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WindTre, UGL: contrari alla divisione dell’azienda

Tempo di lettura: 2 minuti. L’operazione di acquisizione svedese mette in dubbio la forza lavoro di circa 4000 dipendenti

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Si è svolto l’incontro con i massimi vertici aziendali sulla situazione aziendale, in particolare sullo scorporo della Rete di cui si era avuta notizia informale nelle scorse settimane. Si è ovviamente discusso dei problemi del settore, caratterizzato da un mercato sostanzialmente saturo di clienti con un numero troppo elevato di player, dalla generale riduzione di ricavi, dalla corsa al ribasso delle tariffe, dai costi infrastrutturali e dell’energia, dalla lentezza e dall’immobilismo della burocrazia. L’incontro si è incentrato sulla presentazione di un progetto, di cui da tempo se ne paventava l’attuazione, riguardo la costituzione di una nuova società (newco) focalizzata sul wholesale e sul business della Rete, dove dovrebbero andare a confluire circa 2.000 dipendenti.

In questa newco ci sarebbe l’ingresso a maggioranza del fondo svedese EQT, mentre la
quota di minoranza rimarrebbe in capo ad Hutchinson. Ad oggi non è stato sottoscritto alcun accordo e ci vorranno ancora alcune settimane di tempo per definire il tutto ufficialmente.
La seconda società, alla quale rimarrebbero in capo le licenze delle frequenze, sarebbe
quella dei servizi con i rimanenti 4.000 dipendenti, con un focus sullo sviluppo aziendale di
diversificazione del business, da quello attuale legato alla connettività, a quello della
ricerca di mercati di riferimento che abbiano ancora margini di crescita e che consenta la
valorizzazione degli asset vicini alla clientela di WindTre (campo assicurativo, energetico,
prodotti di sicurezza).

Come UGL Telecomunicazioni siamo ben consapevoli delle difficoltà delle aziende del
settore e concordiamo con l’analisi dello scenario illustrato dal management, apprezzando
molto la trasparenza aziendale durante il confronto; siamo però altrettanto preoccupati per
la soluzione presentataci, in quanto le cessioni di ramo e le costituzioni di newco in questo
settore hanno sempre rappresentato, nel medio e lungo periodo, scenari poco positivi per i
lavoratori e per le stesse società.

Inoltre, in coerenza con quanto affermato anche con altri competitor, abbiamo ribadito che
affrontare situazioni delicate come quella attuale dividendo le aziende tra Rete e Servizi è
per noi una scelta non opportuna, essendo l’unità aziendale un valore inestimabile. Un paradosso tutto italiano considerando che il settore delle TLC avrebbe dovuto essere il
traino per la ripresa dello sviluppo economico e l’asse portante della digitalizzazione del
Paese, oltre ad essere un settore strategico per la difesa nazionale. E invece si trova in
piena crisi strutturale: occorre, pertanto, partire dalle singole aziende per approdare ad
una vertenza complessiva delle TLC in sede istituzionale, con l’obiettivo di salvaguardare
l’occupazione di decine di migliaia di lavoratori per i prossimi anni. Per questo motivo apriamo sin da subito le procedure di raffreddamento e lo stato di agitazione.

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