L'Altra Bolla
Minacce a Meloni e Crosetto: è Conte il mandante? Errore nella propaganda di destra

Hanno fatto scalpore le due minacce rivolte al ministro della Difesa Guido Crosetto e alla premier Giorgia Meloni. L’offesa a Crosetto proviene da un pacifista che per “motivare la pace” ha utilizzato un tono da guerra in piazza: un paradosso che ha non solo creato sgomento per le parole utilizzate, ma affossato anche l’immagine della parte credibile che da mesi è mossa da sentimenti pacifisti. Il caso della Meloni invece è molto più grave perché è l’ennesimo episodio di odio che si consuma sulle piattaforme social. Un utente, rintracciato come un siracusano di 27 anni, ha iniziato ad inveire su Twitter con diversi commenti dove non solo minacciava la Meloni ma prometteva di voler colpire anche la figlia Ginevra. Inutile dire che dinanzi a parole che hanno toni di violenza e simili alla comunicazione utilizzata dai terroristi in giro per il mondo, oltre alla dovuta solidarietà da parte di tutta la società civile si apre a diverse considerazioni. La prima riguarda la stupidità di colui che ha emesso una vera e propria sentenza di morte su una piazza virtuale che ha portato subito alla sua identificazione e questo dovrebbe fa riflettere molto sulla necessità auspicata da molti nel fare accedere sulle piattaforme social i cittadini attraverso strumenti che ne possano rintracciare la identità come ad esempio lo SPID. Altro aspetto che preoccupa dal punto di vista politico e che, essendo il motivo di violenza nei confronti del primo ministro italiano la rimozione a breve del reddito di cittadinanza, invece di stringersi unicamente attorno alla solidarietà per la premier, la coalizione di centrodestra ha iniziato ad additare Giuseppe Conte come una sorta di mandante morale perché aizza le folle. Nonostante la battaglia di Conte sul reddito di cittadinanza, che ha rappresentato in questi anni un ottimo serbatoio di voti per il Movimento 5 stelle, bisogna sicuramente tener presente anche il fattore emotivo di una cittadinanza in aree depresse del paese come la città la Sicilia, che ad oggi non vede alternative possibili al reddito di cittadinanza che ha salvato una buona parte della nazione dalla povertà nei periodi del Covid e della pandemia. Non bisogna certo giustificare l’autore dell’aggressione verbale nei confronti della Meloni, il cui suo profilo è già stato sospeso e le indagini nei suoi confronti sono avviate, ma nemmeno indicare eventuali mandanti morali di quella che invece è la responsabilità personale di un indagato per un crimine. Perché altrimenti si commetterebbe la stessa strategia messa in piedi e condannata allo stesso tempo in questi anni contro la premier da parte di Roberto Saviano, Furio Colombo e Rula Jebreal perché, citando Bruno Vespa : l’attribuzione di un fatto grave è molto più pericoloso e criminale di una offesa. Questo poi, rappresenterebbe uno dei motivi per i quali si insinua nella popolazione un sentimento mosso dalla clasica propaganda del “chi è contro le politiche del Governo è un terrorista perchè contro gli interessi dello Stato
L'Altra Bolla
Azov riabilitato da Meta: Facebook e Instagram danno l’ok alla propaganda militare ucraina

Quanto previsto da Matrice Digitale si è avverato: lo sdoganamento di gruppi armati che fanno riferimento alla simbologia e in alcuni casi anche alle tradizioni naziste sono state liberate dal blocco del social. A svolgere la trattativa è stato il ministro per la transizione digitale ucraino Fedorov che ha trattato per mesi con la società di Mark Zuckerberg con il fine di consentire ad Azov, il battaglione militare più famoso del conflitto ucraino, di poter svolgere attività di comunicazione sulla piattaforma Meta. La notizia è stata data dall’house organ delle imprese belliche ucraine the Kiyv Indipendent che ha raccontato i retroscena fondamentali per arrivare a questa decisione storica riportati successivamente:
Secondo il quotidiano ucraino la narrazione che il reggimento Azov fosse collegato a movimenti di estrema destra è stato frutto di una propaganda russa nel corso di questi mesi, ma la realtà non corrisponde a questa narrazione perché prima dello scoppio del conflitto ucraino sono state tante, troppe ed anche dimenticate a questo punto, le inchieste giornalistiche che hanno raccontato del pericolo nazista nell’est Europa. Anche molti politici italiani, soprattutto quelli dell’estrema destra come Casapound e Forza Nuova, sono stati criticati in questi anni per aver intrattenuto rapporti con il fronte nazionalsocialista ucraino e polacco. Indipendentemente dalla scelta, quello che conta è invece il fatto che è diventato possibile dare voce ad una propaganda bellica di una parte, ignorandone l’altra su un social network che nel quotidiano assume contorni sempre più censori e ristretti nella libertà di espressione dei suoi utenti. Questa decisione non è solo lo sblocco di un utente particolare che è stato in questi anni segnalato per delle posizioni e delle azioni considerate da molti storici anche criminose e terroristiche, bensì apre ad un nuovo corso di metabolizzazione del conflitto ucraino, della sua propaganda sui social, che prepara le menti occidentali chiuse in un barattolo di vetro alla guerra vera e propria. Quest’ultima mossa mostra un’appartenenza sempre più solida tra le piattaforme dei social network e l’intelligence statunitense che secondo le ultime indiscrezioni vuole arrivare alla fine del conflitto russo ucraino anche con una guerra che vede impegnata l’Europa e gli Stati aderenti alla NATO in prima fila e non più come fornitori di armi. Questo aspetto non solo viene più volte rimarcato da illustri opinionisti come Vittorio Emanuele Parsi, ma anche da analisti geopolitici in quota nato come Nathalie Tocci di cui riportiamo un estratto televisivo dove l’esperta non esclude per i paesi europei la necessità di scendere in campo con i propri soldati direttamente in soccorso all’Ucraina di Zelensky che fino ad oggi registra numerose vittime e scarsi risultati sul campo.
L'Altra Bolla
Greta Thunberg: arrestata dalla polizia tedesca con foto in posa. Che spettacolo !

