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Pirateria su Telegram: La polizia prende di mira 545 canali e otto amministratori sospetti

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Le autorità italiane hanno annunciato un’operazione per stroncare la pirateria di massa su Telegram. Gli specialisti in frodi tecnologiche hanno eseguito un ordine di sequestro contro 545 canali e condotto perquisizioni fisiche in cinque regioni. Otto amministratori di canali sono sospettati di reati di violazione del copyright. TorrentFreak ha identificato alcuni dei canali e il modo in cui venivano monetizzati. TelegramLa scena mainstream del file-sharing è ben nota per i suoi siti web e forum pubblici, ma al di sotto di tutto ciò, i canali di chat hanno sempre giocato un ruolo importante. La Internet Relay Chat (IRC) era un’opzione popolare quando i siti BitTorrent dominavano le onde. Molti siti avevano canali che fungevano da hub della comunità da un lato e da portali per i file più recenti dall’altro. La curva di apprendimento relativamente ripida di IRC ha contribuito a bloccarne la crescita, ma per gli equivalenti moderni, come Telegram, non ci sono questi problemi. Dopo la prima apparizione di IRC nel 1988, ci sono voluti più di 20 anni prima che le reti più popolari raggiungessero un picco tra i 100 e i 200 mila utenti. Dopo soli nove anni di presenza online, Telegram conta oggi 700 milioni di utenti attivi al mese. I canali sono utilizzati per ogni tipo di discussione immaginabile, con la facilitazione della pirateria e la distribuzione tra le tendenze in più rapida crescita. Di conseguenza, i detentori di copyright hanno un’altra battaglia da affrontare.

La guerra dell’Italia alla pirateria di Telegram

Almeno dal 2019, le autorità italiane hanno preso di mira i canali Telegram legati a servizi IPTV illeciti e alla pirateria di film e spettacoli televisivi, ma la protezione delle opere letterarie sta diventando sempre più comune. Nel 2020, le denunce della Federazione degli editori di giornali (FIEG) sulla distribuzione illegale di giornali, periodici e libri, hanno portato a un’ordinanza d’emergenza che imponeva a Telegram di chiudere 19 canali o di rischiare il blocco. Un anno dopo, la FIEG ha dichiarato di aver eliminato più di 300 canali Telegram che offrivano contenuti simili. Un’importante operazione antipirateria condotta la scorsa settimana dimostra che il lavoro da fare è ancora maggiore.

L’organizzazione dei giornalisti chiede un’azione contro i pirati

Per lavorare legalmente in Italia, i giornalisti devono ottenere l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti (ODG), un organismo approvato dallo Stato che dal 1963 è responsabile della regolamentazione della professione. Sebbene la registrazione e la regolamentazione dei giornalisti siano controverse, l’ODG è considerato un paladino dei diritti dei suoi membri. Oltre a proteggere gli scrittori nelle loro trattative con gli editori, l’ODG lavora per garantire che i suoi membri siano pagati equamente. L’organizzazione cerca anche una concorrenza leale sul mercato, dove la pirateria è vista come un elemento di disturbo. Un memorandum d’intesa firmato due anni fa da ODG e dall’agenzia governativa per l’applicazione della legge, la Guardia di Finanza, è stato concepito per inviare un altro messaggio a nome dei suoi membri: il giornalismo svolge un ruolo chiave nella democrazia e non si dovrebbe permettere ai pirati di minare la democrazia. All’inizio del 2020, ODG ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Secondo l’autorità di controllo, i gruppi Telegram e WhatsApp distribuivano quotidianamente copie in PDF di quotidiani e periodici. Poiché questa pirateria danneggia i membri dell’ODG, la chiusura dei canali pirata sarebbe stata una risposta proporzionata. Le autorità hanno ascoltato e decine di canali sono stati bloccati.

