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Editoriali

L’Italia senza Ministro dell’Innovazione: fallimento o offuscamento?

Tempo di lettura: 3 minuti. Il mondo dell’IT è nostalgico del dicastero tanto caro, ma l’analisi politica porta a tre scenari diversi e forse anche interlacciati tra loro

Tempo di lettura: 3 minuti.

L’Italia ha finalmente visto il Governo Meloni formarsi in tempi record con il beneplacito di Mattarella e di Draghi tra alcune polemiche che si sono sgonfiate nel nulla tra maggioranza ed opposizione di centro. La lista dei ministri è piena di politici, questo è un bene per un paese che da anni invoca i tecnici, ma molti di loro erano già stati chiamati a servire il paese ai tempi matusallemmiani del Berlusconi 4 sia come ministri sia come sottosegretari.

Alla fine dei giochi, conclusi con il passaggio della campanella tra Draghi e Meloni, tutti hanno avuto qualcosa da dire, in bene e in peggio, sui nomi individuati a rappresentare l’Italia in ben 23 posizioni occupate dal nuovo esecutivo. Gli unici a non poter proferire parola in tutta Italia sono stati i talebani della Rete, gli smanettoni dei Datacenter, gli addetti ai lavori del mondo IT ed i giornalisti che da anni si consideravano pionieri dell’informazione seppur oggi non hanno con chi prendersela ed ovviamente figuriamo anche noi di Matrice Digitale.

Un fallimento secondo molti, e forse hanno anche ragione visto che il Governo di destra ha già fornito segnali conservatori su tematiche come quelle dell’evasione fiscale, diritti civili, immigrazione guadagnandosi il suffisso “ultra” da molti analisti politici. C’è però un dettaglio da non trascurare e riguarda le motivazioni che mettono in discussione l’esistenza di un ministero considerato importante come quello della Innovazione o Transizione digitale.

Ministero dell’Innovazione necessario o strumento di ricatto e potere politico?

Il primo punto è quello dell’utilità: il Ministero dell’Innovazione è stato interpretato dai “fanatici” del mondo IT come la cabina di regia di tutti gli altri ministeri: non potete innovare se non passate per gli scienziati pazzi del nuovo millennio. Non è forse il caso di valutare che l’innovazione e l’informatica, proprio perché sono insiti nella società moderna, sia giusto considerarli parte integrante delle materie ministeriali che se ne servono per attuare i propri programmi? Da una visione informatico-centrica ad una visione informatica-standard, sarebbe forse più utile creare sottoinsiemi nei singoli ministeri specializzati, non tanto sulle tecnologie da adottare bensì sull’integrazione che queste necessariamente debbono avere per uniformarsi allo standard tecnologico del Paese.

Esempi pratici ed avvilenti per chi si occupa dell’informatica da tempo e ritiene di essere un genio incompreso in un mondo analogico (tra cui figuriamo anche noi di Matrice Digitale per carità):

  • Cultura digitale, Edutainment, E-Learning: Ministero dell’Istruzione e dell’Università e Ricerca
  • Infrastrutture 5g e Fibra: Ministero Infrastrutture
  • Industria 4.0 ed innovazione tecnologica delle imprese: Ministero Attività Produttive
  • Criptovalute, tracciamento denaro cittadini imprese: Ministero dell’Economia

Sono alcuni degli esempi che dovrebbero ovviamente far intendere che più che essere inserito nel Ministero dell’Innovazione, forse il mondo IT dovrebbe puntare alle sezioni competenti dei Ministeri. In poche parole:

Non è l’informatica a dettare legge, bensì è al servizio delle mutazioni che la società richiede

Difesa, Servizi e sicurezza Nazionale

L’aspetto più importante di questa vicenda è che Giorgia Meloni ha avuto per sé la delega ai Servizi senza troppe polemiche come fu per Conte e Renzi, che nemmeno vi riuscì, e le strutture come la Difesa nazionale e l’Agenzia della Cibersicurezza Nazionale sono incardinate sia nell’apposito ministero affidato al fedelissimo e luminare di FDI Guido Crosetto sia alla Premier che mira a preservare la delega all’Intelligence. In poche parole, non c’è trippa per esperti, smanettoni, ingegneri capacissimi e tecnici che non appartengono ad un mondo militare e grigio. Anche il discorso, l’unico su cui Fratelli d’Italia ha fatto un pò di campagna elettorale, del cloud nazionale mira ad una dimensione simile dove si prova ad attuare logiche protezionistiche (sovraniste) fino ad un confine di sudditanza con le volontà meno euro e più atlantiche.

Meglio non parlare di Digitale altrimenti si tradiscono gli elettori

Veniamo invece a quella che è una strategia di offuscamento delle pecche sovraniste del Governo Atlantico Meloniano: mettere in piedi un ministero dell’Innovazione Digitale significherebbe rivedere il piano Colao che invece sta andando avanti e prevede tracciamento della popolazione ed interlacciamento dei dati di tutti i cittadini con il fine di fornire uno Stato più opprimente, ma generoso nell’aiutare i più deboli tramite l’erogazione di bonus. Eppure la Meloni non solo vuole dichiarare guerra all’evasione elevando l’uso del contante, che in realtà diventerebbe in linea con l’Europa, ma si è detta contraria alle valute digitali, comprese le criptovalute, rivendicando la libertà dei cittadini di essere padroni dei loro risparmi. Aspetto invece da non sottovalutare è quello del Green pass che è stato messo in dubbio, con tanto risentimento, negli ultimi giorni da campagna elettorale, ma che ha invece trovato riscontro politico con la nomina del Ministro della Salute, Preside nell’università di Tor Vergata e grande appassionato di vaccini ad MRNA, il suo ateneo è tra i collaboratori del centro di terapie geniche di Padova dove figura anche il marito di Ursula von der Leyen, e Green pass. Se Meloni dovesse parlare di digitale oggi, tradirebbe quasi la totalità dei suoi elettori restii a sistemi di tracciamento fiscale, sorveglianza sociale e circolazione sanitaria, ma deve farlo perché la strada tracciata da Draghi non può essere modificata salvo caduta immediata dal Governo che l’ha vista prima donna premier nel Paese.

C’è altro da aggiungere sul concetto di continuità alle cose necessarie per il paese, a differenza delle questioni politiche che possono cambiare ogni volta che si insedia un nuovo Governo?

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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