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UE nomina sei “gatekeeper” tecnologici: ecco le nuove regole

Tempo di lettura: 2 minuti. L’Unione Europea ha identificato sei giganti tecnologici come “gatekeeper”, introducendo nuove regole proattive per regolare il modo in cui possono operare i servizi di piattaforma core, con l’obiettivo di promuovere una concorrenza più equa e proteggere i consumatori.

Tempo di lettura: 2 minuti.

L’Unione Europea ha identificato sei giganti tecnologici, noti come “gatekeeper”, che dovranno aderire a nuove regole proattive per regolare il modo in cui possono operare i servizi di piattaforma core. I sei gatekeeper sono: Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft.

Digital Markets Act (DMA)

Il DMA mira a intervenire proattivamente sulle preoccupazioni relative alla concorrenza una volta raggiunto un certo livello di potere di mercato, inclusi i giganti che hanno oltre 45 milioni di utenti attivi locali. Altri criteri per essere considerati gatekeeper includono un fatturato di oltre 7,5 miliardi di euro negli ultimi tre anni finanziari e una capitalizzazione di mercato che supera i 75 miliardi di euro. La Commissione ha una certa discrezionalità nel designare i gatekeeper, per garantire che la legge possa colpire le piattaforme che sembrano destinati a ottenere una posizione “consolidata e duratura” nel “prossimo futuro”.

Servizi di piattaforma core designati

La Commissione ha designato un totale di 22 servizi di piattaforma core operati dai sei gatekeeper. Ecco la suddivisione completa: quattro reti sociali (TikTok, Facebook, Instagram, LinkedIn); sei servizi di “intermediazione” (Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, iOS App Store, Meta Marketplace); tre sistemi ADS, o sistemi di consegna pubblicitaria (Google, Amazon e Meta); due browser (Chrome, Safari); tre sistemi operativi (Google Android, iOS, Windows PC OS); due N-IICS (WhatsApp, Facebook Messenger); un motore di ricerca (Google); e una piattaforma di condivisione video (YouTube).

Obiettivi e provvedimenti del DMA

Il DMA, che ha iniziato ad applicarsi a maggio, mira a prevenire che i giganti tecnologici usino il loro potere di mercato per dare ai propri prodotti e servizi un vantaggio ingiusto e ostacolare i concorrenti. Introduce una serie di obblighi, tra cui il divieto di auto-preferenziazione e l’obbligo di condividere informazioni generate dall’uso della piattaforma con gli utenti aziendali. Le violazioni possono comportare sanzioni fino al 10% del fatturato annuo globale, o addirittura il 20% in caso di violazioni gravi e ripetute.

Reazioni e sfide future

Il nuovo regime potrebbe incoraggiare lo sviluppo di modelli di business meno sfruttatori, offrendo ai consumatori più spazio per sfuggire al controllo dei giganti delle piattaforme. Tuttavia, resta da vedere quanto sarà efficace nel riequilibrare un campo di gioco digitale che Big Tech domina e ha configurato a suo favore da decenni. Le sfide legali alle designazioni ufficiali di oggi sembrano probabili, poiché i giganti tecnologici abituati a stabilire le proprie regole e condizioni di servizio cercheranno di testare la robustezza delle nuove norme dell’UE.

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