Sommario
Huawei torna protagonista nel panorama tecnologico cinese, riprendendosi la leadership del mercato smartphone nel secondo trimestre del 2025 con una quota del 18% e oltre 12 milioni di unità spedite. Un risultato sorprendente, frutto della forza di modelli come il Pura 80 Ultra, che ha conquistato il pubblico grazie a un comparto fotografico di alto livello. La crescita di Huawei avviene in un contesto geopolitico teso, con le sanzioni imposte dagli Stati Uniti ancora attive e una crescente attenzione su ogni tecnologia americana destinata alla Cina. Nonostante queste restrizioni, il colosso cinese ha mostrato una straordinaria resilienza, evolvendosi in una realtà in grado di sviluppare chip autoctoni, come dimostra la continua evoluzione della serie Kirin. Il declino di Vivo, che perde oltre il 10% rispetto al trimestre precedente, e l’arretramento di Apple al quinto posto a causa di pressioni geopolitiche e di una qualità percepita sempre più alta dei prodotti domestici, aprono a Huawei una finestra strategica. Oppo e Xiaomi restano in corsa ma non riescono a impensierire seriamente il nuovo primato. Il successo di Huawei è il risultato di una combinazione di fattori: fotocamere avanzate, ecosistema integrato, prezzi ottimizzati e investimenti continui in ricerca e sviluppo. Tuttavia, secondo diversi analisti, il futuro non sarà privo di ostacoli: per mantenere questa posizione sarà fondamentale eccellere non solo nel design, ma anche in hardware, chip e posizionamento di mercato.
Mate X7: pieghevole ultra-sottile che sfida Samsung

In parallelo all’affermazione nel mercato domestico, emergono nuovi leak sul Huawei Mate X7, il prossimo foldable ultra-sottile dell’azienda. Il dispositivo prosegue nel solco del Mate X6, confermando la volontà di superare lo stereotipo del foldable spesso e ingombrante. Il nuovo smartphone adotta un display LTPO OLED da 7,95 pollici con risoluzione 2K e vetro ultrasottile, configurandosi come uno dei pieghevoli più raffinati e tecnologicamente ambiziosi del mercato. Dal punto di vista fotografico, Huawei testa un modulo principale da 50MP con apertura variabile fisica, accoppiato a un teleobiettivo periscopico da 50MP in grado di agire anche come macro, e una fotocamera multispettrale pensata per migliorare l’accuratezza dei colori. L’obiettivo dichiarato è quello di ridefinire le aspettative dell’imaging mobile, andando ben oltre l’attuale offerta della concorrenza, incluso il Galaxy Z Fold di Samsung. Le indiscrezioni suggeriscono inoltre una resistenza all’acqua di livello IPX8, una batteria ottimizzata e l’integrazione dei chip Kirin, a dimostrazione di una volontà precisa di rendersi indipendenti da fornitori esterni. L’uscita del Mate X7 è prevista entro la fine del 2025, anche se prezzi e configurazioni ufficiali restano ancora ignoti. Quel che è certo è che il dispositivo si preannuncia come una nuova punta di diamante nel portafoglio Huawei.
GPU Nvidia H20 e il nodo AI: la Cina accelera, gli USA frenano
Nel pieno della riscossa commerciale di Huawei, le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina si acuiscono sul fronte dell’intelligenza artificiale, in particolare con il ritorno delle spedizioni delle GPU Nvidia H20 verso il mercato cinese. Una decisione che ha scatenato dure critiche da parte del Congresso USA, guidato dal deputato John Moolenaar, presidente del panel della Camera dedicato alla Cina, il quale ha indirizzato una lettera ufficiale al Segretario al Commercio Howard Lutnick, esprimendo profonde preoccupazioni per i potenziali impatti sull’equilibrio tecnologico globale. La GPU Nvidia H20, progettata per essere conforme alle sanzioni imposte dagli USA, rappresenta comunque un salto qualitativo rispetto ai chip locali cinesi come l’Ascend 910B di Huawei, grazie a una larghezza di banda di 296 GB/s e a una compatibilità CUDA che ne potenzia le prestazioni nei carichi di lavoro AI. Sebbene non potente come la H100, la H20 resta una risorsa strategica per i grandi modelli AI, inclusi quelli sviluppati da Tencent, che secondo i documenti trapelati addestra la sua architettura Hunyuan-Large su supercomputer con oltre 200 PFLOPS, violando potenzialmente i limiti fissati dall’export control statunitense. I legislatori statunitensi richiedono ora regole più dinamiche e adattive, capaci di anticipare l’evoluzione tecnologica cinese piuttosto che inseguirla. Gli USA, che nel 2025 dispiegano circa 14 milioni di processori AI, temono che la Cina possa colmare il divario, creando un’infrastruttura capace di competere sul piano globale. Huawei, nel frattempo, beneficia della disponibilità delle H20 per accelerare lo sviluppo del proprio ecosistema AI, mentre SMIC, il principale produttore cinese di semiconduttori, riesce a malapena a produrre 200.000 unità dell’Ascend 910B nello stesso periodo. La spaccatura tra performance reali e regole di export si fa sempre più evidente, e le pressioni politiche rischiano di tradursi in nuove restrizioni per Nvidia e gli altri attori occidentali. Nel frattempo, Huawei continua ad accelerare, anche grazie alla disponibilità, seppur regolata, di GPU di ultima generazione.
La risposta di Huawei: resilienza e autonomia tecnologica
Mentre il Congresso statunitense invoca maggiore rigore nei controlli sulle tecnologie AI esportate, Huawei rafforza la sua strategia di sviluppo indipendente, investendo massicciamente in ricerca e sviluppo e puntando sulla produzione interna di chip, in collaborazione con realtà come SMIC. Il ritorno in forze sul mercato smartphone e l’annuncio del Mate X7 testimoniano la capacità dell’azienda di reagire ai blocchi imposti dal 2019, che ne avevano inizialmente compromesso l’accesso a tecnologie cruciali come i servizi Google e i modem 5G. Le autorità statunitensi, tuttavia, temono che questa resilienza possa trasformarsi in un vantaggio strategico, soprattutto se supportata indirettamente da forniture tecnologiche occidentali. Il caso Nvidia H20 si inserisce quindi in un contesto delicato, dove ogni concessione commerciale può tradursi in un guadagno competitivo per l’avversario geopolitico. I legislatori americani chiedono un briefing entro l’8 agosto 2025 per chiarire le ragioni delle licenze concesse e i volumi esportati, alimentando un clima di sorveglianza costante e sfiducia reciproca. Nel frattempo, Huawei consolida la sua presenza nel mercato domestico con prodotti che integrano soluzioni AI proprietarie, una supply chain più autonoma e una crescente preferenza da parte dei consumatori cinesi, attratti da soluzioni allineate alla politica industriale nazionale. Gli analisti prevedono che l’ultimo trimestre del 2025 sarà determinante per misurare la capacità della Cina, e di Huawei in particolare, di tenere testa a un blocco tecnologico occidentale sempre più sofisticato.