Inchieste
Sara Cunial, Trump e l’hacker che si è bucato da solo. l’ItalyGate spiegata

L’onorevole Sara Cunial è protagonista di un complotto internazionale che interessa la diffusione di una notizia falsa sulle ultime elezioni americane. A fare scandalo negli ultimi giorni è il caso dell’hacker Arturo d’Elia, consulente della società Leonardo che l’ha denunciato per accesso abusivo a sistema informatico per via di una esfiltrazione di 10 gb di dati sensibili che il criminale informatico ha realizzato e gli è costata una condanna penale e la detenzione nel carcere di Salerno. Una persona in gamba dal punto di vista informatico che è stata capace anche di creare problemi informatici anche alla NATO seppur bisogna precisare che nel caso di Leonardo, lui poteva creare il problema e lui l’ha risolto, quindi, si può dire sospettare che è facile essere pirati informatici quando si è in possesso delle chiavi di sicurezza e dei privilegi di amministratore.
Trump truffato da un campano?
La storia di D’Elia non ha mai appassionato la redazione perché fa parte di quelle inchieste mediatiche messe in piedi più per clamore che per la sostanza dei fatti. La Procura di Napoli ha cavalcato l’onda del sensazionalismo, seppur la condanna inflitta al consulente di Leonardo era più che facile da richiedere ed ottenere, proprio perché le contromisure di una società impegnata nei servizi e nei segreti militari sono a prova di traditori della patria ed insider traders. Altro aspetto fondamentale è invece quello della notizia secondo la quale D’Elia abbia manipolato il voto statunitense e nella fattispecie quello elettronico tanto da sollevare un polverone internazionale da definirsi addirittura Italygate. L’hacker italiano che si è hackerato da solo in Leonardo e millantava pubblicamente attacchi alla NATO, avrebbe spostato i voti di Trump a Biden nella piattaforma di voto elettronico tanto contestata in fase post elettorale tanto da fomentare le proteste di Capitol Hill che hanno provocato il secondo impeachment di Trump in appena 4 anni. Una piattaforma informatica, quella americana, a prova di bomba e decentralizzata dalla rete internet secondo un sistema di collegamenti autonomi e vigilati costantemente dalle strutture di intelligence americane. La notizia è a primo impatto di quelle pesanti, considerando che parte dagli States direttamente ed ha calato un criminale informatico nel ruolo di agente 007 capace di manipolare la più grande democrazia al mondo.
La Cunial è “ciuccia” o pericolosa?
Sara Cunial è una parlamentare cacciata dal Movimento Cinque Stelle ed è nota in Italia per avallare molte delle tesi complottistiche che aleggiano nel mondo virtuale. Ultimamente è impegnata sul fronte novax ed è rappresentante dell’ala oltranzista ai vaccini che sostiene le teorie sulla presenza di materiali dannosi nei farmaci anticovid e strategie economiche lobbistiche nella diffusione del coronavirus. Nel gennaio 2021, la parlamentare è entrata nel carcere di Salerno facendo una ispezione per attestare lo stato di salute del detenuto d’Elia, accompagnata dallo staff composto da 4 persone. Una volta entrati nel padiglione di detenzione dove il criminale informatico era rinchiuso, due degli accompagnatori della deputata avrebbero avvicinato l’ex consulente di Leonardo nei corridoi per chiedere appunto delle elezioni americane. Il loro accento anglosassone avrebbe messo sull’allerta d’Elia che ha poi sollecitato immediatamente le guardie penitenziarie allontanando i due individui.
Chi erano le persone coinvolte insieme alla Cunial?
Dal carcere di Salerno avrebbero dovuto rispondere velocemente alla domanda degli ispettori del Ministero, indicando nomi e cognomi del gruppo, ma stranamente l’identità è un mistero perché non sembrerebbero non essere stati registrati. Una procedura che la direttrice del carcere ha considerato anomala e su cui anche il ministro Cartabia ha chiesto di avere risposte precise. Anomalie che dovranno trovare riscontri effettivi sulla vicenda, ma quello che invece sembrerebbe essere verosimile è l’appartenenza della Cunial ad un sistema internazionale circoscritto nell’ambito repubblicano con persone vicine al mondo dell’intelligence americana, deviata o no questo non ci è dato saperlo, ma è chiara la rete di disinformazione a cui si appoggia la Cunial ed ai personaggi che fomentano la diffusione di notizie controverse che animano uno zoccolo duro del paese italico che andrà a votare nel 2023, su cui la Cunial confiderà per una eventuale rielezione nel caso, ad oggi remoto, trovi un partito che la ospiti.
Italygate: Trump ha perso totalmente credibilità
Un complotto internazionale inesistente messo in piedi per giustificare una protesta sull’esito elettorale statunitense è stata l’arma di Trump nel post elezioni. Un’arma sbagliata che si aggiunge alle sue strizzate d’occhio nei confronti dei QAnon e delle loro teorie che l’ex presidente degli USA non ha mai smentito pubblicamente seppur molte delle loro campagne di informazione fossero al limite della fantascienza. La poca credibilità dell’ex Presidente degli Stati Uniti risiede anche nell’incapacità di ordire un vero complotto nei confronti degli avversari. Quando è stato eletto, Trump è stato davvero vittima di un Italygate ben architettato grazie al Governo Italiano in combutta con la spia anglosassone Joseph Mifsud di cui non si hanno più notizie dopo che l’avvocato e docente universitario è sparito dalla circolazione a seguito delle insistenze americane che indagavano sullo scandalo Spygate, che ha portato al ben più noto Russiagate, che per anni ha minato la presidenza Trump, accusando di impeachment il presidente appena eletto. In quel caso, però, le strategie del Governo italiano, della sua magistratura, e dei servizi vicini guarda caso all’FBI, fu perfetta per creare non pochi problemi al presidente americano. Che l’Italygate sia nato per ricambiare le tensioni dello Spygate, ma che sia stato confezionato da inesperti, noti per aver messo in circolo delle notizie false ed essere per lo più millantatori, è sempre più concreta come ipotesi. Senza dimenticare che a smentire una Fake News sia stato lo stesso protagonista indicato dalle cronache, noto per millantare appunto di aver hackerato Leonardo e Nato di cui era consulente.
Inchieste
XLoader/FormBook: analisi in esclusiva della crittografia e decrittografia del malware
Tempo di lettura: 6 minuti. La società ha fornito in esclusiva per l’italia, l’analisi di un malware “stealer” utilizzato di frequente nell’ultimo periodo.

