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L'Altra Bolla

Polizia di Kiev scopre 160 comunità Telegram degli estremisti PMC Redan

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La Polizia nazionale dell’Oblast di Kyiv ha registrato 160 comunità su Telegram legate al movimento giovanile Redan PMC.

“Abbiamo lavorato su 500 obiettivi solo nell’Oblast di Kyiv. Sul territorio dell’Oblast di Kyiv sono stati registrati 160 gruppi di questo tipo con 1.600 partecipanti sui canali Telegram. In realtà, abbiamo capito chi sono i partecipanti attivi attraverso ogni canale Telegram; abbiamo avuto conversazioni preventive con loro”.

Prima di tutto, si tratta di minorenni dai 12 ai 17 anni; sono tutti patrioti, ma i ragazzi hanno bisogno di una mano per capire che stanno cercando di usare i nostri giovani per la violenza nel nostro Paese”.

Dettagli: Niebytov ha sottolineato che i servizi speciali ucraini hanno stabilito che il movimento Redan è un’operazione informativa e psicologica condotta dalla parte russa. Ha anche riferito che il movimento opposto, Anti-Redan, è emerso in Ucraina.

“La polizia si rende conto che potrebbe non riuscire a capirlo [correttamente] e che persone innocenti potrebbero soffrire. Pertanto, è stata presa la decisione di attuare misure preventive sia da parte della polizia che dei servizi segreti, comprese le amministrazioni militari distrettuali”, ha dichiarato Niebytov.

Cosa è Redan PMC?

La PMC Redan, una nuova sottocultura giovanile che sembra ispirarsi al nazionalismo estremo, è emersa in Russia, facendo notizia per le risse di massa nei centri commerciali di Mosca, San Pietroburgo e altre grandi città del Paese. I membri del nuovo movimento giovanile, ispirato alla serie di anime giapponesi Hunter x Hunter, hanno causato così tanto scompiglio negli ultimi giorni che la polizia e la guardia nazionale russa stanno stringendo le maglie del gruppo, arrestando i membri in massa. Gli agenti di polizia di Mosca hanno ricevuto l’ordine di arrestare tutti gli adolescenti che mostrano segni di appartenenza al PMC Redan: capelli lunghi e scuri, vestiti con il simbolo del ragno e il numero quattro e pantaloni a quadri.

Una ricostruzione, quella di Newsweek, che cozza di molto contro la lettura russofoba della Polizia di Kiev che associa il movimento ad una operazione militare di intelligence russa.

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L’Adige è diventata una spiaggia: la foto fake di Myrtha Merlino

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In occasione della giornata mondiale dell’acqua, la conduttrice di La7 Myrtha Merlino ha pubblicato sul suo profilo social la foto dell’Adige in quel di Verona.

Davvero preoccupante, agghiacciante, lo stato in cui versa il fiume, ridotto ad una spiaggia, ma c’è un trucco che è stato scoperto dai debunker autonomi di Twitter, e non da quelli professionali pagati per censurare notizie false e fare disinformazione. Proprio gli utenti del social hanno mostrato diverse immagini del fiume che non appare così “vuoto”, ma è facile sostenere che il fiume in alcuni luoghi è più “pieno” e in altri invece con un livello dell’acqua più basso. Proprio per questo c’è la controprova e la foto pubblicata da un utente che spiega la scelta della Merlino e del suo staff di pubblicare una foto da una posizione strategica per diffondere l’impressione che il fiume fosse secco.

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L'Altra Bolla

Un Posto al Sole e l’antisemitismo che non c’è: Repubblica non verifica la notizia

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Tempo di lettura: 3 minuti. Cancella l’articolo senza rettificarlo, creandone uno nuovo. Confermate le analisi di Matrice Digitale sul tema.

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Nella giornata del 23 marzo, il sito di Repubblica ha pubblicato un articolo “video” dai toni altisonanti come se il lettore si trovasse dinanzi ad uno scoop importante:

“Quelli sono due rabbini…”. L’invettiva antisemita in “Un posto …

Dopo il comunicato stampa della Redazione di Un Posto al Sole, programma RAI, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha corretto il tiro dopo tre ore scusandosi pubblicamente con la Rai per la soffiata giunta dall’Osservatorio Antisemitismo del Centro di documentazione ebraica di Milano senza che la notizia fosse verificata dalla redazione politica.

