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Sorveglianza digitale e biometrica: la vita quotidiana dei palestinesi a Hebron

Tempo di lettura: < 1 minuto. L’occupazione israeliana si estende oltre lo spazio fisico, entrando nell’ambito digitale

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La vita quotidiana dei palestinesi nella città occupata di Hebron, in Cisgiordania, è costantemente monitorata attraverso l’utilizzo di tecnologie di sorveglianza digitale e biometrica da parte di Israele.

Il sistema di sorveglianza “Red Wolf”

Uno dei sistemi di sorveglianza più invasivi utilizzati è il “Red Wolf”, che utilizza telecamere installate ai checkpoint per identificare automaticamente i palestinesi attraverso il riconoscimento facciale, istruendo i soldati su come trattarli. Questo sistema viola il diritto fondamentale alla privacy dei palestinesi e rappresenta un mezzo di controllo.

Altre tecnologie di sorveglianza

Oltre al “Red Wolf”, Israele impiega altre tecnologie di sorveglianza, come il “Blue Wolf”, un’app di riconoscimento facciale per smartphone, e “Hebron Smart City”, una rete di telecamere altamente invasive e sofisticate sparse per tutta la città. Queste tecnologie permettono alle forze israeliane di monitorare costantemente i palestinesi.

Giustificazioni per la sorveglianza

Le autorità israeliane giustificano l’uso di queste tecnologie affermando che sono necessarie per garantire la sicurezza. Tuttavia, queste misure sono applicate indistintamente a tutti i palestinesi, indipendentemente dalle considerazioni di sicurezza, e non sono sottoposte a controlli democratici o a protezioni contro abusi arbitrari o mirati.

Implicazioni internazionali

Le aziende di tutto il mondo che sviluppano queste tecnologie collaborano con le agenzie statali e l’esercito israeliano per controllare i palestinesi. La diffusione di queste tecnologie potrebbe avere conseguenze anche al di fuori dei territori occupati, portando a un aumento della sorveglianza e del controllo in altre parti del mondo.

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