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Mistral AI è l’effetto “Ghigliottina” che ha umiliato le ambizioni dell’Italia

Quando Giorgia Meloni ha assunto la guida del governo, aveva promesso un salto di qualità nel campo della tecnologia e della trasformazione digitale. Sulla carta, la figura di Alessio Butti, nominato sottosegretario con delega all’Innovazione, sembrava destinata a garantire la realizzazione di questa ambizione. Fin dai primi passi, si è parlato di un miliardo di euro stanziato per favorire lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale in Italia.

A distanza di mesi, tuttavia, lo stato delle cose riporta che il rilancio tanto annunciato non si è concretizzato. Mentre la Francia di Emmanuel Macron ha addirittura presentato Mistral AI come modello di Stato, in Italia non si è visto un equivalente piano organico, né una comunicazione incisiva che legittimi a livello internazionale le potenzialità del Paese.

Giochi politici nel Governo tra big tech e Vaticano

Sullo sfondo appare l’ipotesi che la linea “sovranista” sbandierata da Fratelli d’Italia stia perdendo forza. Diversi analisti sostengono che Butti avrebbe ceduto terreno a una corrente interna al governo più incline ad accogliere l’ingerenza di poteri esteri. Qui entra in gioco il Vaticano, sul quale si concentra l’attenzione di chi parla di possibili “conflitti di interesse” dovuti al coinvolgimento di un altro Stato sovrano nelle scelte strategiche del nostro Paese.

Nel mirino ci sono anche i rapporti con Microsoft, colosso statunitense che, secondo le inchieste condotte in esclusiva da Matrice Digitale, avrebbe un influsso decisivo sulle infrastrutture digitali e sulla cybersecurity italiana. Questa triangolazione Vaticano–Microsoft–governo creerebbe contraddizioni evidenti rispetto all’idea di un’IA italiana al 100%, più volte prospettata in campagna elettorale.

Paolo Benanti è un caso di successo che umilia l’Italia

A gettare ulteriore ombra sulla presunta autonomia progettuale dell’Italia è la presenza di Paolo Benanti, teologo e consulente del Vaticano, all’interno delle commissioni ministeriali dedicate all’Intelligenza Artificiale. Le scelte in tema di etica e sviluppo tecnologico, di conseguenza, vengono considerate esposte a influenze esterne.

Il sottosegretario Alberto Barachini, responsabile dell’editoria, ha promosso un proprio comitato in cui la linea di indirizzo è quella ostile alla tabella di marcia del Governo con una visione dell’informazione certificata e in linea con l’area “europeista” che sposa la narrazione ostile a Meloni condizionata da logiche sovranazionali su cui stanno emergendo scandali internazionali. Prima di Benanti, Barachini (quota famiglia Berlusconi), ha nominato il “draghiano” Antonio Amato che ne ha fatte di brutte figure tanto da essere messo nelle condizioni di dimettersi dal ruolo poco dopo la nomina.

Benanti è stata la figura di raccordo tra i Berlusconi e Meloni in un momento in cui Forza Italia si è schierata apertamente contro Trump ed in favore delle Istituzioni europee che oggi temono lo scatto in avanti di Meloni rispetto al potere storico, ma attualmente in crisi, di Francia e Germania. Però Macron, con un colpo di genio, ha anticipato tutti sulla tecnologia del momento.

Allo stesso tempo Attorno a Meloni si registra un notevole vuoto di competenze, e questo rende la figura di Benanti – in cui il Vaticano ha investito enormemente – un vero asset strategico per l’Italia. Per evitare imbarazzi con personalità di primo piano come Bill Gates, la Presidente del Consiglio ha scelto di puntare sulla “carta” più solida e conosciuta allo stesso Tycoon.

Da Palazzo Chigi a Seattle

Fonte LinkedIn data 10/02/2025

Dopo pochi giorni dall’incontro con Bill Gates tenutosi il 18 gennaio 2024, Benanti ha annunciato in data 10 febbraio 2024, la sua collaborazione con l’università di Seattle che tra le tante università statunitensi è quella più vicina proprio alla Microsoft. L’Università di Seattle (Seattle University) e Microsoft hanno una relazione stretta, favorita dalla vicinanza geografica (Seattle è la sede principale di Microsoft) e dall’importanza della tecnologia nella regione. I rapporti tra le due entità si sviluppano su diversi livelli:

Dalla ricerca all’occupazione: il ruolo di Microsoft nell’università

Microsoft collabora con la Seattle University in diversi ambiti accademici, sostenendo progetti di ricerca in intelligenza artificiale, cloud computing, cybersecurity e data science. La divisione Microsoft Research lavora spesso a stretto contatto con studenti e docenti su temi all’avanguardia, creando un ponte tra il mondo accademico e quello industriale.