Gli analisti di malware di ANY.RUN sono felici di discutere gli algoritmi di crittografia di XLoader, noto anche come FormBook con la redazione di Matrice Digitale. Insieme decifreremo le stringhe dello stealer e dei server C2.

Xloader è uno Stealer, successore di FormBook. Tuttavia, oltre alle funzionalità di base, sono interessanti anche gli approcci insoliti alla crittografia e all’offuscamento delle strutture interne, del codice e delle stringhe utilizzate in XLoader. Diamo uno sguardo dettagliato alla crittografia di stringhe, funzioni e richiami C2.
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Crittografia in XLoader
Innanzitutto, dovremmo ricercare 3 principali algoritmi crittografici utilizzati in XLoader. Questi sono gli algoritmi modificati: RC4, SHA1 e l’algoritmo di Xloader basato su una macchina virtuale.
L’algoritmo RC4 modificato
L’algoritmo RC4 modificato è un normale RC4 con livelli aggiuntivi di sottrazione sequenziale prima e dopo la chiamata RC4. Nel codice uno strato di sottrazioni ha questo aspetto:
# transform 1 for i in range(len(encbuf) – 1, 0, -1): encbuf[i-1] -= encbuf[i] # transform 2 for i in range(0, len(encbuf) -1): encbuf[i] -= encbuf[i+1] |
I byte del testo cifrato vengono sottratti l’uno dall’altro in sequenza da destra a sinistra. E poi vanno da sinistra a destra. Nel codice di XLoader appare così:

