Editoriali
La prima vittima della battaglia? E’ la verità
Tempo di lettura: 3 minuti. Quando c’è un conflitto, bellico o politico, i primi a rimetterci le spese sono i cittadini che perdono il faro della ricostruzione storica del momento in cui vivono

Si dice che la prima e principale vittima della battaglia sia la verità. Analizzando metodicamente gli attori statali e non statali su come utilizzano i social media per distorcere la verità, si possono osservare significative ripercussioni politiche sia a livello nazionale che transnazionale.
La lotta per i “mi piace” sui social media e il parallelo tra gli effetti politici dei social media e le battaglie militari hanno creato una gara e, in ultima analisi, hanno reso i social media un’arma per far prevalere le narrazioni tossiche. Gli sforzi politici compiuti dai governi autoritari per censurare la messaggistica politica sui social media, in particolare quelli di Cina, Russia e Siria, sono chiari esempi di armamento dei social media. Questi concetti saranno familiari a chiunque abbia partecipato a un dibattito politico sui social media, a dimostrazione del successo di queste iniziative nell’influenzare il discorso politico americano. La Brexit e l’amministrazione Trump ne sono un chiaro esempio e forniscono la prova di come le persone vengano manipolate e le forze di sicurezza utilizzino i social media nelle loro operazioni, favorendo la società plasmata che desiderano.
La guerra dei like, la popolarità di certe narrazioni e la portata della disinformazione per ottenere il sopravvento attraverso la manipolazione e le strategie algoritmiche sono di dominio pubblico. La politica moderna è incline a usare queste tattiche e ad alterare l’opinione pubblica anche quando il pubblico non è consapevole del loro graduale rimodellamento narrativo. In questo modo i social media sono diventati un’arma, con la guerra dei “mi piace”, dei “pedoni” e dei “follower”.
Internet, e più specificamente i social media, ha preferibilmente cancellato la differenza tra un giornalista e un comune utente dei social media, poiché entrambi possono usare la piattaforma e diffondere la loro prospettiva indipendentemente dalla sua base fattuale e questo è diventato un serio pericolo per la democrazia liberale e per la verità. Prima che tutti noi beneficiamo di questo turbine, le società digitali che hanno creato queste piattaforme e ne hanno tratto profitto devono fare i conti con la politica dei loro strumenti.
È un luogo di inganni, è come la sala degli specchi e tutta questa disinformazione è studiata apposta per erodere idee e pensieri. Con i miliardi di persone collegate dalle reti informatiche e dagli smartphone, le idee possono diffondersi più rapidamente che mai nella storia. Anche se ci sono molti aspetti negativi, i risultati possono essere a volte sorprendenti. La rabbia è l’emozione che si diffonde più velocemente quando le persone interagiscono. E il più delle volte le cose in cui crediamo non sono realmente degne di essere credute e probabilmente sono il risultato di una campagna di manipolazione per costruire una certa narrativa tra le masse. Le bugie si diffondono cinque volte più rapidamente della verità.
L’ISIS ha usato i social media per raggiungere e fare il lavaggio del cervello a giovani musulmani innocenti in nome della Jehad in tutto il mondo, così come i musicisti possono usarli per comunicare direttamente con i loro fan. I social network raggruppano gli individui che la pensano allo stesso modo in bolle di filtraggio composte da abitanti diversi. C’è poi la questione della guerra dell’informazione, che le democrazie liberali ancora oggi non comprendono appieno, nonostante anni di operazioni cibernetiche offensive. Le principali piattaforme come Twitter, Facebook e Instagram sono piene di bot e la propaganda ostile trova spazio nelle reti di informazione occidentali.
Le persone esistono nei loro piccoli silos informativi. I social media sono diventati un vettore per diffondere la propaganda, minando direttamente o indirettamente la verità. I social media sono diventati essenzialmente un campo di battaglia per la disinformazione armata allo scopo di smantellare la realtà in tutto il mondo. Inoltre, i social media non sono il luogo in cui si ottiene la verità, ma quello in cui si prendono le informazioni e le si adattano algoritmicamente per conformarle ai propri pregiudizi cognitivi, in modo che l’utente rimanga nella sua piccola bolla di realtà isolata e ignaro della bolla di realtà della persona seduta accanto. Inoltre, l’informazione sui social media non è più un’informazione, ma è diventata più emotivamente appiccicosa, in modo da tirare le nostre corde emotive e controllare la narrazione, mentre il consumatore diffonde questa enorme bomba di disinformazione virale che influisce sulle credenze e sulle opinioni delle persone e che può influenzare le elezioni, le politiche, la moda e così via. I social media sono come il dentifricio uscito dal tubetto o una genziana dalla bottiglia che non torna all’origine e nessuno è al sicuro dalle conseguenze. È un luogo di inganni, è come la sala degli specchi e tutta questa disinformazione è studiata apposta per erodere idee e pensieri.
Inoltre, le persone sono talmente assuefatte all’intrattenimento dei social media e ai pregiudizi armati dai partiti politici che nel prossimo futuro non potranno che prevalere. Tuttavia, lo sviluppo in questo settore non può essere negato, eppure queste reti contengono così tante informazioni su ognuno che è quasi impossibile per una persona credere nelle idee come proprie. Ci vorrà molto tempo prima che le persone capiscano che le loro idee sono il prodotto di alcune grandi aziende tecnologiche, ma anche se lo sapessero le narrazioni sarebbero sempre inclini alle fonti che sono controllate e gestite dopo aver appreso in profondità i comportamenti umani. Potrebbero nascere strumenti ancora più potenti, in grado di tracciare pregiudizi e rimodellare le opinioni pubbliche in base alle loro convenienze.
Editoriali
Musk ed il Wef vogliono fermare l’intelligenza artificiale. Perchè? E’ giusto?
Tempo di lettura: 2 minuti. Una lettera aperta per fermare il progresso dell’umanità oppure per preservarlo? E gli affari di chi l’ha sottoscritta?

