L'Altra Bolla
FBI va oltre la scienza: Covid ha avuto origine in laboratorio. Perchè fa paura?
Tempo di lettura: 2 minuti. Il dibattito su dove sia partita la pandemia è fondamentale per comprendere come il mondo dell’informazione ha terminato la sua corsa
L’FBI ha dato una pesante sterzata all’assopito dibattito sull’origine del Covid sempre molto incerto in questi anni dove sono state avallate diverse tecniche di offuscamento di una conclusione logica, oggi stata svelata da uno dei maggiori organi di sicurezza degli Stati Uniti d’America.
La notizia sull’origine del Covid è sempre stata l’anello debole di una macchina che in questi anni ha avuto il tempo di essere ben rodata ed anche coperta da Istituzioni di rilevo e che ha lo scopo di veicolare l’informazione “utile” al bene pubblico, a differenza di coloro che invece sono più orientati nel fornire delle notizie perché credono nel racconto professionale di una notizia.
Che il Covid fosse artificiale, la voce girava già nel mondo accademico e di ricerca negli USA, che la fuga dal laboratorio fosse bonaria e non voluta è stato sempre detto anche da quel “mentecatto” di Montagnier: premio Nobel in medicina esperto di virus descritto negli ultimi giorni della sua esistenza come un vecchio colpito da demenza senile.
Intanto, sbucavano servizi VG di un laboratorio cinese mandati in onda in Rai da tempo e che raccontavano in pompa magna questi laboratori cinesi dove si manipolavano i virus con l’ausilio di pipistrelli. Nel mondo, ricercatori ed accademici di università prestigiose hanno sollevato problemi sui livelli di sicurezza del laboratorio che lavorava ad un quarto grado di rischio con standard da terzo.
Che il dibattito pubblico sull’origine del Covid potesse diventare una barzelletta lo si era capito quando fu pubblicata una ricerca che smentiva la tesi in laboratorio per poi essere ritirata. Con quella stessa ricerca è stata diffusa una lista di proscrizione da NewsGuard diffusa a tutti gli organi di informazione internazionali che l’hanno pubblicata senza verificare la fonte, anche perchè fare le scarpe alla società statunitense significa avere il bollino rosso che toglie guadagni e visibilità dalla pubblicità social e web.
Ed è qui che il discorso ha cominciato a farsi serio estendendosi ad un campo molto più ampio come quello delle terapie, delle misure da adottare, fino ad arrivare ai vaccini su cui disquisire è inutile, mentre è da studiare come una semplice notizia su un evento straordinario sia stata profetica per molti provvedimenti lesivi della libertà di stampa che sono stati addirittura statalizzati con il Digital Service Act varato dalla Commissione Europea dove il metodo adottato sull’origine del COVID è una best practice imposta dall’UE per fronteggiare la disinformazione russa.
In questi mesi ci sono state più notizie che hanno smentito, l’origine artificiale del virus, ma queste informazioni sono state ad oggi utilizzate dall’FBI in un momento dove c’è esigenza di esercitare pressioni sulla Cina con il fine di scaricare Putin impegnato nel problematico conflitto Ucraino. Il dubbio sull’origine del Covid si infittisce se consideriamo che invece di essere stato fugato nei mesi precedenti, anzi puntualmente smentito, ad oggi c’è invece una testimonianza da parte chi ha indagato Trump e ne ha sempre ostacolato la linea politica. Questo fa paura non tanto perchè una verità è stata svelata, ma perchè l’ultima volta che sono state portate prove ufficiali su paesi spargitori di agenti patogeni, tra l’altro false, sono scoppiate le guerre.
Questa volta, sarebbe valutare prima se convenga o meno armarsi contro la Cina. Mica è l’Iraq.
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Spotify, testi delle canzoni si pagano: strategia o rischio?
Tempo di lettura: < 1 minuto. Spotify ha deciso di rendere i testi delle canzoni una funzionalità esclusiva per gli utenti Premium e quali potrebbero essere le implicazioni
Spotify ha recentemente deciso di rendere l’accesso ai testi delle canzoni una funzionalità esclusiva per gli utenti Premium, spostandoli dietro un paywall. Questa mossa, che ha generato discussioni e frustrazioni tra gli utenti, mira a incentivare l’abbonamento a pagamento, ma solleva questioni sulla sua efficacia e sulle possibili reazioni del pubblico.
Dettagli del cambiamento
Secondo vari report, incluso un articolo su TechCrunch, Spotify ha iniziato a limitare l’accesso ai testi delle canzoni ai soli utenti Premium senza un annuncio ufficiale diretto. In precedenza, durante una fase di test, gli utenti gratuiti che tentavano di accedere ai testi vedevano un messaggio che li invitava a passare a Spotify Premium per godere di questa funzionalità. Ora, questa restrizione sembra essere stata implementata più ampiamente, anche se Spotify non ha confermato esplicitamente i mercati interessati da questa politica.
Reazioni degli Utenti e considerazioni sul Mercato
La decisione di Spotify ha sollevato preoccupazioni tra gli utenti, molti dei quali hanno espresso il loro disappunto su piattaforme come Reddit. La disponibilità gratuita di testi tramite altre app e siti web, come Genius o Musixmatch, potrebbe attenuare l’impatto di questa mossa su alcuni utenti. Tuttavia, per Spotify, che conta oltre 600 milioni di utenti attivi mensili e 236 milioni di abbonati paganti, questa potrebbe essere una strategia per aumentare ulteriormente il numero di abbonamenti, nonostante il mancato raggiungimento delle aspettative di ricavi nel trimestre più recente.