In Germania si apre una miniera di lignite e si ricorre al carbone per fronteggiare la crisi proveniente dalla Russia per la scarsità di gas e Greta Thunberg corre insieme ai suoi attivisti a protestare. Questa volta però va male all’attivista svedese che viene arrestata dalla polizei tedesca. Tutti i giornali a dare grandissima risonanza all’evento in cui la patrona di Fridays for Future è stata portata di peso mentre sorrideva ai poliziotti che l’hanno fermata.

Addirittura il quotidiano libero, da sempre con posizioni contrarie alla Greta più famosa del mondo, ha fatto un titolo complimentandosi con la polizia tedesca perché meritevole di essere stata la prima ad aver usato la forza contro una “rompiscatole che impone un’agenda climatica basata su teorie ancora da dimostrare”. Peccato però che c’è un trucco all’interno di questa storia e riguarda la sceneggiatura messa in piedi proprio dell’arresto, riportata invece da tutti i media come un atto di coraggio da parte degli attivisti che in questi mesi si sono contraddistinti con atti di vandalismo nei confronti delle opere d’arte con della vernice lavabile e addirittura incollandosi all’asfalto. Secondo un video girato sul luogo la polizia si è prestata ad un video promozionale che poi è andato a finire su tutte le testate più importanti del mondo sotto forma di atto glorioso contro la crisi del cambiamento climatico.
Non c’è altro da aggiungere riguardo la notizia, ma sarebbe utile precisare che nello stesso momento una miniera di terre rare è stata scoperta nella sua nazione, la Svezia, ed accolta in pompa magna dalla presidente della commissione europea Ursula von der Leyen accorsa sul luogo per complimentarsi con il governo di Stoccolma.
Troveremo Greta Thunberg prossimamente da quelle parti a protestare essendo la miniera e le attività ad esse collegate per l’estrazione altamente inquinanti per l’ambiente in cui viviamo?
L'Altra Bolla
Shakira e Pique: quando il divorzio fa fare soldi. Altro che Blasi e Totti …

Shakira pubblica la sua nuova canzone e la dedica all’ex calciatore del Barcellona Pique colpevole di averla tradita e lasciata. Le questioni di famiglia in casa della cantante ispanica e del suo ex marito sono oramai di dominio pubblico e stanno trainando la narrazione pubblicitaria quanto distruttiva per l’immagine della famiglia del mulino bianco scelta in uno dei super Bowl passati come testimonial dell’evento più importante d’America. Il brano di Shakira ha spopolato sulla rete realizzando in poche ore milioni di visualizzazioni sui canali di streaming audio, ma a dare maggior risalto alla canzone non è stata la melodia, bensì il testo che, senza fare nomi, è indirizzato all’ex con un sentiment al vetriolo.
Uno dei “migliori” stralci della canzone riguarda lo sfottò della cantante di “aver lasciato un Rolex per mettersi con un Casio” ed ha spopolato sui social con tantissimi meme al seguito. Questa battaglia familiare non ha fatto altro che esporre la fragilità di Shakira che ricorda quella di Ilary Blasi dopo la separazione da Francesco Totti, smentendo di fatto la richiesta nei giorni successivamente alla separazione fatta dalla cantante riguardo il rispetto privacy che invocava per sé e per la sua famiglia. Sono lontani i tempi in cui si invitava la stampa a non parlare per tutelare i figli minori della coppia, anzi, dalle ultime indiscrezioni sembrerebbe che il business della coppia anche da separati resti florido sia per lei sia per lui.
Dinanzi all’azzardo di stile da parte di Shakira nel mettere a confronto due marchi, penalizzando la più commerciale Casio rispetto all’azienda Svizzera, l’azienda di minor valore d’immagine ha dato via libera ad una campagna di pubblicitaria gratuita grazie a meme dove interpellano la stessa cantante, seguita da un’altra azione commerciale: lo scritturare come testimonial proprio l’ex marito Pique. La canzone, indipendentemente dal fatto sia bella o sia orrenda, ha già vinto è fatto all in dal punto di vista della comunicazione e degli introiti diretti ed indiretti a pochi giorni dal lancio, a cui ne seguiranno molti altri in futuro.
Quando si è vip non solo si ha la fortuna di potersi vendere la vita da Mulino Bianco nel quotidiano, ma è possibile massimizzare in termini di profitti anche un evento tragico come il divorzio che può essere frutto di notorietà e soprattutto di guadagno. Quello su cui bisognerebbe domandarsi invece e se tutta questa pubblicità possa fare bene alla musica stessa, ma in fondo è proprio una delle arti più nobili di millenaria negli ultimi anni ha fornito al grande pubblico la dimensione che la capacità artistica può passare in secondo piano rispetto al business.
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