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Economia

TSMC valuta le conseguenze del terremoto in Taiwan

Tempo di lettura: < 1 minuto. TSMC valuta l’impatto di un terremoto di magnitudo 7.4 in Taiwan sulle sue operazioni di produzione di chip, con ripresa della produzione prevista.

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Samsung Tsmc
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La Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. (TSMC), leader nella produzione di chip, ha subito una breve interruzione delle operazioni a causa di un terremoto di magnitudo 7.4 che ha colpito Taiwan. La società ha attuato i protocolli di sicurezza per terremoti, evacuando i lavoratori, i quali sono già tornati al lavoro. TSMC sta ancora “valutando l’impatto” sulle sue operazioni, ma prevede di riprendere la produzione durante la notte.

Il terremoto, con epicentro sulla costa orientale di Taiwan, ha scatenato allarmi tsunami in Giappone, Cina e Filippine. Seguito da oltre 200 scosse di assestamento, incluso un aftershock di magnitudo 6.5, è stato il sisma più forte a colpire Taiwan dal terremoto di Jiji del 1999. Finora, si contano almeno nove vittime e 1.011 feriti.

Anche la United Microelectronics Corp., che produce alcuni chip per AMD, Qualcomm, MediaTek, Realtek, Rockchip e altre aziende, ha sospeso la produzione. Le fabbriche di TSMC e UMC si trovano prevalentemente sulla costa nord e ovest dell’isola, riducendo il rischio di gravi interruzioni. Tuttavia, gli analisti sottolineano che la produzione di chip di alta gamma richiede operazioni continue 24/7 in stato di vuoto per alcune settimane, amplificando l’impatto di qualsiasi interruzione, anche minore.

TSMC è attualmente responsabile della maggior parte della produzione di chip di alta gamma, essendo coinvolta nella fabbricazione di quasi tutti i CPU, GPU e SoC di ultima generazione per Nvidia, Apple e AMD. Anche Intel, che cerca di convincere i progettisti di chip fabless di terze parti a utilizzare le sue fabbriche, produce le sue GPU Arc e parti importanti dei suoi nuovi CPU Meteor Lake presso TSMC.

Un’interruzione presso TSMC potrebbe influenzare un’ampia gamma di dispositivi, dai PC e workstation agli smartphone, ai server AI, fino all’universo di gadget intelligenti che utilizzano processori e microcontrollori di fascia inferiore.

Economia

iPhone 16: Vantaggi negli Stati Uniti e delusione in Cina

Tempo di lettura: 2 minuti. Gli iPhone 16 negli USA offrono velocità e sicurezza superiori con il 5G mmWave. In Cina, l’assenza di AI ha deluso gli utenti.

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Il lancio dell’iPhone 16 ha portato a reazioni diverse in diverse parti del mondo: negli Stati Uniti, i modelli di iPhone 16 si distinguono per il supporto esclusivo al 5G mmWave e l’assenza di un vano SIM, offrendo così prestazioni avanzate e maggiore sicurezza mentre, in Cina, il nuovo iPhone ha generato critiche a causa della mancanza di funzionalità di intelligenza artificiale (AI) nella versione locale. Queste divergenze sottolineano l’importanza delle differenze regionali nelle caratteristiche tecnologiche e nel modo in cui i consumatori reagiscono alle novità.

iPhone 16 negli Stati Uniti supportano solo 5G mmWave e non hanno il vano SIM

Gli utenti dell’iPhone 16 negli Stati Uniti godono di un’esperienza esclusiva, poiché i modelli venduti sul mercato americano supportano solo il 5G mmWave e non dispongono di un vano per la SIM fisica. Invece, gli iPhone negli Stati Uniti utilizzano esclusivamente eSIM, attivata in modo remoto, aumentando la sicurezza del dispositivo. Questo elimina la preoccupazione che qualcuno possa rubare la scheda SIM e ottenere accesso ai codici di autenticazione a due fattori, mettendo a rischio la sicurezza dell’utente.

Il 5G mmWave, che garantisce velocità di connessione elevatissime fino a 3Gbps, è un’esclusiva per i modelli di iPhone venduti negli Stati Uniti. Tuttavia, a causa della limitata diffusione di questa tecnologia, utilizzata principalmente nelle grandi città come New York, è difficile trovarla fuori dai centri urbani principali. Questo rende i modelli di iPhone 16 negli Stati Uniti tra i più veloci e sicuri disponibili nel 2024.

Delusione in Cina per la mancanza di funzionalità AI sull’iPhone 16

In Cina, il lancio dell’iPhone 16 ha suscitato grande discussione, ma non nel modo che Apple sperava. Mentre il nuovo smartphone è stato lanciato con funzionalità di intelligenza artificiale (AI) avanzate, queste non sono ancora disponibili nella versione cinese del dispositivo. L’assenza di queste funzionalità ha generato frustrazione tra gli utenti cinesi, che si sono rivolti ai social media per esprimere il loro malcontento.