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Un altro elemento chiave della partnership riguarda le opportunità di carriera. Microsoft è uno dei principali datori di lavoro nella regione e recluta numerosi laureati dell’università, soprattutto dai corsi di informatica, ingegneria e business. Attraverso programmi di stage retribuiti e iniziative di mentorship, gli studenti hanno la possibilità di entrare in contatto diretto con il settore tecnologico e con le competenze richieste dal mercato.

Finanziamenti e impatto sociale

Il contributo di Microsoft alla Seattle University si estende anche al sostegno economico. L’azienda ha finanziato borse di studio e progetti di ricerca, oltre a sponsorizzare eventi e conferenze focalizzati sull’innovazione tecnologica.

Un altro aspetto rilevante della collaborazione è il coinvolgimento dell’università nei programmi di Microsoft Philanthropies, l’iniziativa filantropica dell’azienda che mira a promuovere l’inclusione digitale e la diversità nel settore tech. Attraverso questa partnership, studenti e docenti della Seattle University partecipano a progetti volti a ridurre il divario digitale e ad aumentare l’accesso alle competenze tecnologiche per comunità sottorappresentate.

Figura leader “programmata” da tempo

Basti pensare all’eredità di padre Pittau, rettore della Gregoriana, il quale fra il 2004 e il 2008 insisteva sull’importanza per la Chiesa di crescere in modo strategico e di porsi all’avanguardia nella comunicazione. Da questa visione è nata una generazione di religiosi esperti in tecnologie, e Benanti ne rappresenta oggi uno dei leader più influenti. In prospettiva, la Chiesa si conferma una potenza trasversale e millenaria, capace di conservare un ruolo di primo piano anche nell’evoluzione digitale.

Mistral AI e l’effetto “SPUTNIK” nel confronto con la Francia

La Francia ha fatto parlare di sé annunciando con grande enfasi Mistral AI, un LLM (Large Language Model) che si presenta come strumento europeo di contrasto allo strapotere di Stati Uniti e Cina. Emmanuel Macron l’ha presentato con un piglio quasi “presidenzialista” e un forte investimento di risorse.

Mentre Paolo Benanti si è prodigato nel commentare l’ingresso della cinese DeepSeek nel mercato globale come un effetto “Sputnik”, smentito però dai fatti che hanno visto gli USA ospitare l’AI cinese sui modelli delle BigTech compresa Microsoft, allo stesso tempo si è tenuto ben lontano da definire in modo altrettanto analogo l’effetto “ghigliottina” che in Italia ha avuto il lancio di Mistral sul suolo europeo e che ha scatenato da una parte, l’esigenza di recuperare in fretta il terreno perduto; dall’altra, invece, un inevitabile confronto con il diverso peso politico che la Francia può mobilitare quando si tratta di difendere e promuovere i propri progetti su scala continentale senza ingerenze ecclesiastiche oggi molto amiche e ispirate ai valori francesi tanto da tardare l’esprimere commenti di dissenso quando è stato vituperata l’ultima cena di Leonardo alle Olimpiadi in virtù di una spaccatura interna di reverenza nei confronti dei valori francesi.

C’è anche un terzo punto: se l’Italia non ha una strategia vincente ad oggi sull’AI è anche merito di Benanti che gioca su due tavoli in qualità di massimo esperto tanto da essere stato inviato all’ONU in barba a rappresentanti della penisole che, a questo punto, messi insieme, non sono in grado di fare un Benanti.

Il premier francese Macron ha lanciato Mistral AI, un sistema integrato che combina motore di ricerca, modello linguistico (LLM) e chatbot con funzioni di generazione immagini.

Progetto nascente con una visione Dem

Mistral AI è la nuova frontiera nel campo dell’intelligenza artificiale generativa. La startup, nata in Francia, si propone di sviluppare modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) open source, aprendo la strada a soluzioni tecnologiche all’avanguardia e accessibili a un pubblico sempre più vasto.
In un’epoca in cui la trasparenza e la collaborazione rappresentano i valori fondamentali per una rivoluzione digitale efficace, Mistral AI intende contrastare il monopolio dei sistemi chiusi, offrendo una piattaforma aperta che potrebbe cambiare le regole del gioco a livello globale.

I volti dietro l’innovazione: Arthur Mensch e Timothée Lacroix

Il successo di Mistral AI non è casuale. La startup nasce dalla sinergia tra due esperti di spicco nel campo dell’intelligenza artificiale:

Arthur Mensch ha maturato un’esperienza decennale lavorando su algoritmi e modelli avanzati in contesti di alto profilo, contribuendo allo sviluppo di tecnologie che hanno segnato il settore. Timothée Lacroix vanta un solido bagaglio professionale acquisito in aziende leader, dove ha partecipato a progetti innovativi e complessi che hanno spinto i limiti dell’IA.