Funzione che esegue la crittografia RC4
L’algoritmo SHA1 modificato
La modifica SHA1 è una SHA1 regolare, ma ogni 4 byte viene invertita:

L’algoritmo della macchina virtuale di Xloader
L’ultimo algoritmo è una macchina virtuale che genera da uno a quattro byte di testo in chiaro, a seconda del byte corrente del testo cifrato. Di solito, questo algoritmo viene utilizzato come livello di crittografia aggiuntivo, che verrà discusso in seguito. La voce della routine di decrittografia della VM è simile alla seguente:

Un esempio di trasformazioni nella routine di decrittazione di una macchina virtuale
Decrittazione delle stringhe XLoader
Successivamente, esaminiamo come funziona la crittografia delle stringhe in XLoader. Tutti gli array di byte contenenti stringhe crittografate o informazioni sulla chiave si trovano in tipi speciali di BLOB.

Un esempio di trasformazioni nella routine di decrittazione di una macchina virtuale
Decrittazione delle stringhe XLoader
Successivamente, esaminiamo come funziona la crittografia delle stringhe in XLoader. Tutti gli array di byte contenenti stringhe crittografate o informazioni sulla chiave si trovano in tipi speciali di BLOB.

Funzione di generazione della chiave per decifrare le stringhe
Qui K1_blob, K2_blob e K3_blob sono funzioni che restituiscono dati dai blocchi descritti sopra e la lunghezza della stringa è un argomento per esse.
Le funzioni VM_Decrypt, RC4_with_sub_Layer e sha1_* sono algoritmi modificati che abbiamo discusso in precedenza.
Schematicamente, l’algoritmo di generazione della chiave può essere rappresentato dal seguente diagramma.
Qui E e K sono i dati e la chiave che viene alimentata all’input della funzione RC4, rispettivamente, e K1, K2 e K3 sono i dati ottenuti dalle funzioni K1_blob, K2_blob e K3_blob.

schema di generazione delle chiavi per decifrare le stringhe
Anche le stringhe stesse vengono archiviate come blob e sono coperte da due livelli di crittografia:
VM_decrypt
RC4 che utilizza la chiave ottenuta sopra.
Allo stesso tempo, RC4 non viene utilizzato per l’intero blob in una volta.
Dopo aver rimosso il primo livello, le stesse stringhe crittografate vengono memorizzate nel formato:
lunghezza stringa crittografata – stringa crittografata
Di conseguenza, per decrittografare le stringhe, dobbiamo eseguire un ciclo di questa struttura e decrittografare in modo coerente tutte le stringhe.

Funzione per decifrare le stringhe
Di seguito è riportato un esempio dei dati crittografati dopo aver rimosso il primo livello. Le coppie lunghezza/stringa per le prime 3 stringhe crittografate sono evidenziate in rosso.

Le prime 3 stringhe crittografate
Le stesse stringhe dopo la decrittazione:

Le prime 3 righe dopo la decodifica
Insieme alle stringhe crittografate, vengono memorizzate anche le esche C2. Si trovano sempre alla fine di tutte le stringhe decifrate, iniziando e terminando con le stringhe f-start e f-end.
Decrittazione dei server C2 di XLoader
Successivamente, vediamo come funziona la crittografia C2 principale. Il C2 principale si trova altrove nel codice, quindi puoi ottenerlo separatamente dalle esche C2.

Frammento di codice che dimostra la decrittazione C2.
Per decrittografarlo, oltre che per decrittografare le stringhe, vengono utilizzate 3 chiavi. Lo schema di decrittazione C2 è mostrato di seguito:
- EC2 è il C2 crittografato
- DC2 è il C2 decifrato
L’algoritmo stesso è un’applicazione sequenziale 3 volte dell’algoritmo RC4 con 3 chiavi diverse.

