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L'Altra Bolla

Chef Rubio denunciato da Liliana Segre: un successo per la causa Palestinese

Tempo di lettura: < 1 minuto. Seppur l’accusa riguardi un tema “covid”, per giorni Twitter ha acceso un faro sul conflitto israeliano

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Chef Rubio risulta tra i 24 denunciati della senatrice a vita Liliana Segre. L’accusa è quella di aver pubblicato dei post di stampo antisemita. La questione ha tenuto banco per giorni sulla piazza virtuale dei social network dove Rubio, non sapendo quale fosse l’oggetto del contendere da parte dell’ex della superstite alle stragi dei campi di concentramento, ha ritenuto fosse una questione collegata al suo attivismo in favore la Palestina ed ha portato avanti una comunicazione molto aggressiva sul tema trovando sponda perfino nell’artista Jorit. Secondo quanto riportato da Repubblica, invece, il post incriminato è un altro e riguarda una dichiarazione fatta via Twitter per commentare la dichiarazione della Segre dove auspicava “misure più forti nei confronti dei no vax” dicendo «Molto più severa quanto? Roba da fustigazioni e manciate di sale sulle ferite? Gogna? Vergine di ferro? Giusto per capire i tuoi gusti #Auschwitz #cheschifo».

Sono state moltissime le manifestazioni di affetto in favore di Chef Rubio e la Palestina è stata in tendenza per giorni su Twitter grazie al clamore che si è articolato non solo sul dibattito in danno al personaggio famoso di turno, con l’accusa infamante di essere antisemita, ma soprattutto di una grande solidarietà che lo ha circondato. Al netto di eventuali condanne future, derivanti da grane giudiziarie dove non c’è solo la Segre, ma anche una parte del mondo ebraico, la missione di Rubio è andata in porto: parlare di più di quello che egli stesso considera un genocidio e di cui ne fa una battaglia quotidiana da anni.

Di Livio Varriale

Giornalista e scrittore: le sue specializzazioni sono in Politica, Crimine Informatico, Comunicazione Istituzionale, Cultura e Trasformazione digitale. Autore del saggio sul Dark Web e il futuro della società digitale “La prigione dell’umanità” e di “Cultura digitale”. Appassionato di Osint e autore di diverse ricerche pubblicate da testate Nazionali. Attivista contro la pedopornografia online, il suo motto è “Coerenza, Costanza, CoScienza”.

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