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Successo Sanremo: come Amadeus ha cambiato la canzone italiana grazie a Ferragni, Fedez e le Big Tech

Tempo di lettura: 4 minuti. Il successo dell’ultima edizione del festival è innegabile, così come è bello, quanto inquietante, analizzare che la Musica italiana da oggi non guarderà più alla società di un tempo.

Tempo di lettura: 4 minuti.

Terminata anche questa edizione di Sanremo, speciale per chi segue le dinamiche digitali . Il festival della canzone italiana ha subito definitivamente una trasformazione verso il nuovo mondo, allontanandosi dalla manifestazione canora che racchiudeva le tradizioni di un paese sempre più vecchio demograficamente. Può piacere o non piacere, ma il Festival della musica italiana ha raggiunto l’apice della sua globalizzazione in un modo che in alcuni casi ha fatto storcere il naso, ma che tecnicamente possiamo dire essere stato perfetto.

La strategia di Amadeus è stata quella di avvicinare quante più fasce d’età alla sua quarta manifestazione in qualità di direttore artistico e, con il senno di poi e le polemiche di questi giorni, possiamo tranquillamente dire che l’operazione è riuscita. La presenza di Mattarella e la partecipazione di Gianni Morandi ha rappresentato il passaggio di testimone della politica e della cultura musicale tra le generazioni over 60 ed il nuovo corso.

Fedez e Ferragni: potenza di fuoco sovvenzionata dalla Moda e dalle Big Tech

L’aumento delle entrate pubblicitarie è stato possibile grazie alle testimonianze commerciali di Chiara Ferragni e del marito Fedez. Ha fatto strano, infatti, vedere spot di Amazon Video in prima serata su Rai Uno con il volto dell’imprenditrice digitale e del marito musicista. Bene anche la scelta di proporre nel dibattito del social personaggi divisivi come Paola Egonu, presentatasi al grande pubblico dicendo che l’Italia è un paese razzista, e l’intervista che alla fine non c’è stata a Vlodimir Zelensky, per qualcuno relegato in terza fascia con un messaggio scritto mentre per altri considerato comunque troppo perché è stata portata la guerra nel Festival della Canzone Italiana, ribaltando quanto fatto negli anni passati, vedi Woodstock, dove la musica lanciava messaggi pacifisti. Anche il gruppo Meta ha avuto la sua parte grazie alla strategia della Ferragni di piazzare in prima serata una guida su come aprire un profilo Instagram facendolo crescere grazie alla sinergia tra televisione e social e dalla sua potenza commerciale. In questo modo, è stata utilizzata una tecnica comunicativa che ha massimizzato la strategia di marketing di Chiara Ferragni che, secondo alcune voci venne vende i suoi post sponsorizzati a 40.000 € a pubblicazione. Il binomio trasmissione più vista dell’anno è la più importante influencer italiana ha consentito ad Amadeus di guadagnare in 5 giorni ben 1,7 milioni di follower sul suo profilo creato all’istante sul palco di Sanremo. C’è però da evidenziare come le tradizioni di una società sempre più virtualizzata e gestita nell’opinione pubblica da piattaforme commerciali statunitensi, le Big Tech, sia stata fornita su un piatto d’argento non tanto secondo il concetto di qualità bensì secondo i parametri commerciali che la società moderna sa offrire con tutte le sue contraddizioni.

La politica digitale nella canzone italiana

Se si fa invece un’analisi politica di come il Festival si sia imposto, è facile intuire che l’imprinting delle stesse multinazionali verso una società aperta fluida e globale interamente basata sul consumismo e sul commercio si sia impadronita dell’ultimo baluardo sovranista del mondo di uno spettacolo che al di fuori del Festival ha intrapreso già da tempo la strada dei valori citati precedentemente. Quando la Ferragni ha rinunciato al suo cachet lo ha fatto sicuramente mossa da un grande spirito di beneficenza, seppur abbia messo in secondo piano la causa che ha portato a Sanremo e le beneficiarie del suo finanziamento anteponendo se stessa, lo stesso Fedez che ha attaccato Salvini attraverso lo strappo della foto di un suo esponente di governo vestito da nazista, ha dichiarato nel suo testo non verificato dagli autori del Festival di non percepire fondi pubblici. Un chiaro riferimento forse ad una Rai sempre più sulla strada della privatizzazione è sempre più nelle mani di grandi gruppi industriali che da tempo modificano le abitudini e le credenze delle società democratiche che guardano ancora con nostalgia alle tradizioni di un passato che inevitabilmente si trasformerà. C’è da notare anche come il discorso profondo dell’attrice chiara Francini, bravissima seppur relegata ad una performance che ha tratto il peggio dal meglio qual è, sia stato messo in quarta fascia perché rivendicava uno status di donne che non hanno figli non tollerato dai tempi moderni dove si dà maggiore visibilità alle donne che devono avere maggior diritto nel rinunciare, anche con l’aborto, alla propria maternità. Così come è stato sbattuto in quarta fascia, lo stesso Angelo duro che rappresenta secondo il pubblico il vero concetto di maschio Alfa. A vincere è stato Marco Mengoni, bravissimo cantante e icona gay, così come in prima serata il bacio rubato da Chemical Rosa a Fedez, uomo sposato, ha divertito tutti seppur abbia lasciato un messaggio non in linea con il famoso consenso che viene richiesto agli uomini quando parlano, gesticolano e aggrediscono le donne.

Conclusioni

In queste ultime righe si è spiegato cosa abbia realmente mosso Sanremo e soprattutto con quali mezzi è stato possibile farlo. La bravura di Amadeus è stata proprio quella di unire un pubblico ultrasessantenne con la partecipazione di artisti anche ultraottantenni sotto forma di cover e di stage musicali, di lasciare grande spazio alle case discografiche che ragionano secondo parametri di successo in base allo streaming web e che quindi avvicinano una fascia che va dai 12 anni a salire. La finezza di quest’anno però è stata quella di avvicinare anche i bambini più piccoli grazie alla canzone di Mr. Rain che da subito è sembrata essere quella più vincente ed il terzo posto rappresenta forse un riconoscimento ingiusto, ma qui potrebbe sembrare un’opinione personale, perché a Sanremo non vince mai la canzone più bella secondo tutti noi che da domani torneremo a parlare di geopolitica, calcio e sanità come copione dei social vuole.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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