L’ultima risposta dell’Unità IT specializzata

I Gruppi Sportivi Fiamme Gialle sono la divisione sportiva delle forze di polizia italiane, che gareggiano nell’atletica, nel canottaggio, nello sci e in discipline come il judo e il karate. Agli specialisti informatici delle Fiamme Gialle è stato riconosciuto il merito di aver individuato 6.500 utenti IPTV pirata e, secondo la Guardia di Finanza di Roma, di recente hanno rintracciato anche chi piratava le opere dei soci ODG. “Le indagini condotte dagli specialisti delle Fiamme Gialle hanno portato all’individuazione di una rete illegale molto più ampia di quella ipotizzata nella denuncia”, si legge in un comunicato della GdF. “Ciò ha consentito di smascherare un consolidato sistema di condivisione e diffusione non autorizzata, non solo di quotidiani e periodici editi dai principali gruppi editoriali italiani, ma anche di palinsesti televisivi, serie tv e altri contenuti di intrattenimento a pagamento, distribuiti via internet dalle principali piattaforme di streaming”.

La polizia ottiene l’autorità di perquisizione e chiusura

Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, il Nucleo Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma ha ottenuto l’autorizzazione a chiudere i canali Telegram dei pirati e a effettuare perquisizioni nei confronti degli indagati. Il provvedimento di sequestro riguarda 545 “risorse” di Telegram sospettate di distribuire contenuti protetti dal diritto d’autore e persone ritenute coinvolte nel loro funzionamento. In cinque zone d’Italia – Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Campania – sono state eseguite perquisizioni nei confronti di otto persone. La Guardia di Finanza li descrive come presunti amministratori di canali legati a reati di violazione del copyright.

I canali di pirateria di Telegram erano molto popolari

La GdF afferma che i canali Telegram presi di mira avevano oltre 430.000 iscritti che non pagavano nulla per unirsi ai canali, ma venivano monetizzati dagli amministratori in altri modi. Il primo metodo prevedeva che gli amministratori incollassero nei loro canali dei link che rimandavano gli utenti a siti di e-commerce. Quando questi link venivano seguiti e i prodotti venivano acquistati, una percentuale veniva restituita agli amministratori. Il secondo metodo è descritto come “sponsorizzazione”, in cui i banner pubblicitari venivano inseriti sui canali presumibilmente in violazione in cambio di un pagamento da parte dell’inserzionista. Le informazioni relative a questi accordi di sponsorizzazione sono ancora online e mostrano la natura interconnessa dei canali presi di mira dalla polizia.

Quali canali sono stati bloccati?

I canali non sono stati nominati ufficialmente dalle autorità, ma le informazioni ottenute da TorrentFreak ci hanno permesso di identificare un canale chiave nell’indagine, di confermare che è stato vietato da Telegram e di trovare altri canali collegati che hanno ricevuto lo stesso trattamento. Il canale Riviste Gratuite è stato lanciato nel settembre 2020 e un anno dopo contava 30.575 abbonati. Il canale ha raggiunto un picco di 41.046 intorno al 9 ottobre, prima di essere bloccato da Telegram per violazione del copyright. Tra gli altri canali della stessa nicchia, vietati la scorsa settimana, figurano eBook Free House (55.000), Epub Gold (28.500) e Giornali Gratuti (21.800). Come sottolineato dalla GdF, il sistema scoperto dai suoi specialisti non offriva solo giornali e riviste pirata. Alla fine, l’offerta di contenuti diversi da quelli riportati da ODG non è riuscita a mantenerli online. Sia che offrissero film e programmi televisivi o altri contenuti in italiano, House Streaming (29.000 abbonati), Il Cinema Notturno (34.000) e APK Plex (100.500), sono stati tutti bloccati insieme a molti altri.

Chi ha sponsorizzato i canali?

