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Dallo scorso mese di aprile, l’FBI (Federal Bureau of Investigation) ha osservato un aumento dei casi di sextortion perpetrati tramite l’uso di immagini o video falsi creati, con tecnologia deepfake, partendo da contenuti pubblicati sui siti web o social media delle vittime, e quindi facilmente reperibili dagli attori criminali. Sebbene le immagini o i video prodotti in questo modo non siano autentici, sembrando molto reali, possono essere sfruttati dall’autore della minaccia a scopo di ricatto, bullismo o molestie.
Secondo le indagini, il materiale verrebbe quindi diffuso pubblicamente su social media o siti Web pornografici, allo scopo di molestare o estorcere denaro alle vittime, le quali si troverebbero ad avere anche ulteriori ripercussioni non potendo impedire, senza alcuna difficoltà, la continua condivisione del contenuto manipolato o la stessa rimozione online.
“L’FBI sta avvertendo il pubblico di attori malintenzionati che creano contenuti sintetici (comunemente indicati come “deepfake”) manipolando fotografie o video innocui per prendere di mira le vittime. I progressi tecnologici migliorano continuamente la qualità, la personalizzazione e l’accessibilità della creazione di contenuti abilitati per l’intelligenza artificiale (AI)“, si legge nel bollettino di sicurezza.
Deepfake
Con deepfake ci si riferisce ai media digitali generati o manipolati utilizzando intelligenza artificiale e processi di apprendimento automatico (i cosiddetti contenuti/media sintetici) per rappresentare l’alterazione dell’identità di una persona in modo da sembrare che stia facendo o dicendo cose mai fatte o dette.
Sextortion
La sextortion, come noto, consiste nel minacciare e poi di condividerle pubblicamente o con la famiglia e gli amici delle vittime foto/video sessualmente espliciti che hanno rubato o acquisito dalle stesse, chiedendo generalmente in cambio pagamenti in denaro per non divulgare il materiale.
Le raccomandazioni dell’FBI
L’FBI esorta tutti a prestare sempre la massima attenzione quando si pubblicano o si inviano messaggi con foto, video e dati sensibili su social media e altri siti online, limitandone eventualmente l’accesso alla visualizzazione per ridurne l’esposizione. Si rammenta infatti che qualsiasi cosa pubblicata o condivisa (immagini, video etc) può essere una occasione da sfruttare per attività criminali, offrendo ghiotte opportunità agli attori malevoli.
In particolare poiché l’FBI riferisce che questa attività di manipolazione dei media ha, purtroppo, avuto un impatto anche sui minori, si consiglia ai genitori di monitorare l’attività online dei propri figli e di sensibilizzarli sui rischi associati alla condivisione online di media personali.
Un’altra buona regola da seguire è quella di proteggere gli account social media anche con l’autenticazione a più fattori e di esaminare le politiche sulla privacy, la condivisione e la conservazione dei dati delle piattaforme in uso, prima di caricare e condividere immagini, video o altri contenuti personali.
Qualora si ritenesse di essere vittima di un reato di questo tipo, occorre segnalarlo agli organi di Polizia, fornendo tutte le informazioni relative all’accaduto.
“La segnalazione di questi crimini può aiutare le forze dell’ordine a identificare gli attori malintenzionati e prevenire ulteriori vittimizzazione.“, conclude l’FBI.