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Meta e Google: va male la Causa sulla Sicurezza dei Minori

Tempo di lettura: 2 minuti. Meta e Google affrontano una sfida legale sulla sicurezza dei minori, con una sentenza che limita l’immunità della Sezione 230, aprendo la strada a indagini su presunti difetti di progettazione delle piattaforme social.

Tempo di lettura: 2 minuti.

Recentemente, Meta e Google hanno affrontato una causa legale significativa riguardo alla sicurezza dei minori sulle loro piattaforme. Un giudice distrettuale degli Stati Uniti ha stabilito che la Sezione 230 dell’Atto di Decenza nelle Comunicazioni non li protegge da una causa che sostiene che il design delle piattaforme social sia difettoso e dannoso per bambini e adolescenti.

Dettagli della sentenza

Il giudice Yvonne Gonzalez Rogers ha permesso che la scoperta proceda in una causa che documenta casi individuali che coinvolgono centinaia di bambini e adolescenti presumibilmente danneggiati dall’uso dei social media in 30 stati. La denuncia sostiene che le aziende tecnologiche siano colpevoli di aver gestito piattaforme con numerosi difetti di progettazione, tra cui la mancanza di controlli parentali, verifica dell’età insufficiente, processi complicati per l’eliminazione degli account, filtri che alterano l’aspetto e requisiti che costringono gli utenti a effettuare il login per segnalare materiali di abuso sessuale sui minori (CSAM).

Implicazioni per Meta e Google

Le aziende, tra cui Meta (Facebook e Instagram) e Google (YouTube), hanno cercato di respingere completamente la causa multidistrettuale, sperando che il Primo Emendamento e l’immunità della Sezione 230 escludessero tutte le rivendicazioni dei querelanti. Tuttavia, il giudice Gonzalez Rogers ha rilevato che entrambi gli approcci “tutto o niente” alle mozioni di respingimento non affrontavano adeguatamente la complessità delle questioni in gioco in questa causa.

Nuova interpretazione della Sezione 230

La sentenza di Gonzalez Rogers getta nuova luce su come i tribunali interpretano l’ambito dell’immunità della Sezione 230. Ha scritto che “la questione è se il presunto dovere del convenuto verso il querelante potrebbe essere stato soddisfatto senza modifiche al contenuto pubblicato dagli utenti del sito web e senza condurre un’indagine dettagliata”. Ha identificato nove presunti difetti di progettazione che “non implicano la pubblicazione o il monitoraggio di contenuti di terze parti”, “non sono equivalenti a parlare o pubblicare” e “possono essere risolti dai convenuti senza alterare la pubblicazione di contenuti di terze parti”.

Conclusioni e implicazioni future

Questa decisione potrebbe avere implicazioni significative per il modo in cui le piattaforme social gestiscono la sicurezza dei minori e la responsabilità per i loro design. La sentenza apre la strada a ulteriori indagini e potenziali cambiamenti nelle pratiche delle piattaforme social per garantire una maggiore sicurezza per i giovani utenti.

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