I canali vietati sopra elencati (più altri non documentati in questa sede) si rivolgevano tutti all’Italia, con contenuti incentrati sull’Italia. La loro tendenza a citarsi a vicenda nei rispettivi canali li ha resi molto facili da individuare. L’enorme quantità di dati disponibili su Telegram (per non parlare delle ricerche di base su Google) mostra che avevano collegamenti con “Sponsor Cultura”, che sembra agire come una sorta di agente per potenziali inserzionisti. Un’offerta elenca i canali @RivisteGratuite, @GiornaliGratuiti, @RivisteInternazionali e @AppPlexFree (tre dei quali sono ora bloccati). Si legge che hanno raggiunto 115.000 membri/20.000 visualizzazioni al giorno e hanno offerto una fascia oraria dalle 15:00 alle 20:00 (5 ore) per 40 euro. Altre offerte sono apertamente visibili su Telegram. Questo sponsor non è stato bandito, così come non lo sono i molti altri canali di magazine incentrati sull’Italia che ancora esistono su Telegram. Ci si deve aspettare un’altra serie di rimozioni in un futuro non troppo lontano.

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Kapeka: nuova backdoor di Sandworm per l’Est Europa

Tempo di lettura: 3 minuti. Kapeka, nuova backdoor utilizzata da Sandworm in attacchi all’Europa orientale, con capacità avanzate di controllo e flessibilità operativa.

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Una nuovo backdoor denominata “Kapeka” è stato individuato mentre veniva impiegato in attacchi mirati contro l’Europa orientale, inclusi Estonia e Ucraina. Questo malware, sviluppato dal gruppo di minaccia persistente avanzato (APT) collegato alla Russia, noto come Sandworm, ha mostrato capacità estremamente sofisticate nell’esecuzione di cyber-attacchi, secondo un rapporto di WithSecure.

Caratteristiche del Backdoor Kapeka

Kapeka è una backdoor flessibile scritta in C++ e confezionato come una DLL di Windows. È progettato per mascherarsi da componente aggiuntivo di Microsoft Word per sembrare legittimo e evitare il rilevamento. Il malware è dotato di una configurazione di comando e controllo (C2) incorporata che stabilisce contatti con server controllati dall’attaccante e ottiene istruzioni su come procedere.

Funzionalità del malware

Le funzionalità di Kapeka includono la capacità di leggere e scrivere file, lanciare payload, eseguire comandi shell e persino aggiornare o disinstallare se stesso. Utilizza l’interfaccia COM di WinHttp 5.1 per la comunicazione di rete e impiega il formato JSON per inviare e ricevere dati dal suo server C2. Il backdoor può anche aggiornare la propria configurazione C2 “al volo”, ricevendo una nuova versione dal server C2 durante il polling.

Metodi di propagazione e associazioni

La modalità esatta di propagazione di Kapeka non è ancora stata pienamente identificata, ma le analisi indicano che il dropper del malware viene recuperato da siti web compromessi utilizzando il comando certutil, un esempio di utilizzo di binari legittimi per eseguire attacchi (LOLBin). Kapeka è stato collegato a precedenti famiglie di malware come GreyEnergy e Prestige, suggerendo che potrebbe essere un successore di quest’ultimo, usato in intrusioni che hanno portato al dispiegamento del ransomware Prestige alla fine del 2022.

Implicazioni e significato

L’uso di Kapeka in operazioni di intrusione dimostra un’attività di livello APT, con un alto grado di stealth e sofisticazione, tipico di attacchi attribuibili a origini russe. La sua vittimologia sporadica e il targeting di specifiche regioni geopoliticamente sensibili come l’Europa orientale, evidenziano l’uso strategico di questo malware in operazioni di cyber spionaggio o sabotaggio.

Il backdoor Kapeka rappresenta una minaccia significativa per la sicurezza delle informazioni nelle aree colpite. Le organizzazioni in regioni potenzialmente a rischio dovrebbero rafforzare le loro difese e monitorare attivamente per rilevare segni di questo malware sofisticato, adottando misure proattive per proteggere i loro sistemi dagli attacchi.