Schema di decrittazione delle esche C2
Inoltre, nelle versioni più recenti delle esche XLoader C2, che di solito si trovano insieme a tutte le altre stringhe, risultano essere coperte da un ulteriore livello di crittografia e, a prima vista, non è del tutto chiaro dove avvenga esattamente la decrittazione di queste stringhe .
Poiché XLoader ha diversi punti di ingresso, ciascuno responsabile di diverse funzionalità non intersecanti, con molte funzioni che risultano essere crittografate.
Le esche C2 vengono decifrate all’interno di XLoader iniettato in Explorer.exe. E in questo caso, viene passato a netsh.exe, che contiene anche XLoader tramite iniezione APC.

Il ciclo di vita C2 in diversi moduli XLoader
Per capire come viene crittografato un esca C2, prima di tutto è necessario capire come vengono crittografate le funzioni.
In realtà è abbastanza semplice. RC4 viene utilizzato come algoritmo di crittografia. Questa volta, la chiave è hardcoded e scritta direttamente nel codice e poi xored con la gamma a 4 byte.
Successivamente, dovresti trovare i puntatori all’inizio e alla fine della funzione. Ecco come si fa: un valore univoco di 4 byte viene inserito all’inizio e alla fine di ogni funzione crittografata. XLoader cerca questi valori e ottiene i puntatori desiderati.

Frammento di codice che dimostra la decrittazione della funzione
Quindi la funzione viene decrittografata, le viene dato il controllo e allo stesso modo cerca e decrittografa la funzione successiva. Ciò accade fino a quando la funzione con la funzionalità principale non viene decifrata ed eseguita. Quindi, le funzioni dovrebbero essere decifrate in modo ricorsivo.
La chiave per decrittografare le esche C2 è composta da 2 parti e viene raccolta separatamente in due diversi punti di uscita. Un punto di uscita ottiene la chiave protetta da 20 byte e il secondo ottiene la gamma da 4 byte per decrittografare la chiave.
Esempio di configurazione del malware XLoader estratto
Applicando gli algoritmi di cui sopra possiamo estrarre la configurazione da Xloader, inclusi C2, esche C2 e stringhe. Per tua comodità, abbiamo integrato l’estrazione automatica della configurazione di Xloader nella sandbox interattiva ANY.RUN: basta eseguire l’esempio e ottenere tutti gli IOC in pochi secondi.


Configurazione del malware estratta in ANY.RUN
Esempi di campioni eseguiti con successo:
Riassumi
In questo articolo abbiamo discusso la crittografia in xLoader stealer. Si basa sia su componenti aggiuntivi di algoritmi esistenti sia su algoritmi scritti da sé.
La parte principale e complicata del processo di decrittazione è la generazione della chiave e il fatto che la funzionalità di XLoader è suddivisa in moduli che possono essere eseguiti in diversi processi. Per questo motivo, per estrarre le stringhe, dobbiamo decifrare il codice eseguibile, tra le altre cose.
Fortunatamente, ANY.RUN è già impostato per rilevare automaticamente questo malware, rendendo i relativi dettagli di configurazione a portata di clic.
Appendice
File analizzati
Campione con la nuova crittografia dei richiami C2
Title | Description |
Name | MT10320221808-004. pdf.exe |
MD5 | b7127b3281dbd5f1ae76ea500db1ce6a |
SHA1 | 6e7b8bdc554fe91eac7eef5b299158e6b2287c40 |
SHA256 | 726fd095c55cdab5860f8252050ebd2f3c3d8eace480f8422e52b3d4773b0d1c |
Campione senza crittografia esche C2
Title | Description |
Name | Transfer slip.exe |
MD5 | 1b5393505847dcd181ebbc23def363ca |
SHA1 | 830edb007222442aa5c0883b5a2368f8da32acd1 |
SHA256 | 27b2b539c061e496c1baa6ff071e6ce1042ae4d77d398fd954ae1a62f9ad3885 |
Inchieste
Meta vuole sottopagare la Musica italiana, ma va difesa perchè la SIAE è il male
Tempo di lettura: 3 minuti. Il paradosso italiano: firmare i contratti perchè c’è chi paga poco, ma paga. Anche se sottopaga pur avendo bisogno degli artisti del Bel Paese