Le carriere dei due fondatori si intrecciano con nomi di riferimento come Google, Meta e DeepMind, ambienti in cui l’eccellenza tecnica e l’innovazione sono all’ordine del giorno. Questa combinazione di competenze ha fornito a Mistral AI le basi per emergere rapidamente come un attore competitivo nel panorama internazionale.

Investimento da 105 Milioni di Dollari

La fiducia degli investitori nei confronti di Mistral AI è stata immediata e significativa. Nel suo primo round di finanziamento, la startup ha raccolto circa 105 milioni di dollari, uno degli importi più rilevanti per una realtà emergente nel settore dell’IA in Europa.

Questo successo finanziario non è solo un segnale positivo per la crescita di Mistral AI, ma testimonia anche la capacità del progetto di attirare capitali da investitori istituzionali e fondi di venture capital, pronti a scommettere su un futuro in cui la trasparenza e l’innovazione tecnologica saranno decisive.

Lightspeed Venture Partners: partner statunitense che fa la differenza

Tra gli investitori che hanno guidato il round di finanziamento spicca Lightspeed Venture Partners, una società di venture capital con sede a Menlo Park, California, nel cuore della Silicon Valley.
Fondata nel 2000, Lightspeed si è affermata come uno dei principali sostenitori delle startup tecnologiche a livello globale. La sua strategia di investimento, focalizzata sulle fasi iniziali e di crescita, le ha permesso di costruire un portfolio di successo, contribuendo alla nascita e allo sviluppo di numerose aziende che oggi dominano il mercato.

Con una presenza internazionale e un occhio attento alle tecnologie dirompenti, Lightspeed ha riconosciuto in Mistral AI il potenziale per sfidare il mercato globale dell’intelligenza artificiale, confermando così la solidità della visione francese sui mercati esteri e la disinformazione di chi sostiene sia solo una AI puramente Europea, mentendo.

Verso un futuro aperto e competitivo

Grazie all’esperienza consolidata dei suoi fondatori e al robusto supporto finanziario internazionale, Mistral AI si posiziona come un protagonista interessante nel panorama dell’IA generativa. La startup non mira solo a competere con i grandi nomi del settore, ma anche a promuovere un modello di intelligenza artificiale aperto, collaborativo e trasparente, in grado di democratizzare l’accesso a tecnologie avanzate.

In un mondo in rapida evoluzione, dove il controllo dei dati e la trasparenza sono diventati temi centrali, l’iniziativa di Mistral AI potrebbe segnare una svolta epocale. Resta da vedere se la promessa di un’IA veramente accessibile e innovativa saprà tradursi in un successo globale, ma le premesse sembrano indicare che la sfida è appena cominciata.

Mistral non solo Europea

Mistral AI viene presentata come la risposta europea alle dominanti soluzioni cinesi e americane, sostenuta – secondo le dichiarazioni degli esperti – esclusivamente da fondi europei. Tuttavia, una lettura più approfondita dei retroscena mostra che i fondatori di Mistral AI provengono da esperienze nelle big tech statunitensi. Inoltre, nel febbraio 2024 la società ha siglato un accordo da 15 milioni di euro con Microsoft, fatto che non è passato inosservato allo stesso Macron che a suo tempo si è detto “arrabbiato”, ma pur di raggiungere lo scopo politico in un momento di profonda crisi d’immagine sembrerebbe aver assorbito le ingerenze statunitensi sulla tecnologia francese ed ha rilanciato investimenti per 100 miliardi di euro che hanno il sapore di “dollari” convertiti nella valuta europea.

Butti umiliato lancia tre AI, mostrando l’impreparazione italiana

Dopo l’annuncio francese, il sottosegretario Butti ha reagito in modo isterico affrettandosi nel rilasciare interviste e pubblicando un post su LinkedIn, nel quale ha citato tre modelli italiani: Colosseum 355B di Egenius, Velvet di Almaweb e Vitruvian di ASC27SRL. Queste soluzioni, sebbene dimostrino le competenze del settore privato, mancano di una presentazione istituzionale forte tradita dalle migliori premesse a suon di esperti e posti nelle commissioni di Governo.