Il principale problema sollevato è la mancanza dell’integrazione dell’Apple Intelligence, la nuova funzione di AI che migliora Siri e la fotocamera. Gli utenti cinesi dovranno attendere fino al 2025 per poter accedere a queste funzionalità. Questa mancanza, unita alla crescente concorrenza di Huawei, ha messo Apple in una posizione di svantaggio nel mercato cinese.

In particolare, su Weibo, tre dei dieci argomenti più discussi riguardavano l’iPhone 16, con l’hashtag “iPhone 16 versione cinese non supporta ancora l’AI” che ha raggiunto oltre 11 milioni di visualizzazioni. Questo ritardo nell’implementazione dell’AI potrebbe influenzare ulteriormente le vendite di Apple in Cina, dove Huawei ha già superato Apple nella classifica dei principali venditori di smartphone pieghevoli.

Gli iPhone 16 venduti negli Stati Uniti offrono la migliore combinazione di velocità di connessione e sicurezza grazie al supporto del 5G mmWave e all’uso dell’eSIM ed in Cina, il lancio non ha soddisfatto le aspettative degli utenti, a causa della mancanza di funzionalità AI e della crescente concorrenza di Huawei. Questo mette Apple in una posizione difficile nel mercato cinese, dove dovrà recuperare terreno nei confronti dei produttori locali.

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Economia

Google e Apple: mazzate miliardarie in Europa

Tempo di lettura: 3 minuti. Google perde la causa antitrust da 2,7 miliardi di dollari in UE. Apple deve pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate all’Irlanda.

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Apple Google
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Google e Apple sono state entrambe coinvolte in due delle più grandi dispute legali in Europa, con decisioni recenti che hanno visto la conferma di sanzioni miliardarie contro entrambe le aziende. Mentre Google ha perso la sua battaglia contro una multa da 2,7 miliardi di dollari per pratiche anticoncorrenziali imposte dall’Unione Europea, Apple dovrà restituire 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese, dopo una lunga disputa fiscale. Questi eventi sottolineano l’impatto crescente della regolamentazione europea sulle grandi multinazionali tecnologiche, portando a sanzioni che potrebbero modificare il modo in cui operano in futuro.

Google perde una battaglia antitrust da 2,7 miliardi di dollari in UE dopo sette anni

Nel 2017, Google è stata colpita da una multa senza precedenti da parte delle autorità dell’Unione Europea per pratiche anticoncorrenziali. Dopo anni di battaglie legali, l’azienda ha ufficialmente perso l’appello.

La sentenza originaria del 2017 ha imposto a Google una multa di 2,42 miliardi di euro per aver favorito i propri strumenti di confronto prezzi nel servizio Google Shopping, a discapito delle opzioni di terze parti nei risultati di ricerca. Google ha cercato di ribaltare questa decisione presentando ricorso nel 2021, ma la recente sentenza conferma la validità della multa.

Secondo un rapporto di Reuters, il tribunale dell’UE ha rigettato l’appello di Google, confermando così la multa di 2,42 miliardi di euro (circa 2,7 miliardi di dollari). Questa decisione rappresenta una delle tre sanzioni significative imposte a Google dalle autorità europee per pratiche anticoncorrenziali.

Oltre a questa multa, Google è attualmente coinvolta in ulteriori controversie antitrust nell’Unione Europea. Tra queste ci sono le indagini riguardanti il sistema operativo Android e la gestione della pubblicità online tramite AdSense. In totale, l’azienda rischia ulteriori sanzioni per un totale potenziale di oltre 8 miliardi di euro, ma si attendono ancora sentenze definitive in questi casi.

Apple deve pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese

Apple è stata condannata a pagare 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese, a seguito di una sentenza definitiva della Corte di giustizia dell’Unione Europea. Questa decisione segna la fine di una disputa legale durata otto anni tra Apple, il governo irlandese e l’Unione Europea.

Il nodo centrale della questione riguarda gli accordi fiscali di Apple in Irlanda, che sono stati giudicati come “aiuti di stato illegali” dall’UE. Apple ha indirizzato i propri ricavi europei attraverso la sede centrale irlandese, approfittando del basso tasso di imposta sulle società del Paese. Nel 2016, l’Unione Europea ha dichiarato questi accordi illegittimi, affermando che Apple doveva pagare le tasse dovute. Nonostante Apple e il governo irlandese avessero inizialmente vinto un ricorso, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha ribaltato la decisione.

