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Antimafia vittima di data breach e data leak, ma nessuno lo dice

Tempo di lettura: 4 minuti. Lo scandalo dossieraggio alla Procura Nazionale Antimafia nasconde lo spettro di una sanzione del Garante Privacy per data breach e data leak

Tempo di lettura: 4 minuti.

In questi mesi Matrice digitale ha osservato in religioso silenzio la vicenda dei dossier presso la Procura Nazionale Antimafia effettuati dal luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano in danno a migliaia di persone inconsapevoli e senza l’autorizzazione di un magistrato o di un giudice. Dopo aver raccontato la vicenda, è stato necessario fare un giro all’interno del solito circo mediatico dei paladini della Privacy, dell’Intelligence e del crimine informatico sempre pronto nel puntare il dito contro le aziende, o le Aziende Sanitarie Nazionali tanto per citare i precedenti, vittime di attacchi ransomware o di data breach e data leak ed oggi tacciono sull’antimafia.

Perché nessun altro, se non pochissimi forse, sono arrivati alla conclusione che l’Antimafia in realtà sia stata vittima di un data breach ed allo stesso tempo di un data leak?

Se qualcuno ha dubbi, proviamo a ricostruire la vicenda secondo rigore di logica: un individuo qualificato ha gli accessi ad un sistema informatico, ne fa un uso improprio senza che la Pubblica Amministrazione lo sappia e questo lo rende responsabile in prima persona sia penalmente sia civilmente. Peccato però che la stessa PA non abbia predisposto gli strumenti per monitorare tale condizione ed è qui che subentra in gioco la responsabilità secondo quanto stabilito dal GDPR e dalla stessa normativa interna.

Al momento non si conosce la portata del data breach e del relativo data leak nell’antimafia perché il numero dei soggetti coinvolti tende a crescere, con lo spettro che possano esserci anche liste secretate, come non è ancora chiaro, e questo è oggetto di indagine, se, una volta raccolti i dati, questi siano stati venduti nel dark web (scenario improbabile, ma giusto per ricordarlo agli smemorati del giornalismo digitale), oppure siano stati utilizzati per favorire attività di spionaggio e di intelligence, addirittura straniera come sospettato da qualcuno.

Da cosa è possibile capire se ci sia una responsabilità secondo quanto previsto dal GDPR da parte della Procura Nazionale Antimafia?

Semplicemente dalle parole dell’attuale procuratore Giovanni Melillo, ai tempi dei fatti presso la Procura di Napoli e quindi estraneo all’attività dossieraggio, che ha garantito in Commissione Antimafia di aver predisposto gli strumenti necessari affinché non si ripeta più un caso simile perpetratosi per diversi anni senza che nessuno se ne accorgesse.

Perchè i giornalisti non dicono tutta la verità?

C’è anche un altro aspetto da non sottovalutare ed è quello del silenzio calato sulla vicenda da parte di tanti giornalisti che preferiscono non entrare nel merito della vicenda attenendosi a quelle che sono le narrazioni della cronaca e quindi delle loro fonti quotidiane Istituzionali. La motivazione è molto semplice e l’ha spiegata Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, nonostante il suo quotidiano risulti essere molto sul pezzo rispetto ad altri. I primi fruitori di queste informazioni, sembrerebbero tre per il momento perché sotto inchiesta, sono gli stessi giornalisti che sono interessati a tutelare le loro fonti. Conoscendo le dinamiche della cronaca giudiziaria, sarebbe assurdo trattare un argomento come questo in modo uguale a quelli della quotidianità quando c’è di mezzo la principale fonte di successo di un giornalista specializzato nella cronaca: alcuni magistrati ed alcuni uomini delle forze dell’ordine.

Il Garante Privacy interverrà?

Il Garante della Privacy a questo punto, dovrebbe tenere in considerazione l’eventualità di poter emettere una sanzione nei confronti della Direzione Nazionale Antimafia che avrebbe avuto l’obbligo di comunicare la violazione dei dati personali sensibili di alcuni cittadini ai diretti interessati perché spiati senza una formale e regolare procedura giudiziaria. E’ anche comprensibile il silenzio visto che ad essere oggetto di indagine e di presunte irregolarità in questo momento siano i controllori.

Se Matrice Digitale è entrata a gamba tesa, c’è già chi ha ipotizzato delle falle, ricordiamo che sono state riconosciute dall’attuale Procuratore, per cui questo scandalo è stato possibile ed è Andrea Lisi, avvocato, docente universitario, titolare dello Studio Legale Lisi. Il Presidente Anorc Professioni, manager dell’innovazione e divulgatore scientifico in ambito Digital & Law, ha sollevato una questione importante riguardo alla fuga di notizie di un “dossieraggio”. Piuttosto che focalizzarsi su chi possa aver commissionato tale fuga, Lisi invita a riflettere sulle ragioni sottostanti a tale evento. Secondo lui, la causa risiede nei modelli organizzativi carenti e nella notevole mancanza di conoscenza pratica dei principi fondamentali di privacy by design e privacy by default, in particolare per quanto riguarda la gestione dei database contenenti dati sensibili. Ha inoltre evidenziato come, nonostante queste lacune, si continui a prelevare informazioni per condividerle con altri. Ha fatto riferimento a un episodio in cui un importante istituto bancario è stato sanzionato per la seconda volta dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali a causa di gravi violazioni legate a data breach che hanno compromesso i dati personali dei clienti. Lisi ha sottolineato la contraddizione nel parlare di Intelligenze Artificiali e della loro alimentazione dati in un contesto in cui non si è capaci di garantire adeguata protezione a tali informazioni.

Futuro distopico o presente iperdigitalizzato?

Quanto successo rimanda all’antico motto informatico “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” che viene spesso ricordato agli amministratori di sistema Linux perché più permessi si hanno e più è possibile fare bene e male all’ecosistema ed agli utenti che vi risiedono. Questo l’ha capito ora il sistema giustizia italiano sempre più attento al crimine informatico, ma che ha dovuto fare i conti con un buco interno che ha colpito migliaia di cittadini con un’azione che qualcuno definirebbe distopica.

E’ comprensibile che ancora non si sia dato uno sguardo alle manchevolezze della più alta Istituzione Pubblica Giudiziaria ed al fatto che ci sia stata una mancanza di comunicazione ai profili violati attraverso l’uso di programmi che possono pericolosi se gestiti in modo sbagliato e senza un antifurto che preveda l’abuso degli accessi al sistema. C’è però l’aspetto che riguarda la difesa dei diritti universali dell’uomo, e cioè quello di non mettere i danneggiati nella condizione di potersi rivalere non solo come parte civile nei confronti del luogotenente Striano, ma anche nei confronti della Pubblica Amministrazione colpevole di aver consentito che ciò avvenisse senza predisporre tutte le misure di sicurezza come previsto dalla normativa vigente.

Il significato politico di una Sanzione

Nel caso sia comminata una sanzione, il messaggio politico del Governo Meloni – Nordio sarebbe abbastanza forte nei confronti di coloro che ritengono la magistratura una missione che travalica il confine, già difficile da solcare, della Giustizia e che se c’è qualcosa che ha recato danno ad alcune persone, quest’ultime dovrebbero poter essere risarcite o avere gli strumenti per farne richiesta. Perché è vero che viviamo in una democrazia, dove non esiste la condanna a morte, ma è stato già sancito che un ingiusto e lungo processo può comunque recare alla morte civile escludendo il cittadino dalla vita sociale della Repubblica.

Non ultimo, la legge dovrebbe comunque essere uguale per tutti anche per l’Antimafia, se è stata vittima di data breach e leak.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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