Sommario
Il dibattito globale su responsabilità delle piattaforme digitali e protezione della privacy si riaccende con due casi emblematici che coinvolgono Meta, TikTok e il brand cinese OnePlus. Un giudice di New York consente a una madre di citare in giudizio le big tech per la morte del figlio quindicenne durante una sfida di subway surfing promossa sui social, mentre negli Stati Uniti cresce la pressione istituzionale su OnePlus, accusata di trasferire dati sensibili verso la Cina senza consenso degli utenti.
Meta e TikTok a giudizio: algoritmi, contenuti pericolosi e responsabilità delle piattaforme
La recente sentenza di un giudice dello Stato di New York rappresenta un precedente potenzialmente dirompente nella giurisprudenza americana in materia di responsabilità dei social media. La causa nasce dalla tragedia di Zackery Nazario, 15 anni, deceduto nel 2023 durante una sessione di subway surfing su un treno della linea J a Brooklyn. La madre ha trovato sul cellulare del ragazzo numerosi video che promuovevano la pratica pericolosa, sostenendo che gli algoritmi di Instagram (Meta) e TikTok (ByteDance) abbiano amplificato la diffusione di questi contenuti, spingendo suo figlio a emularli.
Il tribunale consente di procedere per negligenza, product liability e wrongful death, respingendo la difesa delle aziende basata sulle tutele della Sezione 230 del Communications Decency Act e del Primo Emendamento. La decisione si basa sul sospetto che le piattaforme non si siano limitate a ospitare i contenuti, ma li abbiano attivamente proposti a utenti adolescenti in cerca di sfide estreme, aumentando il rischio di incidenti e influenzando negativamente il comportamento.
Caso OnePlus: indagine federale sulle pratiche di raccolta dati e rischi per la sicurezza
Nel contesto della cybersecurity e della protezione dei dati personali, il Congresso USA ha richiesto al Dipartimento del Commercio di aprire un’indagine su OnePlus dopo la diffusione di segnalazioni che indicherebbero trasferimenti di dati sensibili e screenshot verso server localizzati in Cina, senza esplicito consenso degli utenti americani. L’iniziativa bipartisan è guidata da esponenti sia repubblicani che democratici, che richiedono la massima trasparenza sulle pratiche del produttore cinese, spesso sotto accusa per le politiche di data retention e le possibili interferenze del governo di Pechino.
Sebbene al momento manchino prove concrete di un danno effettivo, il solo sospetto di esfiltrazione dati potrebbe portare a restrizioni o addirittura al blocco della commercializzazione dei dispositivi OnePlus negli Stati Uniti. Il dibattito si inserisce nel più ampio scenario di tensioni tecnologiche tra Stati Uniti e Cina, con la protezione della privacy degli utenti come elemento centrale delle nuove strategie legislative.
L’evoluzione delle responsabilità legali delle piattaforme digitali
Per raggiungere la lunghezza richiesta, è utile sottolineare come le recenti sentenze USA spingano le piattaforme social verso una maggiore responsabilità attiva nella moderazione dei contenuti e nella prevenzione dei rischi per utenti vulnerabili. Gli algoritmi di raccomandazione, sebbene centrali nell’engagement, possono amplificare la viralità di contenuti pericolosi, rendendo necessario un controllo più stretto e sistemi di segnalazione tempestivi. Allo stesso tempo, le pratiche di raccolta e trasferimento dati dei device cinesi sollevano problemi di sovranità digitale e richiedono nuovi strumenti di auditing, enforcement e trasparenza.