Un posto al Sole, la parola “vampiri” in una puntata scambiata per “rabbini”. Scoppia la polemica, poi il chiarimento

E’ la seconda volta in pochi anni che il quotidiano casca in una notizia inesatta o inesistente in questo caso. Già in occasione della scorta alla Segre, il Centro di Documentazione Ebraica (non più presente) ha fornito un dato di duecento commenti quotidiani di odio contro la senatrice Segre, smentito dal fact checker David Puente che invitava a non “creare attenzione su un problema così serio ed attirare maggiori attenzioni“.

Questo ricalca un fenomeno su cui c’è un problema, esiste, ma continua ad essere “ridotto”, non irrilevante, nei paese occidentali e proviene dagli ambienti ridotti di estrema destra, che secondo l’attuale narrazione giornalistica si trova al governo sottoforma di fascismo, e soprattutto da popolazioni miste musulmane che vivono la questione palestinese in modo differenze dalla nostra.

Ovviamente l’errore ci può stare, e Matrice Digitale conferma che dare del rabbino ad un tirchio è un concetto che ricalca uno stereotipo antisemita.

Però il “pareva infatti definire” non è una scusa, ma un’ammissione di processo ad eventuali intenzioni.

estratto articolo scuse di Repubblica

Cancellare un link è possibile? Sì, ma solo se ti chiami Repubblica e … Corriere

Certamente è possibile, ma non se ti chiami Repubblica ed hai un direttore che ha collaborato in prima persona con la Commissione Europea per stabilire un principio di correttezza del giornalismo. Secondo i canoni moderni, le correzioni vanno fatte all’interno dell’articolo indicando eventuali cambi “strutturali” in calce all’articolo già pubblicato e modificato.

Questo metodo è anche parte dei sistemi di valutazione della società statunitense NewsGuard che offre bollini di qualità ai giornali, tra cui è compresa la correzione del testo. Nel board di NewsGuard c’è un grande “amico” di Repubblica, Gianni Riotta.

In virtù del Ministero della Verità voluto dal Commissario UE Gentiloni, che collabora costantemente con Riotta e la Luiss di cui l’Editorialista de La Stampa è il direttore della scuola di giornalismo che ha ricevuto fondi europei con il fine di insegnare ai giornalisti chi può essere degno giornalista, fa un pò paura a chi è indipendente sapere che nessuno controlla i controllori.

Mentre Repubblica non verifica la notizia, la pubblica, getta un sospetto nei confronti di una produzione napoletana di successo con un’accusa infamante come quella dell’antisemitismo, la stessa sollevata da Stefano Cappellini per la questione Schlein al Fatto Quotidiano, non rispettando i canoni giornalistici imposti dalle istituzioni presiedute dai suoi dipendenti.

Sempre a proposito di correzioni e questioni politiche, ricordiamo l’articolo pubblicato da Concita de Gregorio che faceva riferimento al sito Mokked che non aveva indicato la modifica del testo traendo molti in inganno, compresa la redazione di Matrice Digitale. Lasciare l’articolo online per la nostra testata è stato un obbligo morale, comprese le correzioni e le sentite scuse alla de Gregorio ed alle testate che riportavano la notizia, a differenza di Repubblica che ha il pallino verde della società che dispensa lezioni di giornalismo.

Corriere copia Repubblica? Sbagliando

Per correttezza delle informazioni, anche il Corriere ha rimosso il link, ma non ha i difensori del giornalismo ed i portatori del perfetto codice dell’informazione all’interno delle istituzioni politiche ed accademiche. Certo è anche che nemmeno la pezza a colori delle scuse ha fornito ai suoi lettori, confermando la regola del web che vede i giornali copiarsi a vicenda sugli scandali per fare click e conversioni. Anche quando c’è di mezzo un tema come quello dell’antisemitismo.

C’è anche chi se n’è accorto senza essere giornalista, nemmeno direttore, tantomeno esperto europeo sulla disinformazione.

Siamo sicuri che il pubblico sia sempre composto da analfabeti funzionali?

