L'Altra Bolla
Azov riabilitato da Meta: Facebook e Instagram danno l’ok alla propaganda militare ucraina

Quanto previsto da Matrice Digitale si è avverato: lo sdoganamento di gruppi armati che fanno riferimento alla simbologia e in alcuni casi anche alle tradizioni naziste sono state liberate dal blocco del social. A svolgere la trattativa è stato il ministro per la transizione digitale ucraino Fedorov che ha trattato per mesi con la società di Mark Zuckerberg con il fine di consentire ad Azov, il battaglione militare più famoso del conflitto ucraino, di poter svolgere attività di comunicazione sulla piattaforma Meta. La notizia è stata data dall’house organ delle imprese belliche ucraine the Kiyv Indipendent che ha raccontato i retroscena fondamentali per arrivare a questa decisione storica riportati successivamente:
Secondo il quotidiano ucraino la narrazione che il reggimento Azov fosse collegato a movimenti di estrema destra è stato frutto di una propaganda russa nel corso di questi mesi, ma la realtà non corrisponde a questa narrazione perché prima dello scoppio del conflitto ucraino sono state tante, troppe ed anche dimenticate a questo punto, le inchieste giornalistiche che hanno raccontato del pericolo nazista nell’est Europa. Anche molti politici italiani, soprattutto quelli dell’estrema destra come Casapound e Forza Nuova, sono stati criticati in questi anni per aver intrattenuto rapporti con il fronte nazionalsocialista ucraino e polacco. Indipendentemente dalla scelta, quello che conta è invece il fatto che è diventato possibile dare voce ad una propaganda bellica di una parte, ignorandone l’altra su un social network che nel quotidiano assume contorni sempre più censori e ristretti nella libertà di espressione dei suoi utenti. Questa decisione non è solo lo sblocco di un utente particolare che è stato in questi anni segnalato per delle posizioni e delle azioni considerate da molti storici anche criminose e terroristiche, bensì apre ad un nuovo corso di metabolizzazione del conflitto ucraino, della sua propaganda sui social, che prepara le menti occidentali chiuse in un barattolo di vetro alla guerra vera e propria. Quest’ultima mossa mostra un’appartenenza sempre più solida tra le piattaforme dei social network e l’intelligence statunitense che secondo le ultime indiscrezioni vuole arrivare alla fine del conflitto russo ucraino anche con una guerra che vede impegnata l’Europa e gli Stati aderenti alla NATO in prima fila e non più come fornitori di armi. Questo aspetto non solo viene più volte rimarcato da illustri opinionisti come Vittorio Emanuele Parsi, ma anche da analisti geopolitici in quota nato come Nathalie Tocci di cui riportiamo un estratto televisivo dove l’esperta non esclude per i paesi europei la necessità di scendere in campo con i propri soldati direttamente in soccorso all’Ucraina di Zelensky che fino ad oggi registra numerose vittime e scarsi risultati sul campo.
L'Altra Bolla
Repubblica come Orsini: nominato Antony Sbatti Segretario di Stato USA
Tempo di lettura: 2 minuti. Chi di traduzione ferisce, di traduzione perisce.

La carriera universitaria di Orsini è stata massacrata dopo che il professore di sociologia della Luiss ha tradotto il cognome Broad in Ampio durante un video registrato.

L’articolo, firmato dalla Redazione politica di Repubblica, è stato parte di una giusta campagna irrisoria nei confronti dell’odiato professore considerato amico dei “russi”, narcisista e poco accademico da una buona parte della Stampa che gli ha dedicato un articolo su questo argomento perchè anche l’insulto è virale.

Secondo quanto evidenziato dagli occhi attenti della Rete nel cercare refusi ed imprecisioni, l’articolo pubblicato da Repubblica sul pallone spia cinese è frutto di un copia e incolla da un articolo estero. Nessuno se ne sarebbe accorto se ad essere stato modificato non fosse stato il Segretario di Stato USA Blinken, definito nell’articolo Sbatti, errore frutto di una traduzione non verificata.
Secondo i canoni di NewsGuard, a cui fanno riferimento tutte le testate del gruppo Gedi per avere il bollino verde pubblicitario, ogni modifica degli articoli dovrebbe essere riportata nel testo. In questo caso manca, come in molti altri casi su altre testate che vendono qualità dell’informazione su carta bollata.
Il trucco che viene riportato spesso per eludere i canoni di Newsguard è certamente quello di scrivere l’ora e la data dell’aggiornamento o utilizzare la dicitura “in aggiornamento”. Tutto questo mentre i piccoli editori, fessi, se sbagliano ottengono il bollino rosso senza passare per il VIA.
L'Altra Bolla
Il “Foglio” e la gogna mediatica per il libero cittadino Piersilvio Berlusconi
Tempo di lettura: 3 minuti. La differenza tra informazione e propaganda, dovrebbero spiegarla i giornalisti, nel caso dell’AD di Mediaset è il pubblico ad evidenziarla.

