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Il Parlamento italiano approva la tassa sulle criptovalute al 26% nel bilancio 2023

Tempo di lettura: < 1 minuto. Il nuovo disegno di legge del premier Giorgia Meloni prevede anche un incentivo per chi dichiara le criptovalute a fini fiscali

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I trader di criptovalute in Italia saranno soggetti a un’imposta sulle plusvalenze del 26% a partire dal 2023, secondo il nuovo bilancio approvato dal Parlamento giovedì.
Il bilancio espansivo per il 2023 del primo ministro italiano Giorgia Meloni – completato in fretta e furia prima della fine dell’anno – prevede 21 miliardi di euro (22,3 miliardi di dollari) di sgravi fiscali per aiutare le imprese e le famiglie che devono affrontare la crisi energetica, come riporta Reuters.

In Italia, dove la criptovaluta rimane in gran parte non regolamentata, il bilancio di 387 pagine legittima gli asset cripto definendoli come “una rappresentazione digitale di valore o di diritti, che può essere trasferita e conservata elettronicamente, utilizzando la tecnologia del libro mastro distribuito o tecnologie simili”.

La mossa dell’Italia (e più recentemente del Portogallo) di introdurre un’imposta sui guadagni in conto capitale sulle criptovalute precede l’attuazione del regolamento dell’Unione Europea sui mercati degli asset crittografici (MiCA), che promette un quadro di licenze e requisiti operativi rigorosi per i fornitori di servizi di criptovaluta nel blocco dei 27 membri.
L’aliquota del 26% si applica ai guadagni derivanti dal trading di criptovalute se superano i 2.000 euro per periodo d’imposta. Come incentivo alla dichiarazione dei profitti delle criptovalute, il nuovo disegno di legge stabilisce anche una “imposta sostitutiva sul reddito” per gli investitori pari al 14% del valore degli asset detenuti a partire dal 1° gennaio 2023, invece del costo al momento dell’acquisto.

Secondo le nuove regole, le perdite derivanti dagli investimenti in criptovalute possono essere dedotte dai profitti e riportate in avanti. Gli investitori, tuttavia, potrebbero aver bisogno di ulteriori indicazioni su cosa si qualifica come evento imponibile, poiché il documento dice anche che “lo scambio tra asset cripto che hanno le stesse caratteristiche e funzioni” non costituisce un “caso fiscale”.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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