La scomparsa della musica italiana da Instagram e Facebook ha causato grande sconcerto tra gli utenti. Questo è avvenuto a seguito del mancato accordo tra il colosso dei social media, Meta, e la SIAE, l’ente che tutela i diritti d’autore degli artisti italiani. La licenza per l’utilizzo delle canzoni italiane è scaduta a gennaio, e Meta ha cercato di negoziare senza concedere alcun margine di compromesso, chiedendo sostanzialmente alla SIAE di accettare le loro condizioni senza garanzie.
Il governo italiano ha cercato di intervenire nella disputa, ma finora non è stata raggiunta alcuna soluzione concreta. Nel frattempo, gli utenti italiani sono impossibilitati dall’utilizzare la musica italiana nelle loro storie e reel su Instagram e Facebook. Questa situazione potrebbe indurre molti a passare al concorrente cinese TikTok, che ha già guadagnato una quota significativa del mercato nel 2022.
L’industria musicale italiana è gravemente danneggiata da questa situazione, in quanto il mercato digitale rappresenta l’83% dei suoi ricavi. Gli utenti italiani si trovano ora senza la possibilità di condividere la colonna sonora delle loro vite attraverso i social media, e ciò potrebbe portare a un calo dell’interesse per la musica italiana sia a livello nazionale che internazionale.
In sintesi, il mancato accordo tra Meta e SIAE ha creato una situazione difficile per l’industria musicale italiana e per gli utenti dei social media nel paese. Se non verrà raggiunta una soluzione, il settore musicale italiano e la sua presenza sulle piattaforme digitali potrebbero risentirne notevolmente, con possibili ripercussioni negative sulla promozione e la diffusione della musica italiana nel mondo.
Fino a qui, la ragione sembra trovarsi dalla parte della piattaforma statunitense che “offre” una opportunità di visibilità per quegli artisti che non hanno successo e nemmeno i soldi per promuoversi. La domanda è però un’altra: il patrimonio artistico culturale del nostro paese è più importante di una piattaforma commerciale statunitense?
La verità da parte di SIAE, che rappresenta molti artisti locali ma non tutti, è che l’offerta economica del social era stata già decisa a tavolino e non aveva margini di trattativa ulteriori. Il muro contro muro è una strategia che fa comprendere alla piattaforma come sarebbe il social senza la musica italiana.
Premesso che gli effetti sono visibili solo ed esclusivamente su testi italiani, su cantanti che appartengono a SoundReef, un’alternativa per gli artisti alla SIAE, o altre etichette e che questo giochi a sfavore non solo dei “deboli”, ma anche a grossi nome come la Pausini, c’è però da fare una considerazione sul perchè Soundreef sia migliore di Siae: solo perchè è presente su Facebook?
Contenuti senza musica o senza musica il nulla politico?
C’è poi il dettaglio dei contenuti: Facebook nasce come social di “foto” e “testo”, la musica è arrivata dopo con i video, ma è chiaro senza la musica, i contenuti della piattaforma perderebbero molto in termini di valore, qualità e gradimento. Questo dovrebbe far riflettere quante più persone sull’abbandonare la piattaforma senza maledire la SIAE che invece sta rappresentando un intero settore “sottopagato” come da anni avviene nel mondo della globalizzazione, diventata gigaeconomy, e che sta facendo emergere la vera realtà di un social che ospitava pensieri profondi ed idee politiche per essere diventato poi il modello perfetto di censura, controllo e manipolazione del pensiero occidentale.
Stesso discorso per Instagram, dove alle foto hanno fatto spazio video per lo più televendite di profili pornografici di Onlyfans, ma “Meta non era contro il porno?”, che avvicinano minori a profili a luci rosse e foto dove la musica non è richiesta per forza. Chi ha interesse affinché la SIAE svenda la musica al dandy americano? Solo chi non comprende che i social vivono di contenuti e dell’intelletto altrui ed è per questo che TikTok, paga tutti i creator a differenza di Facebook che ha una lista di influencer favoriti decisi anche dalla politica globalista e regole di ingaggio poco chiare e spesso rivelatesi scorrete per il mercato.
Azienda, piattaforma social o comitato d’affari?
Perchè il Governo dovrebbe intervenire? Per favorire gli americani di Zuckerberg a discapito dei cinesi per via di TikTok e della sciurezza del nostro paese?
E perchè non invece essere più sodale con YouTube che oramai, insieme a Spotify, è il metro preferito dall’industria musicale globale?
Sarebbe forse il caso di iniziare a valutare realtà come Meta per quello che sono, aziende presenti sul mercato che non hanno nè più nè meno di diverso rispetto alle altre e proprio per questo non meritano attenzioni particolari e possono tranquillamente gestirsi da sole senza troppi aiuti di figure governative comprensivi, fin troppo, forse al limite della connivenza.
Inchieste
Killnet assalta gli ospedali e Phoenix colpisce missione EOSDIS della NASA
Tempo di lettura: 4 minuti. Hanno monitorato tutti gli attacchi dal 18 novembre 2022 al 17 febbraio 2023, osservando un aumento da 10-20 attacchi giornalieri a novembre a 40-60 attacchi ogni giorno a febbraio

