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Barba finta e pederasta: ecco il censore di Trump, ma non dei pedofili su Twitter

Tempo di lettura: 2 minuti. Yoel Roth è l’ex capo del dipartimento Twitter Trust e Safety, che prendeva ordini dall’intelligence statunitense per come trattare le notizie in favore di Biden durante la campagna elettorale

Tempo di lettura: 2 minuti.

Nei Twitter files diffusi da Elon Musk emerge una figura mitologica che aveva rapporti con le società di intelligence statunitensi e che portava avanti una linea fin troppo progressista tanto da esserne un braccio armato. Il suo nome è Yoel Roth, da non confondere con Joel Roth che figura tra i massimi esponenti ebraici conservatori del mondo statunitense. Perché di conservatore Yoel ha poco o nulla, essendo vicino alle posizioni LGBTQ+ ed è un convinto sionista tanto da mettere in discussione l’esistenza della “lobby ebraica” che negli USA è una realtà come tante nel campo dei gruppi di potere che interessano la nazione più democratica al mondo.

Nei Twitter Files, Yoel figura nelle alte sfere che nel corso della campagna elettorale iniziarono un percorso di censura dei contenuti scavalcando le squadre predisposte al monitoraggio delle informazioni essendo il responsabile dell’area Trust e Safety. Lui in persona si è spesso improvvisato censore e debunker di alcune teorie diffuse sulla piattaforma bollandole come immeritevoli di visibilità dell’algoritmo dopo una semplice ricerca su Google.

Twitter ha sempre avuto un problema di eccesso nella diffusione della pornografia, con sufficienti esempi di contenuti video con abusi di minori tanto da descriverne un problema, e fa ancora più strano vedere che molto si è fatto in meno di 20 giorni rispetto ad anni dove anche gli investitori sembravano essere esasperati tanto da bloccare le pubblicità sulla piattaforma fino ad un miglioramento che con Musk sembrerebbe esserci stato con meno risorse.

Lo stesso Roth è stato capace di imbastire uno scenario da panico sul tema dopo che i licenziamenti di massa, comprese le sue dimissioni, hanno falcidiato le squadre di monitoraggio dei contenuti video di abusi sui minori. Al netto di quello che si è fatto dopo, Roth sembra avere le carte in regola per essere un estimatore della pedofilia intellettuale che apre le porte del sesso ai minori tramite la loro esposizione a contenuti pornografici, anche gay, come sostenuto dallo stesso Roth in una sua tesi di laurea.

Roth è l’ultimo scandalo di un filone di intellettuali che emerge ogni tanto nell’opinione pubblica, vedi il caso di Balenciaga, associati a questioni vicine alla pedofilia e che vengono spesso bollate come complotti da teorie che ingigantiscono la base di verità che comprende intellettuali pederasti. Sarà o meno un caso, ma il sapere che un giovincello proveniente da famiglia stimabile fosse un vero e proprio agente infiltrato nell’azienda per cui lavorava non solo faceva politica, ma favoriva anche una visione molto più aperta della semplice libertà di genere, rende l’idea che qualcuno o qualcosa abbia utilizzato ì social per plasmare le menti secondo un principio morale che addirittura promuova il sesso con i minori.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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