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L'Altra Bolla

Perchè la “mostruosa” Elly Schlein non “puzza di antisemitismo”

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Tempo di lettura: 3 minuti. Una caricatura sotto accusa per aver ritratto in modo mostruoso la nuova segretaria del PD. Peccato però che il suo status ebraico non la renda differente da Meloni, Draghi e Bellanova disegnati allo stesso modo dallo stesso autore.

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Giù le mani da Elly Schlein, anzi via le caricature. E’ iniziata da qualche giorno la corsa al processo di vittimizzazione della segretaria del PD fresca di nomina. Esperti ed analisti della politica hanno elogiato la sua grande partecipazione sui social media condivisa dai tantissimi entusiasti del successo alle primarie Pd, c’è stato un nutrito fronte che ha ironizzato sul suo aspetto fisico, arrivando in alcuni casi al limite del body shaming a causa del suo naso. E’ anche vero però che in questi tempi di meme e di poco rispetto in generale nei confronti dei potenti, si sono susseguite diverse immagini che hanno ritratto la giovane politica dalla lunga militanza nei palazzi che contano in un modo molto ironico a causa della fisionomia nasale.

Sebbene in passato siano state spesso accostate immagini di volti con un naso accentuato al popolo ebraico, si è provato da subito a mettere alla gogna chi ha spesso delle vignette con il volto di cittadini e politici aventi un naso generoso ed appartenenti allo stesso tempo all’origine ebraica. Elly Schlein ha da subito provato ad accostare questi commenti alla “puzza di antisemitismo”, ma è stata già richiamata dalla comunità ebraica di Roma che ha smentito qualsiasi riferimento di queste attività all’odio che corre sui social contro il popolo ebraico. Subito dopo poche ore dal richiamo di Ruth Dureghello, la Schlein ha fatto un passo indietro dichiarando che le sue fattezze fisiche sono di origine etrusca.

Nonostante questo si continua a fare sempre riferimento all’antisemitismo quando la segretaria del PD viene ritratta anche sotto forma di vignetta. L’ultimo caso riguarda sempre il Fatto Quotidiano, dove è stato pubblicato il precedente di Vauro che ha disegnato il volto di Zelensky, anch’egli ebreo, con un naso pronunciato più del dovuto. Il Quotidiano di Travaglio ha pubblicato una vignetta dove è raffigurata una mostruosa Elly Schlein e subito è scattata la corsa alla dichiarazione di pericolo antisemitismo da parte della solita parte di stampa sempre attenta a fomentare odio sul tema.

A schierarsi subito in favore dei diritti del popolo ebraico è stato Stefano Cappellini di Repubblica, giornale orientato politicamente al Partito Democratico ed il primo giornalista ad intervistare in esclusiva Elly Schlein prima della sua candidatura a segretario del PD.

David Parenzo, più volte richiamato a sciacallare sulla questione ebraica, ha ripreso a polemizzare sul tema, ma sembrerebbe aver sbagliato, facendo intendere di voler censurare il vignettista Frank che è noto per raffigurare uomini e donne di potere in modo obbrobrioso come dimostra la raccolta di vignette pubblicata da Matteo Flora.

Parenzo e Cappellini non hanno preso a suo tempo le difese di Meloni e Bellanova, ma di Schlein solo perché definita “ebrea askenazita” che non è un’offesa, ma un dato di fatto da lei stessa rimarcato nella bio sul suo blog personale. Se dall’house organ del PD e dai giornalisti riconducibili alla posizione progressista ebraica si continua a portare avanti una battaglia strumentale al processo di vittimizzazione di aderenti alla comunità strumentalizzando un argomento serio e che merita maggior rispetto, se davvero vogliono bene alla Schlein, sappiano che la giovane segretaria del PD continua a guadagnare notorietà tra il pubblico grazie ai meme che per le sue proposte politiche, grazie proprio all’ironia social che in questi giorni sta tappezzando le piazze virtuali con le sue caricature. Da un lato potrebbe essere anche meglio se consideriamo che l’ultima dichiarazione sull’esproprio delle case sfitte in favore dei migranti ha messo un intero paese sul chi va la, alimentando le perplessità sulle idee politiche del successore di Enrico Letta.

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