APT44: pericolo globale del gruppo Sandworm

APT44, noto anche come Sandworm, è una delle unità di sabotaggio informatico più pericolose, attiva nell’ambito dei conflitti geopolitici a favore degli interessi russi. Questo gruppo è associato a numerosi attacchi di alto profilo e continua a rappresentare una minaccia elevata per governi e operatori di infrastrutture critiche a livello mondiale.

Caratteristiche e attività di APT44

APT44 è un gruppo avanzato di minaccia persistente (APT) che ha mostrato una capacità notevole e una tolleranza al rischio elevata nei suoi sforzi per supportare la politica estera russa. L’ampio mandato di questo gruppo lo rende una minaccia imprevedibile, pronta a colpire a breve termine ovunque i suoi obiettivi si allineino agli interessi nazionali russi.

Rischio di proliferazione di nuove tecniche

Le continue innovazioni di APT44 nell’uso di capacità cyber distruttive hanno potenzialmente abbassato la barriera all’ingresso per altri attori statali e non statali interessati a sviluppare i propri programmi di attacco informatico. Questo rischio di proliferazione è una preoccupazione crescente, poiché potrebbe portare a un aumento globale di attacchi cyber sofisticati e distruttivi.

Protezione e Azioni della Comunità

La ricerca di Google ha portato all’identificazione di varie misure per proteggere gli utenti e la comunità più ampia:

  • Protezione attraverso Google’s Threat Analysis Group (TAG): I risultati della ricerca migliorano la sicurezza dei prodotti di Google.
  • Aggiunte a Safe Browsing: I siti e i domini identificati sono stati aggiunti per proteggere gli utenti da ulteriori sfruttamenti.
  • Allerte per attacchi supportati dal governo: Gli utenti di Gmail e Workspace coinvolti ricevono notifiche.
  • Programmi di notifica delle vittime: Dove possibile, le vittime vengono informate tramite programmi dedicati.
  • Risorse di VirusTotal: Una collezione di indicatori di compromissione legati ad APT44 è disponibile per gli utenti registrati.

Il continuo impegno di APT44 nel campo del cyber sabotage rappresenta una delle minacce più severe e pervasive a livello globale. È essenziale che la comunità internazionale rimanga vigile e preparata a fronteggiare le sfide poste da gruppi come Sandworm, specialmente in contesti geopolitici delicati.

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Miner di criptovalute arrestato per aver evaso pagamenti di Server Cloud per 3,5 Milioni di Dollari

Tempo di lettura: 2 minuti. Un miner di criptovalute è stato arrestato per aver evaso pagamenti per 3,5 milioni di dollari in servizi di server cloud

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Charles O. Parks III, noto anche come “CP3O”, è stato arrestato e accusato di aver utilizzato server cloud noleggiati per minare criptovalute, causando un debito di 3,5 milioni di dollari con due fornitori di servizi cloud, senza mai saldare i conti.

Dettagli del caso

Parks ha ideato un sistema ingegnoso creando identità aziendali fittizie, come “MultiMillionaire LLC” e “CP30 LLC”, per aprire numerosi account presso fornitori di servizi cloud, ottenendo così accesso a una potenza computazionale significativa. Anche se il Dipartimento di Giustizia (DOJ) non ha nominato esplicitamente i fornitori coinvolti, le indicazioni geografiche suggeriscono che si tratti di Amazon e Microsoft, situati rispettivamente a Seattle e Redmond, Washington.

Metodologia e abuso

Utilizzando questi account, Parks è riuscito a ottenere l’accesso a server dotati di potenti schede grafiche, essenziali per il mining di criptovalute come Ether (ETH), Litecoin (LTC) e Monero (XMR). Ha lanciato decine di migliaia di queste istanze di server, utilizzando software di mining e strumenti per massimizzare l’efficienza energetica e monitorare l’attività di mining in varie pool.

