Categorie
L'Altra Bolla

Ho visto “The Playlist”: la miniserie Netflix che racconta la storia di Spotify

Tempo di lettura: 2 minuti. “The Playlist”, la miniserie di Netflix, offre uno sguardo approfondito sulla storia di Spotify, mettendo in luce aspetti meno noti del gigante dello streaming musicale.

Tempo di lettura: 2 minuti.

“The Playlist” è una miniserie disponibile su Netflix che racconta la storia di Spotify, il colosso dello streaming musicale. La serie, composta da sei episodi, offre una visione unica e dettagliata della nascita e dello sviluppo di Spotify, mettendo in luce aspetti spesso trascurati o poco conosciuti.

La nascita di Spotify e il processo a Pirate Bay

La storia di Spotify inizia con il processo a Pirate Bay, il noto sito di scambio illegale di musica. Daniel Ek, interpretato da Edvin Endre, è il genio dietro la creazione di Spotify. Nato in povertà, Ek decide di rivoluzionare il mercato musicale, rendendo la musica gratuitamente accessibile a tutti. Questa rivoluzione si basa sullo streaming, a differenza dei precedenti siti come Napster e Pirate Bay che si basavano sul download gratuito e illegale di musica.

La trasformazione di Spotify in un enorme business

Nonostante le nobili intenzioni iniziali, Spotify si trasforma rapidamente in un enorme business. La visione di libertà e accessibilità alla musica viene sostituita dall’obiettivo di fare soldi. Gli artisti vengono sfruttati, le major discografiche vengono coinvolte e Spotify diventa un monopolista nel mercato musicale. La miniserie mette in luce come Spotify sia diventato un gigante della speculazione economica, basato su miliardi di dollari presi a prestito dalle banche.

Considerazioni (potenziale spoiler)

La produzione è ben realizzata e mette in mostra punti forti e punti deboli della creazione di Spotify. Va riconosciuto all’azienda di aver legalizzato sotto forma di business il download di file musicali che prima era nel cerchio della totale illegalità. Ancora più bella la parentesi nella quale si affronta dal punto di vista informatico l’esigenza di scendere sotto un determinato numero di millisecondi per consentire al cervello umano di abbattere tutte le barriere psicofisiche uditive e percepire uno streaming web immediato: il software ha fatto la differenza ed è giusto che sia valorizzata la fase di sviluppo. Interessante anche comprendere le dinamiche nel mondo delle big tech ed il fatto che una società svedese sia stata capace di ragionare come un’azienda nata negli Stati Uniti d’America che a differenza di altre gode di facilitazioni finanziarie che hanno reso Gli USA disruptive nel mercato globale fino ad oggi rispetto ad altrettante realtà di maggior valore e potenzialità che sono finite o in fallimento o in piccole nicchie di mercato pagando lo scotto di essere sorte in altre nazioni. Il finale lascia un pò con il fiato sospeso, ma forse è giusto che a raccontare il resto della storia sia l’attualità di un colosso che ha modificato e il mercato musicale secondo la sua naturale evoluzione tecnologica e gli unici a crederlo dall’inizio sono stati solo i due fondatori.

Pronto a supportare l'informazione libera?

Iscriviti alla nostra newsletter // Seguici gratuitamente su Google News
Exit mobile version