L'Altra Bolla
L’Ucraina rimonta e in Italia parte la caccia agli Orsini
Tempo di lettura: 3 minuti. Non solo il docente della Luiss, ma anche Caracciolo ed altri analisti non proprio in linea con la narrazione utile allA NATO. Anche la politica a rischio con Berlusconi Salvini e Conte sul banco degli imputati

L’Ucraina lancia l’offensiva per riconquistare i territori persi ed i social si scaldano. In questi giorni stanno arrivando notizie positive dal fronte dove il paese invaso dalla Russia starebbe recuperando quanto ceduto nei primi 200 giorni all’esercito di Putin.
Secondo molti esperti, l’operazione messa in piedi da Zielensky è stata tenuta sotto traccia ed ha colpito all’improvviso l’esercito invasore costretto oggi a fuggire secondo quanto sostenuto dalla stampa occidentale. In meno di tre giorni, l’Ucraina, sempre secondo le fonti occidentali, avrebbe recuperato ben 3000 km quadrati di territorio creando una breccia ad Est dividendone la parte nord da quella a sud.
Risultati rassicuranti dal fronte, che erano stati annunciati nei mesi precedenti quando la politica dell’area NATO spingeva per l’armamento massiccio in favore dell’esercito ucraino, e che sembrerebbero essere stati possibili grazie alle nuove armi ed al rientro di personale militare formato in occidente da diversi mesi nelle basi NATO di addestramento.
In Italia è subito partita la caccia al filo russo e non è stato difficile individuare le colpe di politici ed esperti che in questi mesi si sono avvicendati in Parlamento e nelle trasmissioni televisive. Il primo della lista è il docente della Luiss Alessandro Orsini che nel suo editoriale sul Fatto ha scritto di non essere convinto della controffensiva di Zelensky ed ha attirato ancora più critiche al suo profilo di Twitter che ha chiuso momentaneamente. Altro nella lista è Lucio Caracciolo, analista di Limes risultato tra i più presenti in tv prima della pausa estiva, che viene citato più volte dal pubblico social come se avesse svolto un ruolo di propagandista russo nei media occidentali.
Quello che invece delinea il dissenso politico, è il magone messo in piedi contro Salvini, Berlusconi e Conte. Il leader della Lega è identificato da sempre come subalterno all’establishment Russo, così come Berlusconi più volte è stato accusato di non condannare lo stesso Putin con la stessa fermezza di altri. A beccarsi molte critiche è anche Conte, fino ad oggi graditissimo dall’elettorato, ma che si è sempre opposto all’invio delle armi. Proprio in giornata, intervenuto ai microfoni di Mezz’ora in più, il leader del Movimento Cinque Stelle si è detto di essere soddisfatto della rimonta Ucraina avuta grazie all’invio delle armi. Quello che non torna per molti è il controsenso della sua contrarietà all’invio di armi misto alla sua stessa gioia per il successo della strategia alla quale lui stesso si è opposto.
I tre politici, secondo i loro detrattori, sono collaboratori politici di Putin ed hanno la colpa di essere stati i fautori della caduta del Governo Draghi.
L’Orsini pensiero sulla vicenda
Secondo Orsini, questa strategia di enfatizzare la prima accelerata dell’Ucraina sul campo di battaglia è un modo per legittimare la strategia dello scontro, dando un riscontro anche al sacrificio che l’Europa sta facendo per il caro bollette, ma che in realtà è solo all’inizio ed i russi sanno come riprenderselo grazie ai mezzi quotidianamente sottostimati dalla stampa occidentale dall’inizio del conflitto.
Orsini definisce i portatori di consenso Falchi della propaganda NATO e questa operazione ha due coincidenze particolari con Draghi che vola negli USA, prima di cedere il passo al prossimo Premier, mentre chi verrebbe penalizzato politicamente sono gli alleati della Meloni, che ne sarebbe contenta per due motivi: uno l’indebolimento dei suoi alleati in sede di trattativa nella costituzione del governo, due può consolidarsi ancora di più in questi ultimi due giorni. Il maggior rivale di Enrico Letta, Giuseppe Conte, colpito in questa ultima fase di elezioni restituirebbe il consenso perso in questi mesi in favore dei grillini.
Nel frattempo sono partite le liste di proscrizione social e c’è fermento nel colpire i quelli che Riotta ha definito “putinvhester” e questo fa prevedere che nei prossimi mesi non ci sarà più spazio per analisi, ma solo per una scelta: o con la NATO o contro.
E la guerra è tutt’altro che finita, purtroppo!
L'Altra Bolla
Azov riabilitato da Meta: Facebook e Instagram danno l’ok alla propaganda militare ucraina

