In questi giorni è scoppiata la rete informatica della ASL Napoli 3 a causa di un attacco informatico. Gli autori dell’attacco sono gli affiliati al noto ransomware group Sabbath. Alla luce di questo attacco, molti utenti hanno lamentato ritardi nelle piattaforme vaccinali regionali ed hanno collegato l’evento dell’attacco all’inceppamento delle procedure di tamponi e vaccini.
Peccato però che è una logica errata, come sembrerebbe errato l’interesse da parte delle forze dell’ordine di avviare una trattativa. Nel mentre il popolo della rete, esperti informatici soprattutto, si straccia le vesti per l’ennesimo attacco sferrato ai danni di una struttura sanitaria pubblica, spulciando nei dati rilasciati come sample di avvenuta intrusione, notiamo che le informazioni siano classificate come “amministrative” e quindi non “top secret”.
Secondo le indiscrezioni raccolte dalla redazione, non essendoci una forma top secret sui dati amministrativi, non c’è un interesse nel tutelarli. La pubblicazione dei dati non comporterebbe una guerra o un rischio serio per il paese, anzi, i dati amministrativi sono dati pubblici ed è per questo che le Autorità sembrerebbero essere tranquille. Un altro aspetto è che la pubblicazione delle informazioni trafugate, scoprirebbe tutti gli eventuali soggetti esposti, facendo agire le strutture informatica nella direzione di massima tutela dei diretti interessati.
L’Asl per conto suo ha fatto una segnalazione al Garante della Privacy, seguendo la solita prassi, ed il reparto informatico sta mettendo mano al ripristino degli svariati terabyte di dati che componevano l’infrastruttura di rete sanitaria dei comuni nell’area sud est della provincia di Napoli.
La questione dei ritardi nei vaccini e nei tamponi, anche questa volta non trova riscontri con l’attacco. Una fonte della redazione è stata categorica: “i dati dei soggetti interessati dalle campagne di vaccinazione e di prevenzione al Covid, viaggiano su una infrastruttura di rete diversa gestita dalla SORESA, che poi è collegata all’infrastruttura nazionale allestita in occasione del COVID”.
Anche questa volta non è stato l'”Hacker internazionale” la causa di una classica confusione logistica italiana nel campo medico sanitario.