Elon Musk chiede di fermare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Lo fa attraverso una lettera firmata con ricercatori universitari di tutto rispetto ed il patron di Apple, Wozniak. A sottoscrivere la missiva indirizzata al mondo dei lavoratori di AI c’è anche Harari, saggista e grande ispiratore delle teorie del World Economic Forum.
I problemi vengono rappresentati dal cambiamento radicale della società rappresentato soprattutto dalla trasformazione dei posti di lavoro che secondo molti si trasformeranno, ma le previsioni più realistiche parlano di minor tasso occupazionale che genera maggiore disoccupazione, aumento dei costi sociali e disgregazione delle democrazie.
L’intelligenza artificiale è davvero il male dell’umanità?
Si lo è, se messa a disposizione di tutti perché può instillare un sentimento anarchico in una società capitalista dove le regole sono scritte seppur ad appannaggio di pochi. Con l’intelligenza artificiale ognuno può diventare brevettatore, criminale o addirittura figura di importanza sociale tanto da rappresentare una minaccia per l’ordine sociale sempre più in bilico.
Che la lettera sia partita da Musk però è singolare. Tra i fondatori di Open Ai, dapprima ha provato a comprarla, poi è uscito dal board lasciando ad Altman le redini. Il World Economic Forum ne fa un discorso morale seppur abbia sempre avallato l’ai come aiuto per erogare strumenti di assistenza sociale uniti alla sorveglianza delle masse. Apple? Non pervenuta sul campo dell’AI mentre la rivale Microsoft ha subito smentito il teorema dell’intelligenza artificiale per tutti acquistando per 10 miliardi la tecnologia per inserirla in Office 365, nel suo motore di ricerca bing e nel prossimo windows12 in uscita nel 2024.
Questi interrogativi interessano il mondo delle big tech americane che di conseguenza incidono sullo sviluppo tecnologico del Vecchio Continente facendo intendere la democrazia come sistema sociale di controllo in realtà da parte di singoli e non di stati autonomi. Una letter che, viste le coincidenze di mercato, sembra un modo per bilanciare verso l’alto chi è rimasto indietro e rischia di scomparire perché non al passo con i tempi.
C’è poi l’altra parte del mondo, la Cina, che ha già sperimentato l’intelligenza artificiale in campo militare ed ha ottenuto riscontri più che positivi schierandola contro uomini in volo, nel settore aeronautico, abbattendo in pochi minuti gli esseri umani. Paesi come la Cina, avanti nei sistemi di telecontrollo e sorveglianza, ambiti dallo stesso WEF, hanno una loro AI e non conosciamo del tutto l’impiego che ne viene fatto in pieno, ma ci sono più prove e teorie argomentate che ne intravedono una funzione di supporto e di tutela al programma di consolidamento ed espansione della Nazione.
Per questo motivo, la richiesta di Musk non bada all’interesse dell’umanità bensì a quello del mercato e rappresenta anche un interrogativo sugli interessi di un centro di potere che vuole rallentare il mercato, contravvenire alle regole, continuando in segreto programmi di ricerca per poi affermare la propria tecnologia in campo democratico con il fine di perfezionare il processo di tecnocrazia da anni consolidato ed in crisi con lo scoppio della guerra.
Editoriali
Il CSIRT risolve i problemi o ha bisogno di fare le denunce alla Postale?
Tempo di lettura: 2 minuti. Trasformato come agenzia di stampa mentre il sito dei Carabinieri è andato giù 3 volte in pochi giorni. Eppure gli articoli di presentazione della struttura descrivevano la soluzione a tutti i mali