Quanto previsto da Matrice Digitale si è avverato: lo sdoganamento di gruppi armati che fanno riferimento alla simbologia e in alcuni casi anche alle tradizioni naziste sono state liberate dal blocco del social. A svolgere la trattativa è stato il ministro per la transizione digitale ucraino Fedorov che ha trattato per mesi con la società di Mark Zuckerberg con il fine di consentire ad Azov, il battaglione militare più famoso del conflitto ucraino, di poter svolgere attività di comunicazione sulla piattaforma Meta. La notizia è stata data dall’house organ delle imprese belliche ucraine the Kiyv Indipendent che ha raccontato i retroscena fondamentali per arrivare a questa decisione storica riportati successivamente:
Secondo il quotidiano ucraino la narrazione che il reggimento Azov fosse collegato a movimenti di estrema destra è stato frutto di una propaganda russa nel corso di questi mesi, ma la realtà non corrisponde a questa narrazione perché prima dello scoppio del conflitto ucraino sono state tante, troppe ed anche dimenticate a questo punto, le inchieste giornalistiche che hanno raccontato del pericolo nazista nell’est Europa. Anche molti politici italiani, soprattutto quelli dell’estrema destra come Casapound e Forza Nuova, sono stati criticati in questi anni per aver intrattenuto rapporti con il fronte nazionalsocialista ucraino e polacco. Indipendentemente dalla scelta, quello che conta è invece il fatto che è diventato possibile dare voce ad una propaganda bellica di una parte, ignorandone l’altra su un social network che nel quotidiano assume contorni sempre più censori e ristretti nella libertà di espressione dei suoi utenti. Questa decisione non è solo lo sblocco di un utente particolare che è stato in questi anni segnalato per delle posizioni e delle azioni considerate da molti storici anche criminose e terroristiche, bensì apre ad un nuovo corso di metabolizzazione del conflitto ucraino, della sua propaganda sui social, che prepara le menti occidentali chiuse in un barattolo di vetro alla guerra vera e propria. Quest’ultima mossa mostra un’appartenenza sempre più solida tra le piattaforme dei social network e l’intelligence statunitense che secondo le ultime indiscrezioni vuole arrivare alla fine del conflitto russo ucraino anche con una guerra che vede impegnata l’Europa e gli Stati aderenti alla NATO in prima fila e non più come fornitori di armi. Questo aspetto non solo viene più volte rimarcato da illustri opinionisti come Vittorio Emanuele Parsi, ma anche da analisti geopolitici in quota nato come Nathalie Tocci di cui riportiamo un estratto televisivo dove l’esperta non esclude per i paesi europei la necessità di scendere in campo con i propri soldati direttamente in soccorso all’Ucraina di Zelensky che fino ad oggi registra numerose vittime e scarsi risultati sul campo.
L'Altra Bolla
Greta Thunberg: arrestata dalla polizia tedesca con foto in posa. Che spettacolo !

In Germania si apre una miniera di lignite e si ricorre al carbone per fronteggiare la crisi proveniente dalla Russia per la scarsità di gas e Greta Thunberg corre insieme ai suoi attivisti a protestare. Questa volta però va male all’attivista svedese che viene arrestata dalla polizei tedesca. Tutti i giornali a dare grandissima risonanza all’evento in cui la patrona di Fridays for Future è stata portata di peso mentre sorrideva ai poliziotti che l’hanno fermata.