Killnet è tornato ed ha hackerato la NASA dopo un periodo di silenzio a causa del grande successo avuto dei cugini di NoName057. Il collettivo di hacktivisti russi ha pubblicato dettagli e dati sulla missione spaziale della NASA prevista sul satellite della terra.
🤴 Il gruppo di hacker russi PHOENIX si assume la piena responsabilità di aver violato alcuni dei vostri sistemi.
Lo dico in modalità 🔴 in quanto ho fiducia in me stesso e nei vostri professionisti IT.
✔️На al momento abbiamo accesso a (i dati saranno aggiornati):
⚡️Данные dai satelliti della missione MMS
⚡️Учетные record degli utenti/specialisti di EOSDIS
⚡️Нескольо terabyte di dati di ricerca, schemi di veicoli spaziali, rapporti e documenti aziendali
⚡️SOON…

Nonostante Killnet si sia da sempre contraddistinta per gli attacchi di DDoS, questa volta invece ha giocato un ruolo diverso dal solito entrando nei server della NASA: l’ente di aviazione spaziale americana famosissima anche per i suoi sistemi di sicurezza informatici avanzati e a prova di intrusioni non solo di hacker bensì anche militari da parte di altri paesi. Un’attività a questa che dovrà essere smentita dall’ente statunitense oppure confermata, ma attualmente sono stati pubblicati i dati con relative password delle persone impegnate nel progetto e quindi si può affermare che danno permanente è stato fatto salvo smentite sulal qualità dei contenuti
Cosa è la missione EOSDIS?
EOSDIS, acronimo di Earth Observing System Data and Information System, è un sistema gestito dalla NASA per raccogliere, archiviare e distribuire i dati provenienti dai satelliti di osservazione terrestre e dalle missioni scientifiche aeree. L’obiettivo principale di EOSDIS è fornire un accesso semplice e veloce a una vasta gamma di dati e informazioni relative all’ambiente terrestre, all’atmosfera, all’oceano e alle aree glaciali e polari.

