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Zuckerberg al WEF presenta l’intelligenza artificiale generale ed offre all’elite un futuro distopico

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Mark Zuckerberg annuncia al World Economic Forum di acquistare la bellezza dell’equivalente di 100 km di GPU per sviluppare la tanto attesa intelligenza artificiale generale.

Il boss di Meta non ha dubbi su quale sia il futuro dell’umanità e, dopo il disastro accantonato del Metaverso in attesa di tempi migliori, è deciso a scavalcare quelli che sono arrivati prima sulla tecnologia e precisamente OpenAI di Sam Altman e Microsoft che ha fatto sua a suon di quattrini la tecnologia GPT con cui Altman ha sviluppato il primo chatbot al servizio dell’umanità.

La scelta di Zuckerberg cala l’umanità in un futuro distopico dove una società privata mira a gestire in forma monopolistica la tecnologia della società futura che avrà potenzialmente la possibilità di decidere non più le sorti del commercio globale, ma il destino dei singoli Stati.

Sorprende anche che l’annuncio sia stato dato al WEF anche perché l’acquisto di 100km GPU, schede grafiche che, non solo sono il motore per i minatori di criptovalute, ma anche quello delle intelligenze artificiali, assorbono materie prime ed in fase di utilizzo necessiteranno tanta acqua.

Una contraddizione se consideriamo il fatto che sia proprio il WEF il palcoscenico da cui si lanciano allarmi climatici, di carestie e proprio lì è partita l’idea più disruptive per l’umanità futura. L’unica azienda che può fare un investimento simile è Microsoft, ma prima di ciò dovrebbe fondersi definitivamente con OpenAI e lanciare l’assalto all’intelligenza artificiale generale che è stata promessa con la versione 5 di Chatgpt.

Il mondo è pronto a questo? Assolutamente sì. Dopo anni di indebolimento degli stati come entità autorevole, di debiti riversati sulle popolazioni e ricchezza sproporzionatamente distribuita verso pochi, non è certa la data, ma il futuro distopico rischia di diventare normalità. 

Fa paura apprendere che a gestire la società del futuro sia la stessa azienda che quotidianamente censura l’umanità attraverso manipolazioni politiche degli algoritmi. Un’azienda che gestisce i social network come piattaforma forgiatrice di un pensiero unico al servizio di un filone coacervo di diritti civili a discapito di quelli sociali che confondono l’umanità sulle vere priorità di una società democraticamente avanzata. Se l’intelligenza artificiale generale sarà nelle mani di Zuckerberg e soci, la gestione sarà simile a quella di Meta e delle sue piattaforme social dove giornalisti, società civile ed accademici scompaiono dalle bacheche pur essendo presenti attraverso le forme di shadow banning o di censure preventive. Immaginate se questo tipo di gestione venga trasportato nella vita di tutti i giorni,

cosa potrebbe andare storto? E perché andrà storto?

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro l’abuso dei minori, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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