Addirittura il quotidiano libero, da sempre con posizioni contrarie alla Greta più famosa del mondo, ha fatto un titolo complimentandosi con la polizia tedesca perché meritevole di essere stata la prima ad aver usato la forza contro una “rompiscatole che impone un’agenda climatica basata su teorie ancora da dimostrare”. Peccato però che c’è un trucco all’interno di questa storia e riguarda la sceneggiatura messa in piedi proprio dell’arresto, riportata invece da tutti i media come un atto di coraggio da parte degli attivisti che in questi mesi si sono contraddistinti con atti di vandalismo nei confronti delle opere d’arte con della vernice lavabile e addirittura incollandosi all’asfalto. Secondo un video girato sul luogo la polizia si è prestata ad un video promozionale che poi è andato a finire su tutte le testate più importanti del mondo sotto forma di atto glorioso contro la crisi del cambiamento climatico.
Non c’è altro da aggiungere riguardo la notizia, ma sarebbe utile precisare che nello stesso momento una miniera di terre rare è stata scoperta nella sua nazione, la Svezia, ed accolta in pompa magna dalla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen accorsa sul luogo per complimentarsi con il governo di Stoccolma.
Troveremo Greta Thunberg prossimamente da quelle parti a protestare essendo la miniera e le attività ad esse collegate per l’estrazione altamente inquinanti per l’ambiente in cui viviamo?
L'Altra Bolla
Shakira e Pique: quando il divorzio fa fare soldi. Altro che Blasi e Totti …

Shakira pubblica la sua nuova canzone e la dedica all’ex calciatore del Barcellona Pique colpevole di averla tradita e lasciata. Le questioni di famiglia in casa della cantante ispanica e del suo ex marito sono oramai di dominio pubblico e stanno trainando la narrazione pubblicitaria quanto distruttiva per l’immagine della famiglia del mulino bianco scelta in uno dei super Bowl passati come testimonial dell’evento più importante d’America. Il brano di Shakira ha spopolato sulla rete realizzando in poche ore milioni di visualizzazioni sui canali di streaming audio, ma a dare maggior risalto alla canzone non è stata la melodia, bensì il testo che, senza fare nomi, è indirizzato all’ex con un sentiment al vetriolo.
Uno dei “migliori” stralci della canzone riguarda lo sfottò della cantante di “aver lasciato un Rolex per mettersi con un Casio” ed ha spopolato sui social con tantissimi meme al seguito. Questa battaglia familiare non ha fatto altro che esporre la fragilità di Shakira che ricorda quella di Ilary Blasi dopo la separazione da Francesco Totti, smentendo di fatto la richiesta nei giorni successivamente alla separazione fatta dalla cantante riguardo il rispetto privacy che invocava per sé e per la sua famiglia. Sono lontani i tempi in cui si invitava la stampa a non parlare per tutelare i figli minori della coppia, anzi, dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che il business della coppia anche da separati resti florido sia per lei sia per lui.
Dinanzi all’azzardo di stile da parte di Shakira nel mettere a confronto due marchi, penalizzando la più commerciale Casio rispetto all’azienda Svizzera, l’azienda di minor valore d’immagine ha dato via libera ad una campagna di pubblicitaria gratuita grazie a meme dove interpellano la stessa cantante, seguita da un’altra azione commerciale: lo scritturare come testimonial proprio l’ex marito Pique. La canzone, indipendentemente dal fatto sia bella o sia orrenda, ha già vinto è fatto all in dal punto di vista della comunicazione e degli introiti diretti ed indiretti a pochi giorni dal lancio, a cui ne seguiranno molti altri in futuro.
Quando si è vip non solo si ha la fortuna di potersi vendere la vita da Mulino Bianco nel quotidiano, ma è possibile massimizzare in termini di profitti anche un evento tragico come il divorzio che può essere frutto di notorietà e soprattutto di guadagno. Quello su cui bisognerebbe domandarsi invece e se tutta questa pubblicità possa fare bene alla musica stessa, ma in fondo è proprio una delle arti più nobili di millenaria negli ultimi anni ha fornito al grande pubblico la dimensione che la capacità artistica può passare in secondo piano rispetto al business.
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