Non si è vista, in altre parole, un’operazione unitaria capace di proiettare il Paese a livello internazionale. L’impressione è quella di un rimpallo tra figure politiche e piccole iniziative imprenditoriali, in netto contrasto con il modello francese, supportato in prima persona dall’Eliseo che ha umiliato ulteriormente l’Italia organizzando interviste e dichiarazioni confezionate ad hoc sull’intelligenza artificiale dopo il lancio di Mistral annunciando 100 miliardi di investimenti e 100.000 assunzioni nel ramo.

Perchè Mattarella non può fare come Macron?

Per aiutarvi nella riflessione di quanto sia cocente la sconfitta italiana, l’equivalente di Macron in Italia sarebbe il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dunque vi chiediamo come potrebbe mai “twittare” il Quirinale per promuovere un’IA nazionale. La provocazione fa emergere le differenti architetture costituzionali.

Mattarella non ha poteri decisionali in materia di strategie industriali o tecnologiche. Sia chiaro non è lui, insomma, a dover annunciare un piano di sviluppo. Toccherebbe alla Presidenza del Consiglio – e quindi a Meloni – scendere in campo con un progetto credibile, in grado di centralizzare e dare visibilità alle soluzioni sviluppate dai vari attori italiani.

Prima sconfitta politica di Meloni?

Il mancato varo di un programma nazionale di IA coeso, unito all’assenza di una voce univoca e autorevole, ha spinto diversi osservatori a parlare di “prima vera sconfitta politica” di Giorgia Meloni. Mentre su altre questioni calde, come la riforma della magistratura o l’immigrazione, la Premier ha mostrato fermezza, nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale pare si sia preferito evitare lo scontro con poteri esterni, in primis quello vaticano.

Resta il dubbio se si tratti di un ritardo strategico o di un capitolo definitivamente chiuso. Il quadro alimenta il timore che la spinta iniziale sull’IA italiana sia già stata sacrificata in nome di equilibri politici e diplomatici, che finiscono per frenare l’aspirazione a un’autonomia tecnologica – obiettivo tanto celebrato quanto, di fatto, disatteso sia sul Cloud sia sul service provider di servizi IT e Voce italiano dopo la cessione di Tim al fondo USA KKR ed alla fusione Vodafone-Fastweb conferita in SwissCom.

Secondo la lettura di Matrice Digitale, la premier Giorgia Meloni starebbe ripetendo alcuni errori tipici di leader come Donald Trump o Silvio Berlusconi: sottovalutare la capacità di “fazioni interne” o poteri “nascosti” di trasformarsi, nel tempo, in vere e proprie opposizioni. L’esempio che solleviamo è la questione migranti, dove Meloni si è opposta alla linea del Vaticano in maniera chiara, trovando Benanti subito pronto a perorare la causa vaticana attaccando l’amico della Premier, Musk, tanto da definirlo “imprenditore senza scrupoli”, mentre sull’IA pare abbia ceduto terreno — consentendo a esponenti vicini alla Santa Sede di assumere ruoli chiave nonostante rappresentino ideologicamente la vecchia guardia Dem contraria alla fronda della chiesa conservatrice, ultra conservatrice anche, che l’ha votata.

Un paese in cerca di Leadership tecnologica

Nonostante i toni critici, è innegabile che l’Italia abbia le competenze tecniche per sviluppare prodotti di qualità, come quelli menzionati da Butti. Ciò che manca è una regia istituzionale forte, capace di unire progetti, risorse economiche e comunicazione politica in un percorso condiviso.
Fino a quando non emergerà un piano coordinato, il settore dell’IA rischierà di rimanere ostaggio di logiche frammentate. In un contesto internazionale in cui Mistral AI si presenta come alternativa europea a Cina e Stati Uniti, l’Italia appare lontana dal proporre un modello paragonabile. E questa distanza, che non è soltanto tecnologica ma anche di scelte politiche, potrebbe essere il vero tallone d’Achille di un governo che si era ripromesso di guidare la nazione verso la sovranità digitale.

L’Italia, nota per le sue grandi potenzialità culturali ed economiche, rischia di fare una brutta figura nel settore dell’intelligenza artificiale i cui spettri si sono manifestati dalla corsa francese annunciata con largo anticipo. In un panorama in cui le ambizioni di competere su scala globale si scontrano con dinamiche politiche interne e alleanze dall’origine discutibile, il paese sembra aver perso terreno proprio quando serviva fare un balzo in avanti e l’unica speranza sul campo potrebbe portarla lo stesso Benanti facendo da collante ad investimenti miliardari proprio di Microsoft sull’AI con il marchio Made in Italy, ma confezionata all’estero sotto la regia di un altro stato estero.

Il “doppio passaggio di mano” appena descritto rende l’Italia un paese inferiore alla Francia, smentendo di fatto il sovranismo digitale di Meloni, pregiudicandone la leadership europea allo stesso tempo.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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