Riciclaggio e lifestyle

Le criptovalute estratte venivano poi riciclate acquistando token non fungibili (NFT), convertendole e trasferendole su varie piattaforme di scambio di criptovalute, o attraverso pagamenti online e conti bancari tradizionali. I proventi, convertiti in dollari, erano utilizzati da Parks per finanziare uno stile di vita lussuoso, includendo viaggi in prima classe e l’acquisto di articoli di lusso e auto.

Implicazioni legali e prevenzione

Parks è stato arrestato il 13 aprile 2024 nel Nebraska, con una prima udienza programmata il giorno successivo in un tribunale federale di Omaha. L’imputazione include accuse di frode informatica, riciclaggio di denaro e transazioni monetarie illegali, con una pena massima prevista di 30 anni di prigione. Il caso evidenzia anche l’importanza per i fornitori di servizi cloud di adottare misure più rigorose per verificare l’identità degli utenti, stabilire limiti di uso per i nuovi account e migliorare i sistemi di rilevamento delle anomalie per minimizzare le perdite.

Questo caso di cryptojacking sottolinea la necessità di una vigilanza continua e di politiche più severe da parte dei fornitori di servizi cloud per prevenire abusi simili, proteggendo così l’integrità dei loro servizi e dei loro clienti.

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USA, arrestata per un’accusa di Sextortion da 1,7 Milioni di Dollari

Tempo di lettura: 2 minuti. Una donna del Delaware è stata arrestata per aver preso di mira giovani ragazzi in uno schema di sextortion che ha fruttato 1,7 milioni

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hacker olandese arrestato su raidforums
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Una donna del Delaware, Hadja Kone, è stata arrestata per il suo presunto coinvolgimento in un vasto schema internazionale di sextortion che ha mirato a giovani maschi, guadagnando circa 1,7 milioni di dollari tramite estorsioni. Questo caso sottolinea la crescente problematica della sextortion su Internet, che colpisce migliaia di giovani in tutto il mondo.

Dettagli del caso

Hadja Kone, 28 anni, è stata collegata a un’operazione che mirava principalmente a giovani uomini e minori negli Stati Uniti, Canada e Regno Unito. I truffatori si fingevano giovani donne attraenti online, iniziando conversazioni con le vittime e invogliandole a partecipare a sessioni di video chat dal vivo, durante le quali venivano registrate segretamente. Successivamente, le vittime venivano minacciate di diffondere i video a meno che non pagassero somme di denaro, generalmente tramite Cash App o Apple Pay.

Implicazioni Legali e Risposta delle Autorità

Kone e i suoi co-conspiratori sono accusati di cyberstalking, minacce interstatali, riciclaggio di denaro e frode via cavo. Siaka Ouattara, un altro presunto co-conspiratore di 22 anni dalla Costa d’Avorio, è stato arrestato dalle autorità ivoriane a febbraio. Se condannati, entrambi potrebbero affrontare fino a 20 anni di prigione per ciascun capo di imputazione.

Preoccupazioni crescenti e misure di prevenzione

Questo caso rientra in una tendenza allarmante di aumento dei casi di sextortion, specialmente tra i minori. Nel gennaio 2024, il FBI ha lanciato un avvertimento sulla crescente minaccia di sextortion, sottolineando che i giovani maschi di età compresa tra 14 e 17 anni sono particolarmente a rischio, ma qualsiasi bambino può diventare vittima. Piattaforme come Instagram e Snapchat hanno iniziato a implementare nuove protezioni e risorse educative per combattere la sextortion e proteggere i giovani utenti.

Il caso di Hadja Kone evidenzia l’importanza di una maggiore consapevolezza e educazione sulle pratiche di sicurezza online. Le piattaforme social stanno rispondendo con nuove misure, ma è essenziale che i genitori, gli educatori e i giovani stessi siano informati sui segni di avvertimento e sulle strategie di prevenzione della sextortion

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