Apple ha espresso delusione per la sentenza, ribadendo di aver sempre pagato le imposte dovute e di non aver mai ricevuto trattamenti fiscali di favore. L’azienda ha inoltre sostenuto che la Commissione Europea stesse tentando di cambiare retroattivamente le regole e ignorare le leggi fiscali internazionali.

Ora, il governo irlandese trasferirà i 13 miliardi di euro, attualmente bloccati in un conto escrow, nelle proprie casse. Si spera che, in futuro, l’introduzione di regole globali per la tassazione delle multinazionali possa evitare simili controversie.

Le recenti decisioni contro Google e Apple in Europa mostrano come le autorità stiano intensificando i loro sforzi per regolamentare le pratiche delle grandi aziende tecnologiche. Google ha visto confermata una sanzione antitrust da 2,7 miliardi di dollari, mentre Apple è stata obbligata a restituire 13 miliardi di euro in tasse arretrate al governo irlandese. Questi eventi potrebbero segnare un precedente per future azioni regolatorie e spingere le multinazionali a rivedere le loro strategie fiscali e commerciali all’interno del mercato europeo.

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Economia

IdentifAI chiude un round di investimento da 2,2 milioni di euro

Tempo di lettura: 2 minuti. Con l’espansione del mercato delle intelligenze artificiali generative, che vale già 45 miliardi di dollari nel 2023, aumenterà anche la domanda di soluzioni de-generative. Si prevede che le dimensioni del mercato del rilevamento di immagini false cresceranno da 0,6 miliardi di dollari nel 2024 a 3,9 miliardi di dollari entro il 2029, con un tasso di crescita del 41,6% durante il periodo di riferimento.

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IdentifAI, startup innovativa con sede a Milano, specializzata nella definizione e nel training di modelli (de)generativi per identificare l’origine di contenuti potenzialmente generati da sistemi di intelligenza artificiale, annuncia un finanziamento Seed da 2,2 milioni di euro guidato da United Ventures, gestore di venture capital focalizzato in investimenti in startup tecnologiche. Questo investimento evidenzia un impegno condiviso per sviluppare tecnologie di contrasto all’uso malevolo dei deepfake e la promozione di un ambiente informativo trasparente e sicuro. Partecipano al round in qualità di business angels anche Edoardo Alessandri di Wellness Holding, Matteo Fago, co-founder di Venere.com (ora Expedia) e Umberto Paolucci di UP Invest.

IdentifAI intende fornire ad ogni individuo, cittadino, consumatore, decisore politico o aziendale, il potere di distinguere con chiarezza se ciò che osserva è frutto di un’intelligenza artificiale o di creatività umana. In tal modo vuole garantire che le tecnologie emergenti servano il bene comune e non diventino strumenti di destabilizzazione, anche grazie a tecnologie altrettanto efficaci in grado di limitare questi rischi.

“L’avanzamento tecnologico in ambito generative AI causerà un avvicinamento tra il mondo fisico e quello digitale rendendoli indistinguibili ad occhio umano. Credo sia nostro diritto essere informati, in ogni momento, su ciò che utilizziamo per alimentare la nostra mente, che a sua volta dirige la nostra opinione”, dichiara Marco Ramilli, fondatore di IdentifAI. Aggiungendo poi: “Questo finanziamento ci consentirà di fare ulteriori passi in avanti nella messa a punto dei nostri modelli degenerativi, in grado di distinguere i contenuti naturali da quelli artificiali, prodotti in molti casi da un’intelligenza artificiale avversaria”.

La potenzialità della tecnologia di IdentifAI ha attirato l’attenzione dei principali attori del settore. Sono in corso negoziazioni e accordi preliminari per convalidare ed espandere la portata di mercato dei suoi prodotti innovativi.

“L’investimento in IdentifAI è coerente con la nostra tesi di investimento, che prevede la selezione di iniziative in grado di fornire soluzioni innovative a problemi complessi, come ad esempio la mitigazione degli impatti collaterali e potenzialmente negativi legati alla diffusione delle intelligenze artificiali”, dichiara Massimiliano Magrini, managing partner & co-founder di United Ventures. “Distinguere se un contenuto è stato creato da un essere umano o meno sta diventando sempre più cruciale, e IdentifAI è ben posizionata per sfruttare le opportunità emergenti in questo settore. Marco Ramilli, un imprenditore alla sua seconda esperienza, porta un solido track record, competenza tecnologica e visione strategica, rendendo IdentifAI pronta a giocare un ruolo di primo piano nell’industria del rilevamento dei deepfake”.

Per modello degenerativo IdentifAI intende un proprio modello generativo addestrato per identificare un artefatto (immagine, video, suono o testo) realizzato da una intelligenza artificiale. Un sistema decostruttore basato sulla probabilità dell’accadimento di ogni singolo pixel.

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