con i clienti positive e per la gestione efficiente delle richieste di supporto e assistenza.

Il ruolo sociale degli MSP

Chi ha l’onere ed il compito di gestire le infrastrutture informatiche di porzioni della produttività italiana non solo ha il dovere di gestirle a dovere, avendo cura dei dati che gli vengono affidati, ma ha il compito di trasmettere valori educativi nel campo digitale verso tutti i suoi assistiti che non sono solo le imprese, ma anche i dipendenti. Questo aspetto non andrebbe sottovalutato in un momento storico dove gli attacchi informatici crescono sempre ed il primo contatto tra criminali ed imprese, sono proprio i dipendenti che aprono inconsapevolmente le porte alle azioni coordinate.

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Inchieste

Mercato ITC in Italia nel 2024: numeri e crescita vertiginosa rispetto al paese

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L’Italia è sempre più digitale grazie al trend globale di trasformazione dei processi analogici verso un’integralismo, o integrità, virtuale che pone il Paese dinanzi a grandi sfide. Se il mercato offre diverse realtà, c’è una forte concorrenza alle imprese tricolori che viene oltreoceano e si rischia sempre di fare la solita fine di grandi colossi internazionali che alimentano un indotto sottoponendo l’intero sistema produttivo ad un ricatto costante nel caso vi sia una exit strategy o un cambio delle condizioni contrattuali.

Situazione del Mercato Digitale Italiano nel 2023:

Il mercato digitale italiano nel 2023 ha evidenziato una crescita robusta del +2,8% rispetto all’anno precedente, superando la crescita del PIL italiano che ha mostrato un rallentamento con un incremento di pochi decimali e che dovrebbe essere confermato per l’attuale anno.

Settori trainanti

Quando si parla di mercato digitale si può dire tutto oppure niente ed è proprio questo il motivo per cui è necessario tracciare una lista dei vari settori e determinare una crescita particolare per ogni singola attività produttiva che contribuisce nel fornire tasselli al variegato puzzle del setore ICT

Servizi ICT: Hanno registrato la crescita percentuale più elevata con un +9% dove il cloud fa da soggetto trainante in tutti i suoi aspetti: sia infrastrutturale sia in termini di servizi erogati su piattaforma

Contenuti e Pubblicità Digitale: Seguono con un incremento del +5,9%.

Software e Soluzioni ICT: Chiudono con un +5,8%.

Aumento degli investimenti nella Cybersecurity e fondi in arrivo

Nel 2023, la spesa per la cybersecurity è aumentata del +13%, sottolineando l’importanza della sicurezza informatica nel sostenere l’evoluzione digitale delle aziende. In particolare, i Servizi di Sicurezza Gestiti (MSS) e i settori della Sanità (+18,7%) e della Pubblica Amministrazione (Centrale +12,7% e Locale +13,7%) hanno mostrato il maggior interesse per le soluzioni di sicurezza informatica.

Pubblica Amministrazione: Il mercato digitale nella Pubblica Amministrazione nel 2023 ha previsto una crescita del +9,1%, raggiungendo quasi 8 miliardi di euro.

L’iniziativa del governo italiano di allocare significativi fondi per il sostegno e lo sviluppo delle tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, il quantum computing e la cybersicurezza, segna un passo importante verso l’affermazione del Paese nel panorama tecnologico globale. Con un finanziamento totale che supera i 130 milioni di euro, a cui si aggiungerebbero gli 800 milioni annunciati ma non stanziati per l’intelligenza artificiale, distribuiti tra vari settori chiave, questa mossa riflette un impegno strategico verso l’innovazione e la sicurezza digitale.

Chi comanda e dirige gli appalti sulla cybersicurezza?

La decisione di affidare la gestione di questi investimenti all’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza è una scelta di responsabilizzazione di coloro che dovrebbero essere le figure chiave più qualificate dell’intero paese. Anche per questo motivo, il governo ha stanziato ulteriori 300 mila euro per il biennio all’Agenzia con il fine di coprire le spese operative ed il reclutamento di personale specializzato.