Frattasi è stato nominato direttore dell’agenzia per la cybersicurezza del paese e sono scoppiate delle perplessità che hanno scatenato le polemiche di tantissimi esperti informatici. Quello che però non torna è il fatto che ci troviamo dinanzi ad un cambio di narrazione dall’esterno dell’agenzia più quotata a livello informatico del paese. Nonostante gli attacchi subiti dalla redazione di Matrice Digitale e da altri colleghi per aver trattato la questione degli attacchi di DDOS al sito dei Carabinieri da parte dei gruppo filorusso Noname, i detrattori sono stati smentiti con ulteriori due attacchi, il primo che ha portato alle dimissioni di Baldoni ed il secondo che ha accolto nel fine settimana il nuovo direttore. Gli stessi giornali che minimizzavano “mostrificando” chi dava notizie sugli attacchi da Mosca hanno posto la questione russa come uno degli sforzi da affrontare immediatamente nel nuovo corso dirigenziale dell’ACN.
CSIRT è un reparto tecnico o una testata giornalistica?
Indipendentemente dall’importanza dei russi, quello che conta invece è il ruolo del CSIRT che è stato impostato in questi mesi per fornire comunicazioni al pubblico simili a quelle che testate specializzate come Matrice Digitale hanno essenzialmente nella loro linea editoriale: pubblicare ricerche di aziende cyber e dare comunicazioni al pubblico di nuovi malware e di nuove vulnerabilità sfruttate dai criminali informatici e dagli attori statali. Al terzo attacco compiuto al sito dei Carabinieri, che si ricordano essere una struttura militare prima ancora che civile nel quotidiano, qualche dubbio sull’operato del CSIRT adesso c’è indipendentemente dalla presenza del “capo” vecchio o di quello nuovo.

Qualcuno sui social ha ironizzato che dovrebbero fare regolare denuncia alla Polizia Postale per indagare e tale dichiarazione seppur suoni di sfottò non sembra essere tanto distante dalla realtà.
Sinistra offre posti di lavoro, destra investimenti
Con Baldoni si parlava di posti di lavoro che dovevano essere affidati nei prossimi anni e lo si faceva con una narrazione accondiscendente nei confronti di chi doveva elargire nel prossimo periodo ben 500 occupazioni tra esperti informatici, legali, comunicatori e anche giornalisti. Con l’arrivo di Frattasi si parla dei fondi “sporchi” della politica, dello spoil system e degli 800 milioni che saranno spesi per mettere in sicurezza dal punto di vista cibernetico il nostro paese. Un giochino comunicativo che fa sorridere e che fa intendere come il silenzio nei confronti della gestione Baldoni avesse riposto tantissime speranze in molti ambiziosi di entrare nell’Agenzia Nazionale di Cybersicurezza entro il 2027. Se la sinistra promette posti di lavoro con una forma clientelare, la destra invece promette investimenti ad i propri grandi elettori, ma il discorso non cambia ed il ruolo di Frattasi sarà quello di mettere in ordine ed in sicurezza un paese sgangherato tanto da copiare un piano strategico nazionale Dagli Stati Uniti d’America, facendoselo scrivere addirittura da ogni multinazionale statunitense, appoggiando il suo dominio sulla rete extraeuropea degli Stati Uniti d’America per far girare alcuni servizi informatici di cui ad oggi non abbiamo evidenza, ma sappiamo che ci sono.
Editoriali
Fedez è l’opposto della Cultura Digitale che serve al paese

Prima monopolizza la scena mettendo in disparte la moglie a Sanremo
Poi si attira le critiche del pubblico
Come qualsiasi persona che si sente minacciata dai criminali della rete resta in silenzio e promette di uscire dai social
Adesso ritorna e chiede scusa a tutti addebitando i suoi comportamenti agli psicofarmaci, ripristinando il suo business fatto prevalentemente di comunicazione sui social
Il problema non è lui, ma voi che che gli date corda, che non istruite i vostri figli sui pericoli di alcuni messaggi sbagliati proposti alle nuove generazioni per paura di non essere troppo avanti con gli anni.
Ed io dovrei invidiare una persona così? E voi dovreste limitarvi sulla base di persone così?
Fatelo pure, poi però siate coerenti senza pretendere dai vostri figli che studino e coltivino passioni oltre a quelle di apprendere mestieri come quello dell’influecer.
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