EOSDIS fa parte del programma Earth Science Data Systems (ESDS) della NASA e utilizza diversi centri di elaborazione e distribuzione dei dati, chiamati Distributed Active Archive Centers (DAACs), per archiviare e distribuire i dati a ricercatori, scienziati e altre parti interessate in tutto il mondo.
Tra i principali servizi offerti da EOSDIS vi sono la possibilità di cercare e scaricare dati e immagini, visualizzare mappe e grafici e accedere a strumenti di analisi per comprendere meglio le tendenze e i fenomeni legati all’ambiente terrestre e ai cambiamenti climatici.
L’allarme dagli USA: Killnet colpisce gli ospedali
Questa settimana, i ricercatori nel campo della cybersecurity hanno osservato che il gruppo di hacker pro-Russia noto come Killnet sta intensificando gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) contro le organizzazioni sanitarie a partire dal novembre scorso.
Killnet è stato creato in seguito all’invasione della Russia in Ucraina nel febbraio 2022 e ha trascorso gran parte dell’ultimo anno lanciando attacchi DDoS contro governi e aziende di tutto il mondo. Sebbene gli attacchi siano per lo più un fastidio – mettendo offline i siti web per circa un’ora nella maggior parte dei casi – hanno suscitato preoccupazione all’interno del governo degli Stati Uniti, in particolare quando vengono lanciati contro infrastrutture critiche come aeroporti e ospedali.
Nei mesi recenti, il gruppo ha concentrato la sua attenzione sui siti web delle organizzazioni sanitarie, lanciando una campagna a febbraio che ha preso di mira ospedali in oltre 25 stati. La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) ha affermato che meno della metà di questi attacchi – che prevedevano l’invio di un’enorme quantità di richieste di pagina ai siti web presi di mira – ha avuto successo nel mettere offline i siti.
Venerdì, i membri del Microsoft Azure Network Security Team, Amir Dahan e Syed Pasha, hanno pubblicato un’analisi degli attacchi DDoS alle organizzazioni sanitarie utilizzando i loro strumenti di sicurezza.
“Le tipologie di organizzazioni sanitarie attaccate comprendevano il settore farmaceutico e delle scienze della vita con il 31% di tutti gli attacchi, gli ospedali con il 26%, le assicurazioni sanitarie con il 16% e i servizi e le cure sanitarie anch’esse con il 16%”, hanno dichiarato. Killnet ha solitamente provato due metodi diversi: creare molte connessioni diverse e cercare di mantenerle attive il più a lungo possibile per rendere inutilizzabile un sito web, oppure stabilire quante più nuove connessioni possibili in un breve lasso di tempo per esaurire le risorse.
“Killnet e i suoi avversari affiliati utilizzano gli attacchi DDoS come tattica più comune. Utilizzando script DDoS e stressor, reclutando botnet e utilizzando fonti di attacco contraffatte, KillNet può facilmente interrompere la presenza online di siti web e app”, hanno affermato i ricercatori. Servizi di protezione DDoS come Cloudflare hanno segnalato tendenze simili. Akamai, un’altra azienda che offre strumenti simili, ha pubblicato un rapporto il mese scorso che evidenziava un aumento significativo degli incidenti DDoS in Europa nel 2022, con un numero crescente di campagne che ora coinvolgono tattiche di estorsione. L’azienda ha anche avvertito che gli attacchi DDoS vengono ora sempre più utilizzati come copertura per vere e proprie intrusioni che coinvolgono ransomware e furto di dati.
Omer Yoachimik di Cloudflare ha riferito a The Record che la loro ricerca sulla campagna DDoS di Killnet nel settore sanitario indica che gli attacchi venivano “crowdsourced”, ovvero gli operatori di Killnet si rivolgevano ad altri gruppi e individui che utilizzano più botnet o metodi di attacco diversi. Anche la CISA ha dichiarato a The Record che gli incidenti DDoS sono diventati una questione prioritaria per l’agenzia, poiché cercano di proteggere le infrastrutture critiche.
“Il nostro personale regionale sta lavorando a stretto contatto con i nostri partner sul territorio e incoraggiamo tutte le organizzazioni, compresi gli enti statali e locali, a rimanere vigili e ad adottare misure per proteggersi”, ha detto il portavoce, facendo riferimento a una guida pubblicata insieme all’FBI a ottobre su come le organizzazioni possono ridurre la probabilità e l’impatto degli attacchi DDoS. Il portavoce ha aggiunto che per gran parte dell’ultimo anno, la CISA ha aiutato le organizzazioni a mitigare gli attacchi DDoS, in particolare quelli lanciati da Killnet. L’agenzia ha anche collaborato con diverse aziende tecnologiche per fornire risorse gratuite alle organizzazioni con finanziamenti limitati, al fine di aiutarle a ridurre l’impatto degli attacchi DDoS.
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