Chi sono gli uomini più influenti del Governo nel mercato digitale?

Per gestire i fondi che verranno erogati nei prossimi mesi sia dal punto di vista finanziario che direttivo è stata istituita una struttura di coordinamento che coinvolge entità di rilievo come Palazzo Chigi, l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e CDP Venture Capital, insieme alla nomina di figure chiave quali Alessio Butti, Bruno Frattasi e Agostino Scornajenchi, sottolinea l’approccio olistico adottato per garantire che gli investimenti siano gestiti efficacemente e che le iniziative siano allineate con le priorità strategiche nazionali.

La sfida da portare al termine

La sfida per l’Italia sarà quella di mantenere questo impegno nel lungo termine, assicurando che le risorse siano utilizzate in modo efficace e che siano messe in atto politiche che sostengano l’innovazione continua e la formazione di competenze avanzate, ma soprattutto che la sicurezza informatica non sia solo una voce passiva nella spesa dello Stato e che possa produrre realtà trainanti di un mercato interno ed anche estero.

Proiezioni future

Per il 2024, si prevede un aumento del +3,8%, seguito da un +4,8% nel 2025, e un +5% nel 2026, con un mercato che potrebbe superare i 90 miliardi di euro entro il 2026. L’intelligenza artificiale è prevista crescere ad un tasso medio annuale del +28,2% tra il 2023 e il 2026.

Tecnologie emergenti

Hardware: Si prevede un rallentamento della crescita da +2,0% nel 2023 a +0,9% nel 2024.

Software: Forte crescita prevista con un +5,6% nel 2023 e un ulteriore aumento al +6,2% nel 2024.

Servizi: Crescita costante con un +2,7% nel 2023 e un leggero aumento al +2,8% nel 2024.

Tecnologie Emergenti e loro Crescita:

Intelligenza Artificiale: Crescita significativa con +29,4% nel 2023 e +27,6% nel 2024.

Blockchain: Crescita robusta con +27,5% nel 2023 e +25,5% nel 2024.

Servizi Cloud: Continua crescita con +20,1% nel 2023 e +19,5% nel 2024.

Cybersecurity: In aumento con +14,6% nel 2023 e +15,3% nel 2024.

Internet of Things: Crescita stabile con +8,7% nel 2023 e +8,8% nel 2024.

Wearable Technology: Leggera decelerazione con +5,6% nel 2023 e +5,3% nel 2024.

L’intelligenza artificiale generativa con ChatGPT ed i suoi simili, insieme a big data, cloud e quantum computing, sono state identificate come tecnologie chiave che trasformeranno vari settori produttivi in Italia, contribuendo alla crescita e alla scala delle imprese. Da non trascurare, però, la robotica che rappresenta il terminale ultimo delle attuali tecnologie di tipo LLM ed il mondo già sta proponendo diversi prototipi avanzati.

Importanza della Trasformazione Digitale: La trasformazione digitale è vista come una necessità fondamentale per mantenere la competitività e il posizionamento strategico di un Paese nel contesto globale.

Gap di Competenze: È evidenziato un divario significativo nelle competenze digitali, con solo il 46% dei cittadini italiani che possiede competenze digitali di base rispetto alla media europea del 54%.

  • Il mercato digitale italiano sta mostrando una crescita sostenuta, guidata principalmente dal software e dai servizi, nonostante un rallentamento nel settore hardware.
  • Le tecnologie emergenti, in particolare l’intelligenza artificiale e i servizi cloud, stanno giocando un ruolo chiave nell’innovazione e nella crescita del settore.
  • La trasformazione digitale è fondamentale per la competitività del Paese, ma è necessario affrontare il gap di competenze digitali per sfruttare appieno il potenziale di crescita.

In conclusione, il mercato digitale italiano sta mostrando segnali positivi di crescita e innovazione, spinto dall’adozione di tecnologie avanzate. Tuttavia, per sostenere questa crescita e rimanere competitivi a livello globale, è essenziale investire nella formazione e nell’aggiornamento delle competenze digitali della forza lavoro.

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