Piersilvio Berlusconi intervistato dal Corriere esprime dubbi da cittadino sulla presenza di Zelensky a Sanremo ed è subito polemica.
A sorprendere è il tweet de Il Foglio che prende le distanze dal numero uno di Mediaset stupendosi “dello stupore su Zelensky a Sanremo, ma non di Lavrov nella sua emittente”. Qui è doveroso fare una considerazione di natura giornalistica.
Lavrov, Ministro degli Esteri russo, ha rilasciato un’intervista con il contraddittorio di un giornalista. Seppur non sia stato secondo molti un episodio di grande giornalismo, perchè troppo assecondato alle tempistiche del volto di Putin all’estero, la trasmissione che lo ha ospitato è Zona Bianca: un approfondimento giornalistico e quindi di informazione.
Inoltre, Lavrov era in collegamento dalla Russia ed il ritardo tecnico, che molti ignorano perchè abituati ad accendere la tv senza conoscere il lavoro che c’è dietro, ne ha impedito il botta e risposta. Sorprende che si colpevolizzi Berlusconi di aver fatto fuori Biagi dalla Rai, quando lo stesso ha intervistato mafiosi senza che nessuno lo giudicasse sul personale.
La presenza di Zelensky a Sanremo è invece uno spazio riservato al capo di un governo in guerra, ad oggi pare tramite un video registrato e senza contraddittorio, che chiede armi all’Italia che di fatto è in guerra con la Russia non solo dal punto di vista bellico, ma anche commerciale con i danni per i suoi cittadini quantificati in almeno 45 miliardi di euro tra spese, forniture, costo delle materie energetiche ed inflazione.
Sanremo non è una trasmissione di informazione, ma l’evento canoro più importante del nostro paese che è quello più distante nell’opinione pubblica dalle posizioni in favore della guerra “per ottenere la pace”.
Se si ospita un leader, aggredito, è chiaro che si sta prendendo le sue posizioni e quindi non si sta optando per un dialogo di pace, a maggior ragione che allo stesso tempo lo si rifornisca di armi. In effetti Sanremo e la musica dovrebbero lanciare messaggi diversi dal reclutamento dell’opinione pubblica sullo scontro bellico ed ideologico.
In sintesi :
se A ha intervistato con contraddittorio B in una trasmissione giornalistica è informazione
se A ospita un premontato senza contraddittorio in una trasmissione canora, spiace dirlo, è propaganda.
La strategia giustizialista del garantista Il Foglio
La cosa che sorprende è il linguaggio utilizzato dal quotidiano, noto per essere garantista ed attento alle problematiche della giustizia, nel segnalare al pubblico l’editoriale, legittimo sia chiaro, di critica al vice presidente di Mediaset.
In primo luogo descrive Piersilvio Berlusconi dirigente Mediaset, ma facendo una ricerca veloce su Google il suo ruolo è: Dall’aprile 2000 è vicepresidente del Gruppo Mediaset e presidente e amministratore delegato di R.T.I. Dal maggio 2015, oltre a conservare l’incarico di vicepresidente, è amministratore delegato e membro del Comitato Esecutivo del Gruppo Mediaset.
Forse è un pò di più di un dirigente, quindi perchè svilire quello che in altri articoli l’americanista Foglio dedica ad altre persone l’appellativo di CEO o Amministratore Delegato?
Cosa ancora più allarmante è il fatto che venga descritto al pubblico come “figlio di” Silvio Berlusconi. E’ un fatto innegabile anche questo, ma non è rilevante ai fini di una sua considerazione personale che non esprime il pensiero del padre. Anzi, sorprende invece come si stuzzichi il pubblico dei detrattori del padre per transitare critiche personali anche al figlio. Nemmeno ai figli dei mafiosi, il Foglio ha riservato questo trattamento.
Guai a mettere le opinioni sulla guerra

Il messaggio è chiaro, per chiunque sia dubbioso sul conflitto ucraino e la strategia occidentale per risolverlo, è nemico del popolo, più di un mafioso e la macchina del fango è pronta a partire non dal basso, ma dall’alto delle redazioni. La notizia si è divisa in condivisioni di offese personali a Piersilvio Berlusconi “figlio di”, ma nei contenuti sono intervenuti in molti a difendere quello che dovrebbe essere difeso in primis dai giornalisti: il concetto di informazione ed il diritto all’informazione.
Quando invece si attacca chi rivendica una posizione netta in favore del ruolo dell’informazione e lo si mette alla gogna umiliandolo pubblicamente come ha fatto il Foglio, c’è da preoccuparsi. Perchè fa intendere che si respira aria di guerra e vige una legge marziale, Zelensky in primis lo ha insegnato, dove non c’è spazio per l’informazione, bensì per la propaganda.
L'Altra Bolla
ChatGpt ha la tessera del Partito democratico statunitense?
Tempo di lettura: < 1 minuto. Dopo l’imparzialità sulla guerra in Ucraina, le denunce dei democratici di Newsguard, ChatGpt tratta Trump come un Politico e Biden come un Eroe epico.

ChatGpt è la nuova frontiera della politica da conquistare per fornire all’utente un bias (pregiudizio) sulla storia politica e la geopolitica.
Matrice Digitale l’ha intervistata sull’Ucraina ed ha scoperto che il conflitto esiste dal 2014 e che, nonostante riconosce l’esistenza dei piani di esportazione democratica USA e delle inchieste giornalistiche commissionate dalla Open Society Foundation, Euromaidan sia stata una rivoluzione popolare partita dal basso. Chatgpt è aggiornata a prima dell’invasione russa del febbraio 2022.
Nel frattempo, Newsguard, ha lanciato un grido di appello per la disinformazione fatta da chatGpt su alcune tematiche ampiamente, da loro sia chiaro, debunkate.
C’è chi ha fatto di meglio, ha chiesto di scrivere un poema sui punti positivi di Trump e Biden, la risposta è stata che al primo non si espone perché è politica, all’altro invece ha dedicato un’ampia slinguazzata stile Eneide.
La cosa divertente è che tra i finanziatori di Chatgpt c’è Elon Musk che su Twitter ha dichiarato guerra a questo doppiopesismo.
Correrà ai ripari oppure piegherà anche Twitter alle pressioni dei giusti?
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