Prospettive future
Resta da vedere se questa strategia spingerà effettivamente più utenti a sottoscrivere l’abbonamento Premium. Mentre alcuni potrebbero vedere valore aggiunto nell’abbonamento per accedere ai testi, altri potrebbero cercare alternative gratuite o considerare l’uso di servizi concorrenti che offrono testi senza costi aggiuntivi.
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Snapchat rinnova: nuove funzionalità AI e aggiornamenti per la messaggistica
Tempo di lettura: 2 minuti. Snapchat rinnova le sue funzionalità AI con avvisi, countdown e tante altre iniziative nel segno dell’intelligenza artificiale
Snapchat ha introdotto una serie di nuove funzionalità AI che trasformeranno l’interazione degli utenti con l’app. Tra queste spiccano l’aggiunta di promemoria AI, reazioni emoji, messaggi modificabili e look personalizzati per Bitmoji, marcando un significativo passo avanti nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle operazioni quotidiane dell’app.
Miglioramenti nelle funzionalità di Messaggistica
Gli utenti di Snapchat avranno presto la possibilità di modificare i messaggi fino a cinque minuti dopo l’invio, una novità particolarmente utile per correggere errori di battitura o cambiare il messaggio inviato. Questa funzionalità sarà disponibile inizialmente per gli iscritti a Snapchat+ e successivamente estesa a tutti gli utenti.
Inoltre, sono state introdotte le reazioni emoji nei chat, una funzione molto richiesta e già diffusa in altre piattaforme di messaggistica. Questo aggiornamento offre agli utenti un modo più immediato e intuitivo per esprimere le proprie reazioni senza dover ricorrere a Bitmoji.
Implementazioni AI per produttività e personalizzazione
La nuova funzionalità di promemoria AI consente agli utenti di impostare avvisi e countdown direttamente nell’app, utilizzando il chatbot My AI di Snapchat. Questo strumento mira a rendere Snapchat un hub di produttività, spingendo gli utenti a utilizzare l’app per gestire impegni e ricordi, anziché app di terze parti.
Per quanto riguarda la personalizzazione, gli utenti possono ora creare indumenti digitali per i loro Bitmoji utilizzando l’intelligenza artificiale. Inserendo una descrizione breve, come “vibrant graffiti” o “skull flower”, l’app genererà un modello che gli utenti possono modificare e applicare ai loro Bitmoji.
Interazioni su Snap Map e altre novità
Un’altra novità interessante è la possibilità di reagire rapidamente alle posizioni degli amici sulla Snap Map, inviando un saluto o un cuore quando si nota che un amico è nelle vicinanze o è arrivato a casa in sicurezza.
Queste innovazioni non solo arricchiscono l’esperienza dell’utente ma consolidano anche la posizione di Snapchat come piattaforma all’avanguardia nel settore delle comunicazioni digitali. Con oltre 422 milioni di utenti attivi quotidiani e una triplicazione degli iscritti a Snapchat+ nell’ultimo anno, le nuove funzionalità promettono di incrementare ulteriormente l’engagement sulla piattaforma.
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LinkedIn introduce i giochi: tra puzzle e networking
Tempo di lettura: 2 minuti. LinkedIn lancia Queens, Crossclimb e Pinpoint per aumentare interazione e divertimento nella rete professionale.
LinkedIn ha recentemente lanciato tre nuovi giochi di logica, chiamati Queens, Crossclimb e Pinpoint, allo scopo di aumentare l’interazione degli utenti sulla piattaforma. Questa mossa segue una tendenza crescente tra le aziende di contenuti digitali che cercano di migliorare l’engagement e la permanenza degli utenti attraverso contenuti ludici.
Descrizione dei Giochi
Queens: Questo gioco si ispira al Sudoku. I giocatori devono posizionare delle regine su una griglia, assicurandosi che non si tocchino a vicenda. È disponibile un tabellone dei punteggi che mostra i risultati all’interno delle proprie connessioni aziendali.
Crossclimb: Un gioco di trivia e parole in cui i giocatori devono formare una scala di parole partendo da indizi forniti, modificando una lettera alla volta per formare nuove parole.
Pinpoint: Un gioco di associazione di parole che svela gradualmente nuove parole e sfida i giocatori a indovinare la categoria corretta il più rapidamente possibile.
Finalità e impatto
I giochi di LinkedIn non sono solo un passatempo, ma un modo innovativo per rafforzare le relazioni professionali e aumentare la visibilità degli utenti all’interno della loro rete. Attraverso la competizione in un ambiente ludico, LinkedIn incoraggia la collaborazione e la connessione tra i colleghi.
Le strategie di coinvolgimento
Integrando i giochi nella piattaforma, LinkedIn segue l’esempio di altre grandi aziende di media come il New York Times e Netflix, che hanno utilizzato giochi e puzzle per trattenere gli utenti e aumentare le sottoscrizioni. Questa strategia si è dimostrata efficace per mantenere l’interesse degli utenti e potenzialmente convertirli in consumatori di altri contenuti a pagamento.
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