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Voyager Digital chiede 500 milioni in prestito per sopravvivere al fail di 3AC

Tempo di lettura: 2 minuti. Continuano a tremare le grandi piattaforme della DeFi

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Il 15 giugno la società di criptovalute Three Arrows Capital (3AC), con sede a Singapore, non ha rispettato i propri obblighi finanziari, causando gravi perdite di valore tra i fornitori di prestiti centralizzati come Babel Finance e i fornitori di staking come Celsius.

Il 22 giugno, Voyager Digital, una società di prestito e rendimento di asset digitali con sede a New York e quotata alla Borsa di Toronto, ha visto le sue azioni crollare di quasi il 60% dopo aver rivelato un’esposizione di 655 milioni di dollari verso Three Arrows Capital.

Voyager offre trading e staking di criptovalute e a marzo aveva circa 5,8 miliardi di dollari di asset sulla sua piattaforma, secondo Bloomberg. Sul sito web di Voyager si legge che l’azienda offre una carta di debito Mastercard con cashback e, a quanto pare, paga fino al 12% di premi annualizzati sui depositi di criptovalute senza alcun blocco.

Più recentemente, il 23 giugno, Voyager Digital ha abbassato il limite di prelievo giornaliero a 10.000 dollari, come riportato da Reuters.

Il rischio di contagio si è esteso ai contratti derivati

Non si sa come Voyager si sia accollata una tale responsabilità nei confronti di un’unica controparte, ma l’azienda è disposta a intraprendere un’azione legale per recuperare i suoi fondi da 3AC. Per rimanere solvibile, Voyager ha preso in prestito 15.000 Bitcoin (BTC) da Alameda Research, la società di trading di criptovalute guidata da Sam Bankman-Fried.

Voyager si è inoltre assicurata un prestito in contanti di 200 milioni di dollari e un altro credito revolver di 350 milioni di USDC Coin (USDC) per salvaguardare le richieste di riscatto dei clienti. Gli analisti di Compass Point Research & Trading LLC hanno osservato che l’evento “solleva questioni di sopravvivenza” per Voyager, quindi gli investitori di criptovalute si chiedono se altri partecipanti al mercato potrebbero affrontare un esito simile.

Anche se non c’è modo di sapere come operano le società di prestito e rendimento centralizzate di criptovalute, è importante capire che una singola controparte di contratti derivati non può creare un rischio di contagio.

Una borsa di cripto-derivati potrebbe essere insolvente e gli utenti se ne accorgerebbero solo quando cercano di prelevare. Questo rischio non è esclusivo dei mercati delle criptovalute, ma è aumentato esponenzialmente dalla mancanza di regolamentazione e dalle scarse pratiche di reporting.


Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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